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Comunicato stampa Rete Lilliput / Campagna per la Riforma Banca Mondiale
Ufficio Stampa Rete Lilliput: Cristiano Lucchi 339/6675294 - 
ufficiostampa@retelilliput.org
Ufficio Stampa CRBM: Luca Manes 335/5721837

Banca Intesa e San Paolo IMI finanziano l'oleodotto BTC
Anche i due istituti bancari sono coinvolti nel devastante mega progetto 
che danneggerà l’ambiente ed i diritti umani delle popolazioni locali

Roma, 4 febbraio 2004 – Banca Intesa, il più grande gruppo bancario 
italiano, e la San Paolo IMI fanno parte del consorzio di banche che 
forniranno più di un miliardo di dollari per il controverso progetto 
dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan. L’opera, partendo dall’Azerbaigian, 
passerà per la Georgia finendo poi il suo percorso di 1.760 Km in Turchia. 
Nonostante le diffuse preoccupazioni a livello internazionale sui gravi 
impatti socio-ambientali e sui diritti umani che sta già avendo il 
progetto, nonché le serie implicazioni geopolitiche in un’area già afflitta 
da conflitti, negli ultimi giorni è stato raggiunto l’accordo definitivo 
sul finanziamento, come riferiva ieri l’agenzia Reuters.
Il consorzio, di cui fanno parte 15 istituti, tra cui l’olandese ABN Amro, 
la statunitense Citigroup e la tedesca Westlandes Bank, prevede che ogni 
banca versi una quota di 68 milioni di dollari. Questi fondi si vanno ad 
aggiungere ai 280 erogati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo 
sviluppo ed i 310 della Banca mondiale.
Le prime dichiarazioni ufficiali di Michael Townsend, presidente del 
Consorzio costruttore BTC, definiscono come “il più grande mai realizzato” 
il pacchetto finanziario necessario per la costruzione dell’oleodotto. Allo 
stesso tempo i governi dell’Azerbaigian e della Georgia hanno confermato la 
loro disponibilità ad ospitare truppe militari americane per vigilare la 
sicurezza dell’oleodotto a rischio di attentati, mentre in Turchia la 
gendarmeria, molto criticata per la sistematiche violazioni dei diritti 
umani di cui si è resa responsabile in passato, militarizzerà il tracciato 
mettendo a rischio la sicurezza delle popolazioni locali.
“Ora finalmente sappiamo”, ha dichiarato Andrea Baranes della Campagna per 
la riforma della Banca mondiale, “di chi potrebbero essere le 
responsabilità del prossimo conflitto militare che si sta delineando 
nell’area del Caspio e delle violazioni dei diritti umani che ci saranno a 
danno delle minoranze curde in Turchia.”
Roberto Cuda, referente del GLT Commercio e Finanza della rete di Lilliput, 
ricordando il pesante coinvolgimento di Banca Intesa nel commercio di armi 
e nella distruzione della foresta Amazzonica, attraverso il finanziamento 
di diversi oleodotti, ha affermato che “Banca Intesa, con questa decisione, 
si conferma come la banca del petrolio e dei conflitti".