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IN PARLAMENTO SI PARLA DI CECENIA



15/01/2004 | Posizione del Governo italiano in riferimento alla situazione 
in Cecenia sotto il profilo dei diritti umani e delle liberta' fondamentali 
(n. 2-00997)

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Camera dei Deputati: Seduta del 15 Gennaio 2004


Presidente. L'onorevole Boato ha facolta' di illustrare l'interpellanza 
Filippo Mancuso n. 2-00997 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti 
sezione 4), di cui e' cofirmatario.

Marco Boato. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, 
onorevoli colleghi, anche a nome del primo firmatario, il collega Filippo 
Mancuso, e dell'altro cofirmatario, il collega Pisicchio, vorrei illustrare 
questa interpellanza che riguarda la singolare situazione in cui si e' 
venuto a trovare il nostro paese in relazione alle drammatiche e tragiche 
vicende della Cecenia dopo l'altrettanto singolare - ahime' - conferenza 
stampa del nostro Presidente del Consiglio Berlusconi, tenutasi 
congiuntamente con il Presidente della Federazione russa Putin e svoltasi 
il 6 novembre 2003, con riferimento alla situazione della Cecenia. Signor 
rappresentante del Governo, nella nostra interpellanza io ed i colleghi 
(l'onorevole Mancuso si scusa di non essere presente, essendo per lui 
impossibile partecipare ai lavori dell'aula questa mattina) saremo potuti 
partire, nelle premesse, dalla citazione dell'amplissima documentazione che 
esiste, a livello del Parlamento europeo e del Consiglio d'Europa in 
relazione alla tragica situazione di violazione dei diritti umani in 
Cecenia, ad esempio. Avremmo potuto citare anche la recente risoluzione del 
Parlamento europeo, che e' molto molto rigorosa nel condannare qualunque 
forma di terrorismo (e ed essa ci associamo pienamente) e, al tempo stesso, 
rigorosissima nel condannare la violazione sistematica dei diritti umani da 
parte della Federazione russa in Cecenia. Signor rappresentante del 
Governo, avremmo potuto citare l'amplissima documentazione che in questi 
anni ci ha fornito il partito radicale transnazionale, in particolare 
attraverso le iniziative di Olivier Dupuis, che sono conosciute in tutta 
Europa e, ormai, anche in tutto il mondo in relazione alla Cecenia.

Avremmo potuto riferire anche le piccole denunce che giungono da una cella 
del carcere di Pisa riguardo alla drammatica situazione in Cecenia e che 
sistematicamente vengono fatte conoscere attraverso gli scritti e le parole 
del detenuto Adriano Sofri, che in Cecenia e' piu' volte intervenuto 
proprio per tentare di far rispettare i diritti umani e che della Cecenia, 
anche dalla sua cella nel carcere di Pisa, da sette anni, continua in modo 
appassionato ad interessarsi. Tuttavia, non abbiamo fatto nulla di tutto 
questo. Mi farebbe piacere poter interloquire con il rappresentante del 
Governo, per evitare di ridurre tutto ad un rito inutile (ed io non tengo 
ai riti, tantomeno a quelli inutili). Mi permetta di continuare un dialogo 
che e' stato aperto con lei ieri in quest'aula. So che c'e' un foglio di 
carta scritto che lei dovra' leggere...

Cosimo Ventucci, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il 
Parlamento.Ma e' personale...

Marco Boato.... ma, almeno, ponete in essere la messa in scena di credere a 
cio' che stiamo facendo! Io ci credo. Non abbiamo citato nulla di tutto 
cio' che ho poco fa sinteticamente evocato. Nella nostra interpellanza, che 
abbiamo presentato il 2 dicembre scorso (e che, pur essendo urgente, a 
causa anche della legge finanziaria e della pausa natalizia, viene svolta 
con un po' di ritardo) siamo partiti dal contenuto di un'interrogazione a 
risposta in Commissione affari esteri di un collega della Casa delle 
liberta', ossia del centrodestra (cui, peraltro, appartiene anche il primo 
firmatario di questa interpellanza). Io appartengo al centrosinistra, ma 
sul tema dei diritti umani riteniamo che vi debba essere un'assoluta 
trasversalita' in Parlamento e non solo. Come dicevo, siamo partiti dal 
contenuto di un'interrogazione, presentata il 13 ottobre 2003, del collega 
Gennaro Malgieri, che appartiene alla Casa delle liberta', che e' un 
esponente di Alleanza nazionale e che e' anche il direttore dell'organo di 
Alleanza nazionale Il Secolo d'Italia. In tale interrogazione il collega 
Malgieri afferma, fra l'altro, testualmente che dal 1994, quando sono 
iniziate le ostilita' tra l'esercito russo e gli indipendentisti, in 
Cecenia sono morti 200 mila civili e circa 300 mila sono stati costretti 
alla fuga verso i campi profughi ceceni o della vicina Ingushetsia.

