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La nonviolenza e' in cammino. 704
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 704
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Tue, 14 Oct 2003 19:05:08 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 704 del 15 ottobre 2003
Sommario di questo numero:
1. L'8 novembre a Verona
2. La nonviolenza, la parte piu' limpida e intransigente dell'antifascismo
3. Ogni vittima ha il volto di Abele: un 4 novembre dalla parte delle
vittime
4. Maria G. Di Rienzo: come rispondere alle tecniche di opposizione
5. Gennaro Retrovati: pena di morte e guerra (sulla proposta di Lidia
Menapace)
6. Luigi Ciotti: la pace, un valore per l'Europa
7. Lorella Pica: Annalena e i guardiani del sabato
8. Adriana Zarri: Maria di Magdala
9. Angela Ales Bello: Edith Stein e l'empatia
10. Juan Gelman: l'utopia concreta della dignita' umana
11. Mohandas Gandhi: faccia a faccia
12. Norberto Bobbio: quel che ho imparato
13. Riletture: Guy Debord, Opere cinematografiche complete 1952-1978
14. Riletture: Fatema Mernissi: Islam e democrazia
15. Riletture: Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario
16. Riletture: Maria Zambrano, La confessione come genere letterario
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'
1. INCONTRI. L'8 NOVEMBRE A VERONA
L'8 novembre a Verona, presso la Casa della nonviolenza, in via Spagna 8, si
terra' una riunione che avra' lo scopo di redigere in forma di
appello-programma la proposta promossa da Lidia Menapace per un'Europa
neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta,
proposta sulla quale e' in corso da tempo una vivace e preziosa riflessione
comune nei movimenti delle donne, nei movimenti nonviolenti, in molte
esperienze di pace e di solidarieta'.
L'incontro dell'8 novembre definira' anche il percorso ulteriore della
proposta; si sta lavorando a due iniziative di presentazione pubblica nel
mese di dicembre: a Roma e a Venezia.
Tutte le persone amiche della nonviolenza sono invitate a dare un contributo
di idee, di proposta, di critica, di impegno, di weiliana attenzione.
Per informazioni e contatti si puo' far riferimento in particolare a Lidia
Menapace (llidiamenapace@virgilio.it), Mao Valpiana
(azionenonviolenta@sis.it), Giovanni Benzoni (gbenzoni@tin.it), ed anche -
"sesto io no, ma postremo" (ahime', Carducci) - alla nostra redazione
(nbawac@tin.it).
2. EDITORIALE. LA NONVIOLENZA, LA PARTE PIU' LIMPIDA E INTRANSIGENTE
DELL'ANTIFASCISMO
E' tempo che questa verita' non resti piu' circoscritta agli storici ed ai
militanti, ma venga riconosciuta anche dalla cultura di massa: che nella
storia italiana la nonviolenza e' stata la parte piu' limpida e
intransigente dell'antifascismo.
Poiche' nella cultura e nella prassi del'lantifascismo la posizione di Aldo
Capitini fu la piu' rigorosa nell'opporsi al regime; e non casualmente essa
si inteccio' con l'esperienza liberalsocialista: anzi, proprio ad Aldo
Capitini si deve la coniazione della parola liberalsocialismo.
E quando nella catastrofe della guerra sorse quel fenomeno grande di
riscatto del nostro popolo lungamente asservito al regime dll'infamia e dei
sicari, fu ancora la nonviolenza a costituire il sostrato di massa e le
punte piu' elevate alla Resistenza come moto corale dei molti e come eroismo
delle persone migliori.
Affermare la verita' della nonviolenza come parte piu' limpida e
intransigente dell'antifascismo, significa quindi anche affermare che a
maggior ragione la nonviolenza e' oggi l'eredita' vivente piu' coerente e
piu' aggettante dell'esperienza dell'antifascismo, e' l'antifascismo in
cammino, contro tutte le violenze, contro tutte le oppressioni, per la
dignita' di tutti gli esseri umani.
3. PROPOSTE. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE: UN 4 NOVEMBRE DALLA PARTE
DELLE VITTIME
Come gia' lo scorso anno, anche quest'anno il "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo promuove la realizzazione per il 4 novembre di cerimonie di
memoria e di omaggio alle vittime delle guerre da parte dei movimenti di
pace.
Poiche' ricordare e onorare le vittime delle guerre richiede l'impegno ad
opporsi alle guerre assassine presenti e future.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo propone che quel giorno, in
orario diverso e lontano da quello delle retoriche e scandalose cerimonie
degli eserciti che quelle vittime hanno ucciso, si svolgano austere,
rigorose, silenziose cerimonie di deposizione di omaggi floreali alle tombe,
ai sacelli, ai monumenti e alle lapidi che le vittime di tutte le guerre
ricordano; cerimonie che nel ricordo degli uccisi affermino l'impegno
affinche' mai piu' si facciano guerre, mai piu' si addestrino persone ad
uccidere, mai piu' si producano strumenti di morte.
Lo disse memorabilmente Heinrich Boell: "ogni vittima ha il volto di Abele".
Mai piu' guerre, mai piu' stragi, mai piu' terrore.
Pace e misericordia, comprensione e cooperazione, disarmo,
smilitarizzazione, nonviolenza: e' il nostro impegno, e' il compito piu'
urgente.
4. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: COME RISPONDERE ALLE TECNICHE DI
OPPOSIZIONE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
"Fallire la pianificazione, significa pianificare il fallimento" (Effie
Jones)
Qualsiasi sia il tipo di cambiamento sociale che avete deciso di ottenere,
ci sara' qualcuno che si opporra' a quanto state facendo. Persino se il
vostro scopo e' qualcosa su cui "tutti" si dicono d'accordo, ci sara'
qualcuno che si opporra' ai metodi nonviolenti per ottenerlo. Quando i
vostri oppositori cominciamo a contrastare i vostri sforzi e' bene
familiarizzarsi con le tecniche da essi usate e con i sistemi per
rispondervi efficacemente.
*
1. Individuate i motivi dei vostri oppositori e le loro tecniche
Qualcuno di cui sapete perche' fa quel che fa puo' essere contrastato piu'
efficacemente di qualcuno che ad ogni mossa vi spiazza. Informatevi sui
valori dei vostri oppositori, sul loro passato e sulla loro posizione
attuale. Che cosa essi vogliono, e credono? Appartengono ad un gruppo
sociale/culturale diverso dal vostro? Se si', questo influisce sul rapporto
che hanno con il vostro gruppo? Agiscono e reagiscono sempre allo stesso
modo?
