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La nonviolenza e' in cammino. 618



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 618 del 21 luglio 2003

Sommario di questo numero:
1. Comitato sardo "Gettiamo le basi": una petizione al presidente della
Repubblica
2. Simone Weil: una seconda volta
3. Lidia Menapace: dall'arcobaleno a un'Europa neutrale
4. Maria G. Di Rienzo: alcune note sull'azione diretta nonviolenta
5. David Maria Turoldo: sera a sant'Egidio
6. Il segretario generale dell'Onu chiede la liberazione di Aung San Suu Kyi
7. Amnesty International chiede un'inchiesta indipendente sulla morte della
fotogiornalista Zahra Kazemi
8. Giampaolo Calchi Novati: buon compleanno, Madiba
9. Alcune riviste utili
10. Letture: Francoise Dolto, Come allevare un bambino felice
11. Letture: Grazia Honegger Fresco, Essere genitori
12. Letture: Silvia Vegetti Finzi con Anna Maria Battistin, A piccoli passi
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. APPELLI. COMITATO SARDO "GETTIAMO LE BASI": UNA PETIZIONE AL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
[Dal comitato sardo "Gettiamo le basi" (per contatti: e-mail:
comitatoglb@katamail.com, o anche: caomar@tiscali.it, tel. 070 823498, o
anche: 3386132753) riceviamo e diffondiamo. Invitiamo tutti i nostri
interlocutori ad aderire alla petizione, a diffondere l'informazione ed a
sostenere l'iniziativa in difesa del diritto alla salute e per l'immediata
sospensione delle attivita' del poligono militare interforze Salto di
Quirra]
Una petizione con 1.500 firme e' stata spedita oggi al presidente della
Repubblica dal comitato sardo "Gettiamo le basi".
In base al buon senso e all'elementare principio di precauzione, fino a
quando non sia stata trovata una ragionevole e convincente spiegazione alle
troppe morti e malattie sospette, si chiede l'immediata sospensione delle
attivita' del poligono militare interforze Salto di Quirra.
Nella petizione al capo dello Stato si ricorda che un generale e cinque
militari in servizio nel poligono interforze sono stati uccisi dalla
leucemia, quattro sono in lotta contro il male.
A Quirra, frazione di Villaputzu con 150 abitanti, dodici persone sono state
divorate da tumori al sistema emolinfatico, due decedute. A Escalaplano,
paese confinante con la base, 2.600 abitanti, dodici bambini sono affetti da
gravi malformazioni genetiche, quattordici persone colpite da tumore alla
tiroide.
Sebbene le denuncie sull'inquietante percentuale di tumori al sistema
emolinfatico siano state lanciate da medici di base e da sindaci fin dal
gennaio 2001, a tutt'oggi non e' stata accertata alcuna causa credibile.
Recentemente il ministro Carlo Giovanardi, esprimendosi a nome del governo,
ha autorevolmente avallato in Parlamento la tesi proposta nel marzo 2002
dalla Asl 8 di Cagliari: "L'agente scatenante sarebbe l'arsenico estratto da
una miniera ormai dismessa".
Il mondo scientifico ha rigettato questa ipotesi che non trova alcun
riscontro in letteratura medica.
L'eccesso di alterazioni genetiche non e' l'unica fonte di preoccupazione.
Nell'arco di due mesi, tra aprile e giugno, sono precipitati quattro missili
fuori controllo e un radiobersaglio esponendo la popolazione e gli stessi
militari a pesanti rischi.
Il Comitato chiede pertanto a Ciampi un autorevole intervento affinche' sia
garantito e tutelato il diritto alla salute dei cittadini. Auspichiamo che
il presidente solleciti le autorita' competenti affinche' avviino serie ed
accurate indagini ambientali e sanitarie che offrano garanzie di
indipendenza, autonomia e trasparenza democratica; che intervenga affinche'
si adottino immediatamente tutte le misure necessarie per garantire il
diritto della popolazione alla sicurezza, alla salute e alla vita; che
impedisca che cada il silenzio su questa vicenda.
*
Testo della petizione
Al presidente della Repubblica
Oggetto: Poligono della morte Salto di Quirra.
I dati documentati e ripetutamente denunciati dai media sardi sono i
seguenti: poligono interforze Salto di Quirra, un generale e cinque militari
uccisi dalla leucemia, quattro in lotta contro il male; Quirra - frazione di
Villaputzu - 150 abitanti, dodici persone divorate da tumori al sistema
emolinfatico, due decedute; Escalaplano, 2.600 abitanti, dodici bambini con
gravi malformazioni genetiche, quattordici persone colpite da tumore alla
tiroide.
In base al buon senso e in base all'elementare principio di precauzione,
fino a quando non sia stata trovata una ragionevole e convincente
spiegazione alle troppe anomalie, esigiamo l'immediata sospensione delle
attivita' del poligono interforze Salto di Quirra.
Nome e cognome, citta', firma.
*
Lettera inviata al presidente della Repubblica
Presidente Ciampi,
il costo in vite umane nei paesi confinanti con il poligono interforze Salto
di Quirra e' divenuto intollerabile. Gli ultimi dati hanno fatto salire
ancora il numero  accertato delle vittime civili: 18 casi di tumore al
sistema emolinfatico tra i 150 abitanti della piccola frazione di Quirra.
Monica, la giovane madre deceduta alcune settimane fa, e il suo bambino, da
poco uscito dal tunnel della leucemia, non risiedevano a Quirra, vi
soggiornavano a lungo nella casa dei loro familiari. "Voci di popolo", solo
in parte verificate, denunciano anche nei vari paesi confinanti con
l'immensa area militare numerosi casi di aborti spontanei e feti malformati
