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La cerimonia di chiusura del Forum Sociale Mondiale
HEADLINES 2004/ Forum Sociale Mondiale India (FSM), edizione speciale n. 5:
Notizie dall’Apostolato Sociale della Compagnia di Gesù…per scambiare
notizie, condividere la spiritualità e favorire il lavoro in rete ...
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Notizie dal Forum Sociale Mondiale di Mumbai, India
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* La cerimonia di chiusura del Forum Sociale Mondiale
Discorsi lunghi e brevi, musiche allegre e toccanti, folle di indiani e di
stranieri… un meraviglioso mix di suoni e immagini ha segnato la fine del
Forum Sociale Mondiale mercoledì 21 gennaio, quando più di centomila
persone, con le loro bandiere, le loro danze e i loro slogan, si sono
ritrovate nell'enorme spazio aperto, chiamato Azan Maidan (lo spiazzo della
libertà), nel centro di Mumbai, per celebrare la fine dei cinque giorni del
FSM. Un’attivista pakistana per i diritti umani, ricordando le molte sfide
locali e globali che abbiamo di fronte, ha chiesto alla folla di non
arrendersi nella lotta per un mondo più giusto; un anziano funzionario
indiano ha fatto appello all’ispirazione della leadership gandhiana e una
donna a capo di una comunità indigena in Ecuador ha parlato con commozione
della speranza di tutti noi al momento della chiusura del forum.
Molti tra i presenti non avevano partecipato agli eventi ufficiali, ma
erano semplicemente entrati nei luoghi del forum, attratti dalla musica e
dalle danze; questi erano soprattutto bambini, a centinaia, per lo più
molto poveri, un potente monito a non dimenticare l’urgenza e l’attualità
del tema di fondo del FSM, “Un altro mondo é possibile”. Un cantante folk
brasiliano, impegnato in prima persona nella lotta per la giustizia e
attualmente ministro della cultura nel nuovo governo del suo paese, ha
conquistato il cuore della folla con canzoni sulla bellezza e la tragicità
della vita.
Per me, questa cerimonia di chiusura è un riassunto di tutto quello che più
mi ha toccato durante i giorni del forum: ci sono stati momenti di
riflessione intellettuale per analizzare la globalizzazione, momenti di
entusiasmo negli appelli alla resistenza contro l’imperialismo
statunitense, momenti carichi di emotività durante le testimonianze delle
sofferenze di così tanta parte degli abitanti del pianeta, momenti di
speranza nell’impegno per il cambiamento, momenti di spiritualità nel
prender coscienza della realtà della famiglia umana. D’accordo con quanto
mi ha detto un giovane collega dello Zambia durante la serata “mi ricorderò
di questo evento per il resto della mia vita!” (Peter Henriot SJ) [HL40128]
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* Il lavoro in rete della Compagnia di Gesù a Mumbai
La Rete Internazionale dei Gesuiti per lo Sviluppo (IJND), presente
all’interno del SAPI (il gruppo di lavoro che ha organizzato la delegazione
legata alla Compagnia al forum), ha partecipato al FSM con tre dei suoi
membri: Prakash Louis SJ (India), uno dei due principali responsabili del
SAPI, Peter Henriot SJ(Zambia) e Bernard Lestienne SJ (Brasile), della
delegazione internazionale. IJND, in risposta all’appello lanciato
dall’ultima Congregazione Generale (1995) alla Compagnia di Gesù, in quanto
corpo universale, affinché sviluppi il lavoro di promozione della giustizia
a livello mondiale, è lo sforzo congiunto di alcuni gesuiti e collaboratori
di articolare in una rete internazionale le proprie attività di ricerca,
riflessione e lobby su tre argomenti principali: educazione allo sviluppo,
debito estero, commercio internazionale e “governance”. In collaborazione
con il SAPI e avvalendosi dell’esperienza e delle riflessioni dei membri
della delegazione internazionale prove!
nienti da 14 paesi, IJND ha organizzato tre seminari su questi temi che
sono stati molto apprezzati, soprattutto quello sulla governance; i
contributi dei partecipanti e le molte domande del pubblico hanno fatto sì
che questi diventassero un’occasione di riflessione e di condivisione.
(Bernard Lestienne SJ) [HL40129]
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* Essere dalit oggi
Cosa vuol dire essere dalit oggi? Forse possiamo scorgere una luce alla
fine del tunnel della discriminazione e dell’emarginazione?
