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Solidarietà per le 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE- un caso scioccante



  Questa è una lettera che ha lo scopo di informare per un caso che ha 
scosso, scioccato, scandalizzato tutti i bulgari. Questo e un caso di 
ingiustizia che non vogliamo rimanere sconosciuto per il resto del mondo. 
Speriamo che una ingiustizia sarà di meno nel mondo.

Sono accusate di aver volontariamente infettato con il virus dell’AIDS 400 
bambini libici. La loro drammatica vicenda giudiziaria è iniziata con 
l’arresto nel 1999. Di questi giorni la sentenza a morte.
Fonte: Osservatorio sui Balcani

LIBIA: 5 INFERMIERE BULGARE CONDANNATE A MORTE

12.05.2004 - Sofia

Cinque infermiere bulgare sono state condannate a morte da una corte libica 
lo scorso 6 maggio. Christiana Valcheva, Valia Cherveniashka, Nasia Nenova, 
Valentina Siropulo e Snezhana sono state ritenute colpevoli di aver 
volontariamente infettato con il virus dell’AIDS circa 400 bambini libici. 
Tra il personale bulgaro accusato solo Zdravko Georgiev, medico, si è visto 
assegnare una pena di soli 4 anni ed è stato immediatamente rilasciato per 
averli già scontati.

Il personale medico bulgaro lavorava in un ospedale infantile a Benghazi. 
Il loro dramma è iniziato cinque anni fa. Furono infatti arrestati nel 1999 
e non lasciarono mai le carceri libiche. In Bulgaria la loro vicenda era 
già nota ma la condanna a morte ha scioccato i bulgari. Le autorità di 
Sofia hanno immediatamente reso noto che faranno di tutto affinché i 
difensori delle infermiere ricorrano in appello e possano vincere. “I 
nostri concittadini sono innocenti e questa tesi è ampliamente suffragata 
dalle prove emerse durante la fase processuale”, ha dichiarato Anton 
Stankov, Ministro della giustizia bulgaro aggiungendo poi che il governo 
bulgaro non accetterà che propri concittadini divengano ostaggi di Tripoli 
per risolvere questioni interne alla Libia.

La tesi dei difensori delle infermiere è che questi ultimi avrebbero 
confessato la propria colpevolezza sotto tortura. “La corte libica ha 
affermato che non è di sua competenza valutare se le confessioni siano 
state rilasciate o meno in seguito a torture, e questo è perlomeno 
sorprendente”, ha aggiunto Stankov. Cerca nuovi spiragli il Presidente dal 
Parlamento bulgaro Ognyan Gerdzhikov: “anche se in appello la condanna 
fosse confermata il presidente libico Gheddafi potrebbe graziarli”.

Solomon Passy, Ministro degli esteri, ha preferito invece appellarsi 
all’aiuto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed alla Comunità 
internazionale. La stampa ha riportato che il Ministro degli esteri avrebbe 
già avviato contatti con tutti i 15 membri del Consiglio ed avrebbe 
iniziato a scrivere, assieme alla Gran Bretagna, una risoluzione che porti 
ad alleviare le sanzioni internazionali contro la Libia per ingraziarsene i 
favori.

Shock e paura

“Shock e paura” titola il quotidiano Troud lo scorso 8 maggio descrivendo 
le forti reazioni in Bulgaria alla sentenza della corte libica. Sindaci, 
politici e semplici cittadini stanno raccogliendo in tutto il Paese 
sottoscrizioni in difesa delle 5 infermiere. “Sarei tentato di invitare 
tutti i medici e le infermiere bulgare che lavorano in ospedali libici a 
lasciare il paese” ha affermato Ventzilav Grozdev, a capo del sindacato 
bulgaro dei medici “senza di loro il sistema sanitario libico crollerebbe 
in meno di tre settimane. Gheddafi se lo merita”. Più duri i toni dei 
manifestanti portati davanti all’ambasciata libica dai nazionalisti del 
VMRO, partito che non è rappresentato in parlamento. Questi ultimi hanno 
intonato slogan dal blando “I bulgari sono innocenti” o “Libertà per il 
personale medico bulgaro” al più violento “Libici assassini”.

