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Cina: cresce l'attivismo su Internet e aumentano i controlli,denuncia Amnesty International



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:


Cina: cresce l'attivismo su Internet e aumentano i controlli, denuncia
Amnesty International



Grazie per la cortese attenzione

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it




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Paola Nigrelli
Ufficio Stampa
Amnesty International - Sezione Italiana
Via G.B. de Rossi, 10 - 00161 ROMA
Tel. 06 44.90.224 fax 06 44.90.222
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ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO REDATTORE ESTERI
COMUNICATO STAMPA
CS13-2004

CINA: CRESCE L'ATTIVISMO SU INTERNET E AUMENTANO I CONTROLLI,
DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

Secondo un nuovo rapporto di Amnesty International, dal novembre 2002 in
Cina c'è stato un drammatico aumento del numero di persone arrestate o
condannate per aver espresso le proprie opinioni online o per aver
scaricato informazioni da Internet: il numero dei prigionieri è salito a
54, con un incremento del 60 per cento rispetto alla fine del 2002.
Inoltre, un numero imprecisato di persone rimane in stato di detenzione per
aver trasmesso via Internet informazioni sulla diffusione della Sars.

"Per noi si tratta di prigionieri di coscienza. Rinnoviamo il nostro
appello alle autorità cinesi affinché siano rilasciati subito e senza
condizioni" - ha affermato Francesco Visioli, coordinatore Cina della
Sezione Italiana di Amnesty International.

Tra le persone in carcere figurano studenti, dissidenti politici, aderenti
alla Falun Gong, operai, scrittori, avvocati, insegnanti, impiegati della
pubblica amministrazione, ex agenti di polizia, ingegneri e uomini
d'affari. Sono stati arrestati per svariati "reati", ad esempio per aver
firmato petizioni online, aver invocato le riforme e la fine della
corruzione, aver tentato di costituire un partito per la democrazia, aver
diffuso "voci sulla Sars", aver comunicato con gruppi all'estero, essersi
opposti alla persecuzione della Falun Gong e aver sollecitato la revisione
dei casi giudiziari legati alla repressione del movimento per la democrazia
nel 1989. La maggior parte dei prigionieri sono stati incriminati per
"sovversione" e "minaccia alla sicurezza dello Stato", fattispecie penali
che comportano condanne dai due ai dodici anni di carcere.

La Cina risulta essere il paese che, su scala mondiale, esercita la più
vasta censura nei confronti di Internet. Nell'ultimo anno, la tendenza è
stata quella di assegnare maggiori responsabilità di controllo e
sorveglianza agli Internet café, ai provider e ad altri fornitori di
servizi.

Ciò nonostante, l'uso di Internet appare fortemente in crescita, anche come
strumento di solidarietà. Proprio l'invio di messaggi di sostegno reciproco
tra gli utenti ha provocato un aumento degli arresti.

"Amnesty International considera difensori dei diritti umani coloro che
utilizzano Internet per promuovere riforme in tema di diritti umani o per
denunciare gli arresti" - ha proseguito Visioli. "Le autorità cinesi
dovrebbero incoraggiare e sostenere le loro attività piuttosto che metterli
dietro le sbarre".

Il rapporto descrive il caso di Liu Di, studentessa di psicologia
all'Università di Pechino, rilasciata di recente. È stata più di un anno in
carcere, senza poter contattare la propria famiglia, solo per aver espresso
critiche nei confronti del governo in una chatroom e aver chiesto la
scarcerazione di un altro attivista utente di Internet, Huang Qi. È stata
rimessa in libertà nel novembre 2003 dopo una grande campagna in suo
favore, cui hanno preso parte oltre 3000 utenti Internet, per la maggior
parte dalla stessa Cina. Questa campagna è però costata l'arresto a cinque
persone, quattro delle quali - Cai Lujun, Luo Changfu, Du Daobin e Kong
Youping - risultano tuttora in carcere.

"Apprezziamo la liberazione di Liu Di, ma ribadiamo che non avrebbe mai
dovuto esser arrestata. L'arresto, poi, di altre persone che si sono
interessate di lei, non fa altro che aggravare l'abuso" - ha sottolineato
Visioli.

Nel suo rapporto, Amnesty International fa riferimento a diverse aziende,
tra cui Cisco Systems, Microsoft, Nortel Networks, Websense e Sun
Microsystems, che avrebbero fornito tecnologia utilizzata per censurare e
sorvegliare l'uso di Internet in Cina. Amnesty International ritiene che,
vendendo questa tecnologia, le aziende non valutino in modo adeguato le
implicazioni che i loro investimenti hanno nei confronti dei diritti umani.

"Chiediamo a tutte le aziende che hanno fornito questa tecnologia di usare
i loro contatti e la loro influenza per spingere le autorità cinesi a porre
fine alle restrizioni nei confronti della libertà di espressione e di
informazione su Internet e a rilasciare tutte le persone detenute per reati
connessi a Internet, in violazione dei loro diritti umani fondamentali".

Ulteriori informazioni

Secondo statistiche ufficiali, il numero degli utenti Internet in Cina è
salito da 59,1 milioni nel dicembre 2002 a 79,5 milioni nel dicembre 2003,
con un incremento del 34,5 per cento che rappresenta una forte minaccia ai
tentativi delle autorità di censurare e sorvegliare le attività online
della popolazione.

Il rapporto di Amnesty International contiene una serie di appelli in
favore di otto prigionieri. Tra questi figura Huang Qi, programmatore di
computer e possessore di un proprio sito Internet. È stato arrestato il 3
giugno del 2000, dopo che alcuni dissidenti residenti all'estero avevano
"postato" sul suo sito una serie di articoli riguardanti l'anniversario
della repressione del movimento per la democrazia del 1989. Tre anni dopo
l'arresto è stato sottoposto a un processo iniquo e condannato a cinque
anni di carcere. A seguito dei pestaggi subiti soffre di costanti
emicranie. La sua famiglia ha potuto incontrarlo una sola volta,
nell'ottobre 2003.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 28 gennaio 2003

Il rapporto People's Republic of China: Controls tighten as Internet
activism grows è disponibile presso il sito Internet a questo indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/engasa170012004
e presso l'ufficio stampa di Amnesty International su richiesta. 

Altri rapporti di Amnesty International su Internet e la libertà di
espressione in Cina dal novembre 2002:
- People's Republic of China: State Control of the Internet in China
http://web.amnesty.org/library/index/engasa170072002
- People's Republic of China: State Control of the Internet in China:
Appeal Cases
http://web.amnesty.org/library/index/engasa170462002

Il rapporto sulla libertà di espressione e l'utilizzo di Internet in
Vietnam è disponibile a questo indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/engasa410372003

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it