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RossoNotizieNet n. 41 - 15 ottobre 2003



ROSSONotizieNet
numero  41 - 14 ottobre 2003


periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso






Sommario

- Piazze Solidali a Milano dal 16 ottobre al 2 novembre
- Dibattito a Milano su movimento e trasformazione della politica - 6
novembre 2003
- Convegno sui brevetti di sabato 8 novembre 2003 con Vandana Shiva, Samir
Amin, Riccardo Petrella
- Primo corso del ciclo monografico sulla democrazia della Lup: seconda
parte (settembre 2003-febbraio 2004)
- Gruppo di lettura di Avere o essere di Erich Fromm a cura di Luca Danesini
- Materiali: Dopo Cancun. L'Omc in divieto di Pablo Romo e Per un contratto
mondiale dell'energia (in allegato)
- Novità Edizioni Punto Rosso
- Biblioteca Minima




dal 16-10-03 al 2-11-03

PIAZZE SOLIDALI: PENSARE E AGIRE UN MONDO DIVERSO
tutti i giorni dalle 11 alle 21

Alle spalle del Duomo



Vi aspettano le associazioni e organizzazioni che hanno realizzato le
mobilitazioni per la pace a Milano:

Patto per la pace e lo cooperazione internazionale formato da

ACEA, ACLI, ARCI, CGIL, CISL, Chico Mendes, Emergency, Legambiente,
Manitese, Pax Christi, Rosa Bianca, Centro Helder Camara, MAG 2.

Insieme a (in ordine alfabetico) Acra, Attac Milano, Casapace di Milano,
Cric Milano, Forum Consumo Critico, Gruppo Basta Guerra (Milano), Gruppo
comunicazione/Social Press (Milano), S.in.Cobas, Guerre e Pace, Lila, La
libreria delle donne, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale
delle alternative, Rete Lilliput, Un ponte per. (Milano), Ya Basta,
e Consorzio Giusto etico solidale, Diafab, Dimensioni Diverse, Progetto
Integrazione, .. molte altre ancora



Ogni giorno troverete: mostre attinenti al tema della giornata,
presentazioni di libri: banchi delle associazioni attivi: i prodotti di
commercio equo e solidale, biologici ed ecologici e i libri. Troverete
inoltre i tavoli informativi per il Social Forum Europeo di Parigi, per il
Cop9 (la riunione dei grandi sull'ambiente a Milano in dicembre) e il
tavolo Iraq. Ogni giorno saranno offerti libri sul tema della giornata con
lo sconto del 20%



Le giornate sono monotematiche ogni 2/3 giorni un tema diverso

La Cooperazione internazionale

Ambiente e sviluppo sostenibile

Economia e globalizzazione, il "dopo" Wto di Cancun

Nuovi stili di vita, nuovi comportamenti nei consumi

Immigrazione

Disarmo Pace e pacifismo

Europa (democrazia, diritti, stato sociale)


Tra qualche giorno riceverete un programma più dettagliato della varie
giornate.


pertecipate numerosi!!!!!










LA DEMOCRAZIA E LA POLITICA



IL MOVIMENTO DEI MOVIMENTI E LA TRASFORMAZIONE DELLA POLITICA TRA ORDINE
ISTITUZIONALE ED AUTORGANIZZAZIONE





Milano - Giovedì 6 Novembre - ore 20.45

Camera del Lavoro (sala Buozzi)

Corso di Porta Vittoria 43



 Ne discutono



Danilo Zolo (Università di Firenze)

Mimmo Porcaro (saggista)

Giuseppe Pirola (gesuita, docente filosofia Aloisianum)

Vittorio Agnoletto (cons. int. FSM)

Marco Bersani (Attac)



Organizza

Associazione Culturale Punto Rosso

Libera Università Popolare






Dopo il fallimento del Wto a Cancun, occorre continuare con più
determinazione la coscietizzazione e la mobilitazione contro i Gats e i
Trips, quindi anche contro il monopolio dei brevetti, contro la
privatizzazione della conoscenza e del sapere. Il convegno seguente si
iscrive in questo corso. Inoltre rimanda al bando di concorso sulla
brevettabilità che abbiamo istituito in collaborazione con il Circolo
Culturale Palazzo Cattaneo, vedi il regolamento in
<http://www.puntorosso.it/>www.puntorosso.it



programma provvisorio



LE NUOVE RECINZIONI DELLA VITA: BREVETTI, MONOPOLI, MULTINAZIONALI

LE ALTERNATIVE ALLA PRIVATIZZAZIONE DEL MONDO



MILANO - SABATO 8 NOVEMBRE 2003

CAMERA DEL LAVORO - C.SO PORTA VITTORIA 43





Ore 9.30 - 13.30

Prima sessione: Le conseguenze sociali ed economiche dei brevetti



il contesto

SAMIR AMIN (dir. Forum du Tiers Monde, pres. Forum Mondiale delle Alternative)

Il capitalismo contemporaneo, i monopoli, le multinazionali e le
privatizzazioni



RICCARDO PETRELLA (Univ. di Lovanio, Segr. Contratto Mondiale Acqua)

La mercificazione della conoscenza



relazione

VANDANA SHIVA (direttrice Research Foundation for Science, Tecnology and
Ecology)

I brevetti, il Wto e la privatizzazione del vivente: le conseguenze sul Sud
del mondo



comunicazioni

VITTORIO AGNOLETTO (Cons. Int. Fsm)

I brevetti ed il diritto alla salute



NICOLA NICOLOSI (Segreteria Cgil Lombardia)

I monopoli della conoscenza e il declino industriale italiano



GIORGIO CREMASCHI (segr. nazionale Fiom)

Le conseguenze dei brevetti e dei monopoli sul lavoro



GIANNI TAMINO (Università di Padova)

Brevetti, biotecnologie e privatizzazione del genoma umano





Ore 14.30-18

Seconda sessione: La riforma della brevettabilità. Il monopolio brevettuale
e altre forme di remunerazione.



BENEDETTO VECCHI (Il Manifesto)

La proprietà privata nell'epoca del postfordismo come appropriazione di
conoscenze prodotte collettivamente



ANDREA FUMAGALLI (Università di Pavia)

Saperi collettivi e proprietà intellettuale. Le alternative



Video-intervista a RICHARD STALLMAN (Free Software Foundation)



ARTURO DI CORINTO (Università di Roma)

La Rete e la libera circolazione della conoscenza. Il movimento per il
software libero



Interventi previsti di GIANNI TOGNONI (Fondazione Int. Lelio basso), SABINA
SINISCALCHI (Fondazione di Banca Etica), IVAN VERGA (Ass. Verdi Ambiente
Società), ROBERTO BRAMBILLA (Rete di Lilliput), GIANCARLO ZINONI (Attac) e
altri in via di definizione



Conclusioni di VANDANA SHIVA





Organizzano:

Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative,
Circolo Culturale Palazzo Cattaneo, Fondazione Culturale di Banca Etica,
Cgil Lombardia, Fiom Cgil, Greenpeace, Rivista Altreconomia, Rivista
Viator, Pax Christi, Associazione Verdi Ambiente Società e altri in via di
definizione






LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE



Ciclo monografico

LA DEMOCRAZIA



L'intero ciclo è consultabile nel nostro sito
<http://www.puntorosso.it/>www.puntorosso.it



Primo corso



LA GLOBALIZZAZIONE NEOLIBERISTA, LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE E LO SPAZIO
DELLA POLITICA.



