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La nonviolenza e' in cammino. 765



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 765 del 25 dicembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Brunetto Salvarani: una lettera a don Tonino Bello, ovvero il natale
della chiesa del grembiule
2. Luciana Rossi, Loredana Bilardo: Venezia e l'Europa neutrale
3. Francesco Comina ricorda Chico Mendes
4. Benito D'Ippolito: una sera di Chico Mendes
5. Giulio Vittorangeli: il mondo dei giocattoli
6. Lalla Romano: il fiume era esile e chiaro
7. Nanni Salio: aquiloni di pace
8. Maria Luisa Spaziani: su cio' che fummo
9. Enrico Peyretti presenta "La Resistenza taciuta" di Anna Maria Bruzzone e
Rachele Farina
10. Venti letture per una cultura della pace
11. Riletture: Fausta Garavini, La letteratura occitanica moderna
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. BRUNETTO SALVARANI: UNA LETTERA A DON TONINO BELLO, OVVERO IL
NATALE DELLA CHIESA DEL GREMBIULE
[Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani@carpi.nettuno.it)
per questo intervento.
Brunetto Salvarani, teologo ed educatore, da tempo si occupa di dialogo
ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi
ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi
religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e
giornalista pubblicista, collabora con varie testate e fa parte del Comitato
"Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo
sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre
istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli",
vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom -
Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre
Bruno Hussar. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi,
Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline.
Tonino Bello e' nato ad Alessano nel 1935, vescovo di Molfetta, presidente
nazionale di Pax Christi, e' scomparso nel 1993; costantemente impegnato
dalla parte degli ultimi, promotore di iniziative di solidarieta' con gli
immigrati, per il disarmo, per i diritti dei popoli e la dignita' umana,
ideatore ed animatore di grandi iniziative nonviolente, e' stato un grande
costruttore di pace e profeta di nonviolenza. Opere di Tonino Bello:
segnaliamo particolarmente, tra le molte sue pubblicazioni, I sentieri di
Isaia, La Meridiana, Molfetta 1989; Il vangelo del coraggio, San Paolo,
Cinisello Balsamo (Mi) 1996; e' in corso la pubblicazione di tutte le opere
in Scritti di mons. Antonio Bello, Mezzina, Molfetta 1993 sgg., volumi vari.
Opere su Tonino Bello: cfr. per un avvio Luigi Bettazzi, Don Tonino Bello.
Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001; la biografia di
Claudio Ragaini, Don Tonino, fratello vescovo, Edizioni Paoline, Milano
1994; Alessandro D'Elia, E liberaci dalla rassegnazione. La teologia della
pace in don Tonino Bello, La Meridiana, Molfetta (Ba) 2000. Nella rete
telematica materiali utili di e su Tonino Bello sono nel sito di Pax
Christi: www.peacelink.it/users/paxchristi, in quello de La Meridiana:
www.lameridiana.it; un'ampia bibliografia e' nel sito www.asscasa.org; tra i
siti di associazioni intitolate al suo nome cfr. ad esempio:
www.dontonino.it ma l'elenco sarebbe lunghissimo]

