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Nonluoghi InfoPressROMA, MONOLOGO TEATRALE SU GENOVA E IL G8
COMUNICATO STAMPA
Anche quest'anno appuntamento con Nonluoghi a Libri in Campo, in piazza
Santa Maria in Trastevere a Roma.
La serata è in programma domenica 11 luglio, a partire dalle 21 e ruoterà
attorno al libro di Enrica Bartesaghi "Genova, il posto sbagliato. La Diaz,
Bolzaneto, il carcere: diario di una madre".
L'attore Riccardo Lestini proporrà il suo monologo sui fatti di Genova "Con
il tuo sasso". Al dibattito seguente parteciperà, oltre all'autrice, il
giornalista Lorenzo Guadagnucci, autore del libro "Noi della Diaz".
La serata sarà anche un'occasione per avere un'aggiornamento sulla
situazione giudiziaria, dopo l'apertura, la settimana scorsa, del processo
genovese nei riguardi dei poliziotti sotto accusa per la sanguinosa
irruzione alla scuola Diaz.
Enrica Bartesaghi è presidente del comitato Verità e Giustizia per Genova
del quale fanno parte anche Lorenzo Guadagnucci e Riccardo Lestini.
Ecco un articolo di quest'ultimo, che illustra il monologo teatrale che
presenterà a Roma.
di Riccardo Lestini
Ho scritto il lungo monologo Con il tuo sasso quasi un anno fa, in poco
meno di un mese, come mosso da una sorta di febbrile necessità. A
differenza di altri miei lavori teatrali, non c’è stato, alla base, alcun
progetto, alcuna intenzionalità. Semplicemente, l’ho scritto come se non
potessi fare nient’altro, come se non avessi altra scelta. Appena tornato
da Genova dopo quei giorni d’inferno, ormai quasi tre anni fa, due domande,
più di ogni altra cosa, mi ossessionavano e mi toglievano il sonno:
qualcuno crederà mai a quello che dico di aver visto? E soprattutto:
riuscirò, un giorno, a superare in qualche modo tutto questo?
Per molti mesi ho avuto la sensazione, terribile e distruttiva, di essere
semplicemente un sopravvissuto, una sorta di miracolato a cui il destino
aveva riservato il privilegio di tornare a casa senza un graffio, senza un
solo segno sulla pelle. I segni erano tutti dentro, nella coscienza e negli
occhi, incapaci di strapparsi via di dosso quelle immagini. Fortunatamente,
col tempo, la volontà di parlare, la presa di coscienza di essere stato
testimone non di un evento isolato, ma di un’agghiacciante pagina nera
della democrazia pronta in ogni istante a ripetersi, hanno sostituito
quell’insostenibile e paralizzante senso di impotenza. Allora ho iniziato a
parlare, nell’unico modo per me possibile, col solo linguaggio che so
usare, che è quello della scrittura e del teatro.
Ho sempre inteso il teatro, che è il mio lavoro e la mia passione, come uno
straordinario mezzo di comunicazione, un veicolo diretto e prorompente di
ideologie e sentimenti. In molti mi chiedono cosa significhi per me fare
“teatro civile”. Non significa niente di particolare, è semplicemente il
mio modo naturale di concepire e fare teatro.
All’inizio c’è stato Genova Libera, un breve monologo di dieci minuti,
scritto ancora a caldo, più di due anni fa, dove in dieci minuti mettevo in
scena una miriade di personaggi, un accavallarsi di voci volutamente
caotico, seguendo il filo dei ricordi e delle emozioni: una sintesi estrema
di due giorni di follia.