PARTE II:
LA CRISI DELLA RAPPRESENTANZA



Durata: 3 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30. Quota di iscrizione: 10 Euro



Giovedì 23 Ottobre 2003
Esiti autoritari alla crisi della rappresentanza: la guerra come nuova
forma della politica, lo Stato come puro garante dell'ordine pubblico,
l'ideologia della sicurezza, il razzismo istituzionalizzato.
Relatrice: Monica Quirico (Università di Torino)



Giovedì 30 Ottobre 2003
Alternative progressive alla crisi della rappresentanza: il movimento dei
movimenti come nuovo campo della politica, la democrazia partecipativa, "i
beni pubblici compartecipati", le condizioni ed i vincoli della
partecipazione.
Relatori: Guido Milani, Giorgio Riolo, Roberto Mapelli



Giovedì 6 Novembre 2003 (luogo da definire)
Dibattito pubblico: "Il movimento e la politica tra ordine istituzionale ed
autorganizzazione".
Relatori: Danilo Zolo (Università di Firenze), Mimmo Porcaro (studioso
della politica, saggista), Vittorio Agnoletto (FSM), Marco Bersani (Attac)



Per iscriversi basta segnalare telegonicamente la propria intenzione e poi
iscriversi materialmente alla prima lezione.






GRUPPI DI LETTURA DELLA LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE



Prosegue l'attività dei Gruppi di lettura a cura di Luca Danesini. Dopo la
lettura del libro di Marcuse L'uomo a una dimensione, il prossimo Gruppo
affronterà l'opera Avere o essere di Erich Fromm



Partendo da una profonda e rigorosa indagine dei mali della nostra epoca,
l'autore delinea in quest'opera una nuova etica e la possibilità di un
diverso atteggiamento dell'essere umano verso la natura e la società.

Questa lettura ci offrirà nuovi spunti di riflessione e di analisi (Luca
Danesini).



Durata: 8 incontri

Luogo: Punto Rosso - via Morigi 8

Quota di partecipazione: 10 euro

Gruppi di 5 persone

Inizio martedì 23 settembre ore 21.00



Occorre chiamare telefonicamente per informazioni, conferma della data di
inizio e la costituzione dei gruppi di lettura di 5 persone.





MATERIALI



L'OMC IN DIVIETO



di Pablo Romo



Scrivo questo articolo da Cancún, dove ho partecipato alla bella esperienza
di essere in tanti da tutto il mondo contro il mostro dell'OMC che vuole
controllare il commercio mondiale e molte altre cose.



L'esperienza è stata breve ma ricchissima. Ho potuto partecipare a vari
forum alternativi, preparare la grande marcia di sabato 13 e vedere il
vertice "dal di dentro". Certo la morte del signor Lee ha dato vita a una
riflessione nella quale si sono ritrovate concordi tutte le diverse
posizioni: l'OMC continua a mietere vittime.



Alla fine dell'evento tutti e tutte abbiamo potuto dire insieme, di fronte
al fallimento dei negoziati, che l'OMC non è in grado di creare un
commercio equo nel mondo.



* * *



CASUS BELLI: LA SOVRANITÀ ALIMENTARE



Il vertice dei ministri dell'OMC ha fallito dopo cinque giorni di lavori
intensi durante i quali l'obiettivo era di completare parte dell'Agenda a
Doha (Qatar), in particolare per quanto riguardava la soppressione dei
sussidi agricoli. Già prima dell'inizio del vertice si profilavano forti
difficoltà. I lavori dei consigli avevano lasciato trapelare la formazione
di gruppi di paesi che non avrebbero permesso di far passare il tema
dell'agricoltura in secondo piano rispetto ai "nuovi temi", come li avevano
chiamati le delegazioni USA e UE.



I ministri di 146 paesi, capeggiati dal dottor Supachai Panitchpakdi,
Direttore Generale dell'OMC, riuniti nella località balneare più esclusiva
del Messico, non hanno approvato nessun accordo, con la scusa che "è meglio
non fare accordi che farne uno cattivo", e così il Vertice ha rinviato il
compromesso a favore del vero "libero mercato". La grossa novità dei
negoziati è stata la formazione di un blocco di paesi in via di sviluppo
(G21) comprendente tra gli altri Brasile, Cile, India, Cina, Sudafrica e
Messico, che hanno insistito sull'eliminazione dei sussidi che USA e UE
danno ai loro prodotti agricoli, generando un falso libero mercato e un
ingiusto squilibrio.



In effetti USA e UE, che dal 1995 a oggi hanno aiutato le loro produzioni
agricole con più di 150 miliardi (migliaia di milioni) di dollari ciascuno,
pretendono che i paesi in via di sviluppo e i paesi poveri aprano le
proprie frontiere indiscriminatamente e che non diano sussidi ai loro
prodotti per creare il "libero mercato" (principio "anti-dumping"). Questa
politica economica ha aumentato la disuguaglianza tra paesi poveri e
ricchi, dal momento che mentre gli uni, i poveri, sono obbligati a
obbedire, gli altri, i ricchi, non rispettano per niente questo "principio
economico". Per far sì che si realizzi questo meccanismo sia la UE che gli
USA ricorrono ai tribunali per mettere l'embargo ai prodotti o generare
embarghi di fatto. Tra il 1995 e il 2001, negli USA si sono discussi 255
casi di "anti-dumping" in seguito a cause intentate dall'industria
nordamericana a proposito della "competenza ingiusta". Quasi due terzi di
questi casi coinvolgevano direttamente esportatori di paesi in via di
sviluppo. Queste dispute in tribunale implicano costi che i paesi del Terzo
Mondo non sono in grado di sostenere.



In questa logica di sussidi per i ricchi e non per i poveri, gli USA
esportano 70,20 mila milioni di dollari all'anno di prodotti agricoli con
sussidio (a prezzi estremamente competitivi) e importa 68,70 mila milioni,
mentre l'UE esporta 57,81 e importa dal resto del mondo 79,78 mila milioni,
la più grande percentuale di movimento commerciale al mondo.



Per questa ragione, il G21 chiedeva al Vertice l'eliminazione dei sussidi
concessi dai ricchi e un trattamento di favore per i paesi poveri. Queste
richieste, ovviamente, non sono state accettate da Robert Zoellick,
negoziatore commerciale del governo USA, né dal Giappone né dall'UE.



Domenica 14 settembre, poco prima della conclusione del Vertice, durante la
sessione plenaria finale, i ministri di Uganda e Kenia hanno abbandonato la
sala per protesta, per la poca attenzione dimostrata dai potenti. Il
documento proposto dal blocco dei ricchi non è stato accettato e il Vertice
si è concluso con un nulla di fatto. Sono stati spesi milioni di dollari
per la realizzazione del Vertice che è fallito in tutto e per tutto. La
discussione continuerà nelle prossime riunioni, nonostante lo
scoraggiamento.



L'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO



Per poter comprendere cosa rappresenta questa organizzazione e cosa
significa il suo fallimento, bisogna ricordare l'origine dell'OMC. L'OMC
nasce il 1 gennaio 1995 come erede del GATT (Accordo Generale su Tariffe e
Commercio), meglio conosciuto come "Uruguay Round", il cui obiettivo era
una riduzione graduale delle tariffe che i paesi imponevano ai prodotti di
importazione. Da allora sono nati i progetti di accordi di "Libero
Commercio" che si sono consolidati durante gli anni '90 e che si vogliono
imporre a livello mondiale nel nostro decennio. Per esempio, l'accordo
commerciale asimmetrico tra Canada, USA e Messico (NAFTA) la cui prima fase
è entrata in vigore il 1 gennaio 1994 (in concomitanza con il sollevamento
armato degli zapatisti) e l'ALCA, che è l'accordo commerciale delle
Americhe, che si vuol far entrare in vigore dal 1 gennaio 2005.