Le organizzazioni non governative internazionali denunciano da anni la 
mancanza di trasparenza da parte delle autorita' russe sulla reale entita' 
delle operazioni militari e sulle vere condizioni in cui versa la stremata 
popolazione civile, sia quella che tra mille stenti ha abbandonato la 
propria casa sia quella costretta a riparare nei campi profughi. Le 
autorita' russe non hanno offerto collaborazione nella ricerca degli autori 
della morte del giornalista Antonio Russo, - che anch'io ricordo con 
commozione ancora oggi e che e' stato assassinato proprio in relazione alle 
sue indagini per Radio radicale in Cecenia - e del rapimento nel 2002 del 
capo missione di Medici senza frontiere, Aryan Erkel. Si dice ancora 
nell'interrogazione presentata dal collega Malgieri che il 5 ottobre si 
sono svolte in Cecenia elezioni presidenziali non democratiche - tanto che 
l'Osce ed il Consiglio d'Europa si sono rifiutati di inviare osservatori - 
caratterizzate da un clima di intimazione che, alla pari di quelle del 
2000, hanno visto in campo un unico candidato appoggiato da Mosca. La 
mancata tutela dei diritti umani della popolazione civile deriva, oltre che 
dalla crudelta' del conflitto in atto, anche dalla mancanza di qualunque 
dialettica politica. Fin qui, in sintesi, abbiamo citato, proprio per 
evitare qualunque strumentalizzazione politica, cio' che dice un autorevole 
esponente del centrodestra, in relazione alla sistematica violazione dei 
diritti umani e politici. Abbiamo anche citato, signor rappresentante del 
Governo, nella nostra interpellanza urgente, cio' che, e ne diamo atto 
positivamente, il successivo 28 ottobre 2003, il sottosegretario di Stato 
per gli affari esteri, il collega Baccini, aveva risposto 
all'interrogazione presentata dal collega Malgieri. In questa risposta del 
28 ottobre, si dice testualmente, - mi limito a leggere rapidamente in 
sintesi -, che la situazione in Cecenia, sotto il profilo della tutela dei 
diritti umani e delle liberta' fondamentali, continua a formare oggetto di 
costante attenzione da parte dell'Italia e degli altri partner comunitari. 
Si dice inoltre che a seguito delle elezioni presidenziali cecene dello 
scorso ottobre, la Presidenza italiana dell'Unione europea ha espresso, a 
nome di tutti i partner, la sua preoccupazione per le condizioni in cui si 
e' svolta la consultazione elettorale.

Si dice inoltre che "l'Unione europea ha manifestato in particolare 
preoccupazione per le segnalazioni di costanti violazioni dei diritti umani 
e ha chiesto alle autorita' russe di indagare e perseguire i responsabili. 
Inoltre, "anche sul piano bilaterale, il Governo italiano ha reso noto alle 
autorita' russe, in svariate occasioni ed a tutti i livelli, l'estrema 
attenzione con cui seguiamo l'evolversi della situazione in Cecenia". Si 
auspica poi il rispetto dei diritti umani e quant'altro. Si aggiunge che in 
ambito comunitario e' stata accolta positivamente l'opportunita' offerta 
dal Governo al signor Francis Deng - rappresentante speciale del segretario 
generale delle Nazioni Unite per gli sfollati -, di visitare i campi 
profughi dell'Ingushetsia, la cui situazione desta notevole preoccupazione. 
Sin qui abbiamo una fotografia recentissima, - siamo in ottobre -, data da 
uno strumento di sindacato ispettivo presentato dal centrodestra, e da una 
risposta piu' sfumata, diplomatica, come sempre succede, da parte del 
rappresentante del Governo, che esprime preoccupazione e dimostra 
attenzione nei confronti della violazione dei diritti umani, soffermandosi 
anche sulle condizioni in cui si e' svolta la consultazione elettorale in 
nome dell'Unione europea. Dopo questo, e siamo al 6 novembre, esattamente 
otto giorni dopo la risposta del Governo in Commissione, si e' svolto il 
vertice UE tra il Presidente Berlusconi e il presidente Putin a Roma: 
ricordo che un giornalista di Le Monde, Laurent Zechini rivolse una domanda 
sulla situazione interna della Cecenia. Per inciso, faccio presente che 
anche in occasione dell'incontro del Presidente della Camera Casini con il 
ministro russo Ivanov, tenutosi lo scorso anno in questo ramo del 
Parlamento, ho rivolto, al ministro russo, nel corso del cordiale colloquio 
che si e' svolto, una domanda sulla Cecenia.

