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[AI] Costituzione Europea: la visione dei movimenti sociali



L'Europa come spazio pubblico e politico globale, vissuto da soggetti 
“altri” rispetto ai soli istituzionali, con una costituzione materiale 
agita dai moveimenti sociali e una proposta costituente radicale e 
pratica.  Così viene sintetizzata da uno dei più di quaranta interventi la 
visione dell'Europa discussa nel dibattito “Quale costituzione 
Europea?  Verso gli  Stati Generali dell'altra costituzione”.  Il testo 
licenziato dalla Convenzione è stato sostanzialmente bocciato da gran parte 
degli intervenuti, come un lavoro che non ha coinvolto la cittadinanza e 
che non è il frutto di un percorso democratico.  Titti Di Salvo, della 
segreteria nazionale della CGIL, lo definisce un “trattato costituzionale e 
non una costituzione”, un passaggio di un processo più lungo il quale però 
sarà decisivo per l'affermazione della pace nel mondo.  “L'Europa è una 
fortezza assediata”, ha enfatizzato Di Salvo: “quest'anno le lotte sociali 
si sono espresse in tutti i paesi europei, da quelle per la pace a quelle 
sindacali.  Occorre però rendere evidente il nesso tra impegno per la pace 
e per i diritti e l'Europa sociale che si vuole costruire”.

“Bisogna fare un passo ulteriore”, aggiunge Anubi Davossa (Disubbidienti), 
con una piattaforma di diritti più avanzata che non sia semplicemente una 
somma di diritti, ma sia un cambiamento del senso della cittadinanza.  Nel 
testo si richiama un diritto a lavorare – dobbiamo insistere invece di 
diritto al lavoro.”  Alessandra Mecozzi della FIOM ha sottolineato gli 
aspetti militaristi e contraddittori espressi dalla “nuova” Europa: il 
testo parla di “promuovere la pace” e non di “ripudiare la guerra”, perchè 
“la scelta fatta è l'opzione militare, che mette in secondo piano o ultimo 
l'opzione sociale e quindi invoca un modello “moderno” di difesa, in altre 
parole un riarmo.

"La grande e modernissima questione dell'acqua non trova posto in una 
Costituzione scritta con la testa rivolta all'indietro", dice Mario 
Agostinelli.  "Un'idea dei servizi generali di pubblica utilità e della 
definizione di beni comuni non commerciabili potrebbe essere affermata -- 
basterebbe un po' di coraggio, ma la Convenzione fa marcia indietro quando 
il dogma della privatizzazione avrebbe dovuto confliggere con l'utilità 
sociale."

Ma è Gianni Mattioli, deputato verde e cofondatore della rivista "Quale 
energia?" ad evidenziare l’abisso tra il nuovo trattato e la realtà.  “Non 
c'è in questa Carta il senso drammatico di quanto sta accadendo oggi 
giorno.  Che altro deve succedere dopo gli sconvolgimenti climatici di 
questi anni e una guerra dovuti a una folle politica energetica, per cui un 
paese si approvvigiona di energia occupando un altro paese?”  “Ma 
attenzione” avvisa Mattioli “non è costruendo un'altra visione altrettanto 
astratta che si può sostituire questo testo. E da questa società complessa 
in cui viviamo che si deve disegnare una visione europea, cercando di 
mettere al centro i veri problemi: il diritto alla salute, il diritto 
all'ambiente, e non la “tutela” dell'ambiente come scritta attualmente, il 
diritto all'abitare, all'acqua. Questa carta parla di libera competizione” 
ha concluso Mattioli “ma non dice nulla a proposito di una equa distribuzione”.

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