A GENOVA, OLTRE AD ALTRI, UN
PITTORE...
Suppongo che, nessun Dio da nessun
cielo, potrebbe mai permettere ad un ragazzo di sparare in faccia ad un altro
ragazzo e a delle idee di sciogliersi nel sangue...
E allora chi (e soprattutto perche') lo ha permesso? Passeggio, nell'attesa della manifestazione, in un giorno speciale (20 luglio) per Genova; per le strade di Genova accanto ad un pittore genovese. Mi racconta tante cose quest'amico dai modi gentili e la voce un po' roca; mi racconta ad esempio che le botte che ha preso lui a Genova, durante le manifestazioni per l'attentato a Togliatti, in confronto a quelle prese da noi, due anni fa, furono solo rose e fiori. Mi parla poi del suo tempo; della sua Genova; sul "Secolo XIX" di martedi' 14 novembre 1916 in prima pagina c'era una foto di suo zio e la notizia della sua eroica morte al fronte. Suo padre, anche lui al fronte, continuo' a combattere fino al termine della guerra. Il nonno materno era un invalido di guerra, mentre lavorava in una polveriera "perse" alcune dita di una mano. Il nonno paterno andava alle prime manifestazioni socialiste a Genova con il figlio (suo padre) sulle spalle. Durante il fascismo, il padre fu incarcerato a Savona e condannato poi a due anni di confino politico. Il fratello, di questo strano pittore, fece sei anni di guerra, fra Grecia, Africa e poi la prigionia in America, dove, dopo l'8 settembre, divenne collaboratore con cospicua paga versata, dopo la guerra, al governo italiano, che intasco' e mai consegno' al legittimo proprietario. L'altro fratello, fu incarcerato, alla sede del Fascio, perche' si rifiuto' di prestare servizio negli avanguardisti. Lui, studente di terza media alla Baliano, fu espulso da tutte le scuole del Regno d'Italia, perche' si rifiuto' di lavorare negli "orti di guerra"... Di tutta quella famiglia oggi e' rimasto solo quest'uomo di settantacinque anni che si sente quasi inutile; sa, comunque, di aver fatto tutto cio' che poteva fare per la "costruzione" di un'Italia antifascista e repubblicana; per questo non potra' mai accettare da alcuno, nemmeno dal Capo dello Stato, inviti a tenere in casa il tricolore; per questo oggi cammina orgoglioso per le strade della sua citta', la "sua" Genova alla quale due anni fa lo Stato ha recato, con l'uccisione di Carlo, una ferita profonda. Lui e' un pittore ed il suo tricolore e' composto dal rosso, dal giallo e dal blu. Con la loro mescolanza ottiene l'arancione, il verde ed il viola e poi... tutta la gamma dei colori del mondo... E i colori del mondo sono i colori della pace... Bandiere della pace anche qui, in questa piazza dove due anni fa e' stato ucciso Carlo e dove oggi si "festeggia" la vita, il diritto alla vita e a tanti altri diritti troppo spesso negati... Un interminabile applauso alle 17,27 e prima poche sagge parole pronunciate dal papa' di Carlo e dopo cerotti per tutti. Cerotti per imbavagliarci, per chiuderci la bocca, cosi' come in molti vorrebbero chiudercela; ma il nostro silenzio e' un silenzio "assordante" e verra' rotto da musica e parole; le parole di una folla di persone che sa perfettamente che la giustizia e' un bene da pretendere e per questo nessuno riuscira' a chiuderci la bocca! E tu Carlo, dal cielo, continua a vegliare su di noi e noi ti promettiamo che continueremo all'infinito a chiedere verita' e giustizia per te, per Dax e per tutti e tutte. Ciao Carlo! elisabetta caravati
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