Caro don Tonino,
posso domandarti come stai? A dire il vero sono certo che tu stia bene, ora
che hai finalmente raggiunto quel posto meraviglioso in cui -
immancabilmente - i sogni si traducono in realta' (questo, in fondo, e' la
nuova Gerusalemme, sono i cieli e terra nuovi previsti dal libro
dell'Apocalisse). E a te, lo ricordi senz'altro, piaceva sottolineare che
una chiesa priva di sogni non e' una chiesa autentica, cioe' un raduno di
gente convocata da Dio a narrarsi vicendevolmente la potenziali meraviglie
della vita, ma solo un apparato. Dicevi anche che essere chiesa e' la
capacita' di sognare tutti insieme. Che siamo chiamati a proiettarci verso
il futuro, perche' non e' in grado di recare lieti annunzi chi non viene dal
futuro.
Ora tu vivi nel futuro, nel futuro che ognuno di noi spera per se' ma anche
nel futuro del nostro pianeta blu: in quel futuro dove, come Gesu' assicuro'
alla donna di Samaria, le citta' non saranno piu' affollate di chiese, ne'
di moschee e neppure di sinagoghe, e di luoghi santi di ogni genere, bensi'
adoreremo Dio, lasciandoci cullare dalle sue braccia dolci - con qualsiasi
nome l'abbiamo definito in vita, o persino senza averlo mai conosciuto
direttamente - "in Spirito e verita'". Dove nessuno potra' strumentalizzare
il Suo nome, o bestemmiarlo gridando "Dio lo vuole!" mentre predica la
violenza come unica realistica risoluzione dei conflitti. Noi, invece,
quaggiu', siamo ancora costretti ad abitare il limite, a scontare la
contraddizione di trovarci immersi in quella dimensione che la buona
teologia chiama "gia' e non ancora": ma siamo anche invitati, grazie al
fatto che ti abbiamo conosciuto da vicino, a prendere sul serio il tuo
impegno e le tue parole, le tue lettere e la tua poesia, la tua passione per
le chiese e la tua passione per il mondo. Quanta fatica, pero', in
confidenza...
*
Tu, da dove ti trovi, vedi bene quanto la nostra chiesa sia povera e
limitata, e come spesso tradisca le consegne lasciateci dal vangelo. E sai
bene che noi, tue amiche e tuoi amici, quando diciamo "la chiesa" non
alludiamo solo ai suoi pastori, al vescovo di Roma che definiamo "papa",
agli altri vescovi e al magistero, ma anche e soprattutto a noi stessi,
cristiani feriali e malandati, pieni di dubbi e troppo spesso incapaci di
guardare al di la' del nostro naso. Di spaziare per orizzonti meno angusti,
come dovremmo fare, senza per questo tradire la fondamentale "fedelta' alla
terra" che i profeti autentici come te (ci permetti di chiamarti cosi'?) ci
hanno insegnato a percorrere. Di fare nostre davvero, nel sudore del nostro
vissuto, le parole d'ordine che lo stesso Giovanni Paolo II, fortunatamente,
quasi ogni giorno ci invita ad adottare senza paura: mondialita',
interdipendenza, dialogo ecumenico e dialogo interreligioso...
Tu, che avevi lunga la vista del cuore, ti eri accorto per tempo che le cose
stavano cambiando, per la nostra comunita' ecclesiale, e che a nulla sarebbe
valso rimpiangere le cipolle d'Egitto nell'esodo che stiamo faticosamente
attraversando: la fine del regime della cristianita' e il mosaico della fede
che contrassegna anche il nostro paese dopo tanti altri, l'irruzione nel
nostro paesaggio e nel nostro immaginario dell'altro col suo Dio e il suo
modo di pregare, la conseguente necessita' di rinnovare alla fonte linguaggi
e stili di vita... perche' tutto cio' puo' davvero risultare una benedizione
per noi, e non una maledizione, come troppi, anche fra noi, purtroppo
ritengono!
*
Tu, che fra i primi avevi intuito che cercare di salvare il salvabile
illudendoci di recuperare spazi e onori con un improbabile ritorno di fiamma
da religione civile non ha proprio senso, sapevi bene, perche' lo
sperimentavi nella tua missione quotidiana, che solo il chicco di grano
destinato a morire e' in grado di tradursi in frutto copioso. E l'hai
tradotto nei tuoi giorni terreni, fino alla fine. Ti piaceva adoperarti
(posso dire: "lottare"?), tu, pastore, per una chiesa povera, semplice,
mite, che sperimenta l'umanissimo travaglio della perplessita' e condivide
coi comuni mortali la piu' lancinante delle sofferenze, l'insicurezza (e
oggi i sociologi che vanno per la maggiore parlano della nostra come
dell'epoca dell'incertezza!): una chiesa sicura solo del suo Signore, e per
il resto debole, fragile, bisognosa di tutto. Una chiesa che non medita
rivincite, appunto, ma che accetta di mangiare il pane amaro del mondo,
condividendone le vicende in chiaroscuro, e che - pur cosciente di essere il
sale della terra - non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni
o per l'esibizione delle sue raffinatezze. Che lava i piedi al mondo -
scrivevi proprio cosi', attingendo a immagini dal sapore squisitamente
poetico - senza chiedergli nulla in contraccambio, neppure il prezzo di
credere in Dio, o il pedaggio di andare alla messa la domenica, o la quota,
da pagare senza sconti e senza rateazioni, di una vita morale meno indegna e
piu' in linea col vangelo. Che non si limita a sperare, ma organizza la
speranza, e ne fa il segno distintivo della sua presenza quaggiu'. E che non
ha timore che le possa toccare il destino della cisterna, come a Giuseppe
figlio di Giacobbe, contro cui i fratelli tramarono dicendo proprio: "Ecco,
arriva il sognatore. Uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna!", se tale e'
il conto da versare affinche' i poveri sappiano riscattarsi da tutte le
carestie della storia.
*
In questi mesi, nei mesi scorsi, per la verita', stiamo forse cominciando a
sperimentare un simile destino, perche' abbiamo preso a parlare chiaro su
quanto sta accadendo intorno a noi: a dire che gli immigrati non sono della
merce o solo della forza lavoro ma delle persone, amate da Dio quanto lo
siamo noi, con tanto di anima e individualita'; a proclamare il bisogno di
una pace vera e la follia assoluta della guerra; a ripetere che il
terrorismo lo si vince solo educandoci a vicenda al dialogo e coniugando il
bisogno di pace al bisogno di giustizia sociale; a operare contro le
simmetrici tragedie dell'islamofobia e dell'antisemitismo... Messaggi, nel
complesso, probabilmente sgraditi ai "signori della guerra" e a chi
spadroneggia indisturbato sui mercati planetari, non certo a quegli "ultimi"
da cui continuamente ripetevi dobbiamo apprendere, come dai nostri migliori
potenziali maestri. Personalmente, mi piace pensare che siano queste le
tracce iniziali di quella "chiesa del grembiule" che tu prediligevi, una
chiesa che sta finalmente cominciando a usare la "parresia", secondo lo
stile cosi' caro a Gesu': sempre meno prigioniera del calcolo e vestale del
buon senso, sempre piu' capace di farsi permeare dalla profezia e dalla
passione per il nemico. Una chiesa che tu - sulle piste di quel Concilio
Vaticano II che ci sembra oggi cosi' distante - ci hai convinto a sognare, a
credere possibile.
Grazie, don Tonino, grazie davvero di tutto, e buon Natale! Ti giunga in
questi giorni di festa un forte abbraccio da parte di un povero cristiano
qualunque, che si sente meno povero quando fa memoria di un testimonianza
autenticamente evangelica e profondamente radicale come la tua.