Come sempre accade - ed e' giusto che accada - nessuno dimentica la 
Cecenia. Il Presidente Berlusconi inopinatamente zittisce, addirittura con 
un gesto della mano (abbiamo visto tutti le immagini televisive), il 
Presidente Putin e, sostanzialmente, smentisce che vi sia qualunque 
violazione dei diritti umani affermando che ci sono realta' che anche in 
Italia come all'estero vengono spesso distorte dalla stampa e che si tratta 
di una "piccola Repubblica cui e' stata data la possibilita' di fare 
elezioni democratiche, democraticamente svolte". Il Presidente del 
Consiglio Berlusconi, forse travolto dall'afflato umano dei suoi rapporti 
con Putin - che tali rapporti siano buoni a me non crea nessun turbamento - 
smentisce in pochi secondi la linea dell'Unione europea, della Commissione 
europea, del Consiglio d'Europa, dell'Organizzazione delle Nazioni Uniti e 
dello stesso Governo italiano in materia di violazione dei diritti umani e 
politici in Cecenia. Ovviamente, tale situazione ha creato reazioni molto 
pesanti il giorno dopo: tra gli altri, Il Corriere della Sera, la 
Repubblica, Europa ed anche Il Giornale riportano le preoccupazioni e lo 
sdegno registratisi a livello europeo. Lo stesso giorno 6 novembre vi e' 
stata una smentita della Commissione europea rispetto alla posizione 
espressa dal Presidente Berlusconi. Pochi giorni dopo, il 17 novembre, la 
conferenza plenaria dei ministri degli affari esteri, con l'imbarazzo che 
posso comprendere del ministro Frattini, ha denunciato come infondate le 
dichiarazioni del Presidente Berlusconi sulla Cecenia. Il Parlamento 
europeo ha votato una risoluzione con la quale si "deplorano le 
dichiarazioni fatte dal Presidente di turno del Consiglio europeo alla fine 
del vertice Unione europea-Russia, quando ha espresso il suo appoggio alla 
posizione del Governo russo circa la situazione dei diritti umani in 
Cecenia e lo stato della democrazia nella Federazione russa". Si tratta di 
una piccola catastrofe politica e diplomatica dovuta, forse, all'impeto, 
all'amicizia, alla solidarieta' umana ed ai rapporti familiari che, da 
quanto si legge, si sono anche intrecciati. Tutto questo non e' negativo e 
non lo denuncio affatto: si puo' essere amici, avere rapporti di 
collaborazione, di fiducia, ospitare le figlie del Presidente Putin nella 
propria residenza. Tutto cio' si puo' fare, ma si deve mantenere il rigore 
nelle posizioni politiche e nel ruolo (che fino a pochi giorni fa l'Italia 
aveva) di Presidente di turno dell'Unione europea, nonche' il rispetto 
delle deliberazioni del Parlamento europeo e delle posizioni della 
Commissione europea e del Consiglio europeo, che sono diametralmente 
opposte a quelle manifestate in tale circostanza sulla Cecenia dal 
Presidente Berlusconi. Ovviamente, non stiamo parlando di un fatto 
irrilevante. Il collega Malgieri, che ho citato prima, ricorda le cifre 
spaventose del massacro dei diritti umani in Cecenia: centinaia di migliaia 
di profughi e centinaia di migliaia di assassinati. Si tratta di una 
piccola popolazione certo attraversata anche da un fenomeno terroristico 
che il Parlamento europeo condanna e che tutti noi condanniamo. Tuttavia, 
e' una situazione terribile di massacro dei diritti umani, civili, politici 
e della vita delle persone. Questo a noi francamente ha lasciato sconcertati.