Con la fine del GATT e la nuova geopolitica, l'OMC nasce agli ordini
dell'impero commerciale USA e con l'assenso di UE e Giappone. L'OMC cerca
di realizzare una nuova cornice "legale" per assicurare che le norme
commerciali non entrino in conflitto con l'evoluzione dell'economia globale
e che i commerci circolino con la massima facilità, prevedibilità e libertà
possibili. Le sue funzioni più importanti sono: amministrare gli accordi
commerciali fatti sotto i suoi auspici; creare forum per i negoziati
commerciali; cercare di risolvere le differenze commerciali tra i paesi;
sorvegliare le politiche commerciali nazionali affinché si applichino le
politiche concordate; assistere con esperti i paesi che lo richiedano per
implementare gli accordi e cooperare con altre Organizzazioni
internazionali. Nel 1994, a Marrakech, venne firmato l'atto costitutivo
ratificato da 120 paesi. A oggi l'OMC ha 146 paesi membri e molti altri
come osservatori. L'OMC si riunisce a Ginevra, dove ha la sede, ma le sue
riunioni si svolgono anche in altri luoghi, soprattutto quelle di alto
livello, come quelle ministeriali, che si sono tenute a Singapore nel 1996,
Ginevra nel 1998, Seattle nel 1999, Doha (Qatar) nel 2001 e quest'anno a
Cancún, in Messico.



Senza dubbio, l'OMC presenta un problema fondamentale: il suo sistema è
antidemocratico e poco trasparente. I negoziati sono a porte chiuse e si
fanno pressioni sui paesi poveri affinché firmino accordi sotto il peso dei
debiti che li condizionano. Le decisioni importanti fino a ora sono state
prese dal blocco di paesi ricchi e senza tener conto della percentuale di
popolazione mondiale che ciascun paese rappresenta. Così, le grandi
multinazionali usano i paesi ricchi per fare pressione sui paesi poveri
affinché accettino le loro condizioni in materia di investimenti e
commercializzazione dei prodotti. Una delle più evidenti condizioni
stabilite dai grandi gruppi è la modifica delle leggi sul lavoro per poter
sfruttare più facilmente gli operai; un'altra è quella di godere di
esenzioni fiscali per gli impianti di produzione; un'altra ancora è
l'esenzione fiscale sulle esportazioni.



LA CRISI DELL'OMC



Il rifiuto nei confronti dell'OMC nasce fin dall'inizio, quando appare
evidente che non cerca di realizzare un commercio equo nei confronti dei
paesi poveri, che sottragga alla miseria gran parte della popolazione
mondiale. Il desiderio della maggioranza della popolazione mondiale è
stabilire un maggiore equilibrio tra commercio e ricchezza dei popoli, il
che non si può ottenere senza un commercio equo e solidale.



Per questo, fin dalla sua nascita l'OMC è stata sotto accusa e le proteste
crescono nella misura in cui questa organizzazione implementa o impone
accordi che aumentano la disuguaglianza tra i paesi.



La protesta ha avuto diverse espressioni, dalla realizzazione di forum per
presentare proposte alternative alle lotte di strada. A Seattle, negli USA,
quattro anni fa, migliaia di cittadini nordamericani scesero in piazza e
più di un centinaio fu arrestato, rendendo palese che non si fanno gli
interessi dei cittadini ma dei grandi commerci.



Alle manifestazioni contro l'OMC si sono unite le dimostrazioni contro le
politiche dei G7+1 e la loro riunione annuale di Davos, in Svizzera, visto
che queste organizzazione stanno palesemente unendo le loro politiche di
azione economica e di "sicurezza globale". Così sorge il movimento "critico
globale" o "altermondialista", che recupera l'espressione zapatista "un
altro mondo è possibile".



I FORUM PARALLELI DI CANCUN



Siccome le proteste non esprimono solo un rifiuto, ma apportano riflessioni
su percorsi alternativi, a Cancún si sono tenuti vari forum paralleli per
analizzare dal punto di vista della società civile gli impatti e le
alternative alle politiche economiche globali. I Forum organizzati in
questa occasione sono stati il Forum globale della biodiversità, il Forum
convergenza di mezzi e tecnologie alternative, l'Incontro sullo zapatismo e
sulla resistenza globale, il Forum dei popoli, il Forum contadino
internazionale, il Forum internazionale dei diritti delle donne negli
accordi commerciali, il Forum sindacale internazionale e il Forum dei
pescatori. Secondo gli organizzatori, ci sono state presentazioni alle
quali hanno partecipato a Cancún più di tre mila membri di organizzazioni
non governative di tutto il mondo delle più di 980 registrate all'OMC.



Senza dubbio i forum più importanti, vista la tematica del Vertice, sono
stati quello contadino internazionale e quello dei popoli con la presenza
imponente di Vía Campesina, organizzazione che raggruppa migliaia di
agricoltori del mondo e centinaia di indigeni dal Messico e dal Guatemala.
In questi forum si è denunciato l'impatto delle misure economiche adottate
dai paesi in via di sviluppo per compiacere l'OMC, che hanno generato
l'impoverimento in massa dei contadini e delle popolazioni indigene.



Alcune delle conclusioni cui si è giunti in questi forum sono state: che
l'OMC non tratti come suo tema l'agricoltura dei popoli e dei paesi: nello
stesso modo che la salute, l'educazione e la cultura, l'agricoltura non
deve essere oggetto di accordi commerciali. La sovranità alimentare dei
popoli deve essere il principio fondamentale delle politiche
internazionali, preservandone la cultura e la biodiversità. I processi di
produzione e commercializzazione agroalimentare devono essere protetti da
popoli e paesi, per evitare che siano distrutti dalle grandi industrie
agroalimentari che vogliono monopolizzare non solo il mercato ma anche il
processo produttivo. Per questo è necessario che si adottino nuove
politiche pubbliche che contribuiscano a generare un equilibrio tra la
produzione e la distribuzione alimentare, garantendo l'accesso alla terra
ai contadini e il proprio territorio ai popoli indigeni.



Questi forum hanno constatato che la liberalizzazione commerciale dei
prodotti agricoli ha favorito l'aumento della povertà e causato migrazioni
di massa. Allo stesso modo, in diversi forum alternativi si è constatato
che la liberalizzazione dei mercati e l'eliminazione delle barriere
tariffarie sono direttamente proporzionali alle violazioni dei diritti di
libero transito, di manifestazione e in pratica di tutti i diritti sociali
ed economici.



Altre conclusioni ugualmente importanti sono state il rifiuto della
produzione di alimenti e semi transgenici che mettono a rischio la salute e
alterano gli ecosistemi, pregiudicano le sementi indigene e aumentano la
dipendenza economica e tecnologica. Nei forum c'è stato un rifiuto netto
rispetto a qualsiasi tipo di appropriazione per lo sfruttamento commerciale
di conoscenze tradizionali dei popoli indigeni e della loro tecnologia o la
pretesa di brevettare sementi o organismi che sono un bene dell'umanità.
Così, l'urgenza dei paesi ricchi di implementare nuovi accordi che
garantiscano la proprietà intellettuale è stata combattuta con il principio
fondamentale della conoscenza universale a beneficio dell'umanità.



A Cancún è stata chiara la voce che si oppone all'Accordo su Beni e Servizi
dell'OMC, che vuole privatizzare e mettere in mani straniere tutti i beni
pubblici. Questo rifiuto è strettamente legato alla difesa di acqua, terra
- territori, boschi e risorse naturali - che i popoli indigeni portano
avanti da molti anni e cui ora si uniscono molti settori della società
civile.