Avete a disposizione molte fonti per rispondere a queste domande: la vostra
esperienza personale e quella altrui, i giornali e i media in genere, i
materiali pubblicitari (se state ad esempio confliggendo con una
corporazione economica, o una compagnia/ditta in particolare), i materiali
delle campagne elettorali (se state confliggendo con un candidato o un
eletto).
*
2. Mutate i "negativi" in "positivi"
Se vi tirano pietre, usatele per costruire qualcosa. Se vi danno limoni,
fateci una limonata. In altre parole, imparate ad usare gli argomenti della
loro opposizione per i vostri scopi. Sviluppare questa capacita' e' molto
importante. Ad esempio: vi state impegnando perche' nella vostra citta' il
Comune sviluppi un programma di sostegno alle persone piu' povere (mensa,
centro di accoglienza, ecc.), ma la Giunta vi si oppone sostenendo che non
ci sono fondi (ovviamente, immagino che sappiate gia' come rispondere ad
un'opposizione che invece dica con chiarezza: "Non spenderemo soldi per
questa gentaglia che non ha voglia di lavorare"). Esaminate il bilancio
comunale, e chiedete pubblicamente ragione di: eventuali impegni
precedentemente presi per ridurre il disagio sociale, spese assurde, fondi
inutilizzati. Il meccanismo e' semplice, vero?
*
3. Quando avete riconosciuto la tecnica usata dai vostri oppositori,
pubblicizzatela
E' un buon modo per suscitare simpatia e rispetto nei vostri confronti da
parte dell'opinione pubblica, ed e' particolarmente efficace nel caso siate
un piccolo gruppo che si confronta con una larga coalizione di oppositori, o
con un'agenzia molto potente. Percio' fate sapere: cosa vi hanno detto, cosa
hanno fatto, cosa e' falso e ingiusto, cosa e' vero ed equo, come la verita'
ha effetto su di voi e sui vostri oppositori. Siate accorti, tuttavia, a
cogliere i momenti giusti per questo tipo di azione: usarla di continuo,
senza reali motivazioni, potrebbe dare un'immagine del vostro gruppo come
composto da "vittimisti" e "bastian contrari".
*
4. Sbilanciate gli oppositori
Non usate lo stesso approccio tutte le volte: siate creativi e sorprendenti.
Questa attitudine non solo vi aiutera' nella lotta in corso, ma contribuira'
ad impedire la stagnazione nel vostro gruppo. Ad esempio, se avete tentato
di negoziare una soluzione privatamente la prima volta, e non ha funzionato,
questa volta tentate una negoziazione pubblica, o chiedete l'ingresso di una
terza parte, o di qualcuno che faciliti, ecc.
*
5. Imparate dal passato
Se i vostri oppositori hanno una storia pregressa in cui hanno risposto a
determinate questioni in un dato modo, ci sono altissime probabilita' che
risponderanno nello stesso modo anche questa volta (il dominio tende a
ripetersi). Conoscere le tecniche che hanno gia' usato, ed analizzare anche
come voi avete risposto in passato, vi aiutera' ad evitare errori gia'
fatti.
*
6. Siate disposti al dialogo
Puo' darsi che ad un certo punto della campagna i vostri oppositori si
dicano disposti ad incontrarvi e a negoziare. Cogliete al volo l'occasione,
perche' l'incontro potrebbe creare la possibilita' di lavorare insieme.
Tenete presente che quando dicono "cooperazione", i vostri oppositori non
intendono "abbiamo rinunciato ai nostri interessi in questa faccenda", ma
siate anche disponibili ad ogni ragionevole occasione di stringere un
accordo. Se i vostri oppositori riconoscono pubblicamente che alcune delle
vostre idee sono accettabili, che il vostro impegno e' meritorio, che unire
le conoscenze e' proficuo, ecc., questo potra' spingere in avanti la
campagna.
*
7. Mentre negoziate ricordatevi di...
- Lasciare che siano i vostri oppositori a fare la prima offerta: questo vi
dara' un'idea piu' precisa di quello che hanno in mente senza scoprire le
vostre carte (inoltre, la loro offerta potrebbe essere addirittura piu'
aperta o piu' vantaggiosa di quella che voi avevate in mente);
- Spiegare le basi della vostra offerta. Dettagliate percha' la state
facendo, e perche' pensate che sia ragionevole ed equa. Chiedete ai vostri
oppositori di agire allo stesso modo;
- Rendere flessibile la vostra proposta. Se siete troppo rigidi il vostro
atteggiamento potrebbe scoraggiare i vostri oppositori, che abbandoneranno
il tavolo di discussione;
- Restare calmi. Se internamente siete scossi dalla rabbia, se quello che
dicono vi sta facendo perdere la trebisonda... fermi! Chiedete una pausa,
andate in bagno a bere un po' d'acqua, riordinate le idee e ripartite;
- Evitare gli ultimatum. L'unico risultato che hanno, nove volte su dieci,
e' quello di interrompere bruscamente e brutalmente (per lungo tempo e forse
per sempre) le linee di comunicazione, lasciando ambo le parti in una
situazione peggiore di quella che c'era prima dell'incontro. Usateli solo se
non avete altra scelta, e provvedendoli di una "scappatoia": "Finche' non
avremo notizie su tale questione, noi dovremo... ecc." (questo implica che
come avrete le notizie, non sarete piu' "costretti" a fare quella
determinata cosa);
- Tenere sempre in mente il vostro scopo, che e' il cambiamento sociale, e
la scelta che avete fatto di avere mezzi e fini concordanti, che e' la
pratica nonviolenta.
