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Un ricordo di Salvatore "Mustaki'" Gigante



Della morte di Salvatore Gigante, Mustaki', ho saputo
ieri leggendo la posta del Manifesto: compagni esuli
di Taranto ne facevano un bell'elogio funebre. Poi ho
fatto un giro su Internet per raccogliere qualche
altra notizia ma non ho trovato molto. Un bel commento
(bello) su Indymedia ripreso da qualche portale, poco
altro. Non ho letto i quotidiani della provincia, del
resto quasi nessuno ha un'edizione on line. Pero' penso
in citta' se ne parli e mi va di immaginare questi
funerali in San Cataldo come una cosa a meta' tra il
rito politico, laico, picaresco e quello religioso,
popolaresco, "da citta' vecchia".
   Di Mustaki' voglio brevemente dare il mio personale
contributo al ricordo. Si era agli inizi del 1989, per
le vie della citta' sfilavano le manifestazioni contro
l'arrivo in porto della nave Deep Sea Carrier carica
di scorie radioattive. Studenti in sciopero, un po' di
operai e il solito blocco costituito da ex
lottacontinua, ex potop, ecc. Tra questi, Salvatore.
Che, non ricordo bene il motivo ufficiale, a un certo
punto viene caricato, in piazza, su un cellulare e di
li' portato in questura. Fermo per una notte. Si decide
di andare, il sabato mattina successivo, a fare una
grande dimostrazione in via Anfiteatro per chiederne
la liberazione. Un capofila dell'epoca, e di oggi,
raduno' la gioventu', si prevedeva infatti una cosa di
massa. Quel sabato mattina, con un'ora di ritardo
rispetto all'appuntamento, davanti alla Questura
c'eravamo solo io e il capofila. Salvatore era libero
da diverse ore e dormiva tranquillamente a casa sua...
   Mustaki' lo conoscevamo da tempo perche' aveva aperto
un'osteria in via Massari, ci andavamo a mangiare
involtini e bere vino. Era l'ultima tappa di un nostro
piccolo giro del centro che comprendeva la pizzeria
"Il mago" di via Mazzini, 1500 lire una margherita, la
cantina "Vini" da Ennio, un isolato dopo, che aveva
vino sfuso e della spuma stomachevole ancora oggi al
solo ricordo. E, appunto, Mustaki'. Ci andavamo con le
chitarre, una boheme di provincia, da adolescenti, la
nostra difesa dal conformismo anni '80. A suo modo,
magica. Poi il locale ha chiuso, lui non l'ho piu'
visto per diverso tempo. Un gigante di nome e di
fatto. "Popolare", un po' matto, una presenza
rassicurante.
   Ciao Salvatore, non ci saranno piu' bevute in via
Massari, ne' poesie da leggere al centro del locale.

Giuseppe Febbraro, Reggio Emilia