Presidente. Onorevole Boato...

Marco Boato. Concludo l'illustrazione, signor Presidente. Ho usato, nella 
fermezza dei contenuti, toni pacati perche' si tratta di una situazione che 
ci ha perfino amareggiato. Il collega Mancuso fa parte del centrodestra ed 
io faccio parte del centrosinistra, ma finche' il Presidente del Consiglio 
ha un certo ruolo sul piano internazionale, egli rappresenta l'Italia. Il 
fatto che l'Italia, in tale vicenda, sia stata cosi' male rappresentata ci 
ha creato una grande sofferenza non solo rispetto a noi stessi, che sarebbe 
poca cosa, ma rispetto alla violazione dei diritti umani in Cecenia che e' 
stata con poche parole cancellata ed ignorata.

Presidente. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, 
senatore Ventucci, ha facolta' di rispondere.

Cosimo Ventucci, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. 
Ringrazio l'onorevole Boato per la chiarezza e la pacatezza della sua 
puntuale illustrazione dell'interpellanza, a prima firma dell'onorevole 
Filippo Mancuso.

Nel trattare il tema dell'atteggiamento dell'Italia di fronte al problema 
ceceno, appare fondamentale sottolineare il principio della condivisione di 
valori tra l'Unione europea e la Federazione russa. Lei, onorevole Boato, 
mi scusera', ma generalmente i sottosegretari riferiscono sulla base degli 
appunti preparati dai tecnici dei vari ministeri, dato che le interpellanze 
e le interrogazioni sono di carattere tecnico. Con riferimento, invece, a 
questa interpellanza, che riguarda principi fondamentali, l'appunto lo 
abbiamo scritto noi, proprio per non creare altri equivoci, perche' cio' 
sarebbe veramente deprecabile. Il nostro Governo ha sempre considerato 
prioritaria la condivisione di tali valori per favorire un conseguente 
avvicinamento dei comportamenti russi ai principi che nel resto d'Europa 
sono radicati da secoli, ma che in tale grande paese sono stati 
violentemente negati per generazioni. La nostra azione, pertanto, e' volta 
al superamento della contraddizione esistente tra la natura europea della 
Russia e il suo difficile passato e cerchiamo di conciliare i russi con la 
propria storia e con l'Europa. In tal senso l'impegno del Presidente Putin 
corrisponde al nostro e per questo motivo riteniamo che gli 
incoraggiamenti, anche pubblici, accompagnati da un'azione di monitoraggio 
e di consiglio, nel rispetto della sovranita', siano il modo migliore per 
affermare quei principi, primo fra tutti la difesa e la promozione dei 
diritti umani, che stanno a cuore a noi tutti e sono anzi un aspetto 
qualificante dell'azione internazionale del nostro Governo. Riteniamo che 
una tale azione debba compiersi con lungimiranza ed equilibrio, senza 
ipocrisie o manicheismi. Occorre, quindi, che siano rimarcate le 
inadeguatezze delle autorita' sotto il profilo dei diritti umani, ma 
bisogna anche pubblicamente riconoscere i progressi compiuti, oltre che 
denunciare le efferatezze del terrorismo; una piaga che, non dobbiamo mai 
dimenticarlo, colpisce in primo luogo proprio i diritti umani, il diritto 
alla vita dei civili innocenti che ne sono vittime, quelli alla liberta' e 
allo sviluppo delle comunita' che devono poter crescere senza essere 
condizionate dal terrore. Ebbene, il problema ceceno e' largamente 
condizionato dal terrorismo, del quale sarebbe miope ignorare le 
connessioni internazionali, che colpisce in primo luogo la popolazione 
cecena, ma che ha mietuto numerosissime vittime anche a Mosca. Ne consegue 
che la lotta al terrorismo internazionale e' oggi una priorita' assoluta 
per l'Italia e la comunita' internazionale, poiche' si tratta di difendere 
la nostra civilta' con i valori che essa incarna, tra i quali appunto 
figura in primo luogo quello dei diritti umani e cio' e' profondamente 
coerente con il nostro impegno e con i nostri obblighi europei. L'Italia 
ha, purtroppo, una lunga storia di lotta al terrorismo e nella comunita' 
internazionale abbiamo sempre sostenuto la necessita' di sviluppare tale 
