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Dichiarazioni assembleari della Chiesa Valdese




Egregio Direttore,come tarantino ho partecipato ai lavori della XIII 
Assemblea della Federazione delle chiese Evangeliche in Italia,(Torre 
Pellice 30/10-2/11/03 ),cui  aderiscono la chiesa Valdese (Unione delle 
chiese valdesi e metodiste),la chiesa Battista,la chiesa 
Luterana,l'Esercito della Salvezza  ed altre chiese del protestantesimo 
italiano.
Durante i lavori assembleari sono stati approvati degli  atti che possono 
ritornare utile ai lettori del suo quotidiano e al dibattito in corso su 
alcuni temi che conservano la loro attualità.
Spero che possano trovare spazio nella rubrica corrispondenza lettori.
la ringrazio fin da ora per l'attenzione che potrà attivare.
Cordialmente
Francesco Carri pastore della chiesa evangelica valdese di Taranto/Grottaglie


Atto 33
(Rapporti con la società italiana)

La XIII Assemblea  della FCEI, riunita a Torre Pellice dal 30 ottobre al 2 
novembre 2003
ha discusso i seguenti problemi che coinvolgono la presenza e l'azione 
delle chiese evangeliche in Italia:
1. il percorso contraddittorio e, in ultima istanza, nettamente deludente, 
del disegno di legge sulla libertà religiosa
2. la crescente ingerenza delle gerarchie della chiesa cattolica romana 
nella società e nelle istituzioni del nostro paese, in particolare nella scuola
3. l'accentuarsi delle diseguaglianze sociali, rispetto al godimento di 
servizi che la costituzione vuole garantiti a tutti i cittadini
4. il restringersi degli spazi di presenza e visibilità nel sistema delle 
comunicazioni per le minoranze religiose.

Di fronte a tali trasformazioni che mettono in discussione alcun principi 
fondanti della Carta Costituzionale, come protestanti italiani che fondano 
la loro fede nella sola grazia di Dio e non conoscono alcuna altra 
mediazione fra Dio e l'umanità al di fuori di quella di Gesù Cristo, 
dichiariamo che la laicità:
- non è una ideologia, un pensiero filosofico contrario alla religione
- non è la religione di quelli che non hanno nessuna religione o nessuna 
chiesa;
- non è neppure solo separazione fra chiese e stato, poiché le fedi non 
possono essere ridotte ad una espressione unicamente privata.

La laicità è un metodo: la paziente ricerca e definizione, attraverso il 
confronto e il dialogo fra i diversi soggetti, assunti nella loro 
integrità, di un quadro di regole - accettate da tutti e valide per 
ciascuno - per agire nello spazio pubblico senza privilegi.
La vera laicità non coincide con il laicismo e non si esaurisce nel 
pluralismo, ma lo rende autentico.

Come protestanti italiani
-  Ci impegniamo perciò affinché la laicità diventi un comportamento 
diffuso in primo luogo nelle persone che occupano posti di responsabilità 
nelle istituzioni pubbliche.
-  Ribadiamo che la costruzione di una scuola laica, plurale e veramente di 
tutti e per tutti, costituisce un processo essenziale di formazione alla 
cittadinanza democratica.
-  Consapevoli della necessità che non soltanto le organizzazioni 
ecclesiastiche e/o di volontariato ma anche le pubbliche istituzioni 
perseguano l'obbiettivo della solidarietà sociale, esprimiamo viva 
preoccupazione per la progressiva diminuzione in atto delle risorse 
destinate alle politiche sociali, cui viene preferito il finanziamento di 
grandi opere (a volte non necessarie e spesso per  lungo tempo 
.inutilizzate) o addirittura della guerra.
-  Reputiamo grave che la riduzione della pressione fiscale  a vantaggio di 
alcune categorie di cittadini, si accompagni ad un generale  aumento del 
costo della vita che colpisce allo stesso modo tutta la popolazione, 
danneggiando soprattutto le categorie economicamente più deboli.
-  Ricordiamo che come credenti siamo chiamati a fare ogni sforzo affinché 
"nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli 
altri" (I Corinzi 10,24) e che il Signore in cui crediamo ci ha riassunto 
la legge e i profeti con questa indicazione: "Tutte le cose che voi volete 
che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro" (Matteo 7,12)