2. INCONTRI. LUCIANA ROSSI, LOREDANA BILARDO: VENEZIA E L'EUROPA NEUTRALE
[Ringraziamo Luciana Rossi e Loredana Bilardo (per contatti:
lrossi@freemail.it) per questa riflessione successiva all'incontro di
Venezia dell'8 dicembre sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa
neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.
Luciana Rossi e Loredana Bilardo lavorano nella scuola e sono costruttrici
di pace]

Siamo state a Venezia, abbiamo seguito il convegno sull'Europa neutrale e
stiamo cercando di trasmettere echi di tutto quel che abbiamo conosciuto,
anche in termini di editoria sulla pace, nella valle della periferia ex
operaia del ponente genovese dove operiamo da oltre trent'anni nelle scuole
locali in stretta collaborazione con il territorio nel campo della
prevenzione di disagi antichi e nuovi e, da almeno un decennio, in quello
dell'accoglienza della differenza, a partire dall'inserimento di ragazzini
del locale campo nomadi e, negli ultimi anni, dei ragazzini di altre
culture.
Operiamo in stretto rapporto con il Centro scuole e nuove culture del Comune
di Genova (presente anch'esso a Venezia, insieme alle scriventi) e in reti
con soggetti diversi, attivi e numerosi, presenti sul nostro territorio, la
Valpolcevera.
Stiamo lavorando sull'educazione alla pace e alla mondialita' e stiamo ora
percorrendo queste strade:
1. lavorare coordinandoci tra diverse circoscrizioni della citta' e far
crescere attorno alla proposta di Lidia Menapace il dibattito per giungere,
in aprile, ad un incontro pubblico con la stessa.
2. formare noi stessi e un gruppo di quaranta persone (stiamo facendo gli
inviti "mirati" qui sul nostro territorio) sul tema dalla gestione
nonviolenta del conflitto nella relazione interpersonale e nel sociale
secondo un programma che partira' a gennaio. Alcuni dei nostri autori di
riferimento e molti materiali li abbiamo trovati su questo foglio.
3. porre le condizioni, attraverso il metodo della decisione partecipativa
del gruppo dei quaranta, per definire identita' e percorso di un locale
centro di documentazione e iniziativa sui temi della pace e della
mondialita' che raccolga le voci e le esperienze di quanti vorranno mettersi
in gioco.
Venezia fa parte del nostro bisogno di confronto con realta' diverse e di
rielaborazione delle stesse sul territorio dove viviamo e operiamo.
Come molti siamo disorientati dai gravi fatti che stanno accadendo in Italia
e nel mondo, e abbiamo accolto l'invito di raccontare la "nostra" Venezia
forse con la speranza che possano nascere ulteriori sinergie con quanti
hanno intenti e percorsi confrontabili con il nostro.
Per questo mettiamo la mail a cui potrete eventualmente scrivere:
lrossi@freemail.it

3. MEMORIA. FRANCESCO COMINA RICORDA CHICO MENDES
[Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina@ladige.it) per questo
intervento.
Francesco Comina, giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e'
impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi
con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere
di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello
Balsamo (Mi) 2000; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della
memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV.,
Giubileo purificato, Emi, Bologna.
Chico Mendes, sindacalista, ecologista, amico della nonviolenza, martire;
nato nel 1944, operaio nell'attivita' estrattiva del caucciu', sindacalista
dei seringueiros, militante del Partito dei Lavoratori, difensore ecologico
dell'Amazzonia, premiato dall'Onu per il suo impegno, per il suo impegno fu
assassinato il 22 dicembre 1988. Opere di Chico Mendes: Con gli uomini della
foresta, Sonda, Torino 1989. Opere su Chico Mendes: Andrew Revkin, La
stagione del fuoco: l'assassinio di Chico Mendes e la lotta per salvare
l'Amazzonia, Mondadori, Milano 1990; Vittorio Bonanni, Chico Mendes e la
lotta dei seringueiros dell'Amazzonia, Datanews, Roma 1991; A. Schoumatoff,
Il mondo sta bruciando. Chico Mendes e la tragedia dell'Amazzonia, Leonardo,
Milano 1991]

Il 22 dicembre del 1988 moriva assassinato Chico Mendes, grande difensore
dei diritti dei seringueiros dell'Amazzonia. Sono passati quindici anni. In
Brasile tutti i quotidiani lo ricordano. E qui? Nessuno ne parla.
Eppure e' uno dei grandi profeti della nonviolenza, dei diritti, della
salvaguardia dell'ambiente che dovrebbe dare vita ai contadini e che invece,
soffocato dalle macchine del profitto occidentale, toglie vita ai popoli del
mondo. Perche' l'Amazzonia, come sappiamo, e' il nostro polmone, il nostro
ossigeno, il nostro corpo prolungato nel verde.
Poco prima di morire Mendes disse: "Se venisse un inviato dal cielo e mi
garantisse che la mia morte rafforzerebbe la nostra lotta, direi che ne
varrebbe la pena. Ma l'esperienza ci dimostra il contrario. E dunque intendo
vivere. Perche' voglio salvare l'Amazzonia e voglio farlo insieme ai molti
che ci vivono e che la considerano come la loro Madre: la Madre Terra di
tutti i popoli del mondo".
Ricordiamo Chico Mendes, ricordiamo la sua lotta, la sua vita, il suo
respiro, il suo coraggio. A Natale. Quindici anni dopo.

4. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: UNA SERA DI CHICO MENDES
[Riproponiamo questo testo del nostro collaboratore Benito D'Ippolito gia'
apparso su questo foglio circa un anno fa]

"Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho serbato la
fede"
(2 Tm 4, 7)

La selva e nella selva l'altra selva
quella nei laghi neri del cuore
quella ove incontri lupe, leoni, lonze
e i killer prezzolati dai padroni.

La selva e nella selva vivi gli alberi
e sotto la corteccia il sangue loro
ed e' mestieri di cavarne stille,
fratelli alberi, abbiamo fame anche noi.

La selva e nella selva gli abitanti
della selva. Ed ecco stabiliamo
un patto nuovo tra noi della foresta,
fratelli umani che dopo noi vivrete.

La selva e noi, le donne antiche e gli uomini
antichi e gli uomini e le donne che eccoci.
Stringiamo un patto, sorelle piante, ci diciamo
parole di rispetto e di dolore, fratelli alberi
abbiamo fame anche noi, hanno fame anche altri, tutti
vogliamo vivere.

La selva e nella selva io Chico Mendes
e tre proiettili che passo dopo passo
di ramo in ramo di talento in talento
dal portafogli e dalla scrivania
fino alla tasca e alla cintura e alla fondina
e' tanto che mi cercano, e cercano me
Chico Mendes, il sindacalista
l'amico della foresta, l'amico della nonviolenza.

Ed e' gia' questo ventidue dicembre
del mille novecento ottantotto
questa e' la porta di casa mia, sono
le cinque e tre quarti. E mi sotterreranno
nel giorno di Natale antica festa.
Piangono nella selva lente lacrime
di caucciu' le piante, piange l'indio
piange Ilzamar, Sandino ed Elenira
piangono e piangono i compagni tutti,
il sindacato piange e piange il cielo
in questa sera senza luce e senza scampo.

Menre mi accascio guardo ancora il mondo
che possa vivere
ho fatto la mia parte.

5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL MONDO DEI GIOCATTOLI
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli@tin.it)
per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali
collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre
1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e
alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una
lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il
responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso
numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in
rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche
un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento,
riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la
solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita'
pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti
di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni;
tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati
gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e
le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di
innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio
1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica
desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita'
umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione,
Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da
soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa
Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica,
Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali,
Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca
della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta'
internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente
insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di
politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale
viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997).
Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

Tempi di festivita', di alberi di Natale e presepi. Ma non amiamo i presepi
meccanici, con tutto l'agitarsi di personaggi i piu' inverosimili, quel
continuo succedersi di notti e giorni. Siamo per il presepio di Francesco
(anche noi non credenti), il presepio scarno, essenziale, che ci mostra lo
squallore in cui Gesu' ha scelto di nascere, che ci dice subito la sua
scelta di campo, i suoi compagni di viaggio. Siamo per il presepio che
invita a pensare ed a contemplare, perche' solo nel silenzio si puo' udire
la parola pace.
Pace in Medio Oriente, pace in Africa, pace in America Latina, pace in tutti
i luoghi della terra dove la pace sembra un sogno irrealizzabile. Pace,
ricordando i "presepi" del nostro tempo tormentato, fatti di poverta',
emarginazioni, ingiuste sofferenze ed ancora piu' ingiuste vittime. Citiamo,
per tutti, i sei bambini afgani uccisi, il 10 dicembre, per errore in un
raid statunitense vicino a Gardez, nell'est del paese. Altri nove bambini
erano stati uccisi due giorni prima in un raid statunitense a Ghazni.
Realta' lontanissime dal nostro scintillio da supermarket cui e' ridotto
oggi il Natale.
Puntualmente, imperversa un certo comportamento buonista, che specie durante
le feste natalizie sentiamo strombazzare su tutte le piazze, proclamare da
tutti i pulpiti, e rappresentare su tutti gli schermi: anche su quelli che
proprio attraverso questi simboli e richiami accumulano fior di denaro sui
conti correnti bancari. Cosi' molti, commossi alla vista di bambini
sofferenti e affamati, fanno la loro offerta che li rende tranquilli di
fronte alla responsabilita' storica di essere parte integrante e motore di
quel sistema economico e politico che e' all'origine di quelle situazione
ingiuste e disumane. Sembra smarrita l'etica del Natale.
*
Resta il rito dei regali per i bambini. Ma quanti di questi giocattoli sono
fabbricati all'altro capo del mondo in sinistri laboratori dove operai, a
volte poco piu' che bambini, svolgono un lavoro estenuante per stipendi da
fame? Condizioni di sicurezza e diritto al lavoro inesistenti, flessibilita'
totale e dittatura padronale regnano in mezzo mondo, diventato il paese di
Babbo Natale per le grandi multinazionali del giocattolo e per i giganti
della distribuzione: Disney, Hasbro, Mattel, ecc.
Harry Potter, Barbie e gli hobbit non hanno gli occhi a mandorla, ma oggi
sono tutti, o quasi, made in Cina; che sta diventato il maggior produttore
al mondo di giocattoli e di decorazioni natalizie, con una quota del 70% del
mercato globale ed esportazioni piu' che raddoppiate negli ultimi otto anni.
Dietro questo business natalizio, c'e' piu' di un milione e mezzo di
ragazzine sotto i vent'anni che lavorano in turni di 14 ore nelle oltre
6.000 fabbriche della Cina sudorientale, per pochi centesimi all'ora. Il
riposo e' previsto in dormitori da 15 posti, allestiti all'interno delle
stesse fabbriche. Infine, il sindacato di stato non esercita alcuna
pressione sulle imprese finanziate da capitali stranieri per il rispetto
delle convenzioni internazionali.
E' stato calcolato che, del costo delle Barbie prodotte in Cina, vendute in
Occidente a circa 10 dollari, la maggior parte dei ricavi (8 dollari) va in
spese di marketing, trasporto, distribuzione e profitto per la Mattel. Dei
due dollari che restano, uno e' per i dirigenti commerciali di Hong Kong e
65 centesimi per le materie prime, cioe' la plastica da Taiwan, Usa e Arabia
Saudita. Alle fabbriche, e percio' ai lavoratori che costruiscono la
bambola, restano solo 35 centesimi.
Niente di nuovo sul fronte orientale; ma, almeno noi, nel fare acquisti non
dimentichiamo tutto questo, orientandoci verso un'"etica del dono".