impegno prioritario, senza tradire i nostri valori. Lo ha detto chiaramente 
il Presidente del Consiglio intervenendo, a nome dell'Unione europea, nello 
scorso settembre, all'Assemblea generale dell'ONU, quando ha sottolineato 
come la fermezza nel liberare le attuali e le future generazioni dal virus 
del terrorismo richieda anche il rispetto dei diritti umani, delle liberta' 
fondamentali, dello Stato di diritto e del diritto umanitario e tale 
impegno lo si traduce in fatti coerenti, come francamente ribadito in ogni 
occasione di incontro con i russi. Una conoscenza della storia russa, della 
difficile evoluzione di questo grande paese e delle cause e degli effetti 
del terrorismo internazionale ci impongono comportamenti equilibrati. Per 
questo motivo appare importante modulare gli incoraggiamenti ed i 
riconoscimenti pubblici per i progressi effettivamente compiuti dalla 
Russia di Putin, accompagnandoli ad esortazioni, anche franche, che si 
possono rivolgere nel modo piu' efficace soprattutto nei colloqui 
diplomatici; questo e' cio' che e' stato fatto a Roma nello scorso 
novembre. Dovremmo considerare con equilibrio gli interessi diplomatici, ma 
piu' in generale politici ed anche e soprattutto umani, che ci inducono ad 
impegnare la Russia con una politica di franchezza e di amicizia. Sono, 
infatti, evidenti le conseguenze per tutta l'Europa ed anche per gli 
equilibri geostrategici mondiali di una crescita nella stabilita' del 
gigante euroasiatico. In tale contesto assume un rilievo fondamentale il 
cruciale fronte del Caucaso: lo sviluppo dell'instabilita' in quell'area 
puo' contribuire alla crescita del terrorismo internazionale, che non puo' 
trovare alcuna sorta di giustificazione, neanche indiretta, e puo' portare 
instabilita' in tutta la Russia, con le gravi conseguenze, anche per i 
diritti umani, che tali dinamiche dovrebbero averci insegnato dopo le 
esperienze balcaniche degli anni novanta. Posso, quindi, confermare che 
l'Italia e' fortemente impegnata nell'individuazione di una soluzione 
negoziata della crisi cecena, che tale tema e' sistematicamente posto 
all'ordine del giorno degli incontri bilaterali che si succedono a ritmo 
cadenzato e che proprio il rapporto privilegiato che unisce le due capitali 
ed i due presidenti, come lei ha sottolineato, ci autorizza a sollevare con 
particolare autorevolezza l'argomento con gli interlocutori russi. Certo, 
cosi' facendo, l'Italia e' sensibile, al tempo stesso, alle preoccupazioni 
di sicurezza avanzate dal Governo di Mosca ed alla volonta' di contrastare 
nella regione caucasica il fenomeno del terrorismo. Le elezioni 
presidenziali che, nella primavera scorsa hanno condotto all'affermazione 
del candidato filo-russo Kadyrov, possono essersi svolte in condizioni di 
non perfetta regolarita', ma e' difficilmente sostenibile negare un chiaro 
orientamento della popolazione cecena di fronte ad un risultato (circa l'80 
per cento dei voti) ampiamente favorevole al candidato piu' che al 
programma di autonomia previsto dal Governo di Mosca. Cio' testimonia se 
non altro la volonta' della grande maggioranza della popolazione cecena di 
ritrovare normali condizioni di vita. Il sempre maggior coinvolgimento 
nell'amministrazione della regione di esponenti locali, rappresentanti di 
tutte le espressioni politiche e con la sola esclusione di terroristi, e' 
stata da noi frequentemente evidenziata agli interlocutori russi come 
priorita' da perseguire. Va poi considerata l'indiscriminata attivita' 
terroristica che colpisce ugualmente militari e civili. Il treno fatto 
parzialmente deragliare qualche settimana fa in territorio russo da 
un'azione di commando ceceno trasportava in massima parte operai e studenti 
ed e' solo un esempio che, insieme alla talvolta eccessiva reazione russa, 
deve creare l'occasione per portarci a riflettere sull'evoluzione del 
concetto di giustizia che vieppiu' si fa razionale e meno tradizionale, 
smettendo di legittimare la privilegiata supremazia dei forti per 
incominciare a rivendicare la tutela dei deboli.

