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La nonviolenza e' in cammino. 619
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 619
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac@tin.it>
- Date: Tue, 22 Jul 2003 00:41:24 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 619 del 22 luglio 2003
Sommario di questo numero:
1. Stevie Smith: non salutava, affogava
2. Giulio Vittorangeli: la rettitudine e la tenerezza
3. Giobatta Corinzi: ancora dieci parole riflesse in dieci volti sul
sentiero da Assisi a Gubbio
4. Peppe Sini: cessi l'illegale e criminale partecipazione militare italiana
alla guerra in corso in Iraq
5. Rosa Luxemburg: una scoperta
6. Agnes Heller: una persona buona
7. Hannah Arendt: sulla propaganda totalitaria
8. Ignacio Ramonet: neoimperialismo
9. Il "Bollettino bio" di luglio
10. Marianne Moore: la mente e' un cosa incantevole
11. Lorenzo Milani: da qui a stasera
12. Una bibliografia essenziale di Helene Cixous
13. Letture: Tich Nhat Hanh, La luce del Dharma
14. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia
15. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Anselmo d'Aosta
16. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Tommaso d'Aquino
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'
1. POESIA E VERITA'. STEVIE SMITH: NON SALUTAVA, AFFOGAVA
[Da AA. VV., L'altro sguardo. Antologia delle poetesse del '900, Mondadori,
Milano 1996, 1999, p. 232. Stevie Smith, scrittrice e poetessa inglese, e'
nata nel 1902 ed e' scomparsa nel 1971]
Nessuno l'udiva, il morto,
Ma ancora gemeva:
Ero molto piu' al largo di quel che pareva
E non salutavo, affogavo.
Poveretto, gli e' sempre piaciuto scherzare
E adesso e' morto.
Forse faceva troppo freddo per lui il cuore ha ceduto,
Dicevano.
Oh, no no no, faceva sempre troppo freddo
(Il morto ancora gemeva)
Troppo al largo per tutta la vita
E non salutavo, affogavo.
2. EDITORIALE. GIULIO VITTORANGELI: LA RETTITUDINE E LA TENEREZZA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli@tin.it)
per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali
collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre
1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e
alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una
lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il
responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso
numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in
rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche
un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento,
riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la
solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita'
pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti
di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni;
tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati
gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e
le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di
innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio
1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica
desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita'
umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione,
Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da
soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa
Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica,
Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali,
Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca
della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta'
internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente
insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di
politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale
viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997).
Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]
Il viaggio e' un percorso dell'anima, mai un semplice elemento geografico.
Per secoli intere generazioni sono ricorse al viaggio per conoscere si'
altri paesi, ma anche e soprattutto per scandagliare se stessi e il proprio
rapporto con il mondo. Che ne fossero o no consapevoli. E del resto, lo
stesso mitico "viaggio di nozze", rappresenta tutto questo. Tanto che in
quel caso, andarsene a Parigi o a Cassibile e' la stessa cosa. Significa
semplicemente andare a rappresentare la propria felicita' da un'altra parte.
Che il mondo sapesse: c'e' una nuova coppia affacciata sulla finestra della
piccola storia quotidiana.
Questo per secoli e' stato il viaggiare, l'andare cioe' a guardare stupiti
le abitazioni degli altri e le bellezze del mondo, per rivisitare in fondo
se stessi. Conoscere per riconoscersi. L'emozione che libera dalle pastoie
della vita abitudinaria; l'interruzione del tempo della tua storia, per un
nuovo tempo magari illusorio, per una nuova storia. Fino a depositare
nell'animo un sottile ma fortissimo senso di malinconia perche' al suo
terminare si possa avvertire che un'altra vita e' possibile, che potremmo
tutti partecipare a qualcosa di piu' profondo e coinvolgente.
Non a caso piu' d'uno diceva di essere tornato cambiato da qualche lungo
viaggio, perche' esso era un antidoto alla chiusura e
all'autoreferenzialita': gli altri esistevano e la diversita', comunque,
riempiva l'immensa anfora che contiene la storia degli uomini e la loro
geografia.
Solo che a viaggiare liberamente siamo noi, gli abitanti dei paesi ricchi
(oltre che le merci), perche' gli abitanti del cosiddetto "terzo mondo", che
fuggono da fame e miseria cercando un po' di felicita' nelle nostra citta',
sono oramai considerati dei criminali. Cosi' si pensa di risolvere il
problema dell'immigrazione "clandestina" con la militarizzazione delle
frontiere; dimenticando le cause che stanno dietro i flussi migratori, ad
iniziare dalle scelte economiche che gli organismi finanziari internazionali
impongono, in modo particolare, ai paesi del sud del mondo.
Sembrano lontane secoli le parole di don Lorenzo Milani: "Se voi avete il
diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il
diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri
i miei stranieri".
Oggi dilaga il cinismo, peraltro trapassato, nel senso comune, a sinonimo di
assennatezza e disincanto, persino di maturita' postideologica. Chi non sa o
non vuole o non puo' vedere il dolore del mondo, lo rimuove irridendolo, lo
proclama inesistente o lo tratta come fosse una superstizione da antenati.
