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Amnesty International: fermare i "mercanti del dolore"
- Subject: Amnesty International: fermare i "mercanti del dolore"
- From: p.nigrelli@amnesty.it
- Date: Wed, 3 Dec 2003 12:55:51 +0100
Gent.mi tutti,
vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:
Amnesty International: fermare i "mercanti del dolore"
Grazie per la cortese attenzione
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 e-mail: press@amnesty.it
ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL CAPO REDATTORE ESTERI
COMUNICATO STAMPA
CS162-2003
AMNESTY INTERNATIONAL: FERMARE I "MERCANTI DEL DOLORE"
Il mancato controllo governativo sul crescente commercio e uso di
equipaggiamento per la sicurezza sta contribuendo alla diffusione dei
maltrattamenti e della tortura: lo denuncia Amnesty International in un
nuovo rapporto diffuso oggi, intitolato "I mercanti del dolore".
Le ultimissime ricerche dell'organizzazione per i diritti umani rivelano
numerosi casi in cui le forze di polizia e le guardie carcerarie utilizzano
in modo scorretto le vecchie tecnologie e vengono incoraggiate a usarne di
nuove, nonostante l'assenza di test rigorosi per stabilire se queste
rispettino gli standard del diritto internazionale. Ecco alcuni esempi:
- in Cina, durante una mostra mercato sugli equipaggiamenti di polizia,
sono stati messi in vendita manganelli d'acciaio dotati di chiodi;
- in Svizzera, nel marzo di quest'anno, un proiettile di plastica e metallo
esploso da un agente di polizia ha causato lesioni permanenti a una donna,
lasciando frammenti sul suo volto impossibili da rimuovere per il rischio
di paralisi. Sul proiettile non era stato eseguito alcun test;
- nel 2002, gli Usa hanno esportato in Arabia Saudita oltre nove tonnellate
di ceppi di ferro: l'uso di questo strumento è vietato dalle Norme delle
Nazioni Unite sul trattamento dei prigionieri;
- mentre il rapporto di Amnesty era già in stampa, il 31 ottobre il governo
sudafricano ha pubblicato un avviso di gara per la fornitura di ceppi di
ferro, catene e scudi elettrici antisommossa;
- la Gran Bretagna ha autorizzato la vendita al pubblico della pistola
elettrica (taser gun), un congegno che esplode due dardi contenenti una
scarica elettrica da 50.000 volt e che può essere usato anche da distanza
ravvicinata con effetti stordenti. Secondo Amnesty International, non
esistono ancora ricerche mediche esaurienti sugli effetti di questa pistola;
- agenti chimici contenenti sedativi con effetti inabilitanti, come quelli
che l'anno scorso uccisero oltre 120 ostaggi in un teatro di Mosca: questo
equipaggiamento dovrebbe essere messo al bando a meno che non sia provato
che è possibile proteggere le persone dal suo uso arbitrario e
indiscriminato.
"Il fatto che gli equipaggiamenti di sicurezza possano essere definiti
'meno che letali' non vuol dire che non se ne possa abusare e che non
possano provocare ferite o decessi" - ha dichiarato Brian Wood, l'esperto
di Amnesty International sugli equipaggiamenti di sicurezza. "Siamo
estremamente preoccupati per il fatto che, in molti paesi, l'uso di questi
strumenti contro la popolazione viene autorizzato in assenza di
sufficienti indagini circa il loro effetto sui diritti umani".
Gli Usa, uno dei maggiori produttori di equipaggiamenti che producono
elettroshock, sono uno dei pochi paesi a richiedere l'emissione di licenze
di esportazione per il trasferimento di armi del genere. Eppure, nel corso
del 2002 il dipartimento del Commercio ha autorizzato l'esportazione di
prodotti che ricadono nella categoria degli strumenti da elettroshock verso
dodici paesi denunciati dal dipartimento di Stato per il continuo uso della
tortura.
Il rapporto "I mercanti del dolore" rivela inoltre che il numero delle
aziende che producono strumenti da elettroshock sta aumentando nonostante i
continui casi di torture praticate mediante tali equipaggiamenti,
denunciate in 87 paesi a partire dagli anni Novanta.
Per quanto riguarda il periodo 1999 - 2003, Amnesty International ha
individuato almeno 59 aziende che producono armi da elettroshock in dodici
paesi: Brasile, Cina, Corea del Sud, Federazione Russa, Francia, Israele,
Messico, Polonia, Repubblica Ceca, Stati Uniti d'America, Sudafrica e
Taiwan. Nel periodo 1990 - 1997 le aziende rilevate erano venti.
Sono pochi i governi che controllano adeguatamente la produzione, la
vendita e l'esportazione di equipaggiamento di polizia e di sicurezza.
La Commissione Europea ha presentato una bozza di Regolamento commerciale
che, se applicato, potrebbe impedire l'esportazione dagli Stati membri di
equipaggiamento il cui scopo primario è la tortura (come i ceppi di ferro e
le cinture elettriche) e sottoporre a rigoroso controllo l'esportazione di
equipaggiamento che la Commissione considera legittimo se usato nel corso
di operazioni di polizia ma che potrebbe essere usato per torturare (come i
gas lacrimogeni e le armi elettriche stordenti).
Amnesty International apprezza questi passi in direzione di un controllo,
ma ritiene che il testo del Regolamento commerciale dovrebbe essere reso
più stringente. Svariati strumenti definiti come "legittimi" nel contesto
di operazioni per il mantenimento della legge - le pistole stordenti, le
pistole elettriche e lo spray al peperoncino - vengono in realtà usati per
compiere torture e maltrattamenti e il loro effetto sui diritti umani è
stato analizzato in modo insufficiente. Amnesty chiede che il loro uso sia
sospeso in attesa di indagini rigorose e indipendenti.
Amnesty International chiede inoltre:
- il divieto di usare, produrre e trasferire equipaggiamenti progettati
essenzialmente per la tortura o i maltrattamenti, come le cinture
elettriche, i polsini di acciaio, i congegni serra-dita e i manganelli
dotati di chiodi;
- la sospensione dell'uso, della produzione e del trasferimento di
equipaggiamenti progettati a scopo di sicurezza ma che è stato dimostrato
possono determinare torture e maltrattamenti, in attesa di un'indagine
rigorosa e indipendente sul loro effetto, come le pistole stordenti, le
pistole elettriche e lo spray al peperoncino;
- il divieto di esportazione e uso di qualsiasi equipaggiamento che possa
di per sé causare tortura e altri abusi dei diritti umani, a meno che la
parte ricevente non abbia stabilito rigide normative, in linea con gli
standard internazionali, per regolare il loro utilizzo, come i gas
lacrimogeni, i manganelli e le manette.
Nel corso dell'ultimo anno, Amnesty International ha denunciato torture ad
opera delle forze di polizia e di sicurezza in 106 paesi.
Sono attualmente almeno 856 le aziende, operanti in 47 paesi, coinvolte
nella produzione o nella vendita di equipaggiamenti descritti come
alternative "meno che letali" alle armi da fuoco, molti dei quali possono
trasformarsi facilmente in strumenti di tortura.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 2 dicembre 2003
Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, e-mail: press@amnesty.it