5. RIFLESSIONE. GENNARO RETROVATI: PENA DI MORTE E GUERRA (SULLA PROPOSTA DI
LIDIA MENAPACE)
[Ringraziamo il nostro buon amico Gennaro Retrovati per questo intervento]
Vorrei sottolineare, come e' gia' stato ricordato in questa riflessione a
piu' voci sulla proposta di Lidia Menapace "per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", che l'Unione Europea
sta dispiegando un'azione internazionale contro la pena di morte, e che il
ripudio della pena di morte e' uno dei criteri forti per l'ammissione ad
essa Unione degli stati che ne facciano richiesta. E questo, del processo
istituzionale e legislativo di unificazione europea, e' uno dei punti di
riferimento piu' apprezzabili (diremmo: il piu' apprezzabile in assoluto: il
ripudio dell'uccidere essendo il fondamento primo della civile convivenza,
ovvero: il riconoscimento, la garanzia e la promozione del diritto a
esistere di tutti gli esseri umani essendo della civile convivenza il fine
ultimo).
Ebbene, poiche' la guerra consiste nell'irrogare feroce la morte a masse
ingenti di esseri umani senza neppure la finzione di un processo, ne
consegue che un ordinamento giuridico che all'irrogazione della morte si
oppone anche quando consegue ad un procedimento giudiziario, a fortiori
debba opporsi alla guerra, poiche' se la pena di morte e' sempre omicidio
istituzionalizzato, la guerra e' cumulo di omicidi, crimine il piu' grande
ed atroce.
Cosicche' ci sembra che una retta intellezione del principio del ripudio
della pena di morte non possa non implicare il ripudio altrettanto netto
della guerra. Il che a sua volta comporta il ripudio di quegli strumenti e
quelle strutture e quegli addestramenti alla guerra ordinati ed efficienti.
E dunque mi pare che la proposta di Lidia Menapace, nella sua nitida
radicalita' di dettato e profondita' di contenuto invero inveri e renda
finalmente visibile e cogente quanto gia' e' implicito - e va quindi
svolto - nel piu' alto dei principi su cui l'Unione europea si fonda;
conciossiacosache' la proposizione, la promozione e l'attuazione di questa
proposta e' semplicemente e palesemente un atto dovuto. Dovuto all'Europa,
dovuto all'umanita'.
Che al piu' presto si riesca a renderne consapevoli tutti; che al piu'
presto si riesca a fare della scelta del non uccidere, della scelta della
nonviolenza, non solo il cuore segreto ma anche la legge statuita e dotata
di adeguati strumenti ed articolazioni sia normativi che amministrativi che
operativi, talche' l'Unione europea possa - dopo secoli di storia di
violenze e oppressioni inenarrabili - divenire artefice di pace,
suscitatrice di convivenza e ausilio, promotrice dei diritti umani per tutti
gli esseri umani.
6. RIFLESSIONE. LUIGI CIOTTI: LA PACE, UN VALORE PER L'EUROPA
[Dal sito della Tavola della pace (www.tavoladellapace.it) riprendiamo
questo intervento di Luigi Ciotti scritto come appello alla partecipazione
alla marcia Perugia-Assisi del 12 ottobre. Luigi Ciotti e' nato a Pieve di
Cadore nel 1945, sacerdote, animatore a Torino del Gruppo Abele; impegnato
contro l'emarginazione, per la pace, contro i poteri criminali; ha promosso
numerosissime iniziative. Riportiamo la seguente piu' ampia scheda
biografica dalla Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche: "Luigi
Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Pieve di Cadore (Bl), emigra con la
famiglia a Torino nel 1950. Nel 1966 promuove un gruppo di impegno
giovanile, che prendera' in seguito il nome di Gruppo Abele, costituendosi
in associazione di volontariato e intervenendo su numerose realta' segnate
dall'emarginazione. Fin dall'inizio, caratteristica peculiare del gruppo e'
l'intreccio dell'impegno nell'accompagnare e accogliere le persone in
difficolta' con l'azione educativa, la dimensione sociale e politica, la
proposta culturale. Nel 1968 comincia un intervento all'interno degli
istituti di pena minorili: l'esperienza si articola in seguito all'esterno,
sul territorio, attraverso la costituzione delle prime comunita' per
adolescenti alternative al carcere. Terminati gli studi presso il seminario
di Rivoli (To), Ciotti nel 1972 viene ordinato sacerdote dal cardinale
Michele Pellegrino: come parrocchia, gli viene affidata "la strada". Sulla
quale, in quegli anni, affronta l'irruzione improvvisa e diffusa della
droga: apre un Centro di accoglienza e ascolto e, nel 1974, la prima
comunita'. Partecipa attivamente al dibattito e ai lavori che portano
all'entrata in vigore, nel 1975, della legge n. 685 sulle tossicodipendenze.
Da allora, la sua opera sul terreno della prevenzione e del recupero
rispetto alle tossicodipendenze e all'alcolismo non si e' mai interrotta. E'
invitato in vari Paesi (Gran Bretagna, Usa, Giappone, Svizzera, Spagna,
Grecia, ex Jugoslavia) per tenere relazioni e condurre seminari sul tema ed
e' chiamato per audizioni presso il Parlamento europeo. Nei primi anni
Ottanta segue un progetto promosso dall'Unione internazionale per l'infanzia
in Vietnam. Sempre sul piano internazionale, promuove programmi di
cooperazione sul disagio giovanile e per gli ex detenuti in alcuni Paesi in
via di sviluppo. Nel 1982, contribuisce alla costituzione del Coordinamento
nazionale delle comunita' di accoglienza (Cnca), presiedendolo per dieci
anni: al coordinamento, oggi, aderiscono oltre 200 gruppi, comunita' e
associazioni. Nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la
lotta all'aids (Lila), nata per difendere i diritti delle persone
sieropositive, di cui e' il primo presidente. Nel marzo 1991 e' nominato
Garante alla Conferenza mondiale sull'aids di Firenze, alla quale per la
prima volta riescono a partecipare le associazioni e le organizzazioni non
governative impegnate nell'aiuto e nel sostegno ai malati. Nel marzo 1995
presiede a Firenze la IV Conferenza mondiale sulle politiche di riduzione
del danno in materia di droghe, tra i cui promotori vi e' il Gruppo Abele.