Con il tuo sasso è venuto dopo, a mente più lucida, quando ai terribili
fatti di strada, da Piazza Alimonda alla scuola Diaz, da Bolzaneto a Piazza
Manin, già si aggiungevano in triste sequenza scandali giudiziari sempre
più gravi. Ho cercato, in questo lungo monologo, di dare una ricostruzione
il più possibile completa di quanto successo in quei giorni. Per questo lo
spettacolo inizia da molto lontano, partendo dalla stessa costituzione del
Genoa Social Forum, dai mesi antecedenti al G8, dalle difficoltà
organizzative, dalla preparazione della repressione con le forze
dell’ordine dotate di equipaggiamenti fuori ordinanza e addestrate alla
mattanza, dal “teatrino della tensione” messo in piedi dalle stesse
istituzioni con l’aiuto dei mezzi d’informazione, dalla progressiva
militarizzazione di Genova, dalla progressiva restrizione dei diritti civili.
Inizia da lontano proprio perché vuole andare lontano, tanto per usare una
frase ad effetto. Non vuole cioè fermarsi a quei giorni, ma andare oltre, a
quei processi appena iniziati, processi per i quali sono stati riesumati
reati eccessivi (vedi “devastazione e saccheggio”, per cui un ragazzo che
ha lanciato un sasso può rischiare fino a otto anni di carcere) o
addirittura grotteschi (vedi la “compartecipazione psichica”!). Vuole
andare ai numerosi avvisi di garanzia nei confronti delle forze dell’ordine
che, almeno nel caso delle indagini relative alla scuola Diaz, investono
alcuni tra i più alti vertici della nostra polizia. E vuole andare, anche e
soprattutto, al terrificante silenzio mediatico e alla becera indifferenza
politica che hanno accompagnato tutti questi eventi. Ho cercato di scrivere
un testo che fosse il meno possibile “recitato” e il più possibile
“raccontato”, un testo comprensibile a tutti, anche a quelli che di Genova
non hanno mai sentito parlare, un tes!
to che rinunciasse a ogni tecnicismo a favore della semplicità e della
chiarezza, e che sapesse, quando possibile, anche stemperare la tensione
mettendo in luce i fatti più paradossali, ricorrendo a toni prettamente comici.
Spero di esserci riuscito. I fatti, almeno per il momento, sembrano darmi
ragione. Da ormai nove mesi lo sto portando in giro in tutta Italia, e le
richieste di date continuano ad arrivare. Fatta eccezione per qualche
spiacevole episodio (che comunque, trattando certe tematiche, si mette
necessariamente in conto), la risposta del pubblico è stata davvero
straordinaria: in questi mesi di vagabondaggio randagio e militante, ho
trovato una società civile arrabbiata, smaniosa di sapere, domandare,
conoscere, affamata di perché. Ho trovato finalmente una fetta d’Italia
indignata, incapace di voltare la testa, tapparsi il naso e dimenticare.
In più, in questi casi, la valutazione va ben al di là dei meriti e dei
risultati puramente artistici: questo è uno spettacolo fatto con e per il
Comitato Verità e Giustizia per Genova, del quale sono entrato a far parte,
per la raccolta fondi al fine di tutelare al meglio le spese processuali
relative al G8, per la raccolta di firme della petizione popolare…e in
questo sì, la risposta della gente è stata davvero incredibile. Per tutta
questa avventura, che spero duri ancora il più a lungo possibile, dovrei
ringraziare una quantità sterminata di persone, a partire da tutti quelli
che mi hanno messo a disposizione i loro spazi per esibirmi, il cui
entusiasmo e la cui determinazione mi hanno fatto dimenticare anche la
stanchezza del continuo su e giù per l’Italia con gli zaini pieni di libri
e videocassette del Comitato. Non potendo ringraziare tutti, ringrazio la
persona che, oltre a regalarmi una nuova e bellissima amicizia, per prima e
praticamente a occhi chiusi, ha credut!
o in questo progetto: Lorenzo Guadagnucci. Grazie Lorenzo, grazie a
tutti…continuiamo a vagabondare perché, come scriverebbe in un’e-mail
Antonio Bruno, “eppure il vento soffia ancora”.
Altre informazioni a www.nonluoghi.info