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report 124



 

REPORT 124 di Rosarita Catani

 

LA STAMPA ARABA DISCUTE GLI EVENTI IN IRAQ E PALESTINA.

Alcuni esponenti della cultura araba hanno espresso la loro opinione, in merito ai recenti avvenimenti in Iraq e Palestina, attraverso articoli pubblicati su alcuni quotidiani di vari Paesi Arabi.

TAHA KHALEFAH in una discussione affrontata sul quotidiano del Qatar Al Raya, afferma che l’atteggiamento dei Paesi Arabi e la loro politica verso gli eventi nella regione sono sempre drammatici e le loro posizioni cambiano rapidamente. Taha Khalefah sostiene che la diplomazia araba è diventata vaga e disonesta alle varie tendenze, tanto che, molte persone nel Mondo Arabo sono sicure che le recenti risoluzioni della Lega Araba concernenti il Consiglio iracheno avranno breve durata. Lo scrittore, afferma inoltre, che nelle settimane scorse non ha visto alcun evento che induca a questo cambiamento delle percezioni dei Paesi Arabi in tale maniera. Conclude che l’unico avvenimento è stato quello della pressione americana sui Paesi Arabi affinché riconoscano il Consiglio e la visita d’alcuni suoi membri nei Paesi Arabi. Khalefah asserisce che i Paesi Arabi devono trattare con il Consiglio iracheno se vogliono avere un ruolo nella ricostruzione dell’Iraq, invece di lasciare questo processo solo all’America.

Asharq Al Awsat's Abdulhady Butaleb, sostiene invece, che la pretesa del riconoscimento del Consiglio iracheno è uno dei dilemmi della Lega Araba, perché, sebbene alcuni paesi arabi abbiamo riconosciuto il consiglio, la posizione araba ufficiale è quella che, questo Consiglio non è legittimo e quindi non qualificato per il riconoscimento dalla Lega. Lo scrittore arguisce che la Lega Araba deve essere coinvolta nello sviluppo e prendere posto in Iraq, riconoscere il Consiglio ed intraprendere la strada per un Governo Iracheno. Butaleb suggerisce che il Governo iracheno deve essere rappresentato nella Lega Araba fino a quando non ci saranno regolari elezioni in Iraq.

In quest’articolo pubblicato sul quotidiano Al-Ittihad (Emirati Arabi) Shamlan Al-Issa dichiara che le violenze recenti in Iraq fatte per speculare sulla sicurezza irachena, possono essere assicurate senza l’intervento di forze straniere.

Per raggiungere la sicurezza, sostiene Shamlan, il popolo iracheno deve sopportare le truppe alleate, notando che il recente conflitto tra gruppi e fazioni differenti in Iraq, sono partiti per prendere una direzione aggressiva piuttosto che un’unica linea politica. Lo scrittore sostiene che il problema con i partiti politici iracheni ed alcuni gruppi è quella che le loro attitudini non sono differenti da quelle di Saddam, in questo modo non potranno credere nella democrazia ed useranno la violenza contro qualsiasi persona.

Dala Al Bezry, in suo articolo pubblicato sul Al Hayat di Londra, discute sulle recenti operazioni compiute contro le truppe americane. Secondo Al Bezry, queste operazioni porteranno solo a delle “escalation” nelle relazioni americane contro il popolo iracheno, oppure al ritiro delle forze americane dall’Iraq, in modo da creare la possibilità di una guerra civile, come in Somalia. La rubricista, afferma che gli Arabi stanno sostenendo queste operazioni con il loro rifiuto di riconoscere il momentaneo Governo iracheno, partendo dal fato che le televisioni arabe incoraggiano la resistenza militare contro gli americani. Bezry sostiene che gli slogan dilagati nelle televisioni arabe, sono molto pericolosi, in quanto dichiarano che la resistenza armata è la sola via per liberare l’Iraq dalle forze d’occupazione.

Per quanto concerne gli eventi in Palestina, Khaled Al Shakaky scrive sull’Asharq Al Awsat che la roadmap subirà lo stesso collasso della tregua, come si evince dai risultati della scorsa settimana. Al Shakaky, sostiene che la roadmap non ha alla base elementi di successo, perché non dà ai palestinesi alcun significativo miglioramento. D’altra parte, continua Al Shakaky, l’Autorità Palestinese si troverà di fronte ad una guerra civile se inizierà l’impiego della roadmap. Inoltre, L’Autorità Palestinese ha avuto la sua legittimazione solo tre anni fa, quando ci sono state le lezioni generali Palestinesi, aggiungendo che le condizioni politiche su entrambi i lati della staccionata non sono ancora abbastanza maturi.  In aggiunta, la comunità internazionale, soprattutto gli Stati Uniti, non è pronta ad esercitare pressioni giuste sul Governo israeliano.

Lo scrittore vede negli insediamenti tutti gli elementi di maggior conflitto. Shakaky, dice che i palestinesi hanno due possibilità diverse: una è quella di continuare la resistenza armata, l’altra è quella d’adoperare una resistenza non violenta. In ogni caso, nell’una nè l’altra delle due possibilità potrà essere impiegata, né soddisferanno le domande dei Palestinesi. Lo scrittore esprime il suo pessimismo in merito al futuro del processo di pace e sostiene che aspettando la salvezza dall’amministrazione statunitense è una pura illusione..

Josef Al Kazaz scrivendo sul quotidiano palestinese Al Hayat Al Jadeeda dice che gli interessi nazionali della Palestina devono essere tenuti al di sopra di tutte le differenze con i partiti politici. Non vi è nessuna Autorità nel Mondo che permette l’esistenza di un’altra Autorità o forza armata sulla sua terra. Lo scrittore, rileva che il Governo israeliano non vuole che la tregua duri. Comunque, dice, noi vogliamo che il mondo intero.Osservi la natura reale del Governo israeliano, nello stesso momento rigetta le modalità di gruppi palestinesi che compiono operazioni contro civili israeliani. Kazaz parlando dell’Autorità Palestinese, dichiara che sarebbe meglio che essa mettesse fine a questo tipo d’operazioni e provvedesse a disarmare questi gruppi.

Secondo lo scrittore queste operazioni militari non fanno altro che danneggiare la causa palestinese e quindi devono finire.

 

 

 



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