Nel corso degli anni Novanta intensifica l'opera di denuncia e di contrasto
al potere mafioso dando vita al periodico mensile "Narcomafie", di cui e'
direttore responsabile. A coronamento di questo impegno, dalle sinergie tra
diverse realta' di volontariato e di un costante lavoro di rete, nasce nel
1995 "Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", un network che
coordina oggi nell'impegno antimafia oltre 700 associazioni e gruppi sia
locali che nazionali. Sin dalla fondazione, "Libera" e' presieduta da Luigi
Ciotti. Il primo luglio 1998 riceve all'Universita' di Bologna la laurea
honoris causa in Scienze dell'educazione; Ciotti accoglie il conferimento
del titolo accademico come un riconoscimento significativo dell'opera di
tutto il Gruppo Abele. Alle attivita' del Gruppo Abele, di cui Ciotti e'
tuttora presidente, attendono oltre trecentocinquanta persone che si
occupano di: accoglienza, articolata in due servizi di pronto intervento a
Torino; in otto comunita' che ospitano persone con problemi di
tossicodipendenza, di alcolismo o malate di aids; in un servizio di
accoglienza notturno per persone senza fissa dimora. Il gruppo Abele ha
anche promosso e gestito l'esperienza di una "Unita' di strada" a Torino, la
seconda attivata in Italia; lavori di tipo artigianale, informatico,
agricolo, condotti attraverso la costituzione di cooperative sociali e di
uno specifico progetto Carcere e lavoro; interventi di cooperazione
internazionale in Costa d'Avorio, Guatemala, Messico; iniziative culturali,
informative, educative, di prevenzione e formazione, che si svolgono
attraverso l'Universita' della Strada, l'Universita' Internazionale della
Strada, il Centro Studi, documentazione e ricerche, l'Ufficio Stampa e
comunicazione, la casa editrice Edizioni Gruppo Abele, la libreria Torre di
Abele, le riviste "Animazione sociale" e "Narcomafie", l'Ufficio scuola.
Luigi Ciotti e' stato piu' volte membro del Consiglio Presbiteriale ed e'
attualmente membro del Consiglio Pastorale della Diocesi di Torino. Da
alcuni anni tiene corsi di formazione presso la Scuola per vigili urbani di
Torino e provincia. Nei primi anni Ottanta e' stato docente presso la Scuola
superiore di polizia del ministero dell'Interno. Giornalista pubblicista dal
1988, Ciotti e' editorialista e collabora con vari quotidiani e periodici
(tra cui: La Stampa, L'Avvenire, L'Unita', Il Manifesto, Il Sole-24 Ore, il
Mattino, Famiglia Cristiana, Messaggero di Sant'Antonio, Nuovo Consumo),
scrive su riviste specializzate per operatori sociali e insegnanti,
interviene su testate locali". Opere di Luigi Ciotti: e' autore di vari
libri a carattere educativo, di impegno sociale, di riflessione spirituale;
tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Genitori, figli e droga, Edizioni
gruppo Abele, Torino 1993; Chi ha paura delle mele marce?, Edizioni gruppo
Abele - Sei, Torino 1992; Persone, non problemi, Edizioni gruppo Abele,
Torino 1994; Terra e cielo, Mondadori, Milano 1998; naturalmente ha anche
contribuito con propri interventi a numerosi testi collettanei]
Spostare il riferimento alla pace dall'articolo 3 del Trattato che
istituisce una Costituzione per l'Europa all'articolo 2: e' questo cio' che
chiediamo affinche' l'Europa diventi realmente una casa comune fondata sui
valori della giustizia e della pace. Apparentemente e' poca cosa. In realta'
con questa proposta il tema della pace non si troverebbe piu' nella sezione
degli obiettivi dell'Unione, ma inserita nella piattaforma dei valori della
nostra Europa.
Il perche' della richiesta e' evidente: se la pace resta un obiettivo, anche
la guerra puo' essere un mezzo per perseguirla. E l'affermazione,
ribadiamolo con chiarezza, non e' astratta. La guerra, che dopo l'ultimo
conflitto mondiale e' stata fortemente vietata dalla carta delle Nazioni
Unite e "ripudiata" da molte costituzioni nazionali (compresa quella
italiana), ha - in questo periodo - di nuovo assunto un ruolo di
protagonismo. Non solo: non mancano quanti tentano, di giustificare la
necessita' di un intervento militare con espressioni tipo "guerra giusta",
"umanitaria", "per legittima difesa", "preventiva" ... Nessuna acrobazia
linguistica pero' puo' trasformare uno strumento al servizio della morte in
un'operazione di pace, di giustizia e di vita.
Ecco perche' da obiettivo la pace deve diventare valore: perche' la Pace non
e' solo il fine a cui la convivenza dei popoli e' chiamata, ma e' anche lo
strumento, il metodo, il contenuto e la premessa di ogni coabitazione. Ecco
perche', domenica 12 ottobre, dobbiamo tornare in tanti a marciare da
Perugia ad Assisi.
Se non si ripercorre la via del riconoscere il carattere fondante della
pace - per una societa' che vuole definirsi democratica e rispettosa della
volonta' di tutti, anche di chi vive al di la' dei propri confini - il
dubbio che sorge e' che attraverso la Costituzione ci si stia apprestando a
costruire un nuovo soggetto politico attento a privilegiare i temi della
difesa dei propri interessi e della propria sicurezza (intesa solo come
ordine pubblico) rispetto alla pratica e tutela dei diritti.
Dopo l'11 settembre 2001 si sono spese molte risorse per difendersi
dall'aggressione del terrorismo. Ma quando un sistema politico fa si' che i
diritti diventino ostaggio di meccanismi di autodifesa contro la
disperazione di chi vive nell'ingiustizia (negando aiuti all'istruzione,
allo sviluppo umano degno di questo nome, alla sanita'...), siamo dentro
logiche contorte e soprattutto inefficaci. Il terrorismo non e' figlio della
poverta' e dell'ingiustizia, ma si alimenta della disperazione da esse
prodotta. Nessuna pace e' garantita se continueremo a "difenderci"
dall'Altro e soprattutto dall'Altro che vive in condizioni di miseria. Ci e'
chiesto di cambiare rotta per passare dalla difesa ad oltranza dei nostri
privilegi alla promozione della giustizia per aggredire le cause di cosi'
tanta poverta' e disuguaglianza nel mondo.
Non dimentichiamolo: non c'e' pace senza giustizia, e l'Europa lo ha
imparato sulla sua pelle.
Lo ha appresa dalla storia; una sapienza che ora non puo' dimenticare o
annacquare inserendo la pace solo tra gli obiettivi e non tra i suoi valori
fondanti.
Valori - sia chiaro- che non basta proclamare o affermare in dichiarazioni
di principio, ma che siamo chiamati a praticare, a diffondere e a
testimoniare.
