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[comunicati_lilliput] MancaIntesa, al via la campagna su BancaIntesa



Comunicato stampa Rete Lilliput / Campagna MancaIntesa
Ufficio Stampa Rete Lilliput: Cristiano Lucchi 339/6675294 -
ufficiostampa@retelilliput.org
Campagna per la riforma della Banca mondiale - Luca Manes 06/7826855
335/5721837

Al via la Campagna MancaIntesa
Volantinaggio davanti le filiali di Banca Intesa di numerose città italiane
per chiedere all'istituto bancario di dotarsi di linee guida socio-ambientali


Rappresentanti di diverse organizzazioni della società civile tra le quali
Rete Lilliput questa mattina si sono dati appuntamento davanti alle filiali
di Banca Intesa di varie città italiane per il lancio della Campagna
MancaIntesa*.
Da Bolzano fino a Palermo, passando per Milano, Firenze, Roma e Napoli, si
è svolto un volantinaggio per informare i cittadini ed i correntisti di
Banca Intesa su come opera il primo gruppo bancario italiano e su come
dovrebbe agire per migliorare sensibilmente la propria condotta.

La Campagna MancaIntesa chiede perciò alla banca di uscire immediatamente
dal commercio di armi, di dotarsi di linee guida trasparenti e vincolanti
per valutare gli impatti sociali, ambientali e sui diritti umani dei propri
finanziamenti, di adottare una politica tesa a contribuire alla lotta ai
cambiamenti climatici, terminando progressivamente il finanziamento di
progetti basati sull'uso dei combustibili fossili, di dotarsi di strumenti
per garantire una maggiore trasparenza, responsabilità e correttezza
nell'informazione al pubblico e in generale nella sua attività. Oltre al
coinvolgimento nei recenti scandali finanziari, la Banca è infatti
responsabile di molti finanziamenti duramente criticati.

Banca Intesa sembra già aver compiuto un primo passo importante, dal
momento che negli ultimi giorni ha manifestato alla campagna l'intenzione
di uscire dal finanziamento degli armamenti e di prendere in considerazione
alcune delle altre richieste che gli sono state sottoposte.

"Con la sua recente lettera, Banca Intesa sembra avere preso la giusta
direzione. Ora viene la parte più difficile: a queste dichiarazioni devono
seguire a breve dei fatti concreti, come ad esempio un codice di condotta
vincolante e trasparente per valutare l'impatto sociale ed ambientale di
tutti i finanziamenti realizzati" ha dichiarato Andrea Baranes, uno dei
rappresentanti della Campagna.
Padre Alex Zanotelli ha recentemente scritto una lettera alla banca in
merito all'oleodotto BTC, che si chiudeva con queste parole: "Sono convinto
che Banca Intesa, come primo gruppo bancario italiano, debba non solo
assumersi le responsabilità dei finanziamenti concessi da un punto di vista
ambientale e sociale prima ancora che economico e finanziario, ma sia anche
tenuta a dare l'esempio agli altri gruppi bancari nel nostro paese."

*La Campagna è promossa e sostenuta da Rete di Lilliput, Campagna per la
Riforma della Banca Mondiale, Pax Christi, Associazione Finanza Etica,
Beati i costruttori di pace, ACEA, MAG2, Nigrizia, Missione Oggi, Attac
Italia .Ass.Cult. Punto Rosso - FMA, Sdebitarsi, Manitese, Centro
Khorakahnè. Sito web www.mancaintesa.org



Scheda di approfondimento
I FINANZIAMENTI DI BANCA INTESA CON IMPATTI SOCIO-AMBIENTALI NEGATIVI

Banca Intesa ed i finanziamenti per gli armamenti
Nel 2002 Banca Intesa è risultata la banca con il maggior numero di
operazioni legate all'esportazione di materiale di armamento con ben 170
autorizzazioni sulle 583 comlpessivamente rilasciate alle banche italiane.
Tra queste, inoltre, si trovano operazioni che coinvolgono tra gli altri
paesi in conflitto tra di loro come India e Pakistan o Cina e Taiwan, paesi
accusati di gravi violazioni dei diritti umani, come Turchia o Israele,
paesi poverissimi come il Bangladesh, le Filippine o l'Ecuador, o paesi
appena usciti da guerre devastanti come il Kosovo.