Per 15 lunghi anni, le giovani donne dalit di un villaggio sono state
violentate e abusate sistematicamente e con frequenza da parte degli uomini
della “casta superiore”. Oggi, dopo anni di silenzio e di oscurità,
costretta a una vita “senza diritti”, predestinata fin dalla nascita dal
“volere divino”, una di queste donne è riuscita a raccontare la sua storia
durante uno dei seminari del SAPI. Questa è una storia fra tante raccontate
e rivissute durante le tre ore del seminario, solo una storia di una parte
dell’umanità che oggi vede sorgere qualcosa di nuovo, poiché la comunità
dalit di questo villaggio si è attivata per denunciare le proprie
sofferenze e ha intrapreso il cammino della rivendicazione dei suoi diritti
fondamentali.
Trovarsi nel mezzo di tutto questo scuote qualcosa in noi e solleva una
moltitudine di sensazioni e domande che passano dalla solidarietà alla
vergogna per tutta questa cecità nei confronti della sofferenza di un
intero spicchio di umanità. Ci troviamo di fronte a una sorte di rinascita
di donne e uomini nel vero senso della parola: i dalit che sono divenuti
avvocati o capi delle loro comunità sono impegnati oggi nella lotta per i
diritti umani, che perseguono in quanto esseri umani e con l’aiuto di mezzi
efficaci. Un’avvocatessa dalit afferma con orgoglio “La voce dei dalit è
una voce ufficiale del FSM, i dalit parlano in prima persona, questo è fare
la storia!”.Un'immagine prende forma nel mio cuore: durante queste tre ore
abbiamo assistito alla nascita un “neonato” partorito nella difficoltà e
nel dolore! (Daniele Frigeri SJ) [HL40130]
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* Una lotta per l’indipendenza
Alla cerimonia di chiusura del FSM, l’ex presidente indiano (lui stesso un
dalit) Sri K. R. Narayanan ha ricordato alla folla che 50 anni fa su questo
stesso suolo che stavamo calpestando, Gandhi pronunciò una richiesta forte
e decisa di un’India indipendente dal dominio straniero. Così come nella
lotta per l’indipendenza dell’India, la richiesta attuale di giustizia,
libertà e uguaglianza proclamata da tutti i partecipanti al FSM, si trova
di fronte agli stessi ostacoli apparentemente insormontabili; e gli stessi
dubbi e il cinismo degli interessi nascosti che ostacolarono allora la
libertà dell’India adesso ostacolano minacciosi questo processo. Abbiamo
bisogno, ha aggiunto l’ex presidente, della stessa fede e della stessa
determinazione. Possiamo nuovamente marciare con Gandhi in una lotta non
violenta che non escluda nessuno? [HL40131]
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* Il potere dei simboli
Uno dei 110 giovani gesuiti indiani in formazione accorsi a Mumbai per
partecipare al FSM, venuti dal sud (Satya Nilayan), dall’India centrale (De
Nobili College), dal nord (Vidya Jyoti) e da altri teologati regionali
(Gujarat), ha letto di fronte ai partecipanti alla cerimonia di chiusura
del SAPI un discorso toccante. “Ciò che più mi ha colpito, ha detto, è il
potere dei simboli”. Una cosa è parlare di solidarietà e un’altra è
viverla, ha detto, ricordando il richiamo del Papa a una “solidarietà
globale” e quello di molti sociologi e teologi a creare nuove metafore,
schemi narrativi e simboli, capaci di dare forza alle nostre società nel
cammino verso un mondo più umano. Per dirla con le sue parole “non abbiamo
solo vissuto un tipico discorso razionale sulla solidarietà, l’abbiamo
sperimentato direttamente”. [HL40132]
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* La gente del nord-est fa parte di noi
Durante la cerimonia di chiusura organizzata da SAPI, Walter Fernandes SJ
era raggiante: non senza difficoltà è riuscito a portare al forum un gruppo
entusiasta di persone provenienti dai 7 stati del nord-est dell’India.
