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Relazioni Unione europea - Cina e pena di morte: nuovo rapportodi Amnesty International
- Subject: Relazioni Unione europea - Cina e pena di morte: nuovo rapportodi Amnesty International
- From: press@amnesty.it
- Date: Mon, 22 Mar 2004 17:14:41 +0100
Gent.mi tutti,
vi trasmettiamo il comunicato stampa di Amnesty International:
Relazioni Unione europea - Cina e pena di morte: nuovo rapporto di
Amnesty International
Grazie per la cortese attenzione
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it
(See attached file: 040322_cina.rtf)
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COMUNICATO STAMPA
CS30-2004
RELAZIONI UNIONE EUROPEA - CINA E PENA DI MORTE: NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY
INTERNATIONAL
In una fase in cui i rapporti politici e commerciali tra Unione Europea e
Cina sono oggetto di ampia discussione, Amnesty International ha reso
pubblico un nuovo rapporto sulla pena di morte in Cina e ha chiesto ai
ministri degli Esteri dell'UE di considerare attentamente la richiesta di
Amnesty International per una moratoria sulle esecuzioni in Cina.
Il rapporto, intitolato Mandati a morte "nel rispetto della legge"? La pena
di morte in Cina, denuncia come le autorita' cinesi violino
sistematicamente le norme interne e internazionali nell'esecuzione di
migliaia di condanne a morte ogni anno. Il rapporto giunge a una settimana
di distanza dalle affermazioni di un importante parlamentare cinese,
secondo il quale ogni anno nel paese vengono eseguite 10.000 condanne a
morte. Questo dato e' superiore al totale delle esecuzioni registrate in
tutto il resto del mondo. Dopo aver introdotto il metodo di esecuzione
dell'iniezione di veleno, le autorita' cinesi stanno convertendo veicoli
commerciali in camere mobili di esecuzione allo scopo di eseguire le
condanne immediatamente dopo il verdetto.
"Questo rapporto esce in coincidenza con la riunione odierna dei ministri
degli Esteri dell'UE, sperando che se ne tenga adeguato conto nella
valutazione dei criteri che dovranno guidare le future relazioni con
Pechino" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty
International presso l'Unione Europea. "Come negli anni scorsi, il dialogo
sui diritti umani con la Cina e' una scusa che l'UE utilizza per non
sottoporre alla Commissione Onu sui diritti umani una risoluzione di
condanna sulla Cina. Temiamo anche che la riunione dei ministri degli
Esteri termini con una posizione piu' sfumata rispetto a quelle assunte in
passato".
"L'UE ha sempre sostenuto che il dialogo dovrebbe produrre risultati
concreti e ha assicurato che quello con la Cina non avrebbe vanificato un
controllo pubblico sulla situazione dei diritti umani. Leggendo il rapporto
di Amnesty International e considerando il quadro generale di gravi
violazioni dei diritti umani che hanno luogo in Cina, queste assicurazioni
paiono molto deboli" - ha aggiunto Oosting.
Pertanto, Amnesty International chiede ai ministri degli Esteri dell'UE di
raccomandare l'istituzione di una moratoria sulla pena di morte in Cina e
di essere coerenti con le proprie linee guida sulla pena di morte e sul
dialogo relativo ai diritti umani, proponendo una risoluzione alla
Commissione Onu sui diritti umani avente per tema la moratoria.
Ulteriori informazioni
Amnesty International, che si oppone alla pena di morte in ogni circostanza
- considerandola una pena crudele e inumana e una violazione del diritto
alla vita - ritiene che eseguire condanne a morte in assenza di giustizia
costituisca uno dei piu' estremi fallimenti dell'umanita'.
Il rapporto di Amnesty International denuncia il macabro percorso che un
cittadino cinese compie dal momento in cui e' sospettato di aver commesso
un reato a quello dell'esecuzione. Vengono citati in dettaglio alcuni casi:
- Chen Guoqing e tre coimputati, accusati di omicidio nel 1996. Nonostante
per tre volte le corti di appello avessero riconosciuto che vi erano poche
prove a sostegno della loro colpevolezza, che i loro alibi erano credibili
e che le confessioni erano state estorte con la tortura, in un ulteriore
processo i quattro sono stati nuovamente condannati a morte e rimangono in
attesa del verdetto finale.
- Zhao Fenrong, condannata a morte per omicidio nel 1998. Nonostante la
fragilita' delle prove a suo carico e l'uso della tortura per costringerla
a "confessare", e' in attesa dell'esecuzione.
- Tenzin Deleg Rinpoche, religioso di fede buddista, tibetano. Condannato a
morte a seguito di un processo-farsa con l'accusa di aver organizzato un
attentato. Il suo coimputato, Lobsang Dhundup, e' stato mandato a morte il
giorno stesso della sentenza.
- Gong Shengliang, religioso di fede cristiana. Condannato a morte al
termine di un processo gravemente irregolare, si e' visto ridurre la
sentenza in ergastolo. Le sue condizioni di salute sono cattive a seguito
dei pestaggi subiti in carcere.
La pena di morte e' prevista in Cina per i crimini "piu' gravi", che
comprendono la corruzione e numerosi altri reati non violenti. Il diritto
internazionale richiede che la pena di morte debba essere "una misura
decisamente eccezionale".
Una volta arrestato per il sospetto di aver commesso un reato per il quale
e' prevista la pena di morte, l'imputato non ha pieno diritto
all'assistenza legale immediata: cio' avviene, solitamente, al termine
degli interrogatori condotti dalla polizia e anche in questo caso tale
diritto viene spesso negato o limitato. E' proprio durante i primi
interrogatori che la persona arrestata viene torturata e costretta a
"confessare" il reato. La "confessione" puo' cosi' essere usata in
tribunale e determinare la condanna a morte.
Inoltre, in violazione degli standard internazionali, la legge cinese non
prevede la presunzione di innocenza. I condizionamenti politici
interferiscono in ogni fase dei procedimenti giudiziari. Le celeberrime
campagne "Colpire duro" sottopongono i tribunali a una pressione politica
estrema per emettere rapidamente condanne sempre piu' dure.
FINE DEL COMUNICATO
Bruxelles/Roma, 22 marzo 2004
Il rapporto Mandati a morte "nel rispetto della legge"? La pena di morte in
Cina e' disponibile presso il sito www.amnesty-eu.org e l'Ufficio stampa di
Amnesty International Italia.
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Paola Nigrelli
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