Banca Intesa ed i finanziamenti per gli oleodotti
Banca Intesa ha inoltre finanziato negli ultimi anni alcuni dei progetti
più contestati degli ultimi anni per i loro impatti sociali ed ambientali
ed in particolare alcuni grandi oleodotti, quali il Gasdotto di Camisea e
l'Oleodotto de Crudos Pesados (OCP) che attraversano alcune delle zone più
delicate della foresta Amazzonica di Perù ed Ecuador, ma anche i 1.250 km
dell'oleodotto "Blue Stream" attraverso Russia e Turchia, o gli oltre 1.000
km dell'oleodotto tra Chad e Camerun. Banca Intesa è anche attiva nel
finanziamento di progetti petroliferi nel delta del Niger, in Nigeria, area
funestata da diversi anni da conflitti etnici e militari.
Banca Intesa ha recentemente confermato il suo interesse nel petrolio
decidendo pochi giorni fa di finanziare la costruzione di quello che sarà
il più lungo oleodotto del mondo, il Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC). 1.760 km di
tubi per portare un milione di barili di petrolio al giorno dal Mar Caspio
fino al Mar Mediterraneo, attraversando l'Azerbaigian, la Georgia e la
Turchia. Un progetto che potrebbe significare l'esproprio della terra per
migliaia di contadini e che rischia di acuire ulteriormente l'instabilità
di una regione martoriata nei soli anni '90 da ben nove conflitti armati.
Un progetto voluto soprattutto per portare una volta di più il petrolio nel
ricco occidente, sottraendo risorse e possibilità di sviluppo alle
popolazioni locali.
E' di pochi giorni fa la notizia di gravi accuse al consorzio BTC (le
compagnie petrolifere, tra cui figura anche l'italiana ENI, guidate dalla
British Petroleum che stanno realizzando questo progetto), di avere
occultato informazioni fondamentali sulla sicurezza dell'oleodotto stesso,
in particolare riguardo all'utilizzo di materiali scadenti per i
rivestimenti anticorrosione. Questo è appunto quanto riportato dal The
Sunday Times del 15 febbraio, in cui si fa riferimento a documenti
confidenziali della BP che dimostrerebbero che la compagnia inglese aveva
affidato a Derek Mortimore, uno dei migliori consulenti al mondo in materia
di sicurezza degli oleodotti, il compito di indagare sulla validità di un
rivestimento epossidico da utilizzare per proteggere i giunti
dell'oleodotto in Azerbaigian e Georgia. Il rapporto finale dell'esperto
esprimeva delle forti preoccupazioni in merito ai materiali di rivestimento
scelti dalla BP per proteggere l'oleodotto. Mortimore avvertì la BP:
"Stiamo parlando di un materiale e di un utilizzo che non sono la "migliore
pratica industriale", e neppure la "normale pratica industriale"; infatti
siamo in una situazione assolutamente di limbo, non possiamo identificare
nessun proprietario di oleodotto che utilizzi questi materiali epossidici
per una applicazione sui giunti in PE [polietilene] in nessuna parte al
mondo." In un altra parte del rapporto, il Sig. Mortimore dichiara: "E'
chiaro che l'utilizzo di questo materiale porterà a gravi problemi".

Banca Intesa e la trasparenza e la correttezza
Anche dal lato della trasparenza e della correttezza, Banca Intesa oltre
alle presunte responsabilità sue e delle sue controllate, a partire da
Nextra, nei recenti scandali finanziari di Cirio e Parmalat possiede
controllate e uffici di rappresentanza in diversi  "paradisi fiscali" del
pianeta. Spicca in particolare la Intesa Bank Overseas Ltd, con sede nelle
isole Cayman, dove risiede tra l'altro il consorzio di compagnie
petrolifere che sta realizzando l'oleodotto BTC e diverse società
riconducibili alla Enron, alla Parmalat, e ad altre imprese.