In sintesi, le conclusioni del forum contadino e dei popoli gettano le basi
di un nuovo ordine alimentare globale che abbia come fondamento la lotta
alla fame e la ricerca di una vita dignitosa per tutti e tutte a partire
dalla sovranità alimentare di popoli e nazioni.



I forum organizzati dalla società civile non si sono limitati alla
riflessione ma si sono mobilitati per le strade, per chiedere un dialogo
con i ministri e con la stessa OMC. La polizia messicana ha fatto in modo
che non si raggiungessero le sedi del Vertice.



CANCcN E IL MONDO



Questi forum e manifestazioni si sono svolti in concomitanza con altri in
giro per il mondo. A Ginevra il 6 settembre 200 persone del Social Forum
Lemanique hanno formato una catena umana attorno alla sede dell'OMC. Il 7
settembre in Brasile si è tenuta una grande manifestazione (120.000
manifestanti a San Paolo) contro l'ALCA e l'OMC. Secondo l'agenzia
alternativa ALAI si sono tenute manifestazioni in 1500 località. Sempre il
7 settembre decine di organizzazioni sociali di San Antonio, Texas, USA,
hanno organizzato una veglia davanti alla Cattedrale cattolica per
denunciare gli effetti perversi che sarebbero provocati nel continente
dall'ALCA (Area di Libero Comercio delle Americhe). In Ecuador si sono
tenute varie marce di protesta nella capitale. La maggior parte dei
partecipanti erano giovani. Nel Salvador, diversi gruppo hanno realizzato
marce e sit-in accompagnati da attività religiose e culturali per
protestare contro le richieste del FMI e della Banca Mondiale nei confronti
di questo paese. Nel frattempo, la sua delegazione ministeriale a Cancún
cedeva alle pressioni degli USA e parlava pubblicamente a favore della
seconda relazione patrocinata da UE, Giappone e USA.



Nelle Filippine migliaia di manifestanti sono scesi in piazza bloccando le
strade principali di Manila. In Bolivia 50 organizzazioni contadine hanno
partecipato al seminario "Sovranità alimentare ora" tenutosi a La Paz. A
Bangkok, Thailandia, il 9 settembre più di 300 persone si sono impadronite
delle strade centrali marciando in segno di protesta, in sintonia con le
manifestazioni nel resto del mondo. A San José, in Costa Rica, il 15
settembre si è tenuta una giornata contro le politiche economiche pubbliche
di questo paese.



LE MANIFESTAZIONI A CANCUN



Le manifestazioni a Cancún sono state le più diverse. Dall'immolazione di
Lee Kyubg Hae, che ha commosso tutti, a balli, azioni mediatiche e
artistiche. Le manifestazioni hanno avuto inizio ancor prima
dell'inaugurazione del vertice. Praticamente tutte sono state ordinate e
pacifiche. La polizia messicana e i manifestanti hanno mantenuto un
atteggiamento di rispetto reciproco, tranne in alcuni episodi isolati di
piccoli gruppo violenti, che le televisioni hanno sfruttato fino alla
nausea. Certo la città di Cancún era sorvegliata come non mai e migliaia di
poliziotti e membri dell'esercito pattugliavano le strade che sembravano in
stato di assedio.



Ho potuto essere testimone dell'immensa creatività dei diversi gruppi di
partecipanti alle manifestazioni. Per esempio, mentre alcuni erano
travestiti da magnati delle multinazionali che distribuivano dollari finti,
altri fingevano di essere ministri di paesi poveri che si facevano
corrompere e approvavano gli accordi dell'OMC. Teatro, ballo, canti e
travestimenti sono stati gli strumenti della protesta. Un grande "Tlaloc",
dio azteco dell'acqua, camminava per le strade protestando per la
privatizzazione dell'acqua; migliaia di candele e fiori sono comparsi la
notte dell'11 settembre in omaggio ai morti causati dalle politiche
agricole dell'OMC, a cominciare da Lee Kyubg Hae. Una bandiera gigante
appesa a una gru di fronte alle strutture del Centro Congressi, sede del
Vertice, diceva "no all'OMC".



Il grande giorno di festa è stato domenica 14, quando è stato ufficiale il
fallimento del vertice e il nulla di fatto. La festa ha invaso le strade
centrali di Cancún e ha dato forza ai migliaia di rappresentanti della
società civile.



DOPO CANCUN



Il fallimento del Vertice Ministeriale di Cancún pone la domanda su quel
che avverrà in futuro. E' sempre più evidente per tutti o quasi che l'OMC
non può garantire un commercio equo, responsabile e solidale come si
vorrebbe. L'OMC ha reso chiaro che quando si tratta di toccare gli
interessi dei grandi paesi si preferisce fallire e boicottare il Vertice.
L'OMC non può mantenere un sistema segreto di negoziati al margine degli
interessi di gran parte del mondo, pena la perdita totale di credibilità.



I G21, frutto della nuova congiuntura globale (vittoria della sinistra in
Brasile, tensione post-guerra in Iraq, boom cinese dell'apertura
all'economia di mercato, nuova situazione economica in Argentina ecc.), è
molto fragile e vulnerabile perché i debiti esteri dei paesi che ne fanno
parte li trasformano in facili vittime di negoziati sotto ricatto. Senza
dubbio, questi paesi sono per la prima volta nella storia dell'OMC una
forza da appoggiare e apprezzare per dar voce alla povertà. I paesi poveri
non sono ancora stati capaci di presentarsi uniti come blocco. Ed
espressioni come quelle di Kenia e Uganda sono significative del disgusto
accumulato e della rabbia che arriva ai vertici del potere di questi paesi.



Dall'altra parte, la società civile si articola sempre più e sempre meglio.
Perfeziona le sue tecniche di influenza e sviluppa la creatività nelle sue
azioni. Anche se i mezzi di comunicazione hanno colpevolizzato i
manifestanti, è sempre meno credibile il discorso ideologico che fanno,
soprattutto le televisioni.



Il fallimento dell'OMC dà forza nelle Americhe per continuare a lavorare
contro il trattato mondiale di libero scambio in questo continente, che
chiaramente favorirà solo i grandi paesi e gli USA. E anima il resto degli
uomini e delle donne dotati di coscienza a continuare a lavorare alla
ricerca di un altro mondo possibile.





Pablo Romo OP

Estate 2003



Traduzione di Prisca Destro di Traduttori Per la Pace
(http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace)

(Pablo Romo è frate dominicano, a suo tempo collaboratore di Samuel Ruiz,
collaboratore di Frei Betto nella commissione Iustitia e Pax, da sempre al
fianco della lotta del popolo del Chiapas. Tra i tanti suoi scritti,
ricordiamo il suo contributo al libro collettaneo L'orizzonte delle
alternative, Edizioni Punto Rosso).


In allegato un altro materiale molto importante per un contratto mondiale
dell'energia che verrà lanciato al Forum Sociale Europeo di Parigi


NOVITA' EDIZIONI PUNTO ROSSO




Forum Mondiale delle Alternative
a cura di F. Houtart, S. Amin

La globalizzazione delle resistenze
Lo stato delle lotte 2002/2003

Il libro raccoglie i contributi di diversi autori da tutte le parti del
mondo sullo stato delle lotte nei diversi continenti e alcuni saggi sui
temi principali della resistenza alla globalizzazione capitalistica e sulle
sue alternative.


Collana Libri FMA/8, pp. 420, 15 Euro.

