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Qaddish
- Subject: Qaddish
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Wed, 19 Nov 2003 15:47:29 +0100
Ad alcune persone amiche
ad alcune associazioni impegnate per la pace e i diritti umani
ad alcuni mezzi d'informazione impegnati per la pace e la dignita' umana
Sperando di far cosa non sgradita, vi inviamo come anticipazione un
editoriale del prossimo numero del notiziario "La nonviolenza e' in
cammino".
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 19 novembre 2003
* * *
PEPPE SINI: QADDISH
Non mi sorprende, ma inorridisce si'.
La frettolosita' e la disattenzione con cui sono state archiviate le stragi
di Istanbul nel sentire e nel dire del movimento che vuol essere per la
pace. Come cose da nulla, quisquilie, bagatelle (bagatelle per un massacro:
e' il titolo di un infame libello antisemita di Celine).
Non mi sorprende, ma inorridisce si'.
Ed e' un atteggiamento che rivela non solo il cinismo e il dereismo che ci
corrodono (una conferma e' ad esempio nel fatto che un'autorevole voce
lillipuziana - e da tanti anni un caro amico, i cui smarrimenti molto ci
addolorano - gia' complice della sciagurata idea dell'assalto alla zona
rossa di Genova, questo martedi' non abbia trovato di meglio che irridere la
commozione sincera di tante persone per le vittime della strage di
Nassiriya: si puo' trovare ipocrita ed ignobile la retorica del governo
criminale che quelle persone ha mandato a morire, ma non la commozione
sincera di un popolo che piangeva dei morti, e che va rispettata); rivela
anche dell'altro: rivela come l'antisemitismo sia ancora tra noi.
Non mi sorprende, ma inorridisce si'.
Perche' questo fin esibito fastidio per le vittime, invece che orrore e
condanna per chi le assassina, rivela a qual punto quell'ideologia disumana
maculi e contagi e divori in guisa di cancrena il comune discorso, la
koine', e con essa il comune sentire, delle culture e dei poteri egemoni
nell'Europa reale (di cui tutti, in quanto privilegiati, in qualche misura
compartecipiamo). E come questa egemonia della tradizione di pregiudizio e
persecuzione antiebraica prima imperiale romana, poi cristiana, poi del
razzismo scientista, poi del delirio annichilista, ancora permei, corrompa,
imputridisca perfino aree e linguaggi e sentimenti della sinistra
democratica e del movimento che vuol essere per la pace e la giustizia.
Non mi soprende, ma inorridisce si'.
E non mi sorprende, ma inorridisce si', che tante autorevoli voci della
cultura democratica del nostro paese non siano capaci di esprimere dolore
per le vittime della strage di Istanbul senza subito aggiungere una tirata
contro la politica di Israele. E non si rendono conto che cosi' dimostrano
di condividere la stessa infame logica dei terroristi di oggi e dei nazisti
di sempre.
E non mi sorprende, ma inorridisce si', che trovandomi talora a far da
relatore a incontri di solidarieta' col popolo palestinese - la cui causa e
le cui speranze di liberta', pace e convivenza sono quelle di ognuno di
noi -, e mentre gli amici e compagni palestinesi sono limpidi e luminosi
nell'affermare il diritto alla vita e alla sicurezza della popolazione di
Israele, il diritto all'esistenza dello stato di Israele, la distinzione tra
le responsabilita' di un governo esso si' criminale e una popolazione
duramente traumatizzata che ha diritto di vivere una vita serena e per
quanto possibile felice, la condanna di ogni terrorismo, e la necessita' e
la volonta' della convivenza di due popoli e due stati nel territorio della
Palestina storica; a un certo punto immancabile si alza in piedi e prende la
parola il militante italiano tutto d'un pezzo che si sente in dovere
dall'alto del suo possesso dell'unica verita' di "spiegare come stanno
davvero le cose", di smascherarmi come "oggettivamente complice dell'entita'
sionista" nequizia delle nequizie, di riaffermare che quell'"entita'" non
deve esistere, di spiegare come e qualmente con la vittoria dell'Armata
rossa nella seconda guerra mondiale, o - a seconda della casacca che
indossi - con la Chiesa sortita dal concilio vaticano secondo,
l'antisemitismo sia con assoluta certezza finito e quindi il popolo di
Abramo abbia l'indifferibile inesorabile dovere di "assimilarsi" alle
culture altrui, ai poteri altrui sottomettersi introiettandoli fino alla
negazione di se', e scomparire. Che e' lo stesso programma di annientamento
che fu degli Autos da fe', che e' ne' piu' ne' meno che la sempiterna -
quantunque cangiante nei paludamenti e nei mortiferi trovati - ideologia e
pratica dell'antisemitismo: e quando gli ebrei rifiutano di suicidarsi
allora i lager, allora il programma di "gettarli in mare" ed affogarli
tutti, allora le bombe di Istanbul. Le bombe di Istanbul, le cui vittime
innocenti abbiamo gia' dimenticato, e non e' passata neppure una settimana.
E non mi sorprende, ma inorridisce si'.
Almeno questo foglio, almeno noi persone amiche della nonviolenza, alla cui
base c'e' la scelta del rispetto per la vita di tutti gli esseri umani, ci
inchiniamo dinanzi alle vittime di Istanbul, ne serbiamo memoria, e proviamo
un dolore che non si estingue.
Ed ancora una volta con le parole di Danilo Dolci diciamo: "Auschwitz sta
figliando nel mondo. Non sentite l'odore del fumo?", e chiamiamo tutte le
persone di volonta' buona, che si oppongono alla guerra e al terrorismo, che
vogliono costruire un mondo possibile di pace e di giustizia, di
solidarieta' e convivenza, ad opporsi all'antisemitismo, a far cessare
infine la Shoah.
* * *