Lei, onorevole Boato, mi perdonera' il riferimento classico a Dike e 
Themis, ma e' sempre piu' attuale, capovolgendosi continuamente il rapporto 
di forza dall'uno all'altro di chi contende, ritenendo di essere nel 
giusto. Per quanto specificatamente riguarda il vertice Unione 
europea-Federazione russa, esso ha rappresentato uno degli appuntamenti 
piu' rilevanti del semestre nel campo delle relazioni dell'Unione con i 
paesi terzi, in ragione della valenza strategica del rapporto Unione 
europea-Russia. La dichiarazione congiunta, finalizzata nel corso di un 
laborioso negoziato tra la federazione russa, da una parte, e Presidenza, 
Commissione e Segretariato dell'Unione europea, dall'altro, ed emessa a 
conclusione del vertice, rappresenta il frutto di un delicato compromesso 
tra le istanze di molti Stati membri, che volevano espliciti riferimenti a 
tutte le questioni controverse, e la richiesta russa di avere una 
dichiarazione molto snella che si limitasse ad evidenziare gli aspetti 
positivi della collaborazione. Cio' che conta e' il rilievo prioritario che 
in tale dichiarazione, cosi' come in quella adottata nel vertice bilaterale 
svoltosi con la Russia negli stessi giorni, viene attribuito ai valori 
comuni. Questo risultato, che rappresenta l'aggancio fondamentale della 
Russia all'Europa, non va sottovalutato ed e' parte di un paziente lavoro 
che l'Italia sta svolgendo da tempo ed i cui risultati vengono ormai 
riconosciuti dai fatti in termini di progressivo e sostanziale 
avvicinamento della Russia all'Europa lungo un percorso non facile. Tutte 
le questioni previste all'ordine del giorno sono state affrontate nei 
colloqui con il presidente Putin e cio' vale anche per quanto riguarda la 
situazione in Cecenia, la questione della ratifica del protocollo di Kyoto, 
il problema della Moldova e Transnistria e le implicazioni delle vicende 
giudiziarie che hanno coinvolto la Yukos. In particolare, per quanto 
riguarda la Cecenia, non solo la questione e' stata evocata, ma alla 
discussione su questo punto e' stato dedicato ampio spazio. Lo stesso 
presidente Putin nella conferenza stampa a Villa Madama ha pubblicamente 
sottolineato come nel corso della riunione plenaria Unione europea-Russia 
sia stato proprio il Presidente Berlusconi ad impegnarlo nel modo piu' 
puntuale sul tema della Cecenia con "domande scomode e dubbi".

In effetti, proprio su richiesta della Presidenza dell'Unione europea, 
Putin ha illustrato gli sforzi di Mosca per avviare un percorso di 
ricostruzione politica ed istituzionale in Cecenia, attraverso i 
referendum, l'amnistia e le elezioni ed ha invitato i rappresentanti 
europei a visitare la regione. Da parte nostra, abbiamo manifestato 
solidarieta' alla lotta contro il terrorismo ed il sostegno ad una riforma 
costituzionale che coinvolga segmenti sempre piu' ampi della popolazione 
cecena. Al tempo stesso, non abbiamo mancato di rilevare le nostre 
perplessita' a fronte di situazioni elettorali apparse non in linea con gli 
standard occidentali e abbiamo vivamente auspicato che, in parallelo con il 
processo di riforma costituzionale, migliorino gli standard dei diritti 
umani ed il rapporto fra la popolazione cecena e i suoi amministratori. In 
particolare, abbiamo insistito sulla necessita' che gli aiuti umanitari 
internazionali raggiungano le popolazioni destinatarie degli stessi e che 
nessun rifugiato ceceno nelle regioni limitrofe sia forzato a ritornare in 
Cecenia. Abbiamo rinnovato l'appello perche' si faccia tutto il possibile 
per affrettare il rilascio del rappresentante dei Medici senza frontiere, 
Aryan Erkel, rapito nel Caucaso nel agosto 2002, auspicando l'apertura di 
un ufficio europeo per gli aiuti umanitari nell'area e il Presidente Putin 
ha suggerito che esso fosse situato nella stessa Cecenia per la cui 
sicurezza egli si faceva garante. L'incontro ha quindi permesso all'Unione 
europea di confermare la convinzione che la sicurezza sia complementare 
alla giustizia ed al rispetto dei diritti umani e che la partnership 
strategica tra l'Unione europea e la Russia si basi sempre sulla 
condivisione di valori quali la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti 
umani, la liberta' di espressione. Vorrei aggiungere che, nell'ambito dello 
Spazio comune di sicurezza esterna, la Dichiarazione comune sulla 
cooperazione nel campo della gestione delle crisi costituisce un segnale 
importante della volonta' dell'Unione europea e della Federazione russa di 
lavorare insieme in un settore di vitale interesse per l'Europa. Credo che 
anche questo vada registrato come un risultato positivo del vertice di 
Roma, nel quadro della realizzazione dello Spazio comune di sicurezza 
esterna, ed analoga cooperazione sara' approfondita, nel contesto degli 
appositi organismi multilaterali, nel settore delle armi di distruzione di 
massa. In conclusione, credo di poter affermare che il vertice di Roma 
abbia costituito un momento non facile, ma importante, nel rafforzamento 
del nostro rapporto complessivo con la Federazione russa, consentendo di 
registrare progressi significativi e rappresentando un'occasione preziosa 
per un proficuo ed approfondito scambio di vedute sui temi dell'attualita' 
internazionale.

