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Tom Hurndall nel ricordo di sua madre



Ciao, Tom. E grazie

Il 13 gennaio, dopo un coma durato otto mesi, e' morto Tom Hurndall, il 
pacifista britannico colpito alla testa dall'esercito israeliano l'11 
aprile scorso, mentre tentava di proteggere alcuni bambini palestinesi nel 
campo profughi di Rafah, nella Striscia di Gaza. L'unica arma di Tom era la 
sua macchina fotografica. Per ricordare questo ragazzo e le ragioni che lo 
hanno portato a mettere in gioco la sua stessa vita, PeaceLink ha tradotto 
in italiano un discorso pubblico di Jocelyn Hurndall, la madre di Tom.

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Discorso di Jocelyn Hurndall pronunciato il 27 settembre 2003 a Londra 
durante la conferenza stampa "Stop all'occupazione dell'Iraq".

Sono la madre di Tom Hurndall, il giornalista fotografo di 21 anni che e' 
stato colpito alla testa e ferito gravemente dalle Forze di Difesa 
israeliane nella striscia di Gaza l'11 Aprile.

Tom e' stato colpito mentre stava cercando di mettere in salvo dei bambini 
che giocavano su un cumulo di macerie mentre venivano sparati dei colpi 
contro di loro.

Tutto questo e' accaduto in piena luce e Tom indossava una giacca arancione 
fosforescente da attivista, riconosciuta a livello internazionale. Tom ha 
subito danni cerebrali gravissimi e non c'e' speranza che possa recuperare.

Era un giovane di ferma convinzione, che desiderava affrontare le 
situazioni e, come lui stesso ha scritto, "procedere al passo successivo". 
Questo era lo spirito con cui Tom prese parte alla protesta "Stop the War" 
(Fermate la Guerra) in febbraio, poi si uni' agli Scudi Umani a Bagdad, 
lavoro' nel campo profughi Al Rweished in Giordania trasportando 
attrezzature mediche, e infine ando' nei territori occupati nella striscia 
di Gaza.

Siamo fortunati ad avere i suoi diari-resoconti e centinaia di fotografie 
scattate in quel periodo.

I suoi diari-resoconti sono un ritratto commovente del viaggio di un 
giovane coraggioso in cerca della verita'.

Egli era profondamente consapevole dei pericoli, ma ancora piu' forte in 
lui era il desiderio di vedere di persona il rovescio della medaglia di 
ogni situazione, e questo era quello che piu' lo caratterizzava. Voleva 
essere perspicace e allo stesso tempo mantenersi critico su tutto quello 
che sentiva.

Attraverso le sue fotografie e i suoi scritti, voleva, come lui stesso ha 
scritto, "fare la differenza".

La bellezza dei suoi scritti sta nel fatto che esprimono apertamente il 
pensiero e i sentimenti di un giovane informato sulla situazione in Medio 
Oriente, pur rimanendo scevri dalle limitazioni tipiche di qualsivoglia 
fede politica.

Tom stava consapevolmente percorrendo la sua strada, che lo portava a 
separare nettamente la propaganda e le reazioni emotive dai fatti, allo 
scopo di arrivare a conclusioni ponderate e personali.

Questo coerente percorso mostra perfettamente dove Tom stava tentando di 
andare, e come, e dove sarebbe effettivamente arrivato.

Il senso piu' profondo del suo credo lo si coglie nell'importanza che lui 
dava all'essere strettamente in contatto con qualcosa di piu' che non i 
semplici fatti, per quanto accuratamente riportati. Lui infatti, quando 
pensava a quale poteva essere l'efficacia del giornalismo di guerra, dava 
un grande valore a cio' che provano gli altri. Era proprio questo, quel 
bisogno di essere in contatto con cio' che prova la gente, che lo porto' a 
credere che un altro modo di trattare la guerra in Iraq era possibile.

Quando la guerra stava per cominciare, Tom scrisse: "Abbiamo guardato 
avidamente Bush che alle 3 di mattina della notte scorsa dava il suo 
ultimatum a Bagdad. Era uno di quei momenti che tracciano una linea di 
demarcazione, che io non dimentichero' mai..e mi domandavo.immaginando se 
fossi nella parte del mondo che stava per subire quella feroce potenza, che 
questi diceva sarebbe giunta sulla regione.Mi sembrava di poter sentire 
tutte insieme le grida dei feriti e dei morenti: risultato di quelle pacate 
e serene parole che questi aveva pronunciato con tale ponderata 
determinazione. Sebbene sapessi che era tutto nella mia mente, sembrava 
cosi ' vero, e per un attimo ogni argomentazione e giustificazione ha 
abbandonato i miei pensieri. Nella mia mente c'era quiete, e tutto cio' che 
potevo sentire era il pianto di migliaia di persone. Ho dovuto trattenere 
le lacrime".