L'Assemblea FCEI, inoltre, considerato che la conoscenza  dei fatti e dei 
soggetti religiosi è un elemento fondamentale dei diritti di tutti e che è 
in corso nel nostro paese un processo di omologazione ai contenuti e ai 
valori della religione maggioritaria, in contrasto da un lato con la realtà 
di secolarizzazione,  dall'altro con la crescente presenza di confessioni 
di fede cristiane, varie e diverse tra loro, nonché di altre religioni;

afferma che il servizio pubblico deve garantire il pluralismo 
dell'informazione e una visione corretta delle realtà religiose del nostro 
paese, non confinata in ore di ascolto ridotto.

Preso atto, infine, che il disegno di legge sulla libertà religiosa 
presentato originariamente in Parlamento nel 1997, teso a sostituire la 
legislazione del '29-30 sui Culti ammessi, nella presente legislatura ha 
subito, nel corso del dibattito parlamentare, profonde modificazioni di 
carattere restrittivo che hanno  snaturato il progetto originario al punto 
da rendere possibili forme di censura preventiva sulle attività religiose;
-  ritiene che  il suddetto progetto di legge debba essere definitivamente 
ritirato;
-  chiede che l'art. 8 della Costituzione trovi sempre puntuale attuazione, 
a partire dalle Intese per le quali le trattative sono già state avviate;
ove venga riproposto il progetto di una normativa generale sul tema della 
libertà religiosa, questo sia ispirato unicamente ai principi della libertà 
di coscienza e di religione.







Atto 21
(Messaggio a quanti hanno responsabilità politiche)

Messaggio della XIII Assemblea della Federazione Chiese Evangeliche in 
Italia a quanti hanno responsabilità politiche

"Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli 
altri" (I Corinzi 10,24)

Questo versetto della prima lettera dell' apostolo Paolo ai cristiani di 
Corinto ha orientato i lavori della XIII Assemblea della Federazione delle 
chiese evangeliche in Italia. Si tratta di un appello importante per tutti 
coloro che, a prescindere dalla loro identità confessionale o culturale, 
hanno responsabilità politiche, di governo o di amministrazione della cosa 
pubblica.
Per questo, senza alcuna intenzione di interferire nella vostra azione 
politica che riconosciamo e rispettiamo nella sua autonomia, vogliamo 
condividere alcune considerazioni e preoccupazioni sull'etica politica nel 
nostro paese.

Il vantaggio di tutti si esprime in una società democratica capace 
di  tutelare  le minoranze e i diritti dei più deboli e di garantire piena 
libertà di espressione alle diverse componenti culturali e religiose del 
paese. La nostra Assemblea esprime viva preoccupazione per la scarsa 
attenzione di ampi settori della classe politica riguardo a questi temi di 
grande valore civile. In particolare auspica che in tempi rapidi possano 
riprendere iniziative politiche e parlamentari che, nello spirito della 
Costituzione, possano garantire un compiuto pluralismo religioso.

Il vantaggio di tutti si esprime in una politica di accoglienza nei 
confronti di chi bussa alle nostre porte, spinto dalla situazione di 
estrema difficoltà in cui versa la maggior parte dei paesi del sud del 
mondo. Siamo ben consapevoli della complessità di questo problema e della 
necessità di cercare soluzioni adeguate, in una cornice europea. Tuttavia, 
siamo profondamente convinti che il nostro benessere non possa coincidere 
con la sofferenza di altri e che una politica di accoglienza e di 
riconoscimento dei diritti degli immigrati che vivono in mezzo a noi 
costituisca un dovere: oltre che per le ragioni della nostra fede, anche 
per quelle politiche della stabilità, della sicurezza, della cooperazione e 
della condivisione delle risorse tra paesi ricchi e paesi poveri.