Presidente. L'onorevole Boato ha facolta' di replicare.

Marco Boato. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, 
colleghi, ho ascoltato con grandissima attenzione la risposta fornita dal 
sottosegretario Ventucci e devo anche dare atto - lei sa che cerco sempre 
di essere intellettualmente leale, oltre che politicamente, spero - che, 
per fortuna, non si tratta di una risposta banale e rituale. Molte delle 
considerazioni, delle analisi e delle prospettive indicate in tale risposta 
sono da me - e penso anche dal collega Mancuso, nonostante sia un esponente 
del centrodestra - condivise, in quanto si tratta di orientamenti di 
politica internazionale che non appartengono all'uno o dall'altro 
schieramento politico. Su queste tematiche siamo di fronte ad orientamenti 
che, per fortuna, da molti anni, accomunano quasi tutti gli schieramenti 
all'interno di questo Parlamento e anche all'interno del Parlamento 
europeo. Quindi, da questo punto di vista - proprio perche' voglio essere 
il piu' sereno e leale possibile -, mi ritengo soddisfatto di questo lato 
generale contenuto nella risposta. Mi permetta, signor sottosegretario, di 
non ritenermi invece soddisfatto per quanto riguarda l'occasione specifica 
e drammatica contenuta nella nostra interpellanza. Oggi e' il 15 gennaio, 
dunque da circa un mese e' ormai terminato il mandato di presidenza 
italiana dell'Unione europea. Ci troviamo in un'aula non affollata, come 
accade in questi casi e lo si sa; forse vi e' un po' di pubblicita' 
esterna, ci sono i nostri resoconti, ma non credo che questo dibattito 
possa avere chissa' quale risonanza nazionale ed internazionale. Proprio 
per tale motivo, per il suo tramite (sebbene lei, sottosegretario Ventucci, 
non sia responsabile di cio'), questa poteva essere l'occasione in cui il 
Presidente del Consiglio dei ministri, o chi per lui, si scusasse in 
qualche modo di fronte al Parlamento e, attraverso di esso, di fronte anche 
all'Unione europea per un incidente politico, piu' che diplomatico. 
Condivido tutto quello che il sottosegretario Ventucci ha poc'anzi detto 
sull'opportunita' di instaurare rapporti d'amicizia, di solidarieta', di 
stimolo, di cooperazione, di crescita e di tenere conto della storia 
drammatica e tragica della Cecenia. Condivido, ripeto, pressoche' tutto 
anche se, forse, avrei usato parole un po' piu' forti, tenuto conto che non 
sono un sottosegretario di questo Governo ma un deputato dell'opposizione 
che, come tale, puo' permettersi di farlo. Cio' che e' successo lo 
sciagurato 6 novembre scorso - non mi riferisco, evidentemente, ai colloqui 
formali e riservati - di fronte all'opinione pubblica internazionale e a 
centinaia di giornalisti e' stato che, ad una domanda formulata da un 
giornalista di Le Monde, il Presidente del Consiglio italiano (che in quel 
momento era anche il Presidente del Consiglio europeo), anziche' lasciare 
al Presidente della Federazione russa l'onere di dare conto (come chiedeva 
il collega Malgieri in una sua interrogazione presentata pochi giorni 
prima) della terribile situazione in Cecenia in ordine ai diritti umani e 
della linea che la Federazione russa intende adottare o sta adottando, ha 
deciso di rispondere lui stesso, ergendosi ad avvocato difensore e facendo 
addirittura una battuta ironica sulla parcella, negando tutto e sostenendo 
che si trattava di un'invenzione della stampa internazionale, cosi' come 
avviene con la stampa italiana che falsifica e manipola le notizie. 
Sottosegretario Ventucci, crede che io, i colleghi Filippo Mancuso, 
