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dichiarazione di voto del prc sulla gasparri



TITTI DE SIMONE. Le sentenze della Corte costituzionale, le indicazioni
delle Autorità garanti e lo stesso messaggio del Presidente della Repubblica
Ciampi hanno avuto in comune il richiamo ad un maggior rispetto del
pluralismo dell'informazione e alla difesa di spazi pubblicitari pubblici,
sottolineando l'obbligo del legislatore di contrastare la formazione di
posizioni dominanti, come indicano gli articoli 21 e 41 della Costituzione.
Si tratta di richiami che voi avete disatteso, consegnando un impianto
legislativo che resta per noi inaccettabile, perché cristallizza lo
squilibrio di una situazione di fatto, ovvero una proroga di una condizione
di illegalità che ormai è diffusa in questo settore. Basti pensare alla
vicenda dell'occupazione delle frequenze.
Questo provvedimento si proponeva di disciplinare l'intero settore
radiotelevisivo, ponendosi come una legge di sistema che avrebbe dovuto
indicare quale obiettivo prioritario quello di corrispondere all'interesse
generale dei cittadini, in coerenza con il principio fondamentale
rappresentato dal diritto al pluralismo dell'informazione, alla difesa di
spazi pubblicitari liberi per fare in modo che questi non siano sottoposti
totalmente ad esigenze di mercato. Si trattava quindi di garantire un
sistema pubblico che potesse assicurare realmente un'informazione equa e non
di parte.

Tuttavia, i veri obiettivi di questo provvedimento, come abbiamo
sottolineato nel corso del suo esame, vanno in tutt'altra direzione. Oggi ci
consegnate l'ultima versione della legge Gasparri, che realizza un falso ed
inefficace aggiustamento di un sistema fantasioso ma truffaldino quale il
Sistema integrato delle comunicazioni. Si tratta di un escamotage per
scavalcare la sentenza della Corte costituzionale. Il SIC, che rappresenta,
il vero cuore, il motore della legge Gasparri, mira esattamente ad eludere
il funzionamento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che
dovrebbe verificare la sussistenza di posizioni dominanti nel settore.
L'essenza del provvedimento in esame è esattamente questa: una
cristallizzazione di quei poteri forti, di quelle posizioni dominanti, di
quei conflitti di interesse di cui l'attuale maggioranza è fortemente
intrisa e attraversata, tanto da caratterizzarsi ormai chiaramente come un
vero e proprio comitato d'affari!
Vi inventate il Sistema integrato delle comunicazioni eludendo il
funzionamento delle Autorità garanti e le sentenze della Corte
costituzionale, e sostanzialmente limitando la libertà dei cittadini.
Ingabbiate il pluralismo con una operazione del tutto anomala ed illegale!
Lo spirito antidemocratico di questo provvedimento non può essere dunque
emendato, ma deve essere debellato demolendone l'impianto strategico; quella
della legge Gasparri è un impostazione ad personam, che assegna odiosi
privilegi all'interesse privato del Presidente del Consiglio dei ministri
Berlusconi e del suo impero mediatico, in primis l'azienda Mediaset.
Gli articoli che le Commissioni riunite hanno deciso di riesaminare dopo il
rinvio alle Camere da parte del Presidente Ciampi costituiscono un'evidente
limitazione del dibattito, e ciò lo vogliamo ribadire in questa sede.
Un'illegittima perimetrazione, la blindatura della discussione,
l'impermeabilità di questa maggioranza ad un dibattito e ad un confronto
reali sulla base degli emendamenti da noi presentati feriscono la sovranità
del Parlamento. Sarebbe stato opportuno, invece, avere il diritto e la
possibilità di ripensare e di lavorare collegialmente ad una impostazione
diversa di un provvedimento così fondamentale ed essenziale per la nostra
vita democratica.
Giudichiamo grave l'atteggiamento della maggioranza e la scelta di limitare
la discussione alle parti del provvedimento esplicitamente richiamate nel
messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica. Ma se la Gasparri è
una legge di sistema (ed effettivamente lo è, considerato che ambisce a
ridisegnare il panorama dell'emittenza radiotelevisiva in Italia), perché se
ne possono discutere solo gli aspetti secondari e non anche quelli
essenziali? Perché non abbiamo potuto parlare, ad esempio, dell'articolo 15,
relativo alla materia della pubblicità e delle telepromozioni? A mio avviso
perché su questo punto le preoccupazioni delle Autorità garanti e del
Quirinale rappresentano dati sostanzialmente inoppugnabili! I tetti previsti
dalla legge Gasparri per la raccolta pubblicitaria segnano una posizione di
favore all'emittenza televisiva economicamente più potente e sabotano la
concorrenza nella raccolta delle risorse pubblicitarie, a tutto vantaggio di
Mediaset e a tutto discapito del settore della carta stampata.
Signor Presidente, nella vita di un paese il tema dell'informazione assume,
sul terreno della costituzionalità e delle regole democratiche,
un'importanza che non può essere elusa. Abbiamo più volte sottolineato che
il provvedimento al nostro esame vuole portare nel settore della
telecomunicazione ad una stretta autoritaria ed al consolidamento di un
monopolio che vede intrecciarsi pericolosi conflitti di interesse, in primis
quello del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi.
