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Un intervento sulla proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva



Comunicato stampa

SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE "PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA
E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA"

Vi inviamo come anticipazione l'intervento di Giovanni Battista Zucconi nel
dibattito in corso sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e'
in cammino" (per contatti: nbawac@tin.it) sulla proposta di Lidia Menapace
"per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e
nonviolenta".

I precedenti interventi possono essere letti nei precedenti numeri del
notiziario, disponibili anche in rete nei siti di Peacelink
(www.peacelink.it) e del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org).

Un profilo essenziale di Lidia Menapace, promotrice della proposta e del
dibattito, riportiamo in calce a questo comunicato.

Vi ringraziamo per l'attenzione e vi proponiamo di voler contribuire alla
riflessione.

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 7 ottobre 2003

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

* * *

GIOVANNI BATTISTA ZUCCONI: SULLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE

... A me sembra ovvio che questa proposta [la proposta di Lidia Menapace di
un'Europa "neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e
nonviolenta" - ndr] non presume di risolvere tutti i mali del mondo e
neppure quelli del continente e neppure i malesseri di ognuna e ognuno di
noi miserelli.
Ha il merito infatti di essere definita, ovvero di avere un oggetto e per
cosi' dire un perimetro precisi, tali per cui su di essa si puo' discutere
anche con soggetti portatori di interessi e progetti diversi, cercando di
costruire il consenso su scelte specifiche, senza pretendere di imporre un
"programma massimo" irricevibile dalla gran parte non solo dei governi, ma
anche dei cittadini europei cosi' come oggi sono, con i loro vizi e le loro
virtu', i loro privilegi e le loro ragioni. Ma insieme essa giustamente
rifiuta la logica del "programma minimo" che solitamente porta non solo a
pessimi compromessi al ribasso, ma ad essere subornati se non addirittura
cooptati - e resi ad un tempo sudditi e vassalli - dai detentori del potere
fondato sulla dominazione dell'ingiustizia.
Alle persone che dicono che e' inutile battersi per qualcosa di meno che per
abbattere il capitalismo e cosi' e solo cosi' instaurare il "regno della
liberta'", vorremmo rispondere che, non avendo noi frequentato il corso per
corrispondenza per maghi e stregoni, cosi' come non abbiamo la sfera di
cristallo non abbiamo neppure la bacchetta magica che certo deve essere
stata data loro in dotazione con il relativo kit, e che non siamo poi cosi'
sicuri che "abbattuto il capitalismo" coi metodi che ingenuamente propugnano
(il famigerato forcipe, pessima occasionale battuta che e' contraddetta da
tutto cio' che vale dell'immenso lascito teorico e pratico di Marx) ci
lascerebbero un mondo abitabile; e viste le pregresse esperienze ne
dubitiamo assai.
Alle persone che dicono che il mondo (anzi: il Mondo) sara' sempre il
letamaio dei letamai perche' l'essere umano (anzi: l'Uomo) e' la sentina
delle sentine, vorremmo rispondere che per questo atteggiamento c'e' una
locuzione precisa, ed e': crogiolarsi nel brago.
Alle persone che fanno questione di paternita'  e primogeniture vorremmo far
rilevare che questa e' proprio la logica patriarcale e maschilista cui la
tradizione di pensiero e di esperienze da cui la proposta di Lidia Menapace
scaturisce si oppone riconoscendovi una delle scaturigini dell'oppressione
che tutte e tutti ci offende o offusca.
Alle persone che storcono il naso dinanzi al linguaggio giuridico (e
specificatamente dinanzi alla parola "neutralita'" di cui gran scandalo si
mena) nulla possiamo dire, se non che esso purtuttavia esiste, perche' le
leggi fortunatamente esistono, ed altrettanto fortunatamente possono essere
mutate e migliorate; e chi pensa di poterlo e poterle evitare chiudendo gli
occhi non si stupisca se poi il naso lo sbatte; del resto cosi' Diogene
cinico confutava chi negava l'esistenza del moto: semplicemente camminando.
*
Mi pare quindi che questa di Lidia Menapace sia una proposta forte, rigorosa
e adeguata.
Dovremo trovare il modo di sostenerla e diffonderla, di farne oggetto di un
dibattito pubblico che arrivi a conseguenze operative, e ad esiti pratici: e
particolarmente sia in relazione alla stesura definitiva della cosiddetta
"Costituzione" europea, sia nei confronti delle forze politiche e dei
candidati (e dei programmi e degli impegni degli uni e delle altre) che
comporranno il parlamento europeo che verra' fuori dalle elezioni del 2004.