Pubblicato in collaborazione con Terre Des Hommes



Indice

1. Lo stato dei Luoghi - Lo stato delle lotte
1. L'Asia dell'Est. 2. La Cina. 3. Il Sudest asiatico. 4. L'india. 5. Il
Mondo Arabo e il Medio Oriente. 6. L'Africa Subsahariana. 7. L'America
Latina. 8. L'America del Nord. 9. L'Europa dell'Est. 10. L'Europa
Occidentale

2. Le poste in gioco globali delle lotte contemporanee
1. Il petrolio chiave del dominio economico. 2. L'acqua, sfida globale
dell'avvenire, tra privatizzazione e bene comune dell'umanità. 3. Il debito
estero, meccanismo di estrazione delle ricchezze. 4. La lotta contro la
povertà, utilità politica di un argomento nel nuovo ordine mondiale. 5. I
movimenti delle donne per un'altra globalizzazione. 6. La militarizzazione
del mondo e le nuove condizioni della pace

3. L'ampiezza delle sfide, riflessioni sulle origini e i percorsi delle
resistenze e delle lotte
1. La dimensione economica. 2. La dimensione sociale. 3. La dimensione
culturale. 4. La dimensione politica

4. La ricerca delle alternative
1. Il paradigma dello sviluppo. 2. Progetti e livelli delle alternativie



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Atilio A. Boron

IMPERO & IMPERIALISMO
Una lettura critica di Michael Hardt e Antonio Negri



L'imperialismo attuale non è lo stesso di trent'anni fa. E' cambiato, ma
non è diventato il suo contrario, come ci propina la mistificazione
neoliberista.
Esso continua ad opprimere i popoli e le nazioni, seminando ad ogni passo
dolore, distruzione e morte. Nonostante i cambiamenti conserva la sua
identità e struttura e continua a perpetuare la sua funzione storica nella
logica dell'accomulazione mondiale del capitale. Le sue mutazioni, la sua
volatile e pericolosa compresenza di tradizione e innovazione, richiede la
costruzione di un nuovo approccio che ci permetta di capire la natura
attuale dell'imperialismo.
Questa continuità dei paradigmi fondamentali dell'imperialismo - non
necessariamente della sua fenomenologia - viene ignorata nell'opera di
Hardt e Negri, tanto che in nome di tale negazione essi definiscono
l'Impero.
Cercheremo, con questo libro, di dimostrare che, come le Mura di Gerico non
crollarono di fronte al suono delle trombe di Giusuè e dei suoi sacerdoti,
così nemmeno la realtà dell'imperialismo svanisce davanti alla fantasia dei
filosofi.

Atilio A. Boron è docente di Teoria politica e sociale all'Università di
Buenos Aires (UBA)
ed è segretario della CLACSO (Consiglio latinoamericano di scienze sociali)

Collana Libri Varia, pp. 160, 10 Euro.




BIBLIOTECA MINIMA




MANLIO DINUCCI - IL POTERE NUCLEARE. STORIA DI UNA FOLLIA DA HIROSHIMA AL
2015 - FAZI EDITORE, PP. 243, ¤ 12,50. Prefazione di Giulietto Chiesa



«E' questo un libro prezioso sotto molti aspetti, ma soprattutto perché,
attraverso un'analisi precisa, puntuale, esauriente, ci racconta la
struttura, le coordinate, i postulati del pensiero geopolitico (e
implicitamente ci descrive la statura politica, culturale e morale) degli
occupanti del "ponte di comando" dell'Impero. Tutto ciò va ben oltre il
riesame organico e complessivo dello "stato dell'arte" in materia di armi
atomiche e di strategie nucleari, che pure è l'asse centrale del lavoro.
[...] Questa offensiva planetaria dell'Impero è cominciata prima dell'11
settembre. Molto prima. I materiali  raccolti in questo lavoro lo
documentano in modo impressionante e, io credo, definitivo». (Dalla
prefazione di Giulietto Chiesa)









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PER UN CONTRATTO MONDIALE DELL'ENERGIA
BENE COMUNE DELL'UMANITA'
PACE CLIMA EQUITA'



L'INSOSTENIBILITA' DELL'ATTUALE SISTEMA:
Con il terzo millennio siamo giunti ad una sempre maggiore evidenza di 4
nodi fondamentali della contraddizione dell'attuale fase di sviluppo
industrial-capitalistica:
- l'approssimarsi dei limiti delle risorse naturali;
- i livelli d'inquinamento mettono in modo evidente in pericolo la salute
degli esseri viventi; e, la trasformazione della composizione atmosferica è
tale da causare gravi mutamenti climatici (primi sintomi di una
trasformazione che potrebbe imboccare una via di non ritorno nell'arco di
qualche decennio);
- l'iniquità ecologica e sociale, sul nostro pianeta, nei confronti dei
popoli industrialmente meno sviluppati e delle generazioni future.
- L'invasione culturale dell "American way of Life", quale ultima
espressione del pensiero coloniale ed eurocentrico che, nel nome del libero
mercato, non vede nulla di male nel depredare in pochi anni le riserve
naturali nel pianeta, accumulatesi in milioni di anni di evoluzione naturale

Tre convincimenti hanno principalmente favorito finora l'attuale situazione:
- il dogma dell'eterna crescita economica che, per mantenersi vitale, ha
bisogno del consumismo uso e getta,  e della società dell'opulenza;

- il mito della scienza risolutrice miracolosa di tutti i problemi;

- la politica di mercato come unica regolatrice della convivenza fra gli
uomini, in barba a l'ecosistema.

L'iniquo sviluppo della globalizzazione capitalistica sta ormai venendo
alla luce. Più che nel passato sono evidenti i limiti della Natura che non
permettono più di credere al grande bluff del capitalismo, che prometteva a
tutti lo stesso futuro di benessere.
L'impegno dei movimenti di lotta contro questo tipo di globalizzazione è
fondamentale per intraprendere la strada che potremmo definire
ecologicamente sostenibile.

La Questione Energetica è centrale. La rivoluzione industriale, sorta in
seguito alla scoperta delle fonti energetiche fossili (prima il carbone poi
il petrolio) assicura ai paesi industrializzati (1/5 della popolazione
mondiale) un benessere tale da consentire a ciascun cittadino di godere di
servizi che equivalgono al lavoro di 20 schiavi-energetici. Ma la
possibilità di sfruttare le risorse fossili su cui si basa questo
benessere, non sono infinite. E' evidente che la guerra "preventiva" e
"permanente" in atto ha il compito immediato di garantire il controllo
delle risorse residue di petrolio e gas naturale (quelle meno diffuse e più
trasportabili e pertanto più preziose del carbone) e si pone l'obiettivo
strategico di consolidare nuove egemonie territoriali per il futuro.
Da tempo sono mature le condizioni per una svolta nelle politiche
energetiche europee.




Numerose sono le ragioni che la sollecitano:

1. L'uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili, che invece tende ad
aumentare, favorisce la pace e la distensione.

2. Sganciarsi dai combustibili fossili permette di proteggere il clima del
pianeta. I fatti recenti (aumento degli eventi estremi), dimostrano con
chiarezza che il pianeta vive già le conseguenze del suo surriscaldamento.
Le previsioni, contenute nel terzo rapporto sul clima dell'IPCC, sono già
una drammatica realtà, su cui prendere decisioni politiche, a cominciare
dall'applicazione del protocollo di Kyoto, ma per andare oltre, passo
inevitabile per avviare una reale inversione di tendenza.

3) Le fonti rinnovabili sono presenti su tutto il pianeta in modo diffuso e
consentono di produrre energia senza emissioni climalteranti, inquinanti e
senza dipendenza. Sole vento e, a certe condizioni, biomasse, idro e
geotermia,  possono garantire il diritto all'energia a miliardi di donne ed
uomini a cui oggi è negato. Perciò bisogna sostenere la ricerca in questo
campo e in particolare quella legata alla sperimentazione e utilizzazione
dell'idrogeno che va prodotto con fonti rinnovabili e non con i
combustibili fossili o col nucleare

4) Può contribuire a ridurre consistentemente l'inquinamento dell'aria che
respiriamo, consentendo anche forti risparmi nelle spese sanitarie e di
disinquinamento.