Bisogna guardare al contesto nel quale verrà applicata la legge Gasparri. Al
riguardo, un quadro chiaro è stato realizzato dall'organizzazione
internazionale «Reporters senza frontiere» la quale assegna al nostro paese,
in materia di informazione, uno degli ultimi posti nella classifica
mondiale, precisamente dopo lo Stato africano del Benin, e l'ultimo posto in
Europa. A chi ritenesse ingenerosa questa collocazione ci limitiamo a
ricordare che in Italia, negli ultimi mesi, la trasmissione di satira di
Sabina Guzzanti è stata soppressa, perché lesiva dell'immagine del
Presidente del Consiglio dei ministri. Inoltre, ad un giornalista come
Michele Santoro continua ad essere impedito di apparire in video, nonostante
un giudice del lavoro abbia stabilito che andasse reintegrato nelle sue
funzioni. L'emittente del magnate Murdoch, poi, è giunta a trasmettere senza
audio l'ultimo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame, dietro sollecitazione
del senatore Dell'Utri.
La legge Gasparri tende a legalizzare ed a cristallizzare tale situazione.
Si tratta di un provvedimento politicamente immorale, che rischia di
distruggere la RAI sostenendo il monopolio di posizioni forti senza
combattere il gigantesco conflitto di interessi di Berlusconi, ma prevedendo
meccanismi in grado di aggirare ed ignorare proprio tale posizione dominante
e tale conflitto.
Si confonde la tutela del pluralismo con la tutela della concorrenza
prevedendo un limitato divieto rispetto all'abuso di posizione dominante al
posto di uno strutturato divieto di acquisizione e di mantenimento di
posizioni dominanti. Si tratta di situazioni che già di per sé minano lo
svolgimento di una corretta ed imparziale informazione. Costruite un sistema
dell'informazione incostituzionale, dominato e controllato da gruppi privati
e da poteri forti, lontano dalle esigenze dei cittadini allo scopo di
mettere la sordina al sempre più crescente conflitto sociale.
Il campo dell'emittenza richiede, in ragione della particolare diffusività e
pervasività del messaggio televisivo, che il pluralismo - questo era il
richiamo del Presidente Ciampi - sia oggetto di specifica e forte garanzia.
Stiamo parlando del riconoscimento della libertà di espressione proclamata
dalla nostra Carta costituzionale. Quando noi, anche nel corso di questo
dibattito, abbiamo posto il problema della valorizzazione di esperienze che
hanno messo in radicale discussione il modo di fare televisione - mi
riferisco, ad esempio, alle televisioni di strada, le telestreet -
alludevamo proprio alla necessità di una rivoluzione dello stesso concetto
di pubblico.
È chiaro che sui grandi temi della lotta al monopolio mediatico, della
salvaguardia delle nuove espressioni e della comunicazione dal basso sarà
necessario, anche dopo l'approvazione del provvedimento in esame, condurre
nei prossimi mesi una grande battaglia di civiltà. A noi interessa
evidenziare - e continueremo a farlo nel paese - il concetto per cui il
pluralismo, principio garantito dalla Costituzione al quale vorremmo
tendere, è fondato sulle diverse culture esistenti nella nostra società e
sulle culture critiche di fondo.
Si vuole una legge che si propone di annullare il servizio pubblico
privatizzandolo. Noi crediamo, al contrario, che sostenere l'importanza di
un'azienda pubblica, che corrisponde nella sua gestione a determinati
principi di fondo, sia conditio sine qua non per garantire l'esistenza del
pluralismo informativo.
A noi appare sconcertante l'impermeabilità del Governo ai richiami delle
Autorità e persino a quelli del Presidente Ciampi. Come abbiamo più volte
ribadito, la legge Gasparri rappresenta una chiara metafora della
maggioranza e della sua cultura politica. Voi volete imporre una stretta
autoritaria sul sistema dell'informazione. È l'altra faccia della guerra
preventiva: uno sradicamento delle condizioni del pluralismo culturale dal
terreno democratico.
Non è neppure un caso che per tale via intendiate operare anche un
imbavagliamento del conflitto sociale, dei movimenti della scuola,
dell'università, del precariato, del lavoro, di quello per la pace. Non si
può cancellare quanto sta avvenendo, non si può cancellare il fiume umano
che abbiamo visto attraversare Roma sabato scorso in una grande e
straordinaria manifestazione, come in tante altre città del mondo. Questo
non si fermerà, noi non ci fermeremo. Davanti alla domanda di politica ed
all'onda di cambiamento sociale prodotto da questa seconda potenza mondiale
che è il movimento per la pace, ogni menzogna, ogni bugia, ogni ipocrisia
appare già sconfitta. Persino la vostra legge Gasparri, con le sue mire
mercantili, proprietarie ed autoritarie, su un punto così fondamentale come
il diritto all'informazione ci appare già determinatamente sconfitta
(Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).