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TRA GUERRA E TERRORISMO, SCEGLIAMO LA NONVIOLENZA



MOSAICO DI PACE / Nonviolenza

TRA GUERRA E TERRORISMO, SCEGLIAMO LA NONVIOLENZA

È tutto dedicato al tema della nonviolenza, l’
ultimo numero di “Mosaico di Pace”, la rivista
mensile promossa da Pax Christi. Una riflessione
approfondita, necessaria per ribadire il nostro no
alla guerra, alle violenze e al terrorismo e per
rinforzare la nostra ricerca di una alternativa
possibile: “la nonviolenza attiva deve diventare
una dimensione essenziale della sequela” ­ ci
ricorda Alex Zanotelli nel suo editoriale.
Un lungo viaggio all’interno delle grandi
religioni dell’umanità con interviste e scritti di
alcuni fra i più importanti studiosi e testimoni
di fedi e culture.
“Un invito alla comprensione del debole” ci
rivolge Amos Luzzatto, il presidente delle
comunità ebraiche israeliane. La guerra non può
essere condotta, neppure in nome di Dio: “Non con
la truppa né con la forza, ha detto il Signore
delle moltitudini, bensì con il mio Spirito”. E
conclude con invito alla solidarietà che “richiede
la conservazione della memoria della propria
sperimentata inferiorità; e la memoria ha due
difetti: si attenua con il passare del tempo ed è
selettiva, molto spesso cancella ciò che disturba
nel presente. Si può pertanto persino proclamare
la memoria e nel contempo praticare l’oblio”.
E in pari modo la violenza e la guerra sono
bandite da tutte le tradizioni religiose: ce ne
parlano Giovanni Cereti, Giuseppe Barbaglio,
Thomas Michel, Gianpietro Sono Fazon, Brunetto
Salvarani, Anotonino Drago, Nanni Salio, Raed
Abushaelia, e altri.
Una riscoperta delle radici nonviolente delle
Religioni e delle culture diverse, un appello alle
Chiese, perché non è più tempo “di silenzi e
connivenze di fronte al tragico ripetersi di
conflitti e dell’instaurarsi del ‘pensiero unico’
della guerra”, afferma Alex Zanotelli, direttore
responsabile della rivista,.
E la nonviolenza interroga anche la politica. In
un dibattito esclusivo, gli on.li Tana De Zulueta,
Fausto Bertinotti, Nichi Vendola e Francesco
Rutelli si si confrontano su guerra e terrorismo,
nonviolenza e uso della forza….

Per contatti o per richiedere una o più copie
della rivista: tel. 080/3953507, fax 080/3953450,
info@mosaicodipace.it
<mailto:INFO@MOSAICODIPACE.IT>


……………….



Pubblichiamo di seguito l’articolo integrale di
Flavio Lotti (Tavola della Pace) che compare nel
medesimo numero di marzo 2004 di Mosaico di pace.
Anche alla luce degli ultimi avvenimenti,
riteniamo importante sollecitare la partecipazione
di tutti alla manifestazione di sabato 20 marzo
2004 perché questa guerra sia fermata, perché
cessi l’occupazione in Iraq, per una via
nonviolenta di risoluzione del conflitto.




20 Marzo 2004,  un altro intervento è possibile!


Flavio Lotti




La manifestazione nazionale del 20 marzo 2004
servirà anche a questo. A dire, in tanti che, in
Iraq, un altro intervento é possibile. Non è vero
che proseguire la missione militare italiana a
Nassiriya è “la cosa migliore” o “la sola cosa”
che l’Italia può fare per aiutare il popolo
iracheno a uscire dal pantano in cui è finito a
causa della guerra.
Il Parlamento italiano deve scegliere di
abbandonare l’opzione militare e di assumere l’
opzione democratica.
L’opzione democratica richiede:
1. un maggiore e non un minore impegno in Iraq
dell’Italia, dell’Europa e della comunità
internazionale;
  2. una forte iniziativa per ridare centralità,
credibilità e sostegno all’azione dell’Onu.