L'Europa sara' tanto piu' casa di giustizia e di pace quanto piu' sapra'
vivere questa dimensione di pace e di giustizia al suo interno e verso il
mondo che ci circonda. Consapevoli che adoperarci per rimuovere le cause
delle disuguaglianze mondiali non ci deve distrarre dai conflitti quotidiani
presenti nella nostra vita e che ci pungolano per un convivere piu' equo e
piu' solidale. Il valore della pace deve uscire dunque da logiche
emergenziali per esprimersi come pratica di liberta' che rompe ogni
dipendenza intesa come sudditanza o privazione di diritti. Sono ancora in
troppi - anche accanto a noi - coloro che cercano Terra Promessa nella
nostra Europa e che trovano solo frontiere, sbarramenti o morte; sono troppi
quanti sono dimenticati e abbandonati nelle nostre prigioni europee; sono
troppi quanti sono sotto la soglia di poverta' nel nostro continente; cosi'
come sono troppi coloro che sono tentati dall'abbandonare la cultura della
legalita' per un vivere all'insegna di quella furbizia che antepone i
vantaggi personali al bene comune. Senza dimenticare i tanti, troppi
conflitti quotidiani generati dalle mafie, dalle organizzazioni criminali
sempre piu' ramificate a livello internazionale, da quanti distruggono
l'ambiente per interessi personali, da quanti speculano sulla disperazione
di chi e' senza niente e costruiscono un vero e proprio mercato degli
schiavi (tanto sul versante dell'immigrazione come nella tratta delle
persone), da chi lucra sul traffico di organi e da chi propone
quotidianamente il cattivo esempio dell'utilizzo del potere per diffondere
stili di vita all'insegna dell'illegalita' e dell'arricchimento individuale.
Anche su questi fronti e' necessario proporre - senza sconti - il valore
della pace: perche' giustizia e liberta' si affermino nella realta'
quotidiana, per tutti e per ciascuno.
Fare della pace il valore che fonda la nostra presente e futura coabitazione
significa affermare che la misura di ogni intervento resta la centralita'
della persona e che nessun mercato e nessuna economia possono anteporre il
profitto a questo riferimento vincolante.
Non vogliamo rinunciare a quel preciso dovere che ci appartiene: educarci
insieme alla pace della giustizia, convinti che anche questa proposta e'
parte integrante di quella cittadinanza attiva che siamo chiamati a vivere
tanto nelle relazioni ordinarie sui nostri territori quanto nei momenti
fondanti della nostra futura Europa. La marcia per la pace Perugia-Assisi
del prossimo 12 ottobre sara' una grande occasione per riaffermarlo insieme.
Siamo profondamente convinti che il domani e' scritto nell'oggi e che il
futuro sara' ad immagine e somiglianza del metodo e delle pratiche seguite
per costruirlo. L'inchiostro necessario per modificare la proposta di
costituzione per l'Europa e' poca cosa. E' sufficiente pero' per consegnare
a noi e alle generazioni future una pace fondata sulla giustizia,
generatrice di autentica speranza in un mondo migliore.
7. RIFLESSIONE. LORELLA PICA: ANNALENA E I GUARDIANI DEL SABATO
[Ringraziamo Lorella Pica (per contatti: lorellapic@libero.it) per questo
appassionato intervento: rovente fino all'incandescenza, ma cosi' parlano le
persone che molto amano, che fortemente sentono, che generose e addolorate,
sollecite e misericordi prendono la parola nell'assemblea (chi parla
nell'assemblea: Qohelet, in ebraico). Lorella Pica e' ad Attigliano
(Terni) - dove e' stata anche apprezzata assessora comunale - una delle
persone piu' belle impegnate nella solidarieta', per la pace e la
nonviolenza; fa parte dell'associazione "Sulla strada"; tra molte altre
inizative e' impegnata in una esperienza di solidarieta' con i bambini
guatemaltechi che l'associazione ha promosso e porta avanti da anni.
Annalena Tonelli, missionaria laica, "nata a Forli' sessanta anni fa, aveva
sentito il bisogno di dedicarsi ai poveri, prima nel suo quartiere di
nascita, poi nella scelta di vita per l'Africa, in Kenya e in Somalia.
Viveva a Borama, nel Somaliland, provincia dichiaratasi indipendente dalla
Somalia, dove aveva riattivato l'ospedale e l'ambulatorio locali per la cura
e prevenzione della tubercolosi... Nell'aprile di una anno fa aveva ricevuto
il 'Nansen Refugee Award', assegnato dall'Alto commissariato Onu per i
rifugiati a quanti si distinguono nell'assistenza umanitaria ai profughi"
(Mimmo de Cillis); e' stata assassinata alcuni giorni fa]
Negli stessi giorni in cui si legge di una donna, Annalena Tonelli, uccisa
perche' si era messa alla sequela del messaggio evangelico e bruciava dal
desiderio di continuare a proclamarlo e praticarlo fino in fondo; una donna,
l'umile Annalena, che aveva Cristo come faro e Gandhi come maestro;
Annalena, carica d'amore, che viveva nel rispetto estremo per coloro che il
Signore le aveva dato; Annalena, donna di pace, quella pace coltivata nel
cuore e alimentata dal fare quotidiano; in questi stessi giorni ci tocca
leggere di una nuova "Istruzione" che, su incarico del papa, una equipe di
esperti della dottrina della fede e del culto divino hanno redatto in 200
capitoli (e consegnato in bozza il 5 giugno scorso ai vescovi) per
difenderci da 37 gravi abusi individuati, contro l'eucarestia.
Le anticipazioni di questa bozza sono pubblicate su "Jesus" di ottobre.
*
Abuso contro l'eucarestia e' quando scegliamo anche le ragazze come
chierichette e non le usiamo solo per stretta necessita' preferendo a loro i
ragazzi; abuso e' quando diciamo che la messa e' una "concelebrazione" del
sacerdote con i fedeli presenti e quando usiamo le espressioni "comunita'
celebrante" o "assemblea celebrante"; e' abuso utilizzare con facilita' e
non solo se strettamente necessario i laici ministranti e chiamarli
"ministri straordinari dell'Eucarestia", tutt'al piu' sarebbero "ministri
straordinari della comunione".