6. MAESTRE. LALLA ROMANO: IL FIUME ERA ESILE E CHIARO
[Da Lalla Romano, Poesie, Einaudi, Torino 2001, p. 13. Lalla Romano
(1906-2001), pittrice, poetessa, scrittrice, e' stata una delle voci piu'
vive della cultura italiana del Novecento. Varie sue opere sono state
recentemente ristampate nella collana dei Tascabili Einaudi; una edizione
complessiva delle opere letterarie (a cura di Cesare Segre) e' Opere, due
volumi, Mondadori, Milano 1991 e 1992. Su Lalla Romano cfr. Fiora Vincenti,
Lalla Romano, La Nuova Italia, Firenze 1974; A. Catalucci, Invito alla
lettura di Lalla Romano, Mursia, Milano 1980; A. Ria (a cura di), Intorno a
Lalla Romano. Saggi critici e testimonianze, Mondadori, Milano 1996]

Il fiume era esile e chiaro
e' diventato enorme e fugge
come un animale ferito.

7. RIFLESSIONE. NANNI SALIO: AQUILONI DI PACE
[Ringraziamo Nanni Salio (per contatti: regis@arpnet.it) per averci messo a
disposizione come anticipazione questo suo articolo che uscira' sulla bella
rivista pedagogica "Ecole". Nanni Salio, torinese, segretario dell'Ipri
(Italian Peace Research Institute), si occupa da diversi anni di ricerca,
educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della
nonviolenza in Italia. Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa
popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, Perugia; Scienza e guerra (con
Antonino Drago), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1982; Ipri, Se vuoi la pace
educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; Le centrali nucleari e
la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Ipri, I movimenti per la pace,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Progetto di educazione alla pace,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Le guerre del Golfo, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1991; Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento,
Verona 2001. Per contatti: Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via
Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, fax: 0115158000, e-mail:
regis@arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis]