Sono incalcolabili i danni al vivere civile che vengono causati da questo
tipo di cinismo, che non lascia nessuno al riparo. Ogni individuo puo' avere
un giorno o l'altro la funesta tentazione di considerare l'uomo diverso da
se', "l'altro", come nemico potenziale. Scriveva Primo Levi, nella
prefazione a Se questo e' un uomo: "A molti, individui o popoli, puo'
accadere di ritenere, piu' o meno consapevolmente, che 'ogni straniero e'
nemico'. Per lo piu' questa convinzione giace in fondo agli animi come una
infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non
sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando avviene, quando il
dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al
termine della catena, sta il Lager".
Per tutto questo dobbiamo continuare a fissare il dolore del mondo, che si
manifesta in maniera feroce, interrogandolo ed interrogandoci; non lasciando
soli gli individui davanti alla sofferenza della storia, ma soccorrendo
sempre chi e' in difficolta'. Qui, nel fondo nero della vita, riconoscendosi
nella limitatezza, nella sostanza deperibile che fa l'uomo uguale all'altro
uomo, apprendere il senso di responsabilita', o meglio di
corresponsabilita'; apprendere, infine, la rettitudine e la tenerezza.
3. RIFLESSIONE. GIOBATTA CORINZI: ANCORA DIECI PAROLE RIFLESSE IN DIECI
VOLTI SUL SENTIERO DA ASSISI A GUBBIO
[Si svolgera' dal 4 al 7 settembre 2003 la camminata da Assisi a Gubbio
promossa dal Movimento Nonviolento come prosecuzione della marcia
Perugia-Assisi per la nonviolenza che si tenne nel settembre 2000. In
preparazione di questa iniziativa, cui tutte le persone amiche della
nonviolenza sono chiamate a partecipare e contribuire (per informazioni,
contatti, adesioni: e-mail: azionenonviolenta@sis.it; sito:
www.nonviolenti.org), da alcuni mesi e' stato promosso un percorso di
riflessione articolato in "dieci parole della nonviolenza", proponendo ogni
mese una parola su cui riflettere. A questo percorso anche il nostro amico
Giobatta Corinzi ha voluto contribuire improvvisando queste righe
interrotte]
1. Mary Wollstonecraft, della forza della verita'
Tutto puo' essere detto, ma prima
deve essere sentito, vissuto, e solo allora
tutto si fa chiaro, e tutto
il dolore il tormento la paura
si fa parola di rivendicazione
di umanita', cammino
di liberazione.
Per se', per tutte e tutti.
Conobbe tutto e non si arrese mai
sempre lotto' per la liberazione
di tutte, di tutti.
*
2. Edith Stein, della coscienza
Tutto e' pensiero e storia e tutto si rovescia
nella coscienza, e tutto vi si specchia.
Sta a te tenere limpido lo specchio
vedervi riflessa la via
tendere le braccia
salvare in te il mondo, aprire
porta dopo porta il varco
alla liberazione di tutti.
*
3. Ada Gobetti, dell'amore
Nessun uomo fu piu' intransigente di Piero Gobetti
ma una donna si', che ancora per molti anni
quella lotta comune che nel loro amore
era come una perla condusse.
Nessun uomo fu piu' educatore civile, al pubblico bene suscitatore
di Piero Gobetti, ma una donna si'
che per molti anni ancora quel magistero
seppe e volle recare, adempiere, consegnare
come un legato dai morti ai vivi.
Nessun uomo fu piu' di Piero Gobetti innamorato
della ragione e della virtu'
ma una donna si', che fu innamorata
della ragione, della virtu', di lui, del mondo.
Cadde giovane lui, lei
attraverso lunghi anni
sempre piu' giovane divenne e sempre
gentile e saggia seppe rimanere.
*
4. Isadora Duncan, della festa
Il corpo il movimento l'aria come acqua
tutto diviene luce quando la coscienza
si sente creatura fra creature
e si fa gesto, invito, amore, festa.
*
5. Ingeborg Bachmann, della sobrieta'
Concentrarsi, trovare il proprio centro
fare il vuoto, il deserto entro se',
e tendere alla patria da venire
e questa e' la virtu' dell'attenzione,
scavare la pietra del discorso
fino a raggiungere sorgiva la parola,
istituire cosi' quella comunita'
finora soltanto immaginata.
*
6. Anna Kuliscioff, della giustizia
In un possente rivolgimento d'amore
all'umanita' intera parlare la lingua
della carne che soffre, dello spirito che anela
dell'occhio che respira e che canta.
Col gesto largo del seminatore
fecondare il mondo, restituire
speranza agli oppressi, risanare
le ferite.
Il volto, il cuore d'Anna in sogno vidi
segno, impronta, aura della classe
che liberando se' liberi tutti.
*
7. Alice Paul, della liberazione
Una persona un voto. Lo diceva
in marcia per le vie della citta'.
Una persona un voto. Lo diceva
dal fondo della galera di qua e di la' dall'oceano
in sciopero della fame.