Il vantaggio di tutti, infine, si esprime in una convinta iniziativa di 
pace. Nell'ultimo decennio l'area  mediterranea, nella quale tanta parte ha 
la politica estera italiana, è stata segnata da gravissimi conflitti che 
hanno avuto radice anche nello scontro etnico e religioso. Come cristiani 
siamo chiamati ad essere  attivi e creativi  facitori di pace: per questo 
gli evangelici italiani  hanno cercato di essere attivi nel campo 
dell'educazione alla pace, della mediazione dei conflitti, della 
partecipazione a iniziative di riconciliazione. Ma questo non basta. Alla 
classe politica, anche a quella italiana, chiediamo infatti un impegno più 
diretto ed esplicito a salvaguardia della pace: si tratta di investire di 
più nel campo educativo, nella cooperazione allo sviluppo, nella mediazione 
diplomatica, nel sostegno alle Nazioni Unite, affinché non prevalga l'idea 
che la guerra possa servire alla democrazia, alla giustizia e perfino alla 
pace.

Vi affidiamo queste osservazioni e preoccupazioni perché siete uomini e 
donne chiamati ad operare per  il vantaggio "degli altri": alcuni di voi 
sono "ministri", servono cioè come governanti della cosa pubblica, di una 
società sempre più complessa ed articolata. Su di voi pesa una grande 
responsabilità per la quale non dimentichiamo di pregare il Signore. Le 
chiese evangeliche italiane, radicate nella storia spirituale, culturale e 
civile del nostro paese, auspicano fortemente che l'etica pubblica, in uno 
spirito di laicità  (cioè di rispetto e di dialogo fra tutte le culture), 
possa ispirarsi all'idea guida del "vantaggio non per sé ma per gli altri".

Atto 22
(Esposizione del crocefisso)

L'assemblea
ritiene necessario intervenire nel dibattito culturale e politico relativo 
all'esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici contribuendo ad 
affrontare la questione in termini meno emotivi e teologicamente più ponderati,
osserva che il crocifisso e la croce richiamando il sacrificio di Cristo e 
la sua resurrezione, sono simboli che esprimono indiscutibilmente la fede 
cristiana,
rileva che l'esposizione nelle sedi istituzionali e nei luoghi pubblici di 
simboli che richiamano ideologie politiche o fedi religiose, confligge con 
il  principio di laicità dello Stato, cui è informato l'ordinamento 
giuridico italiano.
L'uso di tali simboli introduce, peraltro, sia in una parte di coloro che 
vi si riconoscono, sia in quelli che si sentono esclusi, sentimenti di 
estraneità che  contrastano con la costruzione di una collettività 
solidale,  tesa ad includere tutti coloro  che rispettano i fondamentali 
principi posti alla base della civile convivenza.
Addolora profondamente che, per legittimare l'uso pubblico del crocefisso, 
strumentalizzandolo a fini di parte, organizzazioni politiche o religiose 
lo abbiano definito come oggetto di semplice arredamento che richiama meri 
valori culturali, o addirittura civili.
L'Assemblea
osserva che, allorché la croce o il crocefisso sono stati usati come 
strumenti di identificazione nazionale, sociale o politica, ne sono 
derivati sanguinosi conflitti  nei quali, anche in nome di Dio, sono state 
perpetrate incredibili nefandezze.
In tale contesto, circa la valutazione delle forme appropriate perché la 
croce o il crocefisso costituiscano effettivo riferimento all'amore di Dio, 
alla fraternità, all'eguaglianza ed alla dignità delle creature umane, 
l'Assemblea rivolge vivo appello alla Conferenza Episcopale Italiana ed 
alla Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia perché si valuti congiuntamente 
l'opportunità di affrontare la materia nell'ambito di un aperto confronto 
ecumenico fondato sull' Evangelo.