Durante la guerra della Nato contro la Serbia, qualcuno aveva provato a
fermare gli aerei in partenza dalla base di Aviano, o quanto meno a
intralciarne il lavoro, con le "mongolfiere di pace". Ora e' Ermanno Olmi
asuggerire un'altra modalita', quella degli aquiloni.
Nella bella fiaba raccontata con sapienza nel film "Cantando dietro i
paraventi", il regista si ispira liberamente a una storia avvenuta nei mari
della Cina, raccontata nell'antica favola "Il drago e la farfalla", e la
interpreta lasciando trasparire  un evidente riferimento ai giorni nostri.
La bella e audace piratessa, la vedova Ching, semina il terrore sui mari,
per vendicarsi della morte del giovane marito. L'incarico di sconfiggerla
definitivamente viene assegnato al principe imperiale Think-Wei, che fa
allestire una potentissima flotta, con una nuova e micidiale arma dotata di
una potenza di fuoco dieci volte superiore a quelle sino allora esistenti.
Le navi pirata vengono accerchiate di sorpresa  da un tal  numero di navi da
guerra imperiali "che il mare non bastava a contenerle". Tuttavia, il
giovane principe e' convinto che non basti la forza, ma occorra anche la
saggezza: "Il primato del confronto tra le forze deve essere del pensiero".
Ispirandosi a questa massima, invece di attaccare repentinamente i pirati e
distruggerli, come avrebbe potuto fare senza incontrare resistenza,
preferisce attendere pazientemente e silenziosamente per attuare un altro
piano. Improvvisamente, il cielo e' solcato da centinaia di aquiloni
coloratissimi recanti messaggi che compongono l'antica favola del drago e
della farfalla. Gli aquiloni vengono raccolti dai pirati ai quali giunge il
messaggio di pace veicolato dalla fiaba: "il perdono e' piu' forte della
legge, perche' combattere?". La vedova Ching accetta l'invito di pace,
depone la spada e si consegna al principe.
*
Due secoli dopo, il pirata si chiama Saddam Hussein, ma di fronte ha George
Bush Jr, del quale tutto si puo' dire, tranne che sia saggio quanto il
principe imperiale. La flotta dell'impero Usa ha circondato l'Iraq con una
disparita' di potenza inimmaginabile, ma invece di inviare gli aquiloni con
il loro messaggio di pace,  scatena i bombardieri con il loro carico di
morte.
Non e' affatto retorico chiedersi che cosa sarebbe avvenuto se si fosse
perseguita con saggezza una strada alternativa. Invece di una ennesima
distruzione - con decine di migliaia di vittime, prevalentemente civili
(donne, bambini/e, anziani), con una guerra dichiarata ultimata, ma che
continua ogni giorno con uno stillicidio costante di morti, feriti, violenze
e sofferenze - sarebbe stata impressa una straordinaria svolta alla storia
umana.
Chi deve compiere il primo passo? L'imperatore o il pirata? E se nessuno dei
due desiste, cosa si deve fare?
*
L'altro messaggio contenuto nel film e' il ruolo insostituibile delle donne
nel costruire una societa' e un futuro di pace e di nonviolenza. Esse non
debbono soltanto ritornare a "cantare dietro i paraventi", quasi
nascondendosi e fuggendo dalla vita sociale, ma, come afferma il regista:
"le donne... hanno un ruolo fondamentale e sono caricate delle maggiori
responsabilita'. Resistete donne, resistete", oggi come in passato, da
Antigone a Rachel Corrie.
Alle donne dunque, ma non solo, il compito "disarmante" (come recita il
titolo del bel libro di Monica Lanfranco e Maria Di Rienzo, Donne
disarmanti, Intramoenia, 2003) in questo terzo millennio che potra'
continuare positivamente solo se riusciremo a cambiare il paradigma di
riferimento dominante nella nostra cultura.
Dal realismo politico, che si illude di poter controllare il demone della
violenza con altra violenza, al paradigma della nonviolenza politica, capace
di abbattere con il potere dal basso qualsiasi potere imperiale e
dittatoriale, senza cadere nella trappola della guerra, come insegnano le
lezioni di una storia spesso ignorata e sconosciuta.

8. POESIA E VERITA'. MARIA LUISA SPAZIANI: SU CIO' CHE FUMMO
[Da Maria Luisa Spaziani, Poesie 1954-1996, Mondadori, Milano 2000, p. 24.
Maria Luisa Spaziani e' nata a Torino nel 1942 e vive a Roma da molti anni;
docente universitaria di letteratura francese, presidente del "Premio
internazionale Eugenio Montale", e' una delle piu' intense voci poetiche
italiane del secondo Novecento]

Su cio' che fummo
su cio' che amammo

alta e straniera un'erba vigoreggia.

9. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "LA RESISTENZA TACIUTA" DI ANNA MARIA
BRUZZONE E RACHELE FARINA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti@tiscali.it) per questo
intervento.
Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno
dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di
nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere",
Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998;
La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe
Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua
fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica
delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il piu'
recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una cui
edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente
aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario
della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org.
Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel
n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario.
Anna Maria Bruzzone e' nata a Mondovi' e vive a Torino, dove insegna.
Storica, impegnata per la pace e la dignita' umana. Opere di Anna Maria
Bruzzone:  (con Rachele Farina), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova
edizione Bollati Boringhieri, Torino 2003; (con Lidia Beccaria Rolfi), Le
donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; Ci chiamavano matti, Einaudi,
Torino 1979; (con Anna Bravo), In guerra senza armi. Storie di donne
1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995.
Rachele Farina, storica e docente, presidente dell'Unione Femminile
Nazionale nel 1985-1988, ha fondato nel 1986 il centro di studi storici
"Esistere come donna"; promotrice di ricerche e organizzatrice di varie
mostre di rilevanza internazionale. Tra le sue opere: (con Anna Maria
Bruzzone), La Resistenza taciuta, Milano 1976, nuova edizione Bollati
Boringhieri, Torino 2003; Dizionario biografico delle donne lombarde,
Baldini & Castoldi, Milano 1995; Simonetta: una donna alla corte dei Medici,
Bollati Boringhieri, Torino 2001]

Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di
partigiane piemontesi, Prefazione di Anna Bravo, Bollati Boringhieri, Torino
2003.
Questo libro e' la necessaria opportunissima riedizione aggiornata
dell'indagine uscita dal 1976 in piu' edizioni, molto ricercata e ormai da
tempo esaurita.
Il lavoro individua e valorizza il contributo delle donne alla Resistenza,
effettivo e determinante, ma in massima parte prestato senza uso di armi, un
contributo prima di allora largamente taciuto, sottovalutato, disconosciuto,
dimenticato.
Riscoprendo il contributo delle donne alla lotta di Resistenza, il libro
scopre e indica forme precise e molteplici di lotta non armata e
nonviolenta, che sono fondamento storico, fattuale, non utopistico, della
possibilita' di lottare per la giustizia coi mezzi della giustizia, per la
pace coi mezzi della pace, cioe' coi mezzi della nonviolenza attiva.
E' dunque possibile la sempre piu' necessaria alternativa, umana e degna,
alla lotta armata, all'uso sempre piu' indegno delle armi omicide, anche e
specialmente per le giuste battaglie di giustizia e liberazione.
La liberazione della storia dalla guerra e' il "varco attuale" (Aldo
Capitini) per un futuro umano possibile (l'imperativo categorico di Hans
Jonas).
Come il precedente di Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza
armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, questo libro
contribuisce per la sua parte a individuare un'esperienza, un modello, delle
tecniche di difesa che superano e si emancipano dal crimine vergognoso della
guerra. Questi libri scoprono nei fatti una concezione della cittadinanza
attiva, svincolata dalla vecchia figura del cittadino in armi.
Questi due libri, e alcuni altri simili, entrano nella ormai ampia
letteratura - di cui e' disponibile su richiesta una ricca bibliografia -
sulle lotte nonviolente di tutti i tempi, e specialmente negli ultimi tempi.
Pero' queste lotte sono ancora largamente non viste dall'ottica storica
prevalente, ancora tributaria del "pensiero unico" della politica di
potenza, che non sa pensare una gestione dei naturali conflitti umani che
non sia la potenza, il dominio e la distruzione.
Anche la politica "democratica" continua a giustificare la guerra, la cui
massima potenza ormai si risolve nella distruttivita' universale, prima
morale e poi fisica. Si veda su questo punto il pensiero fortemente critico
e innovativo di Marco Revelli, in La politica perduta (Einaudi, Torino
2003), sul fallimento della politica dei moderni, hobbesiana e
machiavellica, da rifondare totalmente sulla base della filosofia
nonviolenta.
Libri come questo di Bruzzone e Farina, hanno portato ad un significativo
mutamento nella considerazione della resistenza civile, disarmata, da parte
di uno storico autorevole quale Claudio Pavone.
Egli, infatti, nell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio
storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991),
non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata, tanto
che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo
aveva resistito e aveva combattuto il fascismo con insolita profondita' di
motivi, ma senza mai prendere le armi. Inoltre, attraverso la citazione di
una testimone, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza
come una posizione "metastorica" e irresponsabile (cfr. ivi, p. 414).
Ebbene, lo stesso Pavone, introducendo invece, nel 1995, il numero della
rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della Resistenza,
si soffermava sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi
proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta
resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di
lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo
introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13).
Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza,
rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il
criterio militare come criterio prevalente" (ivi, p. 12). E' quanto dice,
nel libro che presentiamo, la partigiana Teresa Cirio: "Io trovo che nella
scuola e' venuto fuori troppo solo l'aspetto militare" (p. 91, e anche XIV e
57).
Pavone scrive ancora su "Il Ponte" citato: "La Resistenza civile rimane una
forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di
quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura e' invece
la sua distanza da quella 'zona grigia' in cui si ritrovano coloro che i
resistenti bollavano come 'attesisti'" (ivi, p. 13).
Un libro come questo, dunque, per chi vuol vedere, va molto al di la' della
memorialistica, perche' contribuisce ad un mutamento culturale verso
l'emancipazione dalla violenza giustificata. Dalla storia delle donne emerge
la storia delle lotte senza armi omicide, ma condotta con le piu' forti armi
umane: l'unita', il coraggio, la buona coscienza, la causa giusta. Oggi -
senza giudicare anacronisticamente le scelte del passato, in condizioni
diverse di fatti e di consapevolezza - ogni causa giusta deve arrivare a
ripudiare attivamente l'uso della morte, che restera' il contrassegno delle
cause ingiuste, antiumane.

10. MATERIALI. VENTI LETTURE PER UNA CULTURA DELLA PACE
[Questa proposta di un percorso di lettura e' apparsa sulla "Rivista del
volontariato" n. 12, dicembre 2003 (per contatti: e-mail:
edit.rivista@fivol.it; sito: www.rivistadelvolontariato.it)]

