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Ricerca volontari per il Kossovo e la Palestina
Carissimi,
l'Operazione Colomba è tornata in Kossovo. Siamo ritornati perchè finita la
guerra non è arrivata la pace. E le persone, specie i più deboli continuano a
soffrire e a morire.
Di seguito vi inoltriamo una mail di Federica, una nostra volontaria in
Kossovo dallo scorso dicembre.
Cerchiamo volontari che possano partire per il Kossovo e prossimamante anche
per la Palestina. Chi fosse interessato può mandare una mail oppure
telefonare alla mattina al num. 0541 751498.
Saluti di Pace
Operazione Colomba
Gorazdevac, 22 Gennaio 2004
Ciao a tutti!
Sono qua da piu` di venti giorni ormai e sono sicura che state sentendo
moltissimo la mia mancanza allora ho pensato di scrivervi e raccontarvi un
po` di qua.
Il viaggio e` durato 15 ore, la maggior parte delle quali di notte, ma e`
stato molto meno devastante che non ad agosto.
Barbara ed io ci siamo fermate a festeggiare capodanno con i nostri amici a
Mitrovica, gli altri invece a Pec, li abbiamo raggiunti poi il giorno dopo.
Abitiamo a Gorazdevac che e` un villaggio serbo circondato da villaggi
albanesi, per questo definito "enclave"...praticamente un ghetto.
Quando iniziano le case serbe c`e` un check-point con un baracchino
circondato da pile di sacchi di sabbia e un carrarmato con il cannone
puntato in aria (per fortuna!)
Dal baracchino esce il soldato rumeno di turno, ti chiede il passaporto,
controlla quante persone ci sono in macchina, detta il numero di targa al
collega, ti restituisce il passaporto e via. Questa e` l`entrata e poi c`e`
anche un`uscita con un altro check-point con un altro soldato rumeno che ti
chiede il passaporto ecc ecc ecc.
Gli abitanti di Gorazdevac non valicano quasi mai questi check-point se non
con il convoglio che li porta direttamente in Serbia. Non escono per andare
in citta` perche` fuori del villaggio si sentono in pericolo.
Ecco Gorazdevac, a vederlo non sembrerebbe molto diverso dal villaggio
precedente, le case sono pressoche` uguali: non povere e non lussuose,
proprio come quelle degli altri villaggi.
L`unica differenza sta nelle persone che vi abitano, qui infatti abitano
quelli che sono considerati i "cattivi" della guerra in Kossovo.
La strada principale e` percorsa tutti i giorni da albanesi che vanno in
citta` visto che questa e` la via piu` veloce. Quando succede qualcosa,
tipo l`omicidio di quest`estate, i due check-point vengono chiusi e non
passa piu´nessuno tranne gli stranieri.
Ho ritrovato tutti i ragazzi che avevo conosciuto quest`estate: Lale, Garo,
Igor, Azo, Radiza, Ana (tutti dai 17 ai 25 anni) ecc., e i bambini: Sandra,
Michi, Jero, Milijana,ecc., e poi Miliza, Pacio e sua moglie, Milijana,
Jole, ecc
Lale, di poche parole, lavora in un negozietto proprio al centro del paese
assieme a suo fratello Srbo e con questo tirano avanti, adesso sono i nostri
padroni di casa.
Garo e` tornato da Belgrado tre giorni dopo il nostro arrivo.Vive
vagabondando, non ha un posto fisso, ha i suoi parenti qui, ma qui a
Gorazdevac non riesce stare a lungo percio`
sta un po` a Belgrado, un po` in altre citta`, a volte torna per visitare la
sua famiglia e i suoi amici.
Prima della guerra abitava in un condominio nel centro di Pec/Peja dove
aveva la sua vita: la scuola, gli amici, i suoi hobbies. I vicini di
appartamento erano albanesi e fra i suoi amici ce n`erano molti di albanesi.
Un giorno, subito dopo la fine della guerra, e` andato a vedere quello che
era il suo appartamento. Ovviamente non poteva andarci senza essere
accompagnato con un mezzo blindato dell`esercito. Ha voluto andare anche a
salutare la sua vicina di casa albanese e quando si sono visti si sono messi
a piangere tutti e due.
Igor e` il veterinario del villaggio ed e` quello meno tormentato perche`
lui il lavoro ce l`ha.
Azo, 17 anni e un`intelligenza acuta, sicuramente piu` maturo dei suoi
coetanei italiani.
Lui e` cresciuto a Pristina e dopo la guerra e` stato costretto a venire ad
abitare qui in questo buco, il paese originario dei suoi genitori, perche`
anche nella capitale e` pericoloso vivere per i serbi.
Questo buco gli sta stretto e cosi` migra spesso a Belgrado in cerca di
"vita" contornata da marijuana, coca, sesso, ecc. e Belgrado, si sa,
soddisfa in pieno qualsiasi tipo di richiesta, a Belgrado c`é tutto e il
contrario di tutto.
Radiza, ragazza timida, ha imparato un po` di italiano ma si vergogna a
parlarlo.
Lavora in una specie di asilo aperto e finanziato da una delle tante
organizzazioni non governative (ong) passate di qua. Questa ong si e`
accorta che qui c`erano dei serbi e, siccome per ricevere piu` facilmente
fondi dalla comunita` europea bisogna dimostrare di lavorare da entrambe le
parti, si sono inventati un asilo qui a Gorazdevac. Solo che adesso i fondi
sono finiti e l`asilo chiudera`...e Radiza restera` senza lavoro.
Ana, anche lei timidissima, occhi gioiosi e tristi allo stesso tempo. Non la
conosco molto perche` parla molto poco. Nelle serate di festa al "kafice"
senza di lei non si balla il kolon (danza tipica serba) perche` lei e` la
piu` brava e sa tenere il ritmo piu` di tutti.
La baba Miliza, una nonnina di ottant`anni che sembra tanto tenera e innocua
ma che in famiglia, dai figli ai nipoti, ha tutti contro perchè é l`unica
che tifa per Milošević.
La Milijana, una dolce signora sulla sessantina e nostra vecchia
conoscenza. Non so perchè ma quando vado a trovarla mi sento sempre a mio
agio. Ivan, il ragazzo di diciannove anni morto ammazzato quest`estate, era
suo nipote.
Jole, vecchietto sulla settantina con due occhiali spessi mezzo centimetro,
era direttore di una importante banca jugoslava...a vederlo non
sembrerebbe...
Tutti questi personaggi fanno parte della mia quotidianita` ora e mi sembra
quasi di vivere dentro un film di Kusturica.
Un abbraccio forte a tutti
Fede
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Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII - Operazione Colomba- Nonviolent Peace
Corps
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Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII - Operazione Colomba- Nonviolent Peace Corps