5) Ed infine è una svolta che offre, ai paesi che la perseguiranno, una
straordinaria occasione d'innovazione tecnologica

E' sotto gli occhi di tutti il progressivo fallimento delle politiche
"neoliberiste", in questo settore come in altri, basate sul dogma del
mercato come soluzione dei problemi. Dopo un'estate in cui è apparso
evidente il collasso del sistema energetico liberalizzato, con i continui
black out e disservizi; dopo che si è mostrata con altrettanta chiarezza la
connessione fra i mutamenti climatici (il grande caldo) e la crisi dello
stato sociale (milioni di vecchi abbandonati e lasciati morire di caldo e
stress); dopo che, in molti, ha cominciato a farsi strada la convinzione
che sono proprio gli effetti dei processi di combustione a provocare il
surriscaldamento della Terra e l'alterazione del clima: un'Europa sempre
più indipendente dal petrolio non solo è possibile, ma a medio-lungo
termine diventerà la sola strada percorribile.

UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE SOLO CON UN SISTEMA ENERGETICO ALTERNATIVO:
 Per ragioni convergenti di ambiente e  giustizia internazionale ,
affermiamo un principio generale di equità nell'accesso  alla limitata
capacità di rigenerazione naturale dell'equilibrio climatico. Proponiamo
per questo che: sia stabilito, per tutti i paesi del mondo, un tetto di 1
Tep fossile di consumo pro-capite, da realizzare entro il 2050, con
conseguente  forte riduzione dei consumi fossili dei paesi industrializzati
.
Per il Forum Sociale europeo è una grande sfida. Per essere vinta esso deve
affrontare contemporaneamente più di un terreno d'iniziativa:

- dire NO alla guerra preventiva, alla guerra per il petrolio, al nucleare
sia civile che militare;

- ridurre drasticamente l'energia consumata dai paesi ricchi e maggiormente
industrializzati      attraverso politiche di efficienza e uso razionale
dell'energia, garantendo livelli e modi di vivere dignitosi e migliori di
quelli attuali. Per ottenere ciò è indispensabile intervenire sui sistemi
produttivi (industriali ed agricoli) e sui modelli di consumo e di
convivenza attualmente basati sulla continua crescita quantitativa;

- puntare a  far si che l'Europa realizzi unilateralmente gli obiettivi di
riduzione dei gas climalteranti, stabiliti a Kyoto, ma nel quadro di una
strategia che punti , come richiesto  dalla comunità scientifica
internazionale e dai documenti approvati, a ridurli del 70% rispetto a
quelli del 1990. La proposta che avanziamo è che al 2020 la riduzione
rispetto al 90 sia del 35%. In questo quadro va rifiutata l'attuale
strategia di un uso massiccio dei meccanismi flessibili, previsti dal
trattato di Kyoto, che determinerebbero il blocco di ogni sviluppo dei
paesi più poveri. In particolare rifiutiamo la "truffa" ecologica e sociale
dell'acquisto dei crediti di emissione, cioè la possibilità di continuare
ad inquinare gratis;


- sviluppare lotte e proposte per fermare la privatizzazione e la
liberalizzazione selvaggia dei servizi a rete ed in particolare del settore
energetico;

- evidenziare le contraddizioni  ed elaborare proposte affinché  si
blocchino i cicli produttivi sporchi e dannosi e vengano incentivati invece
quelli puliti e che utilizzino minori quantità di materia prime e di
energia. In questo quadro affermiamo la necessità di una rinnovata alleanza
tra il movimento che si batte contro le nocività sul territorio, per il
mantenimento della biodiversità, l'evoluzione delle relazioni ecologiche e
storiche dei territori locali e dell'intero pianeta, ed il movimento dei
lavoratori che subiscono da sempre il "liberismo", i danni sanitari dei
cicli produttivi nocivi e la insicurezza dei luoghi di lavoro.

- promuovere regole che interrompono il perverso meccanismo per cui le
industrie preferiscono trasferirsi nei paesi in via di sviluppo per
sfruttare la disponibilità di manodopera a basso costo  e gli scarsi
controlli ambientali, provocando nel contempo deindustrializzazione e
disoccupazione in Italia ed Europa.

- imporre una forte programmazione pubblica, con capacità di contrattazione
a livello decentrato, con la partecipazione della società civile, su
programmi concreti dove le ragioni ambientali e di equità sociale abbiano
priorità sull'economia. Al Vertice dei Ministri dell'Energia e
dell'Ambiente di Montecatini si è sancita la riduzione dei controlli
ambientali (già scarsissimi, peraltro) e delle politiche di comando
controllo, noi crediamo, al contrario, che i controlli debbano tornare in
mano pubblica, essere estesi e diventare consueti e quotidiani dando vita a
forme di controllo dal basso, anche attraverso la costituzione di
"osservatori popolari", per favorire la partecipazione di tutti alle scelte
politiche in campo energetico sanitario e ambientale.

- estendere le reti e le sinergie che si sono sviluppate negli anni
recenti, a partire dalle lotte e dai conflitti sociali ed ambientali e che
hanno elaborato saperi e conoscenze, così come molte esperienze passate e
recenti: movimento contro il nucleare, movimento contro gli inceneritori e
per una gestione socialmente ed ambientalmente coerente dei rifiuti, lotte
contro la privatizzazione dell'acqua, lotte per la casa e per città
vivibili e senza traffico, lotte contro le nocività dei luoghi di lavoro;

- agire a livello culturale per mettere in discussione il primato della
quantità, attualmente imperante, e far emergere il bisogno di qualità
complessiva della vita.

Monopolio o Modello di generazione diffusa?:

Proporsi di portare l'Europa fuori dal petrolio e dai combustibili fossili
significa anche superare il modello energetico, fin qui conosciuto,
concentrato e monopolistico, quello basato su grandi centrali e lunghe
linee di trasmissione: concentra il potere in poche mani e rende quasi
impossibile un controllo sociale delle scelte energetiche.
Inoltre, i recenti blackout, così come i fenomeni di terrorismo stragista,
ne dimostrano tutta la fragilità. Il modello monopolistico dovrà essere
sostituito da un modello energetico diffuso e radicato sul territorio che
produce energia e calore con le fonti di cui quel territorio è ricco. E'
evidente che le fonti di un modello distribuito sono le rinnovabili diffuse
per natura e accanto ad esse la microcogenerazione. Produrre l'energia che
serve ad una comunità catturando i raggi del sole, imbrigliando l'impeto
del vento, utilizzando una parte dei residui della manutenzione dei boschi
per riscaldare case, proprio perché rende protagonisti i cittadini e le
cittadine facilita anche usi sobri ed efficienti dell'energia. Occorre
opporsi alle grandi centrali termoelettriche anche per le dimensioni
proposte, che non consentono l'uso del calore, prodotto in eccedenza,
attraverso la cogenerazione.


