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FINI HA QUALCOSA DA NASCONDERE?



COMITATO VERITA´ e GIUSTIZIA PER GENOVA
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Comunicato stampa

FINI HA QUALCOSA DA NASCONDERE?

Il vice primo ministro Gianfranco Fini sembra valutare la giustizia in
termini aritmetici: «Il semplice fatto - ha detto, secondo quanto riportato
dall´agenzia Ansa  - che a 2 anni dagli eventi di Genova, la magistratura
genovese abbia rinviato a giudizio più poliziotti e carabinieri  che no
global è la dimostrazione di come in Italia le cose non funzionino». Posto
che è male informato, visto che nessun poliziotto o carabiniere è al
momento rinviato a giudizio (per piazza Alimonda c´è stata
un´archiviazione, per Diaz e Bolzaneto non sono nemmeno state depositate le
richieste al gip), vorremmo chiedere a Fini:
1) per sperare in un processo alle decine di poliziotti che hanno
massacrato 82 su 93 persone presenti alla Diaz, per poi arrestarle sulla
base di prove inventate, dovremmo forse mandare in tribunale anche un
numero equivalente di pestati, magari i sessanta e più finiti all´ospedale?
2) per Bolzaneto come ci regoliamo? Ci sono 45 agenti che rischiano il
giudizio. Se fossero mandati a processo anche le decine di torturati, per
Fini sarebbe il segno che la giustizia funziona?

Fini dice anche che "non si deve fare confusione fra aggressori ed
aggrediti", e in questo siamo d´accordo con lui, anche se forse l´onorevole
intende qualcosa di diametralmente opposto a quanto sosteniamo noi e tutti
quelli che sono al corrente dei fatti accaduti a Genova, ossia i 300 mila
che hanno partecipato ai cortei, tutti gli osservatori indipendenti
nazionali e internazionali, organizzazioni come Amnesty International, la
commissione per i diritti umani dell´Onu, vari governi stranieri che
all´epoca protestarono per le violenze commesse dalle forze dell´ordine
italiane...

Sfidiamo Fini a un confronto leale sui fatti di Genova e gli chiediamo:
perché il suo partito e il suo governo non chiedono con noi l´istituzione
di una commissione parlamentare sui fatti di Genova? Ha forse qualcosa da
nascondere o da temere? Noi no.

Genova, 2 marzo 2004