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Sudan: I ribelli denunciano nuove stragi: colloqui di pace a rischio
- Subject: Sudan: I ribelli denunciano nuove stragi: colloqui di pace a rischio
- From: "nello margiotta" <nellomargiotta55@virgilio.it>
- Date: Sat, 17 Apr 2004 19:06:11 +0200
fonte :http://www.warnews.it
Inviato da Daniele Bertulu
sabato, 17 aprile 2004 15:29
I ribelli del Darfur denunciano nuove stragi tra la popolazione, commesse da
truppe governative e dalle temute bande di miliziani paramilitari dei
Jenjaweed; se confermati, questi episodi costituirebbero una grave
violazione della tregua raggiunta lo scorso 11 aprile nel vicino Chad tra
l'amministrazione sudanese ed i due principali gruppi guerriglieri locali,
l'Esercito/Movimento di Liberazione del Sudan (SLM/A) ed il Movimento per la
Giustizia e l'Uguaglianza.
Secondo quanto comunicato al Middle East Online ed alla BBC dal colonello
Abdallah Abdel Karim, portavoce del JEM, soldati e Jenjaweed avrebbero
attaccato ieri la cittadina di Doung-Diresa (Darfur meridionale), uccidendo
9 civili e ferendone altri 13, oltre a derubare più di 900 capi di bestiame.
Nella giornata di giovedì, sempre a detta delle stesse fonti, altre 32
persone avrebbero perso la vita in un'offensiva analoga sferrata in una
località non specificata.
Al momento, fonti indipendenti o facenti capo ad agenzie umanitarie non
hanno confermato o smentito tali comunicati; secondo l'ufficio stampa della
Voice Of America, tuttavia, il portavoce del Dipartimento di Stato degli USA
Richard Boucher (che ha fornito assistenza alle trattative nel Chad),
afferma di "continuare a ricevere notizie relative ad attacchi contro la
popolazione".
Nessuna dichiarazione è stata rilasciata dal governo sudanese, mentre un
rappresentante del corpo di mediazione chadiana dichiara all'Agenzia France
Presse di "non essere a conoscenza di alcuna violazione [...] anche per il
fatto che i portavoce ribelli con cui siamo in contatto non hanno fatto
riferimento a tale riguardo".
Colloqui di pace a un passo dal fallimento
A quanto sembra, questa fragile e controversa tregua sembrerebbe essere
destinata a spegnersi entro poco tempo; Abdel Karim replica infatti ai
diplomatici del Chad, sostenendo che "il presidente del JEM sta per
informarli ufficialmente" a proposito degli attacchi sudanesi.
Miliziani ribelli (Foto: Middle East Online)
Non solo: il portavoce accusa nuovamente il governo del Paese confinante di
"avere sempre dimostrato un atteggiamento parziale" e di avere "ordinato ai
suoi soldati di arrestare i delegati del JEM", tentativo che sarebbe poi
andato a vuoto.
"Non ci presenteremo alla prossima seduta negoziale prevista per il 24
aprile - continua Abdel Karim - a meno che le violenze non vengano
interrotte"; una decisione più radicale è stata invece intrapresa
dall'SLM/A: attraverso l'agenzia Reuters, il suo rappresentante Musa Hamid
al-Doa fa sapere che questo gruppo diserterà certamente i colloqui.
Il governo ostacola le missioni umanitarie
Gravi accuse sul governo sudanese piovono anche dalle agenzie umanitarie
dislocate alla frontiera col Chad, dove oltre 120.000 profughi di guerra
vivono in condizioni disperate.
Jose Diaz, responsabile per la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni
Unite, denuncia che è stato negato l'ingresso nel Darfur ad una missione
incaricata di verificare gli abusi contro i civili; e da questa notizia
l'organizzazione Human Rights Watch prende spunto per formulare una teoria
estremamente inquietante, secondo cui il Sudan sta "tentando di guadagnare
tempo per ultimare le sue 'operazioni di pulizia'".
Stessa sorte per le scorte di aiuti, di cui solo una percentuale
estremamente ridotta è riuscita ad entrare nel Sudan, a dispetto anche
dell'imperversare di fame e malattie tra gli sfollati; in particolare,
volontari di Medici Senza Frontiere lanciano l'allarme relativo
all'insorgenza di una pericolosa forma di meningite epidemica in diversi
centri del Darfur.
Inoltre, la Reuters cita le testimonianze di civili che sarebbero stati
ripetutamente oggetto di violenze da parte di militari sudanesi che
avrebbero sconfinato in Chad, presso la città di Tine, forse per
"dissuaderli dal tentativo di far ritorno alle proprie case".
Daniele Bertulu
(Ultimo aggiornamento sabato, 17 aprile 2004 15:31 )