Non e' piu' vero cio' che ha scritto il vescovo Vincenzo Paglia "per
celebrare la messa e' necessaria la chiesa, ossia la comunita' cristiana,
non importa se piccola o grande. Senza la comunita' non c'e' eucarestia"; e
ancora: "Il battesimo ci ha reso tutti un unico popolo sacerdotale che rende
culto al Signore, tutti i credenti sono chiamati a celebrare la liturgia
eucaristica. Lo stesso termine liturgia significa opera di tutto il popolo.
La comunita' cristiana e' una comunita' tutta sacerdotale; i cristiani,
incorporati in Cristo nel battesimo, sono partecipi dell'unzione sacerdotale
con la quale Cristo fu consacrato dalla forza dello Spirito Santo".
Sara' per difenderci da questa invasione laica che nella stessa Istruzione
si sollecita il ripristino di scudi spaziali come le balaustre con cancelli
tra l'altare e l'assemblea.
Nel capitolo per la corretta celebrazione della messa si escludono senza
eccezione alcuna applausi e danze all'interno dell'edificio sacro, anche al
di fuori della celebrazione.
Gli africani e i popoli indigeni danzano durante l'offertorio "con il corpo,
con lo spirito, come regalo a Dio. La danza serve a trovare un equilibrio
con la terra e con Dio. Ma piu' ancora, perche' la terra e' la madre, si
danza accarezzandola. E' rispetto, venerazione ma anche trascendenza" (padre
Pedro Arriaga). Questi nostri fratelli soffriranno molti di questo divieto
perche' per loro e' insopportabile non danzare e applaudire al Signore
durante l'eucarestia. L'unico loro vantaggio e' che molto spesso non hanno
un "edificio sacro" e celebrano le loro mese all'aperto.
Sul mensile "Jesus" c'erano queste anticipazioni, ma visto il silenzio dei
vescovi ai quali e' stata mandata la bozza del documento lo scorso giugno,
non posso credere che non sia menzionato come abuso contro l'eucarestia la
partecipazione alla guerra, di qualunque tipo essa sia, dei cattolici
cristiani; e l'accumulo di denaro e la non condivisione.
E ancora mi chiedo: sara' abuso contro l'eucarestia la ricchezza addirittura
ostentata di tanta parte dei rappresentanti del clero e di tanti cristiani
frequentatori e praticanti?
Sara' abuso contro l'eucarestia somministrare i sacramenti (cresima e
matrimonio in particolare) come fossero patate al supermercato alimentando
la crescita della schiera di cattolici cristiani solo perche' posseggono un
certificato rilasciato dalla sacrestia?
Sara' abuso contro l'eucarestia l'assordante silenzio del Vaticano sulla
condizione di persecuzione, tortura e morte di tanti cattolici cristiani in
Cina?
*
Chissa' se Annalena Tonelli ha mai abusato contro l'eucarestia nei suoi
trenta anni vissuti tra i musulmani somali con i quali condivideva miseria e
tubercolosi nell'ospedale che aveva costruito con l'aiuto di tanti laici
come lei.
Speriamo che non si sia mai fatta benedire da nessuno dei suoi amici
musulmani ai quali ha dedicato la sua esistenza, altrimenti sarebbe morta
senza sapere di aver abusato contro l'eucarestia.
Grazie Signore di avercela data, grazie per la testimonianza di grande fede
che leggiamo nelle sue parole e ancor piu' nella sua vita.
Salvaci dagli esperti, specializzati nel costruire un popolo di Dio mutilato
nel cuore prima ancora che acefalo.
Don Tonino Bello diceva: "Delle parole dette siamo responsabili di fronte
agli uomini, ma dei silenzi di fronte a Dio".
8. RIFLESSIONE. ADRIANA ZARRI: MARIA DI MAGDALA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 ottobre 2003. Adriana Zarri, nata a S.
Lazzaro di Savena nel 1919, e' teologa e saggista. Tra le sue opere
segnaliamo almeno: Nostro Signore del deserto, Cittadella, Assisi; Erba
della mia erba, Cittadella, Assisi; Dodici lune, Camunia, Milano; Il figlio
perduto, La Piccola, Celleno]
Maria Maddalena - ad onta della sua mala fama - prostituta probabilmente non
era e invece grande santa si': "apostola apostolorum" e' stata detta; ma a
molti - succubi di vecchi stereotipi - piace piu' pensarla peccatrice che
santa.
Proprio sulla Maddalena, nello scorso settembre, si e' tenuto un convegno
nell'isola che da lei prende il nome: un convegno che, anche solo dal
comunicato stampa che ne da' conto, si rivela di un notevole interesse.
Leggiamo dal comunicato: "Luca, dopo aver ricordato che Giovanni il Battista
era accusato di essere indemoniato, racconta di donne guarite da Gesu', tra
cui Maria di Magdala dalla quale erano usciti "sette demoni". L'antropologia
culturale puo' non solo spiegare il significato dei "demoni" nella
tradizione, ma collegare il termine al disagio tipicamente femminile, che
induce donne di particolare sensitivita' o in particolare stato di
insofferenza del loro ruolo, ad uscire da se'. E questo e' segno di
trasgressivita' e denuncia sociale, non di peccato". Ma il peccato fa comodo
e la trasgressivita' disturba, come disturba la parificazione tra i sessi.
"Solo la sordita' maschile" si legge ancora nel comunicato stampa "rese gli
apostoli incapaci di darle parita', cosi' come i padri della chiesa si
guardarono bene dal darle valore (e' la nuova Eva, ma 'e' pur sempre una
donna' dice Ambrogio)" e la chiesa, governata dai maschi, ritiene che sia
"meglio santificare una prostituta pentita che riconoscere un'apostola
predicatrice".
9. MAESTRE. ANGELA ALES BELLO: EDITH STEIN E L'EMPATIA
[Da Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni
Messaggero Padova, 1998, 2003, p. 44.
Angela Ales Bello, decano della Facolta' di Filosofia dell'Universita'
Lateranense a Roma, direttrice del Centro italiano di ricerche
fenomenologiche, direttrice della rivista "Aquinas", fa parte del comitato
di redazione di numerose riviste italiane e straniere, e' curatrice
dell'edizione italiana delle opere di Edith Stein presso Citta' Nuova; e'
tra le piu' grandi studiose del pensiero fenomenologico. Opere di Angela
Ales Bello: Husserl e la storia, 1972; L'oggettivita' come pregiudizio.
