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[Riflessioni] - Ma non chiamateli clandestini.



Non chiamateli clandestini.
Sfigati, magari. E sfigati tre volte.

Primo, per essere nati e vissuti in luoghi affatto ameni, con fame,
siccità, diritti umani violati e guerre e guerriglie interne o importate
dall'estero (e con il supporto delle nostre armi).
Secondo, per essere stati fregati da "negrieri" senza scrupolo, derubati
dei propri averi o con una cambiale in bianco sulla propria vita, per il
miraggio di vita migliore nel nostro Occidente, a parole così
accogliente e dove fame non c'è e neppure la siccità - e neppure la
guerra o al massimo, c'è l'industria che con la guerra degli altri si
arricchisce.
Terzo, per l'accoglienza che in realtà si ritrovano, una volta arrivati
nell'italico suolo, se arrivano vivi dopo le tempeste e il viaggio da
inferno sulle carrette stracolme.

Un'accoglienza che, a parte le prime cure che per fortuna non sono
ancora negate a chi è stato in pericolo di vita, diventa presto vita da
animali in gabbia - o per chi scampa al campo di detenzione, vita da
malavita o da puttana ai bordi della strada.

Clandestini poi, già nei giornali quando ancora per acque internazionali
navigano - sembra un cavillo giuridico ma come chiamare clandestini, di
già, coloro che il confine nostro non lo hanno ancora passato?

Clandestini nella testa degl'Italiani, e a questo i media hanno da tempo
oramai abituato. Ma, nella logica imparziale dell'universo, persone
anch'essi, e con un'anima e un cuore pari a noi.

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Roberto Del Bianco - ICQ UIN: 68931976, Yahoo-ID: delbia55
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