Una persona un voto. E poi ancora
la pace, il pane, le rose.
*
8. Flora Tristan, del potere di tutti
Noi che abbiamo conosciuto la miseria
e la miseria che sta sotto la miseria
ci siamo alzate e alzati infine e abbiamo detto:
da adesso no.
Noi che abbiamo sofferto la fame e le percosse
e cio' che genera la fame e le percosse
ci siamo alzate e alzati infine e abbiamo detto:
da adesso no.
Noi che ci siamo riconosciute e riconosciuti
uguali nella maschera del dolore e uguali nella sogno della gioia
ci siamo alzate e alzati infine e abbiamo detto:
da adesso no.
E avendo detto no allo sfruttamento
avendo detto no alla guerra e alla paura
e al calpestare gli altrui corpi piagati
ci siamo alzate e alzati infine e abbiamo detto:
da adesso si' che facciamo cominciare
la nuova storia.
*
9. Milena Jesenska', della bellezza
Vi e' una prima Milena, l'amica di Kafka
che e' il pozzo silenzioso che il praghese
colma delle parole in cui cerca di sciogliere
l'infinito auscultarsi nella notte: acque,
e delle acque la rottura che non viene
e il mistero che non affiora, e la luna,
la luna nel pozzo.
E vi e' una seconda Milena, la Milena restituita
da Margarete che la incontro' nel lager.
Oscuro mistero, che la sua vita
sia stata salvata dalla memoria
di chi la incontro' nell'inferno nazista.
Ed e' la Milena delle rotture
e del coraggio, la donna
che sa dire di no e di si',
che lotta inesausta, che e' uno
dei volti piu' belli della Resistenza.
*
10. Emma Thomas, della persuasione
Teneva insieme la vita attiva, poiche' senza le opere buone
le sofferenze dell'umanita' che incontri
tu alleviarle non puoi,
e la contemplativa,
poiche' nel silenzio e nella preghiera
libera e comune s'incontra l'altro e all'altro ci si apre.
Io sempre restai sconcertato di queste persone
cosi' diverse da me.
Molti anni mi occorsero per cogliere
quanto preziosa mi fosse la loro diversita', quanto
l'enigma che recano e' anche
uno specchio e un appello che mi tocca.
4. EDITORIALE. PEPPE SINI: CESSI L'ILLEGALE E CRIMINALE PARTECIPAZIONE
MILITARE ITALIANA ALLA GUERRA IN CORSO IN IRAQ
La guerra in Iraq continua. In forme, e' ovvio, diverse dalla prima sua
fase, quella dei bombardamenti a tappeto sulle popolazioni inermi e
dell'invasione armata. Adesso e' una guerra condotta da truppe di
occupazione contro una popolazione che oppone una crescente resistenza alle
truppe coloniali euroamericane.
E' una guerra, tutti lo sanno ed i suoi stessi sanguinari promotori lo
ammettono, che viola il diritto internazionale e tende ad instaurare una
nuova dominazione imposta con le armi in sostituzione della precedente
dittatura (dittatura che per lunghi anni era stata anch'essa sostenuta dagli
stessi potentati che hanno promosso la guerra in corso, guerra che continua
come occupazione militare e senza ormai piu' alcuna mascheratura
propagandistica, essendosi esaurito il pretesto del "pericolo Saddam" - per
quello che valeva; con analoghe ed anche piu' cogenti ragioni si potrebbe
sostenere che vi sia oggi nel mondo un ben piu' gigantesco e abissale
"pericolo Bush").
L'Italia non puo' prendere parte a questa guerra, poiche' glielo proibisce
l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, che e' il
fondamento del nostro ordinamento giuridico.
Il presidente della Repuibblica, il governo, il parlamento, dovrebbero
ricordare che la loro autorita' dalla Costituzione discende, e che quando
essi la violano si collocano fuori e contro la legge, divengono fuoorilegge,
criminali, golpisti.
Cosi' stanno le cose.
Tutti sanno che e' del tutto menzognera la tesi che l'intervento militare
italiano nell'Iraq occupato ed in guerra possa avere finalita' di aiuto alla
popolazione; tutti sanno che in realta' l'intervento militare italiano in
Iraq e' un atto di guerra, di partecipazione ad una occupazione militare
illegale e criminale, di partecipazione ad una guerra in corso; e tutti
sanno anche che alla radice di tale intervento c'e' la volonta' di
compartecipare dei vantaggi economici della guerra e dell'occupazione, da
pescecani, con la stessa scellerata logica con cui Mussolini invase la
Francia al seguito dell'aggressione hitleriana.
Tutti sanno, tutti sappiamo. Prima che i soldati italiani cola' dislocati si
lordino le mani di sangue innocente e prima che comincino a tornare chiusi
nelle bare - ci stanno a cuore anche le loro vite e le loro coscienze -,
sarebbe bene che tutti ci impegnassimo affinche' l'Italia cessi di
partecipare alla guerra; affinche' coloro che tale partecipazione hanno
promosso, deliberato, permesso, sostenuto, vengano processati per i reati
gravissimi con cio' stesso commessi; affinche' l'Italia si adoperi per la
pace, il ripristino della legalita' internazionale, il rispetto e la
promozione della democrazia e della solidarieta' tra i popoli, la messa a
disposizione di aiuti umanitari affidati ad agenzie e organizzazioni
umanitarie qualificate che in nessun modo siano complici della guerra, delle
stragi e delle devastazioni, del colonialismo, delle dittature vecchie e
nuove.
5. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: UNA SCOPERTA
[Da Rosa Luxemburg, Lettere 1893-1919, Editori Riuniti, Roma 1979, p. 88. E'
un frammento da una lettera a Luise Kautsky dell'8 agosto 1901 tutta
guizzante d'ironia, e d'affetto. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle
piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la
guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in
un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti
da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita
anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha
detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per
Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea
polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli
oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di
Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in
italiano: Scritti scelti, Einaudi; Scritti politici, Editori Riuniti (con
una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa
Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori;
Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il
Saggiatore; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria,
Mursia; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista,
Mazzotta]
Ho fatto qui una scoperta: meta' - che dico - tre quarti della sostanza
delle cose consiste nel nome.
6. MAESTRE. AGNES HELLER: UNA PERSONA BUONA
[Da Agnes Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994, pp. 292-293.
Agnes Heller, filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, allieva e
collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in
Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei
bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con
riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali,
e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividano alcuni
impianti ed esiti teorici. Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed
articolata produzione segnaliamo almeno La teoria dei bisogni in Marx,
Feltrinelli; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti; Teoria della storia,
Editori Riuniti; Etica generale, Il Mulino; cfr. anche Apocalisse atomica
(con F. Feher), Sugarco; ed il volume-intervista Morale e rivoluzione,
Savelli. Opere su Agnes Heller: la rivista filosofica italiana "aut aut" ha
spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare
gli studi di Laura Boella]
Raccomando di accettare la definizione platonica di bonta' ("Una persona
buona e' quella persona che preferisce soffrire un torto piuttosto che
commetterlo") con la piena consapevolezza del fatto che la premessa di tale
definizione ("E' meglio soffrire un torto piuttosto che commetterlo") non
puo' essere dimostrata razionalmente. Io credo che questa premessa sia vera;
questa e' la mia professione di fede.
La mia affermazione fondamentale e' stata che le persone buone esistono. E
ci sono davvero persone che preferiscono soffrire un torto piuttosto che
commetterlo. Noi tutti lo sappiamo. L'affermazione si riferisce ad
un'evidenza empirica. Inoltre, il numero di persone buone che ci circondano
non e' cosi' basso come gli scettici vorrebbero. La bonta' e' si' esigente,
ma non eccessivamente esigente. Non c'e' nulla nella definizione della
bonta' che impedisca alle persone buone di perseguire i loro interessi e di
godere dei piaceri della vita, a meno che cosi' facendo non trasgrediscano
le norme morali. Le persone buone non preferiscono subire un torto a meno
che il commetterlo sia l'unica alternativa loro consentita.
7. MAESTRE. HANNAH ARENDT: SULLA PROPAGANDA TOTALITARIA
[Da Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita',
Milano 1967, 1996, p. 425. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia
ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del
nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule
in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente,
scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un
punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori'
a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali
(quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di
seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo
l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima
edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra
passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963),
Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente
(1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento
politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i
carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica,
Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza
di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una
recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948,
Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano
2003. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona
Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996;
Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati,
Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma
1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi
legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con
ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt,
Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv,
Muenchen 2000]
La propaganda dei movimenti che precedono e accompagnano i regimi totalitari
e' falsa, ma non reticente; e i capi cominciano la loro carriera vantandosi
dei crimini passati e annunciando con impareggiabile precisione quelli
futuri.
8. RIFLESSIONE. IGNACIO RAMONET: NEOIMPERIALISMO
[Dal prestigioso mensile "Le monde diplomatique" del maggio 2003 - in rete
puo' essere letto ai siti: www.ilmanifesto.it/mondediplo (edizione
italiana), e www.monde-diplomatique.fr (edizione francese) - riprendiamo
questo editoriale. Ignacio Ramonet e' il direttore di "Le monde
diplomatique"; tra i suoi libri: Il pensiero unico e i nuovi padroni del
mondo (con F. Giovannini e G. Ricoveri), Strategia della lumaca, Roma 1996]
"E' un grande giorno per l'Iraq", ha dichiarato il generale americano Jay
Garner sbarcando nella Baghdad bombardata e saccheggiata, come se la sua
augusta apparizione dovesse significare la fine miracolosa dei mille e uno
problemi che opprimono l'antica Mesopotamia. Stupefacente, piu' ancora
dell'indecenza della frase, l'apatica rassegnazione dei grandi media
nell'annunciare l'insediamento di quello che dobbiamo pur chiamare il
"proconsole degli Stati Uniti". Come se il diritto internazionale non
esistesse piu'. Come se fossimo tornati all'epoca dei mandati (1). Come se
in fondo fosse normale che nel XXI secolo Washington designi un ufficiale
(in pensione) delle sue forze armate per governare uno stato sovrano.