Tutti eravamo consapevoli del difficile rapporto tra i gruppi indigeni di
questi stati e il resto degli indiani; come Walter stesso confermò in un
incontro tra coordinatori, durante i primi giorni ci furono molte
incomprensioni, anche se per colpa di nessuno. In uno dei discorsi della
cerimonia di chiusura, il rappresentante Naga ha formulato una richiesta
politica, che definiva delle condizioni di libertà. E’ stato ascoltato con
attenzione, gli è stato dato uno spazio: in questo modo sono state poste le
premesse per la creazione di un’unione, per quanto debole, che potrà
svilupparsi durante degli incontri futuri tra le popolazioni indigene,
adivasi e tribali. Sì, questi sono passi piccoli ma importanti. [HL40133]
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* La necessità di forum sociali locali
Molti dei presenti intervenuti durante la sessione di chiusura del SAPI
hanno sottolineato l’importanza di organizzare eventi simili a livello dei
vari stati. Alcuni hanno proposto di organizzare un forum sociale a
Jharkhand, patria di molti gruppi adivasi dell’India: un desiderio mosso
non tanto dalla volontà di trasmettere l’esperienza del FSM a tutta la
nazione, quanto dall’aver scoperto che, al FSM di Mumbai, vi erano molti
altri gruppi dello Jharkhand con obiettivi e scopi analoghi. Queste persone
sono consapevoli della difficoltà di lavorare assieme, ma pensano che sia
giunto il momento di creare dei legami più ampi tra questi gruppi. [HL40134]
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* Il percussionista tamil
Ci ricorderemo tutti del gruppo dalit del Tamil Nadu e della formazione di
una comunità adivasi del nord dell’India che costituivano due dei quattro
gruppi scelti per esibirsi alla cerimonia di chiusura del FSM. Di fronte al
gruppo del SAPI stava il percussionista, vestito con il “lungi”
tradizionale, una stoffa legata attorno alla vita, e il “banian”, una
semplice tunica senza maniche. Il suo corpo possente riluceva di sudore e
orgoglio, felice di esibirsi di fronte a un pubblico internazionale e di
aver avvertito, per la prima volta, la comunanza tra i gruppi adivasi e
dalit. Il rombo ispiratore e quasi assordante degli enormi tamburi ha
aperto la cerimonia di chiusura: “tutti noi, ha detto con orgoglio, abbiamo
dei problemi, ma siamo determinati a lottare”.[HL40135]
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* Un “mondo madre”
Francis Gonsalves SJ, originario di Mumbai, aggirandosi nella zona del
forum ascoltando diverse voci e commenti, è rimasto colpito dalla
moltitudine di persone che sono state lasciate al freddo dalla crudeltà del
capitalismo globalizzante, appartenenti a una miriade di diversi gruppi:
ambientalisti, prostitute, indigeni, dalit, pacifisti, socialisti,
travestiti, un elenco infinito.
Ma ciò che tutti vogliono, ha notato, è un mondo più stabile, sicuro, che
nutre, un “mondo madre”, dice, usando una frase del gesuita dello Sri Lanka
Paul Casperz. Un mondo madre proteggerà e si prenderà cura di tutti coloro
che lo abitano, lasciandoli crescere in pienezza, non emarginando nessuno,
dividendo tutto ciò che ha tra i suoi figli. Le sue parole ci colpiscono: è
un simbolo che si adatta al mondo altro che vogliamo. Vorremmo aggiungere
che, in quanto adulti grati di quello che abbiamo ricevuto, dobbiamo
restituire a questa nostra madre parte della sua energia, rimpolpare le sue
risorse, proteggere le sue riserve, così che possa continuare a prendersi
cura dei nostri fratelli, del loro sviluppo e della loro crescita. Questo
senso di responsabilità verso la famiglia allargata può forse sembrare una
risposta indiana, che tuttavia ben si adatta al contesto attuale del FSM.
[HL40136]
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* Guardando al futuro
Tutti coloro che hanno partecipato sotto la bandiera del SAPI, erano
consapevoli del fatto che questo evento non doveva essere una “mela” (sagra
popolare), che, così come inizia, finisce. Alla fine della cerimonia di
chiusura, Joe Xavier SJ, a nome del SAPI, ha lanciato l’idea che il SAPI
continui a esistere, come cartello non confessionale di organizzazioni
popolari, per dar voce ai molti gruppi che lottano per la giustizia e la
loro dignità, proponendo di creare una rete tra tre (o più) sottogruppi:
adivasi, dalit, donne e lavoratori non organizzati e delle piantagioni.
Questa struttura sarebbe presente anche a livello di regioni o di stati.
Dopo alcuni suggerimenti dalla platea, l’idea è stata approvata
all’unanimità, e il SAPI è stato incaricato di definire i dettagli
organizzativi. Da parte di Headlines diamo il nostro sostegno a questa rete
nascente e preghiamo per la sua continuità. [HL40137]
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Con questo numero finiscono le edizioni speciali di Headlines sul Forum
Sociale Mondiale di Mumbai. Desideriamo ringraziare tutti coloro che vi
hanno contribuito, scrivendo articoli o curando le traduzioni, e hanno reso
possibile la redazione di questi numeri.
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