I necessari cambiamenti:

Va detto con chiarezza che non si esce dal petrolio e dai combustibili
fossili con un rilancio del nucleare. Questa scelta il popolo italiano l'ha
già scartata con un referendum, sulla medesima strada si è incamminata la
Germania e presto anche la Svizzera ed il Regno Unito. Il nucleare espone
l'umanità a rischi enormi (sia la questione dei suoi rifiuti radioattivi,
sia quella della incontrollabilita' delle reazioni secondarie in caso di
incidente, sono non risolvibili per non parlare dei possibili usi militari).
Un'Europa denuclearizzata deve essere quindi l'obiettivo su cui produrre
mobilitazione, in particolare nel paese più nuclearista e cioè la Francia.
Per queste ragioni chiediamo che nella costituzione europea sia bandito
ogni riferimento al trattato Eurotom del 57 che favorisce l'industria
nucleare a scapito delle energie pulite.
La riduzione prima e il superamento poi, della dipendenza dell'Europa dai
combustibili fossili, può essere raggiunto se l'iniziativa sociale e
politica del movimento saprà realizzare i seguenti obiettivi:


Trasporti

Occorre affermare:
1) politiche capaci di raffreddare le necessità di mobilità, investendo
massicciamente nell'uso dell'informatica e riducendo, nei settori
produttivi, la politica del "just in time" e dei "magazzini viaggianti";
2) trasferire la maggior parte del trasporto di persone e merci su ferro
(treno, metro, tram), sviluppando sistemi intermodali che rispondano in
particolare ai tragitti di breve distanza;
3) sviluppo del cabotaggio e quindi delle grandi vie fluviali e marine, in
particolare per quanto riguarda l'Italia quelle dell'Adriatico e del
Tirreno;
4)  sviluppo del trasporto collettivo nelle aree metropolitane attraverso
la limitazione drastica delle auto private in tali aree;
5) Incremento dei biocarburanti;
In questo quadro, vanno fortemente contrastate le grandi opere autostradali
e i nuovi trafori alpini con cui   si punta a consolidare, per l'Europa
l'attuale modello di trasporti inquinante ed insostenibile. In particolare,
per quanto riguarda l'Italia, va rafforzata l'opposizione alle grandi opere
di Lunardi (in particolare il Ponte sullo Stretto e l'attuale proposta di
Alta Velocità Ferroviaria) e le relative normative antiambientali con cui
si tenta di costruirle.
Dentro la vicenda dei trasporti, si inserisce anche la questione dell'auto
e in particolare la crisi della Fiat. La crisi dell'auto colpisce tutte le
grandi industrie automobilistiche del mondo. Fiat auto sembra però non
essersi accorta che, da oltre dieci anni, il mercato dell'automobile, a
livello mondiale, è entrato in crisi di saturazione, e che le cause di
questa crisi sono ambientali e soprattutto la mancanza di spazio fisico.
L'auto, per avere un futuro, deve offrire modelli completamente
riciclabili, capaci di muoversi senza emissioni e integrati in sistemi di
mobilità urbana collettivi. In questo nuovo assetto della mobilità, va
incentivata la diffusione dei modelli di auto ibridi e la ricerca per
quanto riguarda i veicoli a idrogeno.

Risparmio energetico: Vogliamo un'Europa che consuma meno e meglio.

Un contributo decisivo alla realizzazione di un'Europa, meno dipendente dai
combustibili fossili, viene dallo sviluppo di politiche di uso razionale ed
efficiente dell'energia.
Dobbiamo operare affinché ovunque sia data rapida attuazione alle direttive
comunitarie sul risparmio e in particolare a quella sugli edifici. E' ormai
dimostrato che lo sviluppo e il perseguimento di obiettivi di efficienza
energetica possono, non solo garantire i medesimi o forse migliori  servizi
energetici ai cittadini e alle imprese, ma anche:

- garantire bollette più leggere.
- offrire straordinarie opportunità di innovazione e sviluppo: pensiamo ai
nuovi materiali necessari per migliorare le prestazioni energetiche del
nostro patrimonio edilizio o al settore degli elettrodomestici, chiamato ad
offrire macchine sempre più efficienti, che consumano poca elettricità e
acqua; così come per l'illuminazione; ed infine, pensiamo alle
straordinarie occasioni di lavoro e di impresa che queste politiche
offrono, diffondendo in ogni territorio le ESCO (energy-service-company).
Affinché vi sia uno sviluppo pieno di queste politiche è necessario
apportare modifiche al sistema tariffario, che siano capaci di spingere le
aziende distributrici a fornire ai cittadini e alle imprese servizi post
contatore che devono essere compensati, garantendo alle aziende il recupero
dei mancati guadagni per il gas o l'energia elettrica invenduti.
Per quanto riguarda il nostro paese occorre pretendere, dai vari livelli
istituzionali, strumenti di programmazione definita, a partire da un Piano
Nazionale per l'Energia, non più attualizzato dal 1988, che definisca
obiettivi di aumento di efficienza ed incremento delle rinnovabili. Uno
studio di qualche anno fa, del Ministero dell'Ambiente, ha evidenziato che,
si potrebbe ridurre, a parità di comfort, il 30% di consumi di energia.
Occorre agire attraverso la definizione o l'aggiornamento dei Piani
Energetici Regionali per definire politiche di incremento dell'efficienza
energetica, che attualizzino sui loro territori, a partire dagli impianti
ed edifici degli Enti Locali, gli interventi necessari attraverso incentivi
adeguati. Gran parte dei bisogni di caldo, freddo e illuminazione, possono
essere soddisfatti, anziché con nuove centrali, utilizzando meglio e con
più efficienza l'energia.



Produrre calore ed elettricità con le fonti innovabili:

Bisogna in primo luogo chiarire che cosa sono le rinnovabili. E' necessario
cioè mettere fine alle speculazioni sulle cosiddette assimilate: i rifiuti,
tantomeno il carbone miscelato ad acqua (acquacarbone) o il gasolio bianco,
non sono rinnovabili, come previsto dalla stessa comunità  europea. Le
tecnologie che consentono lo sfruttamento energetico del sole, del vento,
delle biomasse sono non solo affidabili, ma anche economicamente
praticabili. Per un corretto confronto fra le varie fonti, infatti, nei
costi del petrolio, andrebbero conteggiati anche quelli, di inquinamento e
di alterazione degli equilibri climatici, prodotti dalla sua combustione e
i costi per sostenere le guerre per il suo controllo.
 Bisogna in primo luogo operare, in ogni singolo paese europeo, per
garantire la realizzazione degli obiettivi previsti sulle rinnovabili dalla
direttiva comunitaria. Ma, in molti paesi, è possibile andare molto oltre
gli stessi. In questo quadro:


1. Va chiesta in tempi brevi una svolta radicale sulla promozione del
solare termico per soddisfare i bisogni di acqua calda e più in generale di
calore. In questa direzione, per quanto riguarda il nostro paese andrà
costruito un movimento in ogni comune che chieda una rapida modifica dei
regolamenti edilizi in modo da consentire il diritto al sole e un
provvedimento che permetta al cittadino, che installa un pannello solare
termico, di poterne dedurre completamente il costo dell'investimento dalla
dichiarazione dei redditi.


2. Pieno sviluppo dell'eolico e del fotovoltaico. Per realizzarlo va esteso
a tutti gli stati membri il medesimo meccanismo di incentivazione di queste
fonti. Va esteso, in concreto, quello presente in Germania, Austria e
Spagna, che ha ampiamente dimostrato di garantire una notevole crescita
delle installazioni  di pannelli e pale eoliche : il cittadino che installa
sul proprio tetto pannelli fotovoltaici o l'impresa che mette pale eoliche
su un crinale, possono vendere l'energia, che queste tecnologie producono,
al gestore della rete, che è obbligato ad acquistarla, remunerando la
quantità di energia effettivamente prodotta, remunerando anche il vantaggio
ambientale che quell'energia possiede perché prodotta senza emissioni
nocive. I ritardi dell'Italia nello sfruttamento di queste fonti è notevole
e ingiustificabile. Dobbiamo operare, anche dopo l'ultimo black-out, per
colmarlo perché se perdurerà l'Italia perderà l'ennesima occasione di
innovazione tecnologica e di lavoro per tanti giovani. L'Italia è un paese
ricchissimo di sole e di vento ed è un delitto non sfruttare queste
risorse. Il loro sfruttamento andrà fatto con il consenso e la
partecipazione dei cittadini attraverso un'attenta programmazione, ma
soprattutto il decollo delle tecnologie del sole e del vento non può più
essere affidato a meccanismi come i rimborsi in conto capitale, tipo quelli
dei 10000 tetti, o i certificati verdi che, hanno finito per promuovere le
fonti più mature, come l'idroelettrico, con forse l'aggiunta dell'eolico.