Questa decisione di nominare un "amministratore civile" per gestire un paese
sconfitto, presa senza neppure consultare i membri fantasma della
"coalizione", ricorda spiacevolmente antiche pratiche dei tempi degli imperi
coloniali. Come non pensare a Clive al governo dell'India, a lord Kitchener
al comando del Sudafrica, o a Lyautey, incaricato di amministrare il
Marocco? E dire che abusi del genere si credevano condannati, una volta per
tutte, dalla morale politica e dalla storia...
Ci dicono che tutto questo non c'entra. E che la transizione in Iraq
dovrebbe essere comparata piuttosto all'esperienza del generale Douglas
McArthur in Giappone, dopo il 1945.
Ma non e' forse ancora piu' inquietante? Non c'era voluta la distruzione
atomica di due citta', Hiroshima e Nagasaki - quasi l'Apocalisse - perche'
l'America arrivasse a nominare un generale per amministrare una potenza
rivale sconfitta? E questo, in un'epoca in cui ancora non era in funzione
l'Organizzazione delle nazioni unite (Onu).
Ora l'Onu esiste - almeno teoricamente (2). E l'invasione dell'Iraq da parte
delle forze americane (e delle truppe di complemento britanniche) non ha
affatto segnato la conclusione di una terza o quarta guerra mondiale... A
meno che il presidente George W. Bush e il suo entourage non considerino
alla stregua di un conflitto mondiale gli attentati dell'11 settembre
2001...
Certo, il generale Garner ha lasciato intendere che quest'occupazione non
sara' eterna: "Rimarremo per tutto il tempo che sara' necessario - ha
affermato - e ce ne andremo il prima possibile" (3). Ma la storia ci insegna
che questo "tempo necessario" puo' durare a lungo. Dopo aver invaso, nel
1898, le Filippine e Porto Rico, con il pretesto altruista di "liberare"
quei territori e le loro popolazioni dal giogo coloniale, in breve gli Stati
Uniti hanno sostituito l'ex potenza dominante. Una volta repressa la
resistenza nazionalista, non hanno lasciato le Filippine fino al 1946; e da
allora non hanno mai cessato di intervenire negli affari interni del nuovo
stato, sostenendo, a ogni elezione presidenziale, un candidato di loro
scelta - tra cui il dittatore Marcos, rimasto al potere dal 1965 al 1986. E
continuano ad occupare Porto Rico. Anche in Giappone e in Germania, 58 anni
dopo la fine della guerra, la presenza militare americana rimane massiccia.
Vedendo sbarcare a Baghdad questo generale Garner e la sua squadra di 450
amministratori, non si puo' fare a meno di pensare che nell'attuale fase
neo-imperialista, gli Stati Uniti si stiano facendo carico di quello che fu
chiamato "il fardello dell'uomo bianco". Nel 1918 la Societa' delle Nazioni
parlo' della "sacra missione della civilizzazione" verso popoli incapaci "di
dirigersi da se' nelle condizioni particolarmente difficili del mondo
moderno" (4).
Il neo-imperialismo statunitense rinnova la concezione romana di un dominio
morale, fondata sul convincimento che il libero scambio, la globalizzazione
e la diffusione della civilta' occidentale vadano bene per tutti. Con
l'aggiunta del dominio militare e mediatico, esercitato su popoli
considerati piu' o meno inferiori (5).
Washington aveva promesso di stabilire in Iraq, dopo il rovesciamento
dell'odiosa dittatura, una democrazia esemplare, la cui irradiazione,
sostenuta dall'impulso del nuovo Impero, dovrebbe portare alla caduta di
tutti i regimi dittatoriali della regione. Ivi compresi - come assicura
James Woolsey (6), gia' direttore della Cia e vicino al presidente Bush -
quelli dell'Arabia Saudita e dell'Egitto...
Una promessa credibile? Evidentemente no. Donald Rumsfeld, ministro della
difesa, si e' peraltro affrettato a precisare che "Washington rifiutera' di
riconoscere un regime islamico in Iraq, anche se fosse questo il desiderio
della maggioranza degli iracheni, e se ad esprimerlo fossero i risultati
delle urne" (7). E' un'antica lezione della storia: l'Impero impone la sua
legge ai vinti. Ma ne esiste anche un'altra: chi dell'Impero vive,
dell'Impero perisce.
*
Note
1. Il regime del "mandato", inventato alla fine della guerra 1914-1918,
sostitui' quello del "protettorato", termine considerato troppo colonialista
dal presidente americano Woodrow Wilson...
2. Anche se alcuni dei "falchi" piu' fanatici di Washington, come Richard
Perle, gia' ne annunciano la fine. Si veda "Le Figaro", 11 aprile 2003.
3. "El Pais", Madrid, 22 aprile 2003.
4. Si veda Yves Lacoste, Dictionnaire de geopolitique, Flammarion, Parigi,
1993, p. 964.