Tom dunque viaggio' fino a Rafah, nella punta meridionale della striscia di 
Gaza, dove le sue  e-mail assunsero un tono diverso, e, nel complesso, di 
maggiore urgenza.

Scriveva: "Nessuno potrebbe dire che io non sto vedendo cio' che adesso era 
necessario vedere", tale era il livello di disumanita' e oppressione di cui 
era testimone.

Ma anche allora lui continuo' a porsi domande, determinato a non giudicare. 
Anche fino al giorno prima di essere colpito, nella penultima giornata del 
suo diario-resoconto, Tom fa riferimento alla necessita' di distinguere la 
propaganda dai fatti. Comunque trovava sempre piu' difficile non essere di 
parte.

Nelle 7 settimane che abbiamo passato in Israele, quando Tom era all' 
ospedale, ho incontrato molte altre madri, Israeliane e Palestinesi, che 
avevano perso I loro figli e le loro figlie. Ho ascoltato molte storie 
toccanti e personali.

Parlo semplicemente come una di quelle madri: come spieghi a due giovani 
fratelli affezionatissimi e ad una sorella piu' grande che ci sono persone 
nel mondo, come Tom, che danno un valore cosi' alto alla vita, che la amano 
cosi' tanto, che la loro vocazione piu' profonda li porta ad avventurarsi 
alla ricerca della verita'?

Tom ci chiedeva questo: "di comprendere, per favore, che non farlo avrebbe 
significato semplicemente non essere me stesso".

Trovo una grande ispirazione ad immaginare progetti di cooperazione tra 
Palestinesi e Israeliani che sviluppino una cultura di tolleranza in cui le 
persone si ascoltano, lavorano insieme, si considerano come individui con 
abilita' e qualita', piuttosto che considerarsi solo come membri di opposte 
fazioni secondo una visione ristretta.

Recentemente sono andata ad un concerto alla Albert Hall: l'orchestra, 
piena di talenti, e' stata fondata da Edward Said, che e' morto ieri ed e' 
la perdita maggiore per la causa dei territori occupati, e Daniel 
Baremboim, ed e' composta da giovani musicisti israeliani e palestinesi.

Fanno concerti nei paesi arabi allo scopo di diffondere un messaggio 
rivolto a tutti. Un altro progetto attualmente porta avanti una spedizione 
tra i ghiacci che coinvolge Palestinesi e Israeliani, una vera sfida, ed e' 
stata chiamata giustamente "Rompere il Ghiaccio".

Iniziative comuni che si basano sull'uso della musica, della letteratura, 
de l lavoro di gruppo mi sembrano modi efficaci ed umani per aiutare a 
ricomporre fazioni opposte. Io sono impegnata a trovare un progetto che 
possa nascere sotto il nome di Tom e dare un contributo a questo tipo di 
approccio illuminato, creativo e partecipativo.

Tom ha scritto: "Che conseguenze avra' sulla mente di un bambino, crescere 
in queste condizioni? Non posso immaginare le lacrime che hanno versato e 
cosa hanno pensato di dover diventare anche solo per sopravvivere".

I nostri stessi bambini sono sensibilizzati e si sentono responsabili di 
dover fare il possibile- sia che siamo inglesi, americani, iracheni, 
palestinesi o israeliani.

Tom, come altri prima di lui, ha lasciato le sicurezze del suo paese per 
documentare le ingiustizie e la disumanita' che hanno luogo nei territori 
occupati.

Lui voleva comprendere appieno le responsabilita' del suo paese e fare uso 
della scrittura e della fotografia per tornare a casa con una gran 
quantita' di storie di persone.

Questo e' il suo contributo, che ci aiuta a percepire e partecipare della 
realta' della vita nella striscia di Gaza, cosicche' possiamo, a nostra 
volta, sentire e poi agire.

Traduzione a cura di Paola Merciai. L'utilizzo di questa versione tradotta 
e' liberamente consentito citando le fonti (Fondazione Thomas 
Hurndall/Associazione PeaceLink) e l'autore (Paola Merciai).

Testo originale: http://www.tomhurndall.co.uk/jocelyn-speech.asp

Tutte le informazioni sulla vicenda di Tom sono raccolte nel sito della 
"Fondazione Thomas Hurndall":
http://www.tomhurndall.co.uk