3. E' importante il recupero di energia da biomasse, purché ricavate dal
territorio circostante e nel suo rispetto (va garantita la massima
efficienza e il minimo  inquinamento). Tale recupero va finalizzato anche
ad un'azione tesa a difendere (anche dagli incendi) e possibilmente
estendere il patrimonio boschivo. Sono da favorire piccoli impianti, nei
quali utilizzare materiali non trattati (manutenzioni dei boschi, residui
di segherie) e recuperabili a distanze brevi onde limitare l'inquinamento
dovuto al trasporto. L'utilizzo  di biomasse va finalizzato prevalentemente
per produrre calore e perciò l'eventuale produzione di elettricità sarà
complementare al calore. E' da escludere l'utilizzo di rifiuti urbani o
industriali per le cui parti biodegradabili andrà favorita la produzione di
compost che restituisce al terreno materia organica

4. L'idroelettrico  su piccola scala e la geotermia possono fornire
contributi rilevanti a livello locale, a determinate condizioni. Per
l'idro, occorre salvaguardare le condizioni di flusso e di vita della fauna
ittica a valle dell'impianto ; le prospettive riguardano essenzialmente il
ripristino e potenziamento di piccoli impianti esistenti, interventi
realizzabili nel quadro di  opere di riqualificazione idro-geologica e
rimboschimento. Per la geotermia occorre una svolta rispetto ad esperienze
passate che ha procurato danni all'ambiente e al territorio. Essa è
utilizzabil  sia le  situazioni che permettono di estrarre vapore per
produzione elettrica  sia la geotermia per riscaldamento.

5. La microcogenerazione. Per tutta la fase di transizione verso un
massiccio uso delle fonti rinnovabili è   importante la diffusione della
microcogenerazione (elettricità + calore - da distinguere dalla semplice
microgenerazione (senza "CO") della sola energia elettrica, che non produce
vantaggi ambientali) e della trigenerazione (elettricità + calore +
freddo). Queste tecnologie sono mature e disponibili in commercio. Pertanto
non ci sono difficoltà tecnologiche e quindi è possibile soddisfare i
bisogni di elettricità, calore e fresco di grandi strutture, come ospedali,
alberghi, supermercati e centri commerciali. Con le tecnologie della
microcogenerazione e trigenerazione si ottengono livelli molto elevati di
efficienza.


Per una nuova politica fiscale europea:

La realizzazione di un nuovo modello energetico europeo richiede una svolta
radicale nelle politiche fiscali della comunità europea. Ciò che serve è un
modello fiscale che sia in grado di realizzare lo spostamento della
pressione fiscale dal lavoro e dalle imprese allo sfruttamento delle
risorse naturali. In questo quadro deve essere rilanciata in tutta Europa
la Carbon tax.


Contro la liberalizzazione e a favore di una gestione pubblica più partecipata:

Appare abbastanza evidente che una svolta di queste dimensioni non potrà
mai decollare se ci si continua ad affidare al mercato e ai privati. Ma non
basta tornare ai vecchi monopoli pubblici, in particolare a quello
italiano, gestito, spesso, in modo clientelare. La sacrosanta battaglia
contro la liberalizzazione di settori strategici come quelli dell'acqua e
dell'energia deve essere in grado di definire una nuova qualità
dell'intervento pubblico.
Non c'è dubbio, infatti, che la realizzazione di un modello energetico
distribuito, capace di valorizzare le fonti presenti sul territorio, come
le rinnovabili, lo sviluppo della ricerca, la realizzazione di politiche di
efficienza energetica, la stessa indispensabile innovazione di prodotto,
cioè ciò che è indispensabile realizzare per impedire i cambiamenti
climatici e il risanamento ambientale dell'Europa, necessitano di una
direzione pubblica capace di promuovere le necessarie riforme fiscali, gli
indispensabili meccanismi di incentivazione e disincentivazione, le riforme
tariffarie. I naturali decisori debbono essere le regioni, i comuni e le
province. Il bilancio della privatizzazione e liberalizzazione
dell'energia, così come quello dell'acqua, è fallimentare in tutti i paesi
europei. Ai cittadini e alle imprese l'energia continua a costare molto
cara, la manutenzione della rete è ovunque inesistente, il servizio è
pessimo, ma soprattutto le scelte continuano ad ignorare le drammatiche
condizioni in cui versa l'ambiente e in particolare il rapido precipitare
della crisi climatica. Anziché premere per una ulteriore estensione dei
processi di liberalizzazione è necessario avviare su scala europea un
processo di rilancio e di ridefinizione del ruolo pubblico nella
programmazione e gestione di beni primari come l'energia e l'acqua.
In questa prospettiva, il movimento di partecipazione al cambiamento
energetico - ambientale deve essere esteso agli amministratori  locali e
regionali, che dovranno fruire di una rete europea di informazioni sulle
migliori esperienze, tecnologie e strumentazioni attuative.



Proponiamo che il social forum europeo di Parigi  dia vita a una rete
continentale sulle questioni  energetico-ambientali , con cui far crescere,
in ogni paese della comunità, un movimento di massa contro le scelte
energetiche inquinanti e totalmente dipendenti dai combustibili fossili,
facendo crescere la piattaforma alternativa che nel confronto di questi
giorni è indispensabile approvare.
Per fare ciò:

- è fondamentale il rapporto con il Movimento dei lavoratori e con il
sindacato. La maggiore efficienza energetica e la produzione da rinnovabili
comportano molta nuova occupazione, in parte occorrerà riconvertire
segmenti produttivi tradizionali, ma complessivamente il saldo
occupazionale è molto positivo, sia da un punto di vista quantitativo sia
qualitativo
- è fondamentale il collegamento con i comuni e le province e loro
organizzazioni, perché devono diventare i veri protagonisti istituzionali
delle scelte energetiche delle loro comunità nel quadro di un modello
energetico a generazione distribuita.
- con tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, l'Italia può
svolgere un ruolo importante, purché avvii una forte politica a favore del
solare. Il nostro paese è al centro di un mare comune a molti paesi
europei, africani e mediorientali. Proprio nel momento in cui l'energia è
al centro degli interessi che muovono i più terribili conflitti, essa può
divenire occasione di collaborazione e di pace. Favorire lo sviluppo di un
rapporto di pace fra i paesi che si affacciano al Mediterraneo. Il sole che
ci accomuna può essere importante purché esso sia occasione di rapporti
paritari di sviluppo. Occorre per ottenere ciò sostituire l'uso del
petrolio con quello del sole, questa è la grande sfida che chiede l'impegno
del Forum Sociale Europeo presente nei paesi che si affacciano su questo
mare nostrum per un progetto che potremmo chiamare  Il Sole del
Mediterraneo, sapendo che gli interessi contrari sono enormi, a partire dai
signori del petrolio, del nucleare, degli impianti di combustione e delle
armi.
LA PACE PASSA ANCHE DI LÌ.

Testo proposto da:
Legambiente, Forum Ambientalista, Sinistra Ecologista, Cepes, Sole del
Mediterraneo, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle
Alternative