Analisi di inediti husserliani sulle scienze, 1982; Husserl. Sul problema di
Dio, Roma 1985; Husserl e le scienze, 1986; Fenomenologia dell'essere umano.
Lineamenti di una filosofia al femminile, Citta' Nuova, Roma 1992; Culture e
religioni. Una lettura fenomenologica, Citta' Nuova, Roma 1997; Edith Stein.
Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 1999; Edith Stein.
patrona d'Europa, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000; Edith Stein. La
passione per la verita', Edizioni Messaggero Padova, 1998, 2003.
Edith Stein, filosofa tedesca, e' nata a Breslavia nel 1891 ed e' deceduta
nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl,
pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica,
abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I
nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere
fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo
L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una
ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la
filosofia di san Tommaso d'Aquino, Memorie Domenicane, poi in La ricerca
della verita', Citta' Nuova; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova;
Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione
generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte
in La donna, Citta' Nuova; e la raccolta di lettere La scelta di Dio, Citta'
Nuova, Roma 1974, poi Mondadori, Milano 1997. Opere su Edith Stein: per un
sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith
Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un
breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di
riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero
di Edith Stein, Vita e Pensiero, Milano 1976; Luciana Vigone, Introduzione
al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova, Roma 1991; Angela Ales
Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di
Padova, 1998, 2003; Angela Ales Bello, Edith Stein. Patrona d'Europa,
Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000. Per la biografia: Edith Stein, Storia
di una famiglia ebrea, Citta' Nuova, Roma 1994, 1999; Elio Costantini, Edith
Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria
Editrice Vaticana, Citta' del Vaticano 1987, 1998; Laura Boella, Annarosa
Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein,
Raffaello Cortina Editore, Milano 2000]
Gia' nell'orientamento della ricerca giovanile della Stein possiamo
constatare il suo interesse per il mondo umano, l'apertura alla comprensione
dell'altro, l'attenzione per la comunita', atteggiamenti che ella in seguito
giudichera' - pur non riferendosi a se stessa - caratteristici dell'aspetto
femminile dell'essere umano.
10. TESTIMONIANZE. JUAN GELMAN: L'UTOPIA CONCRETA DELLA DIGNITA' UMANA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 ottobre 2003 riprendiamo questo
discorso pronunciato dal poeta argentino Juan Gelman durante la cerimonia di
assegnazione della cittadinanza onoraria conferitagli dal Comune di Lerici
il 27 settembre scorso. Su Juan Gelman il quotidiano aggiunge questa breve
scheda: "Juan Gelman e' nato nel 1930 a Buenos Aires, nel barrio di Villa
Crespo, e vive a Citta' del Messico. Poeta, giornalista, comunista presto
senza partito, persino 'peronista montonero' prima che montoneros e
peronisti prendessero strade diverse e diversamente (in)qualificabili: la
storia di Juan Gelman e' un romanzo da sola, e attraversa l'Argentina prima,
durante e dopo la dittatura che massacro' quel paese per lunghi anni. A 25
anni Gelman comincia a fare il giornalista, nel giornale comunista 'La
Hora', e a frequentare un gruppo di poesia vicino alla Gioventa' comunista,
El Pan Duro, e proprio questo gruppo pubblica la sua prima raccolta, Violin
y otras cuestiones. Poesia, giornalismo e politica costituiscono il resto
della sua biografia. Nel '75 fugge dall'Argentina, vivra' a Roma, Madrid,
Managua, Parigi, New York, Citta' del Messico. Nel '76 la dittatura
argentina sequestra i suoi figli Nora e Marcelo, e la nuora Maria Claudia,
incinta. Figlio e nuora vengono uccisi, dopo che quest'ultima ha partorito
una bambina. Dopo anni di ricerche e di aperte polemiche con i resti della
dittatura, anche dalle colonne del quotidiano argentino 'Pagina 12', nel
2000 Gelman riesce a identificarla e incontrarla. Era stata data in adozione
a una famiglia di militari uruguayani. E' rimasta in Uruguay"]
Ringrazio sentitamente questo riconoscimento che il Comune di Lerici mi
concede quest'oggi.
Dire che mi commuove non e' sufficiente. Risveglia in me sedimenti di
ricordi molto amati: i brividi che nella mia giovinezza argentina mi
provocava la lettura di Dante, Cavalcanti, Leopardi, Pavese, Montale; o di
Verga, Manzoni, Pirandello, Pratolini, Calvino, Pasolini; o il grande cinema
neorealista del dopoguerra. Tutto cio' fa parte di me in un posto che mi
conosce ed io non conosco.
Anche questo mare e questa baia: in Shelley ho visto il suo oceano
"risplendente e vasto", le navi che vi navigano come se cercassero un
liquore per curare "un dolore dolce e amaro", "il vento fresco e leggero che
viene dalla terra / e l'aroma di fiori alati / e la frescura delle ore /
della rugiada ed il caldo tepore che lascia il giorno / sparsi sulla baia
scintillante". Questa baia, la Baia dei Poeti.
Come a tanti altri perseguitati dalle dittature dell'America Latina negli
anni settanta e ottanta, l'Italia ha saputo accogliermi durante i lunghi
anni d'esilio. La solidarieta' che allora ricevemmo mi fece capire che qui
non ero - e non sono - uno straniero.
E poi: l'emigrazione italiana in Argentina, che ebbe inizio verso la meta'
del secolo diciannovesimo, segno' in modo indelebile la cultura quotidiana
ed il parlare degli argentini. Parole italiane appena modificate vivono
nella nostra lingua e sono materia di comunicazione, di scrittura e di
poesia. Per motivi di sangue, di lavoro e di cultura, il mio paese e' quello
dell'America Latina piu' profondamente vincolato a questo paese.
Mi permetto di aggiungere un malinconico ricordo personale. Un'ennesima
dittatura militare mi imprigiono' quaranta anni fa. I carcerieri non fecero
passare nessuno dei libri che m'inviavano, ad eccezione di una grammatica
italiana. Vedo ancora oggi il sorriso sornione con cui mi guardavano gli
altri prigionieri politici della cella 4 del padiglione di punizione del
carcere di Villa Devoto quando recitavo, percorrendo i tre passi che lo
spazio della cella permetteva, "io sono, tu sei, noi siamo...". Forse il
destino mostrava gia' il suo volto allora.
