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Stati Uniti d'America: il pericolo di un cattivo esempio,denuncia Amnesty International



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:



Stati Uniti d'America: il pericolo di un cattivo esempio, denuncia Amnesty
International




Grazie per la cortese attenzione

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Ufficio Stampa
Tel. 06 44.90.224 cell. 348-6974361 e-mail: press@amnesty.it











COMUNICATO STAMPA
CS117-2003

STATI UNITI D'AMERICA: IL PERICOLO DI UN CATTIVO ESEMPIO, DENUNCIA AMNESTY
INTERNATIONAL

 "Al cuore della storia, della legge e della cultura americane vi è l'idea
che la pena comminata prima del giudizio, il rifiuto di un processo equo e
il governo segreto per decreto siano condannabili. Chi è il combattente
nemico? Oggi, può essere chiunque voglia il presidente. E questo è
spaventoso".
- Un ex giudice della Corte d'Appello del New Jersey -


"Gli Stati Uniti hanno esibito una preoccupante tendenza ad aspirare ad un
potere esecutivo imbattibile nel contesto della propria 'guerra al
terrore'. Hanno creato un sistema di giustizia parallelo nel quale
l'esecutivo ha il potere di detenere, interrogare, accusare o giudicare le
persone sospette secondo le 'leggi di guerra", ha dichiarato Amnesty
International in nuovo rapporto pubblicato oggi.

"Troppo spesso gli altri paesi seguono ciò che fanno gli USA - l'uso di un
linguaggio di 'guerra' si diffonde sempre più, i governi trascurano i
propri obblighi relativi ai diritti umani; l'impiego del termine 'terrore'
permette loro di sfuggire al diritto internazionale dei diritti umani e
l'espressione 'guerra al terrore' serve di pretesto per rimettere in
discussione l'intera struttura del diritto relativo ai diritti umani e del
diritto internazionale umanitario" ha evidenziato Amnesty International.

Nel rapporto intitolato Il pericolo di un cattivo esempio: minare gli
standard internazionali mentre le detenzioni della "guerra al terrore"
continuano, Amnesty International chiede ai governi ovunque nel mondo di
assicurare che un rispetto rigoroso per i principi dei diritti umani resti
al centro della loro ricerca di giustizia e sicurezza. Il rapporto
evidenzia questioni relative agli stranieri sotto custodia degli USA al di
fuori del territorio degli Stati Uniti, come i detenuti a Guantánamo Bay, a
Cuba, e nella base aerea USA di Bagram, in Afghanistan, dove viene loro
negato di incontrare i familiari e di avvalersi dell'assistenza di avvocati
da oltre un anno ormai.

"Denunce di abusi quali arresti arbitrari, detenzione prolungata senza
possibilità di poter comunicare con l'esterno, maltrattamenti,
interrogatori senza assistenza legale e pericolo di processi iniqui
condotti da organi militari sono aumentati ogni anno nei rapporti del
Dipartimento di Stato USA sulle pratiche dei diritti umani in altri paesi",
ha affermato Amnesty International. "Ora tali denunce vengono presentate
contro il governo USA nel contesto della sua 'guerra al terrore".

Alcune delle poche decine di persone rilasciate da Guantánamo che Amnesty
International ha potuto recentemente intervistare confermano ciò che
l'organizzazione ha temuto fin dall'inizio: che l'insieme delle condizioni,
in particolare il regime di detenzione in isolamento prolungato e senza
limite di tempo, costituisca un abuso dei diritti umani.

"Gli Stati Uniti hanno diffusamente incappucciato, bendato, ammanettato e
incatenato i detenuti in Afghanistan, Guantánamo e Iraq" ha affermato
Amnesty International.

La persistenza di denunce di maltrattamenti e l'impossibilità di potersi
avvalere dell'assistenza di organizzazioni indipendenti dei diritti umani e
di avvocati, che possono rendere pubblici i risultati delle proprie
ricerche, associate alla possibilità che ciò che gli Stati Uniti intendono
per trattamento crudele, inumano e degradante non possa accordarsi con le
definizioni internazionali, ha fatto sollevare serie preoccupazioni ad
Amnesty International circa il trattamento dei detenuti sotto custodia
degli USA.