5. Grazie all'atteggiamento della Francia e della Germania, che si sono
opposte alla guerra contro l'Iraq, si e' evitato che in seno all'opinione
pubblica araba questo conflitto apparisse come l'espressione di uno scontro
tra civilta'.
6. "The International Herald Tribune", Parigi, 8 aprile 2003.
7. "El Pais", cit.
9. INFORMAZIONE. IL "BOLLETTINO BIO" DI LUGLIO
Il "Bollettino di informazioni per le aziende biologiche" (abbreviato in
"Bollettino bio") e' un utile strumento di informazione e documentazione.
Il n. 106 del luglio 2003 reca numerosi materiali di informazione,
documentazione e riflessione sulla pericolosita' degli ogm (organismi
geneticamente modificati) e la criminalita' delle multinazionali che
pretendono di imporli a danno dell'ambiente, dell'agricoltura e della
salute.
Per richiedere il bollettino, diffuso per e-mail, scrivere a:
info@greenplanet.net; per consultarlo in rete, connettersi al sito:
www.greenplanet.net
10. POESIA E VERITA'. MARIANNE MOORE: LA MENTE E' UNA COSA INCANTEVOLE
[Da Marianne Moore, Unicorni di terra e di mare (poesie 1935-1951), Rizzoli,
Milano 1981, pp. 141-143. Marianne Moore, nata nel 1887 e scomparsa nel
1972, e' una delle piu' grandi poetesse americane del Novecento. Opere di
Marianne Moore: una raccolta antologica delle sue poesie e' Unicorni di mare
e di terra (poesie 1935-1951), Rizzoli, Milano 1981; tutte le liriche sono
state tradotte nell'edizione italiana dei suoi versi in due volumi: I. Il
basilisco piumato, II. Come una fortezza, Rusconi, Milano 1972-1974]
e' una cosa incantata,
come lo smalto sopra
l'ala d'una locusta,
ripartito dal sole
in una miriade di trame.
Come Gieseking che suona Scarlatti;
come la lesina che l'atterice
possiede in luogo del becco,
o come lo scialle da pioggia del kiwi
di piume fini come capelli -
trovando la via alla cieca
va la mente, gli occhi a terra.
Ha l'orecchio della memoria
con cui puo' udire senza
che vi sia nulla da udire.
Come l'inclinazione del giroscopio
d'una evidenza incontestabile
perche' verificata dalla certezza assoluta,
ha un forte
potere d'incantesimo. E' come
il collo della colomba,
animato dal sole;
e' l'occhio della memoria;
e' levita' coscienziosa.
Essa lacera il velo;
squarcia la tentazione, la nebbia
che vela gli occhi del cuore,
se pure il cuore ha un volto;
allontana gli affanni. E' il fuoco
nell'iridescenza del collo della colomba,
nelle levita' di Scarlatti.
L'armonia ne mette alla prova
il caos;
non e', come il giuramento di Erode,
immutabile.
11. MAESTRI. LORENZO MILANI: DA QUI A STASERA
[Da Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, Libreria editrice Fiorentina,
Firenze 1958, piu' volte ristampato, p. 469. E' un frammento dalla "seconda
proposta" contenuta nella "lettera a don Piero" che chiude il libro. Lorenzo
Milani nacque a Firenze nel 1923, proveniente da una famiglia della
borghesia intellettuale, ordinato prete nel 1947. Opera dapprima a S. Donato
a Calenzano, ove realizza una scuola serale aperta a tutti i giovani di
estrazione popolare e proletaria, senza discriminazioni politiche. Viene poi
trasferito punitivamente a Barbiana nel 1954. Qui realizza l'esperienza
della sua scuola. Nel 1958 pubblica Esperienze pastorali, di cui la
gerarchia ecclesiastica ordinera' il ritiro dal commercio. Nel 1965 scrive
la lettera ai cappellani militari da cui derivera' il processo i cui atti
sono pubblicati ne L'obbedienza non e' piu' una virtu'. Muore dopo una lunga
malattia nel 1967: era appena uscita la Lettera a una professoressa della
scuola di Barbiana. L'educazione come pratica di liberazione, la scelta di
classe dalla parte degli oppressi, l'opposizione alla guerra, la denuncia
della scuola classista che discrimina i poveri: sono alcuni dei temi su cui
la lezione di don Milani resta di grande valore. Opere di Lorenzo Milani e
della scuola di Barbiana: Esperienze pastorali, L'obbedienza non e' piu' una
virtu', Lettera a una professoressa, pubblicate tutte presso la Libreria
Editrice Fiorentina (Lef). Postume sono state pubblicate le raccolte di
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, Mondadori; le Lettere alla
mamma, Mondadori; e sempre delle lettere alla madre l'edizione critica,
integrale e annotata, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti. Altri testi
sono apparsi sparsamente in volumi di diversi autori. La casa editrice
Stampa Alternativa ha meritoriamente effettuato nell'ultimo decennio la
