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Solidarietà agli indagati nell’inchiesta sul ‘Sud Ribelle’
- Subject: Solidarietà agli indagati nell’inchiesta sul ‘Sud Ribelle’
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Fri, 10 Oct 2003 19:55:28 +0200
Ho dato la mia personale adesione a questo appello.
E' il testo di una dichiarazione di solidarietà agli indagati di Cosenza,
per i quali si riunirà nuovamente il 23 ottobre a Catanzaro il Tribunale
del Riesame. I soggetti associativi che volessero dare la propria adesione
all'appello possono farlo inviando una mail di risposta all'indirizzo
m.marescotti@tiscali.it entro lunedì, cosicchè possa essere comunicato per
la stampa del manifesto nazionale (vi sarà una manifestazione nazionale a
Catanzaro, il 23 ottobre).
E' possibile inoltre, sempre con mail, inviare adesioni individuali e
collettive, anche dopo lunedì. Fate quindi circolare il più possibile
l'appello.
Grazie.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
Solidarietà agli indagati nell’inchiesta sul ‘Sud Ribelle’
Appello in vista dell’udienza del riesame del 23 ottobre 2003
Il 23 ottobre prossimo, di fronte al Tribunale della libertà di Catanzaro,
si svolgerà la nuova udienza in merito alla richiesta di custodia cautelare
di 18 attivisti del ‘movimento dei movimenti’, arrestati alle prime ore del
15 novembre 2002 con l’accusa di aver costituito un’associazione sovversiva
dal nome ‘Sud Ribelle’. Lo stesso tribunale aveva liberato tutte le persone
ancora in carcere o agli arresti domiciliari il 3 dicembre scorso,
ritenendo insussistente la gravità indiziaria con riferimento a tutti i
reati associativi contestati. L’accoglimento del ricorso del PM da parte
della Corte di Cassazione ha tuttavia riportato l’intera vicenda al suo
punto iniziale, determinando la situazione paradossale della necessità di
un ulteriore pronunciamento sull’opportunità di quelle scarcerazioni,
avvenute ormai quasi un anno fa.
Si giunge così all’ennesimo tornante di una vicenda fin troppo lunga e
controversa, che ha coinvolto militanti del movimento, sindacalisti di
base, mediattivisti, operatori della solidarietà con migranti e richiedenti
asilo, occupanti di centri sociali, uniti da un agire politico trasparente
ispirato ai valori della solidarietà e della partecipazione. Contro di essi
è stata scatenata un’autentica persecuzione basata su accuse prive di
riscontri fattuali, basate su interpretazioni vistosamente forzate delle
conversazioni tra gli indagati, ascoltati attraverso intercettazioni
telefoniche e ambientali che si protraggono dall’aprile del 2001.
L’intero impianto accusatorio ruota in tutta evidenza attorno a un
implicito assunto di base: è l’agire politico degli indagati, svoltosi
nell’esercizio dei diritti democratici garantiti dalla Costituzione, a
costituire in quanto tale oggetto di reato. Le decine di migliaia di pagine
dell’inchiesta non lasciano spazio a dubbi per una mente scevra da
pregiudizi: esse non fanno che descrivere l’azione degli indagati nel loro
impegno a difesa dei diritti dei più deboli, contro l’inquinamento e la
guerra, per un mondo diverso, il tutto nei modi legittimi tipici dei
movimenti: riunioni, assemblee, diffusione di volantini e documenti, l’uso
di internet, la partecipazione a manifestazioni.
Le accuse, confermate dall’ulteriore materiale prodotto a luglio dal PM, si
focalizzano in particolare sulle manifestazioni di Napoli (in occasione del
Globa Forum dell’Ocse, il 17 marzo 2001) e di Genova (in occasione della
riunione del G8, il 20 luglio 2001), quando gli indagati si sarebbero
scontrati con le forze dell’ordine e avrebbero posto in essere azioni di
devastazione, con l’aggravante della premeditazione. Al di là del fatto che
non sia stata prodotta alcuna prova a sostegno di tali accuse, ci preme
ribadire un punto di vista che faccia giustizia una volta per tutte dei
reiterati tentativi di negare l’evidenza su cosa è realmente avvenuto in
quelle giornate.
Napoli e Genova hanno significato, da un lato, la manifestazione di una
grande volontà di partecipazione e mutamento da parte di centinaia di
migliaia di persone, dall’altro sono state l’occasione per lo scatenarsi di
una violentissima azione repressiva, cieca e sorda (per calcolo e non per
ottusità) alle istanze di quella moltitudine. Il prossimo rinvio a giudizio
per decine di responsabili e semplici agenti dell’ordine pubblico è solo
un’ulteriore conferma di quello a cui tutti abbiamo potuto assistere: la
grave lesione alla Costituzione e allo stato di diritto consumatasi nei
pestaggi indiscriminati contro persone inermi, nella loro traduzione coatta
in prigioni o posti di polizia, nelle perquisizioni umilianti, fino alle
torture e all’omissione di soccorso per i feriti.
Tutto ciò desta gravi preoccupazioni per lo stato della democrazia nel
nostro paese, lasciando intuire una degenerazione dello stato di diritto
che trova ulteriori esemplificazioni negli arresti di altri manifestanti
che si trovavano a Genova, nei reiterati tentativi di criminalizzare
l’azione sindacale, le lotte dei disoccupati napoletani e quelle per la
casa, nel rendere impossibile la vita dei migranti e rifugiati all’indomani
dell’11 settembre attraverso l’equazione musulmano = terrorista, che tende
ad estinguere ogni spazio di espressione e partecipazione al di fuori dei
rigidi canali istituzionali.
Per queste gravi ragioni ribadiamo la nostra solidarietà agli indagati e
invitiamo alla massima partecipazione nel giorno del 23 ottobre al presidio
di fronte al tribunale di Catanzaro con inizio alle ore 9.00 e al corteo
con concentramento alle ore 16.00 in piazza Matteotti.