La proposta di un'Europa "neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata,
solidale e nonviolenta", mi pare racchiuda un concreto "programma
costruttivo" (per usare l'opportuna terminologia gandhiana) che si articola
altresi' in processi, istituti, strutture ed azioni specifiche: dalla difesa
popolare nonviolenta ai corpi civili di pace, per citare solo due punti
qualificanti su cui la riflessione e' gia' particolarmente avanzata.
*
Naturalmente avanzare e praticare questa proposta comporta dover poi nella
pratica concreta, nel dibattito e nella lotta, affrontare alcuni nodi con
cui essa confligge, e che non sono bazzecole.
E' evidente infatti che:
a) si trattera' di contrastare le industrie belliche nazionali e
transnazionali: e il peso fortissimo del complesso militare-industriale, e
la sua possente capacita' lobbistica, e' confermato ad esempio dal recente
peggioramento della legislazione italiana sulla produzione e il traffico di
armi (peggioramento fondato proprio sulla strumentalizzazione a proprio
vantaggio del processo di integrazione e sinergia europea);
b) si trattera' di arrivare all'abolizone della Nato, che implica anche una
rottura con gli Usa che non e' detto che sara' proprio una quisquilia;
c) si trattera' di negoziare nell'Europa e tra Europa e partner dell'Unione
e di singoli stati e governi nuovi e diversi accordi rispetto ad impegni in
essere;
d) si trattera' di ridiscutere quel nevralgico argomento che sono i consumi:
e quindi l'approvvigionamento, la gestione e l'uso delle risorse; ambito nel
quale le scelte di giustizia, e anche solo di ragionevolezza, impongono una
drastica riduzione dell'attuale dissennato sperpero;
e) si trattera' di avviare una diversa politica in materia di migrazione
(fondata sul diritto universale degli esseri umani alla mobilita' e alla
ricerca di una vita degna e di una ragionevole felicita' cosi' precisamente
definito da Kant; sull'accoglienza e sulla responsabilita' globale; e sul
basare i diritti di cittadinanza sullo "jus soli" anziche' sull'arcaico "jus
sanguinis"), cosi' come in materia di "capacita' di carico" ecologica (in
una visione globale, in una scelta di responsabilita'-responsivita' rispetto
all'intera famiglia umana);
f) si trattera' di fronteggiare il mare magnum di aggrovigliate
contraddizioni concernenti le comunicazioni di massa e quelli che una volta
erano detti gli "apparati ideologici": ambito insidioso quanto altri mai, ma
se si vuole promuovere i diritti umani, la democrazia, la pace e la
solidarieta', bisognera' pur essere consapevoli che la partecipazione
democratica alla cosa pubblica e' largamente dipendente dall'accesso ad
un'informazione adeguata e non manipolata, alla conoscenza riconosciuta come
diritto di ogni essere umano, e non degradata a merce e narcosi.
Cose da far tremar le vene e i polsi, certo, ma questioni la cui analisi ed
il cui affrontamento non possiamo rinviare.
Ed altro si potrebbe aggiungere ancora, certo, ma le infinite tassonomie non
mi affascinano se non quando le redige Borges, e  bastera' pertanto aver
fornito questi semplici esempi.
*
Qui dalle nostre parti c'e' un'espressione che suona "dopo li fochi", e che
indica l'amara situazione di chi arriva in ritardo e manca il kairos, l'ora,
il momento decisivo.
Lidia Menapace ha il merito di aver formulato per tempo questa proposta di
analisi, di programma, di intervento.
I movimenti per la pace e la giustizia hanno il demerito di aver
cincischiato per anni tra genericita', sottovalutazioni e una diffusa
subalternita' di cui si e' gia' ripetutamente scritto su questo foglio; e di
arrivare solo adesso - quelli che ci sono arrivati, e non sono ancora che
una piccola parte del cosiddetto "popolo della pace" - alla consapevolezza
che il tempo e' poco, e che tanto nelle segrete stanze quanto sui prosceni
della politica e delle istituzioni europee alcune scelte decisive ed
irreversibili si vanno compiendo ora.
Quindi siamo, more solito, in ritardo. Ma forse ancora in tempo per evitare
il peggio e costruire le condizioni per un'alternativa.
E se una possibilita' vi e' ancora, ebbene, facciamo anche noi la nostra
parte. La proposta di Lidia Menapace mi pare un buon punto di partenza.

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Un breve profilo di Lidia Menapace ad uso dei mezzi d'informazione

Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi
impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente
universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e
significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa'
civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli
interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di
convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001.

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