ripubblicazione di vari testi milaniani in edizioni ultraeconomiche e
criticamente curate. La Emi ha recentemente pubblicato, a cura di Giorgio
Pecorini, lettere, appunti e carte varie inedite di don Lorenzo Milani nel
volume I care ancora. Opere su Lorenzo Milani: sono ormai numerose;
fondamentali sono: Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte
dell'ultimo, Rizzoli, Milano 1993; Giorgio Pecorini, Don Milani! Chi era
costui?, Baldini & Castoldi, Milano 1996; Mario Lancisi (a cura di), Don
Lorenzo Milani: dibattito aperto, Borla, Roma 1979; Ernesto Balducci,
L'insegnamento di don Lorenzo Milani, Laterza, Roma-Bari 1995; Gianfranco
Riccioni, La stampa e don Milani, Lef, Firenze 1974; Antonio Schina (a cura
di), Don Milani, Centro di documentazione di Pistoia, 1993. Un repertorio
bibliografico sintetico e' in Peppe Sini, Don Milani e l'educazione alla
pace, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1998. Segnaliamo anche
l'interessante fascicolo monografico di "Azione nonviolenta" del giugno
1997. Segnaliamo anche il fascicolo Don Lorenzo Milani, maestro di liberta',
supplemento a "Conquiste del lavoro", n. 50 del 1987. Tra i testi apparsi di
recente: il testo su don Milani di Michele Ranchetti nel suo libro Gli
ultimi preti, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1997;
David Maria Turoldo, Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte (Bg)
1997; Liana Fiorani, Don Milani tra storia e attualita', Lef, Firenze 1997,
poi Centro don Milani, Firenze 1999; AA. VV., Rileggiamo don Lorenzo Milani
a trenta anni dalla sua morte, Comune di Rubano 1998; Centro documentazione
don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, Progetto Lorenzo Milani: il
maestro, Firenze 1998; Liana Fiorani, Dediche a don Milani, Qualevita, Torre
dei Nolfi (Aq) 2001; Edoardo Martinelli, Pedagogia dell'aderenza, Polaris,
Vicchio di Mugello (Fi) 2002; Marco Moraccini (a cura di), Scritti su
Lorenzo Milani. Una antologia critica, Il Grandevetro - Jaca Book, Santa
Croce sull'Arno (Pi) - Milano 2002]
Eliminare il predominio del potere economico da qui a stasera. Sostituirlo
col dominio di una legge morale che ponga i diritti di Dio e dell'uomo al
disopra di ogni diritto terreno e neghi radicalmente il diritto di possedere
se il possedere dell'uno dovesse sminuire il diritto di un altro alla vita o
alla casa.
In una parola: essere coerenti fino in fondo ai principi della morale e
delle Encicliche.
12. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI HELENE CIXOUS
[Questa bibliografia abbiamo ripreso dal sito www.tufani.it. Un profilo
biobibliografico di Helene Cixous, estratto dalla stessa fonte, abbiamo
riportato nel n. 617 di questo notiziario. Su Helene Cixous si puo'
utilmente consultare il sito:
www.sun3.lib.uci.edu/indiv/scctr/wellek/cixous/index.html]
Narrativa
Le prenom de Dieu. Grasset, 1967.
Dedans. Grasset. 1969. Riedizione, Des Femmes, 1986.
Le troisieme corps. Grasset, 1970.
Les Commencements. Grasset, 1970. Riedizione, Des Femmes, 1999.
Un vrai jardin. L'Herne, 1971. Riedizione, Des Femmes, 1999.
Neutre. Grasset, 1972. Riedizione, Des Femmes, 1999.
Tombe. Le Seuil, 1973.
Portrait du soleil. Denoel, 1975. Riedizione, Des Femmes, 1999.
Revolutions pour plus d'un Faust. Seuil, 1975.
Souffles. Des Femmes, 1975. Riedizione, 1998.
La. Gallimard, 1976. Riedizione, Des Femmes, 1979.
Angst. Des femmes, 1976. Riedizione, 1998.
Preparatifs de noces au-dela' de l'abime. Des Femmes, 1978.
Vivre l'Orange. Des Femmes 1979. Ripubblicato in L'Heure de Claire
Lispector, 1989.
Ananke'. Des Femmes, 1979.
Illa. Des Femmes, 1980.
With, Ou l'art de l'innocence. Des Femmes, 1981.
Limonade tout etait si infini. Des Femmes, 1982.
Le livre de Promethea. Gallimard, 1983.
La Bataille d'Arcachon. Un conte. Laval, Quebec: Trois, collection
Topaze,1986.
Manne aux Mandelstams, aux Mandelas. Des Femmes, 1988.
Jours de l'an. Des Femmes 1990.
L'ange au secret. Des Femmes, 1992.
Deluge. Des Femmes, 1992.
Beethoven a' jamais. Des Femmes, 1993.
La fiancee juive. Des Femmes, 1995.
Messie. Des Femmes, 1996.
OR les lettres de mon pere. Des Femmes, 1997.
Voiles. (con Jacques Derrida), Galilee, 1998.
Osnabrueck. Des Femmes, 1999.
Les reveries de la femme sauvage. Galilee, 2000.
Le jour ou' je n'etais pas la'. Galilee, 2000.
Benjamin a' Montaigne. Galilee, 2001.
*
Teatro
La pupille. Cahiers Renaud-Barrault,1971.
