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Diario dal Kossovo



DAL DIARIO DI FABRIZIO

"Cetri noz u legu
Krv te sie sie
Viestice te bie bie"

(nenia serba)

(Quattro coltellate sulla schiena
il sangue che scende scende
la strega che uccide uccide)


Milijana è una donna sui cinquant'anni, bionda e con un bel sorriso. L'ho
conosciuta nel '99 quando era vestita di nero perchè pensava che due sue
sorelle, che stavano a Prizren e delle quali non aveva notizie dalla fine
dei bombardamenti, fossero morte. Non ricordo il primo caffè ma ricordo la
soddisfazione provata nel dirle che le sorelle, e le loro famiglie,
stavano bene e che le mandavano una lettera. Da quel momento in poi siamo
sempre stati benvenuti in casa sua. Una volta il marito, riaccompagnandoci
alla macchina, ci ha detto grazie perchè con la nostra azione avevamo
salvato la vita alla moglie.

Non penso sia la verità ma è vero che dopo la lieta notizia il cuore
malato di Milijana ha funzionato un po' meglio perché meno stressato.
L'altro giorno sono stato a trovare Milijana ma in realtà cercavo suo
nipote Ivan. Volevo invitarlo alla riunione organizzatoria in vista del
corso di fotografia. Prima di andare a cercare Ivan al fiume Milijana ci
ha offerto una specialità' di cui non ricordo il nome in serbo (per gli
albanesi è il Flì) e mi ha spiegato come si prepara, umilmente e con
semplicità'. Abbiamo parlato del più e del meno e come sempre suo marito
ci ha accompagnato all'auto.

Il 13 agosto 2003, Ivan, il nipote di Milijana, è stato ucciso, assieme ad
un altro ragazzino di 12 anni, da una raffica cieca sparata mentre stava
facendo insieme agli amici il bagno al fiume.
La mano assassina è la solita che qui nei Balcani uccide e ha ucciso molti
serbi, albanesi, croati, macedoni, bosniaci e rom.

Oggi c'è stato il funerale. Dopo la cerimonia, celebrata nel cortile della
casa di Milijana e di Ivan, il corteo funebre ha cominciato a prender
forma. Da primo Sinijsa (cugino di Ivan e figlio di Milijana) con la croce
con sopra con sopra scritto il nome del defunto, poi gli amici e le amiche
con dei mazzi di fiori in mano, i pope, la bara scoperta (secondo l'uso
locale). Per finire i familiari e di seguito tutti gli altri. Ho visto i
genitori, sorretti da parenti, distrutti dal dolore.
La madre urlava intervallando le implorazioni a Dio con la parola "cuccu",
come è usanza.

Quasi in fondo al corteo c'era Milijana, camminava sorretta da un parente.
Urlava e i suoi movimenti erano contorti dal dolore, la sua voce non aveva
la dolcezza normale. Poi il fratello l'ha abbracciata e ha provato a
calmarla. Avrei voluto tanto fare qualche cosa ma non c'è l'ho fatta; mi
sono girato e mi sono infilato nella coda del corteo.
Sono un vigliacco, il dolore mi fa paura, mi terrorizza. Non voglio
soffrire.  Mi è successo ancora di arrivare al limite, ma oggi mi ha fatto
più male del solito, mi sento più impotente del solito, più inutile.
Da oggi in poi Milijana sarà vestita nuovamente di nero.


*Fabrizio e' stato in Kossovo dal 18 luglio al 7 settembre con
l'Operazione Colomba della Comunita' Papa Giovanni xxiii. Ha collaborato
con il centro giovanile "Dialogo tra le parti" di Pec/Peja. IL centro e'
stato aperto dalla ong "Trentino con il Kossovo" ed e' frequentato sia da
ragazzi albanesi che da ragazzi serbi dell'enclave di Gorazdevac.