Ovviamente non c'e' la biblioteca ideale della pace e della nonviolenza, non
ci sono ne' i dieci ne' i cento libri che occorre aver letto. Perche' ogni
persona puo' accostarsi all'impegno di pace e alla scelta della nonviolenza
(ed e' opinione di chi scrive queste righe che senza la scelta della
nonviolenza l'impegno di pace resti inadeguato, subalterno ed ambiguo) a
partire dal suo vissuto, dalle sue esperienze e riflessioni, dalle letture
che incontra, dal colloquio corale di cui si trova ad esser parte.
E cosi' vi e' chi ha fatto la scelta della nonviolenza perche' ha letto
Tolstoj e chi l'ha fatta perche' ha letto Dostoevskij; chi e' passato
attraverso Voltaire e Zola, e chi per Erasmo e Thomas More, chi leggendo
Leopardi e Kafka, e chi i Vangeli e la Bhagavad Gita, o i tragici greci, o
Shakespeare e Cervantes, o Kant, o Martin Buber, o Norberto Bobbio.
Qui di seguito si indicano alcune autrici ed alcuni autori, e talvolta dei
singoli libri, che a chi scrive queste righe dicono cose toccanti ed
ortative in tal senso. Ma certo tanti altri libri e persone citar si
potrebbero.
*
1. Di Simone Weil tutto quello che ha scritto, ma particolarmente i
Quaderni, in quattro volumi presso Adelphi (e la sua bella biografia scritta
da Simone Petrement, sempre presso Adelphi).
2. Anche di Primo Levi va letto tutto (adesso vi e' per fortuna un'edizione
complessiva delle opere in due volumi presso Einaudi) ma prima di ogni altra
cosa direi I sommersi e i salvati, l'ultima testimonianza di una Resistenza
che ancora ci chiama alla lotta in difesa e a inveramento della dignita'
umana.
3. Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, edito da Einaudi, e'
la migliore silloge in un solo volume, a cura di Giuliano Pontara, che vi ha
premesso un saggio introduttivo importante quanto e forse piu' della stessa
antologia, poiche' costituisce la migliore sintesi del pensiero gandhiano
disponibile in Italia.
4. Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli (ma anche presso altri
editori); un libro fondamentale, chi non lo ha letto ancora non sa qualcosa
di decisivo.
5. Anche di Hannah Arendt si dovrebbe leggere tutto, ma almeno Le origini
del totalitarismo (Comunita'), La banalita' del male (Feltrinelli), Vita
activa (Bompiani), La vita della mente (Il Mulino); e la sua biografia
scritta da Elisabeth Young-Bruehl (Bollati Boringhieri).
6. E tutto bisognerebbe leggere anche di Franco Basaglia e di Franca Ongaro
Basaglia; ma del primo almeno i due volumi degli Scritti (Einaudi), e della
seconda, oltre i testi a quattro mani nella raccolta teste' citata, anche
almeno Salute/malattia (Einaudi) e Una voce (Il Saggiatore).
7. Tutto va letto di Vandana Shiva, ma almeno Terra madre (Utet).
8. Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi.
9. Di Danilo Dolci almeno alcuni libri che raccolgono - scelti dall'autore -
vari interventi, come Esperienze e riflessioni (Laterza), e parte cospicua
dell'opera poetica, come Creatura di creature (successive edizioni presso
vari editori); e Dal trasmettere al comunicare (Sonda).
10. Rosa Luxemburg e' figura imprescindibile; due buone antologie sono
Scritti scelti (Einaudi), e Scritti politici (Editori Riuniti); per
un'introduzione: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg
(Mondadori).
11. Di Rigoberta Menchu' va letto il notissimo libro-intervista a cura di
Elisabeth Burgos, Mi chiamo Rigoberta Menchu' (Giunti).
12. Anche di Assia Djebar tutto va letto, e per un primo incontro La donna
senza sepoltura, Il Saggiatore.
13. Di Nelson Mandela va letta la bella autobiografia Lungo cammino verso la
liberta' (Feltrinelli).
14. Tutto di Guenther Anders, ma almeno L'uomo e' antiquato (Il Saggiatore,
Bollati Boringhieri), Noi figli di Eichmann (Giuntina), Essere o non essere
(Einaudi), il carteggio con Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima
(Einaudi, Linea d'ombra).
15. Hans Jonas, almeno Il principio responsabilita', Einaudi.
16. Anche di Ernesto Balducci occorrerebbe leggere tutto, ma almeno
l'antologia curata insieme a Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia
(Principato), che costituisce un'ottima introduzione al pensiero di pace dal
Rinascimento al XX secolo.
17. Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, tre volumi, Edizioni
Gruppo Abele.
18. Di Lev Tolstoj almeno La confessione (SE), Il regno di Dio e' in voi
(Publiprint-Manca), La vera vita (Manca).
19. Di Aldo Capitini almeno gli Scritti sulla nonviolenza (Protagon), e gli
Scritti filosofici e religiosi (Fondazione centro studi Aldo Capitini).
20. Infine segnaliamo tutti i lavori del Centro nuovo modello di sviluppo
(di Vecchiano, Pisa) che e' una delle eredita' feconde dell'esperienza della
scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani; sono editi perlopiu' dalla Emi.

11. RILETTURE. FAUSTA GARAVINI: LA LETTERATURA OCCITANICA MODERNA
Fausta Garavini, La letteratura occitanica moderna, Sansoni-Accademia,
Firenze-Milano 1970, pp. 280. Una puntuale e penetrante storia della moderna
letteratura in lingua d'oc, dalla rinascenza del XVI secolo, a quella del
XIX, al Novecento.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini@tin.it,
angelaebeppe@libero.it, mir@peacelink.it, sudest@iol.it, paolocand@inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 765 del 25 dicembre 2003