Pisicchio e chiunque altro in quest'Assemblea non siamo d'accordo sulla 
lotta contro il terrorismo? Siamo totalmente d'accordo; lo siamo in Italia 
e lo siamo anche rispetto alla Cecenia: ma quello spaventoso terrorismo, 
che non ha giustificazioni, da che cosa nasce? Ho qui il testo integrale di 
una risoluzione adottata poche settimane fa dal Parlamento europeo, nella 
quale c'e' molto di quanto lei poc'anzi ha prospettato e che io, ripeto, 
giudico condivisibile. Tuttavia, in questo documento non si usano le parole 
che poco fa ho ascoltato nella sua risposta. Piu' precisamente, debbo 
rilevare che, se da una parte si usano espressioni come lotta al terrorismo 
come priorita' assoluta ed efferatezza del terrorismo, dall'altra, a 
proposito della violazione dei diritti umani, relativamente a centinaia di 
migliaia di persone assassinate e a centinaia di migliaia di profughi, lei 
ha parlato, invece, di inadeguatezza sotto il profilo dei diritti umani. 
Sottosegretario Ventucci, credo che lei comprenda lo "scompenso", perfino 
linguistico, esistente, da una parte, nel condannare le efferatezze del 
terrorismo, che tutti noi, insieme con lei condanniamo, e dall'altra, 
quando si ha a che fare con la vita e la morte di centinaia di migliaia di 
persone di un paese che ha una popolazione di circa due milioni di abitanti 
(prima erano di piu', adesso sono molto meno), nel parlare d'inadeguatezza. 
Questo e' quello che sconcerta! Riguardo a quest'aspetto, la citata 
risoluzione del Parlamento europeo - che contiene molte delle cose dette 
poc'anzi dal sottosegretario Ventucci in ordine al processo politico, alla 
moralita' e ai segnali positivi che a volte emergono -, al punto 13, recita 
(leggo testualmente): "Il Parlamento europeo ribadisce la propria 
preoccupazione e la propria ferma condanna dinanzi alle persistenti e 
ricorrenti violazioni di massa del diritto umanitario e dei diritti 
dell'uomo commesse ai danni della popolazione civile dalle forze russe; 
violazioni che costituiscono crimini di guerra e crimini contro l'umanita' 
da indagare e perseguire cosi' come gli attacchi e le violazioni e i 
rapimenti perpetrati da gruppi paramilitari e da guerriglieri". Nel 
Parlamento europeo il partito popolare detiene la maggioranza, se non 
sbaglio. Suppongo che tale risoluzione sia stata concordata e votata da 
popolari, socialisti e verdi; si tratta di un documento di compromesso. Il 
Parlamento europeo fa risuonare parole che, come chiunque comprende, sono 
adeguate alla portata di quella tragedia, pur condannando con estrema 
durezza il terrorismo. Non si puo' parlare di "efferatezza" a proposito del 
terrorismo e di "inadeguatezza sotto il profilo dei diritti umani" a 
proposito del genocidio di un popolo! Questo e' forse l'unico momento nel 
quale mi sono permesso di alzare la voce, non contro il Governo, bensi' 
contro la situazione cecena, non per dileggio o disprezzo, ma per passione 
verso i diritti umani, i diritti civili, la vita e la morte delle persone. 
Quella di oggi - concludo, signor Presidente, e ringrazio lei, il 
sottosegretario e i colleghi per l'attenzione - poteva essere per il 
Governo un'occasione nobile (seppure piccola dal punto di vista della 
risonanza mediatica, che peraltro non cerco) per ammettere che c'e' stato 
un incidente, per darne conto, a distanza di due mesi, al Parlamento, pur 
ribadendo - e lei lo ha fatto - quella che e' una linea strategica europea, 
comunitaria e italiana. Tale ammissione e' mancata, per cui, sotto questo 
profilo, mi consenta di dichiarare pacatamente la mia e la nostra 
insoddisfazione.