Portrait de Dora. Des Femmes. Ripubblicato in Theatre, 1986.
Le Nom d'Oedipe, Chant du corps interdit. libretto d'opera, musiche di
Boucourechliev, Des Femmes, 1978.
La prise de l'ecole de Madhubai. Avant-Scene, 1984.
L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sihanouk, roi du Cambodge.
Theatre du Soleil, 1985.
Theatre. Des Femmes, 1986.
L'Indiade ou l'Inde de leurs reves. Theatre du Soleil, 1987.
La nuit miraculeuse (coautrice Ariane Mnouchkine). Theatre du Soleil, 1989.
On ne part pas, on ne revient pas. Des Femmes, 1991.
L'Histoire (qu'on ne connaitre jamais). Des Femmes, 1994.
Voile Noire Voile Blanche / Black Sail White Sail. Bilingue, traduzione di
Catherine A. F. MacGillivray, New Literary History (Printemps), Minnesota
University Press, 1994.
La Ville parjure ou reveil des Erinyes. Theatre de Soleil, 1994.
Tambours sur la Digue.Theatre du Soleil, 1999.
Rouen, la trentieme nuit de mai 31, Galilee, 2001.
*
Saggi
L'exil de Joyce ou l'art du remplacement. Grasset, 1969.
Prenoms de personne. Seuil, 1974.
La Jeune nee (coautrice Catherine Clement). U.G.E., 10/18, 1975.
Un K. impomprehensible: Pierre Goldman. Christian Bourgeois, 1975.
La venue a' l'ecriture (coautrici Madeleine Gagnon e Annie Leclerc), U.G.E.,
10/18. Ripubblicato in Entre l'ecriture 1986: 9-69, 1977.
L'heure de Clarice Lispector. Des Femmes, 1989.
Helene Cixous, Photos de Racine. (coautrice Mireille Calle-Gruber), Des
Femmes, 1994.
*
Testi in italiano
Ritratto di Dora. Traduzione di Luisa Muraro di Portrait de Dora, 1976,
Feltrinelli, Milano, 1977.
"Celle qui ecrit vit", in Nuova Corrente 28, 84: 159-172, 1981.
"L'Approccio di Clarice Lispector", traduzione di Nadia Setti di "L'approche
de Clarice Lispector" 1979, Donna/Woman/Femme (DWF) 7: 35-45, 1988.
Il teatro del cuore. Traduzione di Nadia Setti, Pratiche, Parma, 1992.
"Sangue cattivo", traduzione di Maria Nadotti di "Nos mauvais sangs", 1994,
Lapis 31 (settembre): 51, 1996.
"La venuta alla scrittura", traduzione di Monica Fiorini, Studi di estetica
17, 3: 7-53, 1998.
"La mia Algeriance", traduzione di Nadia Setti, DWF 1 (41): 70-92, 1999.
"Lettera a Zohra Drifª", bilingue, traduzione di Nadia Setti, Leggendaria 14
(aprile): 4-9, 1999.
"L'ultimo quadro o il ritratto di Dio", traduzione di Monica Fiorini, Temple
Gallery, Temple University, Roma: 7-20, 2000.
"Esordi della scrittura", traduzione di Monica Fiorini, Metaphrasis,
Bologna: 7-26, 2000.
Osnabrueck, traduzione di Monica Fiorini, Tufani, Ferrara, 2001.
*
Interviste in italiano
"Il sapere dell'altro", con Cecilia Gallotti e Roberta Gandolfi, Lapis 10
(dicembre), Milano: 29-34, 1990.
"La marionetta sublime", con Edda Melon e Nadia Setti, DWF 1 (41): 14-18,
1999.
13. LETTURE. TICH NHAT HANH: LA LUCE DEL DHARMA
Tich Nhat Hanh, La luce del Dharma, Mondadori, Milano 2003, pp. XII + 156,
euro 9,80. Sei conversazioni del monaco buddhista vietnamita (tra le piu'
note figure dell'impegno per la pace e la nonviolenza), tenute in occasione
di incontri di meditazione; uno dei temi costanti di esse e' il dialogo tra
buddhismo e cristianesimo.
14. RILETTURE. SOFIA VANNI ROVIGHI: ELEMENTI DI FILOSOFIA
Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, La Scuola, Brescia 1962-1964 e
numerose riedizioni successive, tre volumi per complessive pp. 710. Un
sempre utile manuale.
15. RILETTURE. SOFIA VANNI ROVIGHI: INTRODUZIONE A ANSELMO D'AOSTA
Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Anselmo d'Aosta, Laterza, Roma-Bari
1987, pp. 192, lire 15.000. Nitida, essenziale introduzione.
16. RILETTURE. SOFIA VANNI ROVIGHI: INTRODUZIONE A TOMMASO D'AQUINO
Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Tommaso d'Aquino, Laterza, Roma-Bari
1973, pp. 216. Nel mare magnum delle pubblicazioni su Tommaso e il tomismo,
questo libro di trent'anni fa e' ancora un adeguato avvio.
17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.
18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO
Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it
Numero 619 del 22 luglio 2003