Tra i maltrattamenti riferiti all'organizzazione vi sono anche privazione
prolungata del sonno, esercizio fisico insufficiente, restrizione
prolungata in posizioni dolorose, a volte insieme ad esposizione a musica
assordante e ad illuminazione per tutto il giorno. Le condizioni nelle
quali i detenuti sono interrogati possono essere coercitive, gli
interrogatori ripetuti possono essere condotti a scopo di perseguimento di
reati, raccolta di informazioni o per negoziare un patteggiamento forzato.  

Un prigioniero rilasciato ha riferito ad Amnesty International che il suo
interrogatorio, durato ore, a Guantánamo è stato "come tortura". Un altro,
un autista di taxi, Sayed Abassin, ha raccontato all'organizzazione di
essere stato arrestato sulla strada da Kabul a Khost nell'aprile del 2002,
sebbene avesse spiegato che era solo un autista e che non sapeva chi
fossero i suoi passeggeri. Vittima apparente delle circostanze, ha
trascorso oltre un anno sotto custodia USA, prima in Afghanistan e poi a
Guantánamo. Ha dichiarato che nella base aerea di Bagram è stato
ammanettato e incatenato, esposto a intensa illuminazione per 24 ore,
privato del sonno e di cibo sufficiente, senza la possibilità di parlare o
guardare altri detenuti e costretto a restare in piedi o in ginocchio per
ore. E' stato alla fine rilasciato da Guantánamo nell'aprile del 2003,
senza aver mai potuto avvalersi di un avvocato, ricorrere ad una corte di
giustizia o ad altri procedimenti legali. Non ha ricevuto alcun
risarcimento per quanto subìto.

"Non esistevano diritti umani per me quell'anno", ha detto Abassin ad
Amnesty International. Altri prigionieri rilasciati hanno denunciato che vi
erano altri detenuti innocenti a Guantánamo, arrestati arbitrariamente e
trattenuti senza prove di colpevolezza.

Attualmente, gli Stati Uniti intendono giudicare detenuti specifici di
fronte a commissioni militari, dove il diritto dell'imputato ad un avvocato
di sua scelta e ad una difesa efficace saranno seriamente limitati. Le
commissioni, che possono intentare processi contro i soli cittadini
stranieri, ammetteranno anche un minore numero di prove rispetto alle corti
ordinarie e avranno la facoltà di comminare le pene capitali. Il 3 luglio
il presidente Bush ha comunicato i nomi di 6 cittadini stranieri che
avrebbero dovuto comparire per primi davanti alle commissioni, tra questi
vi sono Feroz Alì Abbasi e Moazzam Begg, cittadini britannici, e David
Hicks, cittadino australiano.

"Sarà un caso di giustizia di seconda classe per cittadini stranieri in
violazione del divieto di applicazione discriminatoria del diritto ad un
processo equo", ha affermato Amnesty International.

Il rapporto s'inserisce nel quadro dei continui sforzi di Amnesty
International per persuadere le autorità USA a conformarsi agli standard
internazionali nelle azioni intraprese in risposta alle atrocità dell'11
settembre 2001. Fra le raccomandazioni evidenziate nel rapporto,
l'organizzazione chiede al governo americano di abbandonare tutti i
programmi sulle commissioni militari, di assicurare che tutti i detenuti
siano rinviati a giudizio per reati chiaramente riscontrabili oppure
rilasciati, di fornire assistenza legale ai detenuti e di trattarli
umanamente, di assicurare che non ricevano alcun trattamento che possa
violare gli standard e il diritto internazionali. Chiede inoltre che il
governo USA consenta ad Amnesty International di incontrare i detenuti e i
funzionari della base aerea di Bagram e della base navale di Guantánamo Bay.

"L'amministrazione ha cercato di sottrarre le proprie azioni all'esame
dell'ordinamento giuridico e della comunità internazionale. Così facendo,
gli USA stanno minando il ruolo della legge e stabilendo un pericoloso
precedente", ha concluso Amnesty International.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 19 agosto 2003

Il rapporto Il pericolo di un cattivo esempio: minare gli standard
internazionali mentre le detenzioni della "guerra al terrore" continuano è
disponibile presso il sito Internet di Amnesty International all'indirizzo:
www.amnesty.org

Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa - Tel. 06 4490224 - 348 6974361