*
Lasciamo dietro un secolo carico di genocidi ed orrori indicibili.
L'essere umano ha creato le lingue e fa cose che esse non possono nominare,
l'essere umano e' dentro e fuori la lingua. Quali nuove incertezze ed agonie
dovra' attraversare la parola in questo secolo?
Theodor Adorno ha affermato una volta che non era possibile scrivere poesie
dopo Auschwitz. L'opera di Paul Celan lo smentisce. Durante molto tempo ho
ritenuto che all'affermazione di Adorno mancava un "come prima", che non era
possibile scrivere poesie come prima di Auschwitz, come prima di Hiroshima e
Nagasaki, come prima del genocidio latinoamericano. Adesso ritengo che non
vi e' un dopo Auschwitz, ne' un dopo Hiroshima, ne' un dopo il genocidio
latinoamericano, che siamo in un durante, che i massacri si ripetono
ininterrottamente nel pianeta, che la cosiddetta globalizzazione ci fa
retrocedere al peggior progetto civilizzatore dell'Occidente, quello del
colonialismo, le guerre continue, l'oppressione dei popoli, la
disoccupazione, la morte per fame.
La cosiddetta globalizzazione avanza negli strati superiori, non senza
sussulti e dispute di potere. Negli strati di sotto divide e frammenta,
accentua la legge della giungla, crea un clima inedito nella lotta per la
sopravvivenza.
In un muro di Buenos Aires ho letto una scritta degna di Jonathan Swift:
"Combatti la fame e la poverta', mangiati un povero".
La globalizzazione amplifica la miseria spirituale e questa e' un'altra
forma di genocidio. Mutila l'essere umano. La lotta per avere non gli
permette di essere. Il potere economico globalizzante ritiene che questo
mondo e' una grande impresa ove milioni d'impiegati sono superflui e bisogna
licenziarli. Quanti Pavese, quanti Montale oggi muoiono di fame, per
pallottola o bomba, ancora bambini?
Vi e' una letteralita' oscena nelle manifestazioni imperiali che parlano di
imporre un nuovo ordine mondiale del quale abbiamo gia' sentito parlare in
lingua tedesca nel secolo scorso. Vi e' un solo modo di affrontare questo
nuovo-vecchio disordine mondiale: l'insistenza nel rifiutarlo, la resistenza
ad accettarlo. Questo e' possibile: nessun regime, anche il piu'
totalitario, e' riuscito sinora ad impedire che attraverso le sue crepe ed
incrinature respirassero i polmoni del sogno e del desiderio.
*
Costruire una dinamica della speranza sembra oggi un compito utopistico.
Ma se non ci inoltriamo nelle mille e una strada che bisogna percorrere per
costruirla insistendo nella singolarita' di ciascuna cultura, ciascuna
tradizione, ciascuna comunita', ciascuna persona, come impedire che il
potere continui a calpestare la grandezza possibile di cio' che e' umano,
latente e potenziale? Come crescere ricchi di bellezza, tolleranza e
comprensione dell'altro che ci completa con la sua differenza?
E' questa una utopia?
Insieme ad Oscar Wilde dico: "Un mappamondo nel quale non figurasse l'utopia
non meriterebbe di essere guardato, perche' gli mancherebbe l'unico paese
che l'umanita' visita giorno dopo giorno". Forse la funzione dell'utopia
consiste nel suo fallimento affinche' ogni volta ne rinasca una migliore,
consiste nell'essere causa piu' che effetto, motore del viaggio ad un
orizzonte che retrocede sempre di un passo per ciascun passo avanti
dell'umanita'.
11. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: FACCIA A FACCIA
[Da Mohandas Gandhi, La mia vita per la liberta', Newton Compton, Roma 1973,
1989, p. 453. Mohandas Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e
profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota
e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio:
Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente
Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora
sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della
drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati
pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?,
in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in
proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile,
nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le
biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem]
Per riuscire a vedere faccia a faccia lo spirito della verita', universale e
onnipresente, bisogna riuscire ad amare la piu' modesta creatura quanto noi
stessi.
12. MAESTRI. NORBERTO BOBBIO: QUEL CHE HO IMPARATO
[Da Norberto Bobbio, Italia civile, Lacaita, Manduria 1964, Passigli,
Firenze 1986, pp. 11-12. Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909,
antifascista, filosofo della politica e del diritto, e' autore di opere
fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace. E'
uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani viventi. Opere di Norberto
Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende e cruciali
dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il volume di
scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e
l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze
su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico,
morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e
compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli,
Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della
democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso
Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi,
Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della
pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino
1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza,
Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la
lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo
ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del
diritto, Giappichelli, Torino 1993. Opere su Norberto Bobbio: segnaliamo
almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino
1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto
Bobbio, Donzelli, Roma 2000. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno
strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti
(www.erasmo.it/gobetti) che invitiamo caldamente a visitare]
Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di
ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di
condannare.
13. RILETTURE. GUY DEBORD: OPERE CINEMATOGRAFICHE COMPLETE 1952-1978
Guy Debord, Opere cinematografiche complete 1952-1978, Arcana editrice, Roma
1980, pp. 336. Tutte le parole e le inquadrature dei film
dell'indimenticabile autore de La societa' dello spettacolo.
14. RILETTURE. FATEMA MERNISSI: ISLAM E DEMOCRAZIA
Fatema Mernissi: Islam e democrazia, Giunti, Firenze 2002, pp. 222, euro 12.
Un libro della grande intellettuale marocchina che non ci stanchiamo di
segnalare.
15. RILETTURE. VICTOR SERGE: MEMORIE DI UN RIVOLUZIONARIO
Victor Serge, Memorie di un rivoluzionario, Edizioni e/o, Roma 1999, pp.
450, lire 25.000. Forse il libro piu' bello di Victor Serge, una
testimonianza indimenticabile ed ineludibile.
16. RILETTURE. MARIA ZAMBRANO: LA CONFESSIONE COME GENERE LETTERARIO
Maria Zambrano, La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori,
Milano 1997, pp. 134, lire 10.000. L'acuta riflessione della grande
pensatrice spagnola su un tema quant'altri mai congeniale alla sua scrittura
saggistica.
17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 704 del 15 ottobre 2003