L’Onu non è e non dispone di una bacchetta magica
per risolvere i disastri provocati dalla guerra.
Tuttavia quella dell’Onu è la strada maestra per
mettere un freno alla violenza che dilaga, per
scongiurare il rischio di guerra civile, per
ridurre lo spazio e il sostegno ai terroristi, per
promuovere e proteggere i diritti umani degli
iracheni.
Il solo invio di una “Missione” delle Nazioni
Unite per discutere con tutte le parti irachene le
modalità per realizzare libere elezioni in Iraq ha
contribuito ad aprire nuove importanti prospettive
basate sul dialogo e consenso.
La “debolezza” o la forza dell’Onu dipende solo
dalla volontà degli Stati che ne sono parte, a
cominciare dai membri del Consiglio di Sicurezza.
Nessuno può dunque giustificare la sua esclusione
o messa ai margini se non con motivazioni
politiche.
Sino a oggi le potenze occupanti hanno di fatto
impedito l’intervento dell’Onu in Iraq.
L’Italia deve investire sull’Onu, fare ogni sforzo
per favorire il suo rapido rientro in Iraq e
sostenere concretamente la sua azione a partire da
quelle missioni che la stessa Risoluzione 1511
elenca:
* assicurare la necessaria assistenza umanitaria
alla popolazione;
* favorire una rapida transizione politica in modo
che “il popolo iracheno possa determinare
liberamente il proprio futuro politico e
controllare le proprie risorse naturali”;
* favorire “il dialogo nazionale e la costruzione
del consenso” che dovrà portare alla stesura della
nuova costituzione e alla convocazione di elezioni
democratiche;
* accelerare gli sforzi per costruire istituzioni
locali e nazionali democratiche e rappresentative,
promuovere la protezione dei diritti umani in
tutto il paese, favorire lo sviluppo di media
indipendenti, sostenere lo sviluppo della società
civile irachena e delle sue organizzazioni
indipendenti, etc...
* promuovere la ricostruzione economica.
Gli stessi iracheni chiedono con gran forza l’
intervento delle Nazioni Unite per accelerare e
gestire il passaggio dei poteri e l’organizzazione
di elezioni nazionali libere e democratiche.
L’Italia deve dunque:
1. accogliere e sostenere attivamente le
raccomandazioni formulate dalla “Missione” delle
Nazioni Unite per l’organizzazione di elezioni
nazionali libere e democratiche in Iraq a partire
dal mantenimento della data del 30 giugno 2004
quale termine ultimo per il trasferimento dei
poteri a un governo iracheno provvisorio che a sua
volta deve essere definito con il più ampio
consenso possibile tra tutte le parti irachene e
dalla istituzione di una Commissione Elettorale
Irachena autonoma e indipendente.
2. lavorare perché il Consiglio di Sicurezza dell’
Onu dia un chiaro e inequivocabile mandato e un
sostegno concreto al Segretario Generale dell’Onu
nella gestione di questa importantissima quanto
difficile fase di transizione.
3. operare perché questa diventi posizione e
iniziativa comune dell’Unione Europea o almeno del
maggior numero possibile dei paesi europei
sollecitando la solidarietà e la collaborazione;
4. non rifinanziare la missione militare italiana
in corso sotto il comando delle potenze occupanti
e mettere a disposizione del Segretario Generale
dell’Onu e dell’Unione Europea le proprie risorse
diplomatiche, umane, finanziarie e militari per
rafforzare il “ruolo vitale” e le missioni dell’
Onu in Iraq;
5. sostenere l’intervento diretto in Iraq delle
organizzazioni italiane e internazionali della
società civile e delle Istituzioni Locali
impegnate nella promozione e difesa dei diritti
umani;
6. assumere tutte le iniziative concrete
necessarie per mettere fine alla violenza e alle
quotidiane violazioni dei diritti umani, all’
occupazione e agli attentati in Palestina e
Israele e per riprendere la via del negoziato per
la costruzione di una pace giusta e duratura.

Chiediamo cortesemente a chi desidera riprodurre
questo articolo ­ anche in parte o in via
telematica ­ di citare la fonte (Mosaico di pace
marzo 2004) e l’autore (Flavio Lotti).

______________________________________
Mosaico di pace
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