La Bulgaria sulla questione è comunque in fermento. 715.000 bulgari hanno 
sottoscritto la campagna “Un milione di lettere per i nostri compatrioti” 
organizzata dall’Unione degli editori bulgari. 12 quotidiani nazionali 
bulgari hanno allegato alle edizioni di questi giorni cartoline da inviare 
al presidente USA ed alla Commissione europea dove si scrive che la 
Bulgaria crede nell’innocenza dei propri concittadini in Libia. Il 
presidente della sezione bulgara del Comitato di Helsinki, think tank che 
si batte per la difesa dei diritti umani nel Paese, ha paragonato la corte 
libica a quelle attive in Bulgaria prima del 1989, durante l’era comunista. 
“La storia dei bulgari in Libia avrà un lieto fine solo se vi saranno forti 
pressioni USA e dell’Unione europea”, ha aggiunto.

Forti reazioni internazionali

Le reazioni alla sentenza in Libia sono state vigorose sia nell’Unione 
europea che negli USA. L’Unione europea ha già espresso la propria 
preoccupazione. Richard Baucher, portavoce del Dipartimento di Stato USA ha 
invece affermato come gli USA faranno pressione su Tripoli affinché 
l’intera vicenda abbia un esito positivo. Anche l’ambasciata USA a Sofia ha 
preso posizione e in un comunicato stampa ha definito la sentenza sbagliata 
ed ingiusta. E’ scesa in campo anche Amnesty International che ha invocato 
la cancellazione delle sentenze a morte che ha definito sconcertanti.

Colpevoli ed innocenti sul "Caso Libia"

La stampa locale in Bulgaria ha criticato le autorità bulgare al potere dal 
1999 ad oggi per non essere state in grado di fare nulla che abbia potuto 
evitare la drammatica sentenza dei giorni scorsi. In particolare si è 
ricordata un’affermazione dell’ex premier Ivan Kostov il quale sulla 
vicenda avrebbe affermato: “Nel caso i nostri concittadini fossero 
colpevoli?”. Troud chiede invece le dimissioni del Ministro degli esteri 
Salomon Passy pur affermando che la colpa maggiore sarebbe da attribuire a 
chi lo ha preceduto: Nadezhda Mihailova. Troud sostiene come l’attuale 
responsabile degli eteri continui a parlare di giusto processo sperando che 
l’entrata della Bulgaria nella NATO basti a risolvere tutti i problemi. 
“Occorre una vera e propria offensiva diplomatica per arrivare ad un lieto 
fine” si ricorda dalle colonne del quotidiano “non sono sufficienti le 
dichiarazioni di Colin Powel e Romano Prodi. Avranno effetti concreti solo 
se la nostra diplomazia avvierà una martellante pressione diplomatica”. 
Appare comunque come una beffa che la sentenza arrivi a solo una settimana 
dalla visita del colonnello Gheddafi a Bruxelles dove è stato accolto con 
un abbraccio da Romano Prodi, commenta il quotidiano Dnevnik.

Scenari

La stampa bulgara ha provato ad immaginare i differenti scenari sul “Caso 
Libia”. Qualcuno sostiene che basterà una telefonata di Bush per far fare 
un passo indietro al colonnello libico. Ma il portavoce del Ministero degli 
esteri della Libia avverte: “Meglio che gli USA pensino ad indagare e fare 
chiarezza sulle torture contro gli iracheni piuttosto che dare consigli e 
fare pressioni su una corte indipendente in Libia”. Altri consigliano 
invece la strada dell’Unione Europea o addirittura Mosca. Difficile infatti 
per gli editorialisti del quotidiano Troud che Gheddafi possa temere le 
reazioni USA, il suo nemico numero uno, meglio provare a raggiungerlo 
tramite il Cremlino. Intanto però la posizione libica si è radicalizzata. 
Il vice Ministro degli esteri libico, Hasun Ashaush, ha accusato la 
Bulgaria di bio-terrorismo e di contaminazione di bambini con armi di 
distruzioni di massa. Accuse negate con vigore da Sofia. Intanto l’altro 
ieri un medico bulgaro e' stato accusato in Libia di aver curato male una 
paziente, poi deceduta. Il dottor Anton Botev, che lavorava a Msalata (a 
120 km da Tripoli), non e' riuscito a salvare la paziente, trasportata in 
ospedale in stato di morte clinica. Interrogato prima come testimone, il 
medico bulgaro e' poi stato “accusato di non aver curato la paziente in 
modo adeguato”, ha affermato l' ambasciata bulgara in Libia, precisando che 
egli non e' detenuto. Lo stesso giorno è stata avviata la procedura di 
ricorso in appello presso la Corte suprema per le cinque infermiere bulgare 
condannate a morte.
Autore: Tanya Mangalakova


http://www.bulgaria-italia.com/bg/news/news.asp?body=1213
http://www.osservatoriobalcani.org/

http://www.netinfo.bg/?tid=40&oid=532547