tra gli animali, percentuali anomale di patologie tumorali, linfomi Hodgkins
e alterazione genetiche. Il numero dei militari colpiti da leucemia e' da
ritenersi notevolmente inferiore ai dati reali tenuto conto che le notizie
sulla "sindrome di Quirra" non sono quasi trapelate fuori dall'isola, i
media a diffusione nazionale hanno mantenuto un agghiacciante silenzio, le
eccezioni si contano sulle dita di una mano.
Sebbene le denuncie sull'inquietante percentuale di tumori al sistema
emolinfatico siano state lanciate dal medico di base e dal sindaco fin dal
gennaio 2001, a tutt'oggi non e' stata accertata alcuna causa credibile.
Recentemente il ministro Carlo Giovanardi, esprimendosi a nome del governo,
ha autorevolmente avallato in Parlamento la tesi proposta nel marzo 2002
dalla Asl 8 di Cagliari: l'agente scatenante sarebbe l'arsenico estratto da
una miniera ormai dimessa. Il mondo scientifico ha rigettato questa ipotesi
che non trova alcun riscontro in letteratura medica, ha "bocciato" lo
screening di massa avviato nella frazione di Quirra dalla Asl 8, ha relegato
nell'ambito dello show mediatico l'indagine promossa dal ministro della
Difesa nel marzo 2002. Non si ha notizia se si ipotizzi anche un rapporto
causa-effetto, ugualmente sconosciuto in letteratura medica, tra arsenico,
alterazioni genetiche e tumori alla tiroide che imperversano in percentuali
da brivido a Escalaplano, paese confinante con il poligono.
Non si ha notizia di indagini ambientali e sanitarie ad Escalaplano e negli
altri paesi adiacenti all'area militare.
Recentemente il sottosegretario alla Difesa, Salvatore Cicu, contraddicendo
le certezze del ministro Giovanardi, ha dichiarato che nel poligono
interforze Salto di Quirra sono tutt'ora in corso accertamenti.
Un principio consolidato in tutti i paesi democratici sancisce
l'incompatibilita' tra il ruolo di controllore e il ruolo di controllato. Il
ministero della Difesa non puo' proporsi come perito super partes assumendo,
inoltre, la doppia veste di accusato e giudice al tempo stesso.
L'eccesso di alterazioni genetiche, leucemie e patologie tumorali non e'
l'unica fonte di preoccupazione. Nell'arco di due mesi, tra aprile e giugno,
sono precipitati quattro missili fuori controllo e un radiobersaglio
esponendo la popolazione e gli stessi militari a pesanti rischi. La
spiegazione dei gravi incidenti fornita dal comando militare e ribadita dal
governo al Parlamento e' stata che i venti in quota avrebbero deviato i
missili.
Pesanti silenzi, incomprensibili ritardi, accertamenti di dubbio valore
scientifico, informazioni a stento credibili, minano la fiducia nelle Forze
Armate e nelle istituzioni della Repubblica, sono percepiti come  bruciante
insulto alla sensibilita', all'intelligenza e alla dignita' del popolo
sardo, riaprono la ferita, mai rimarginata, di sentire la nostra terra
considerata alla stregua di colonia in cui tutto e' permesso, dove
l'incolumita' e la vita degli abitanti ha un valore che si avvicina allo
zero.
Premesso cio', chiediamo un Suo autorevole intervento affinche' sia
garantito e tutelato il diritto alla salute dei cittadini.
La trasparenza democratica impone che la popolazione sia correttamente
informata:
a. sugli accertamenti effettuati o in corso in modo da consentire alla
comunita' scientifica di esprimere pareri qualificati sulle metodologie di
ricerca e prendere in esame la documentazione che attesti i risultati;
b. se siano state accertate percentuali in eccesso di patologie
riconducibili all'arsenico, acquisite in letteratura medica, quali cancro
alla pelle, al polmone, fegato, vescica, rene, colon;
c. se siano state effettuate indagini che accertino se l'arsenico, rivenuto
in percentuali enormemente superiori ai limiti di legge, stando alle
dichiarazioni della Asl 8 di Cagliari, provenga dalla miniera di Baccu Locci
o, invece, sia il prodotto della "normale" contaminazione da poligono.
Infatti, nei vari poligoni dove equipe scientifiche indipendenti hanno
svolto serie ricerche, e' stata accertata un'alta contaminazione da
arsenico, da idrocarburi e da metalli pesanti cancerogeni e teratogeni quali
alluminio, bario, bismuto, cadmio, cobalto, cromo, mercurio, nichel, piombo,
rame, zinco, uranio.
d. Se sia stato aperto un procedimento  per accertare le eventuali
responsabilita' della Asl 8 di Cagliari per i controlli tardivi su un
territorio, interessato da una miniera d'arsenico dismessa nel lontano 1964,
effettuati solo nel 2002 in seguito ad una pressante campagna stampa.
Auspichiamo un suo autorevole intervento al fine di:
a. Impedire che cada il silenzio su questa vicenda;
b. Sollecitare le autorita' competenti affinche' avviino serie ed accurate
indagini ambientali e sanitarie che offrano garanzie di indipendenza,
autonomia e trasparenza democratica;
c. Sollecitare le autorita' competenti affinche' adottino immediatamente
tutte le misure necessarie per garantire il diritto della popolazione alla
sicurezza, alla salute, alla vita.

2. MAESTRE. SIMONE WEIL: UNA SECONDA VOLTA
[Da Simone Weil, I catari e la civilta' mediterranea, Marietti, Genova 1996,
1997, p. 26 (e' un brano di un saggio scritto a Marsiglia nel 1942 e
pubblicato con lo pseudonimo di Emile Novis nei "Cahiers du Sud"). Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Nulla e' piu' crudele nei riguardi del passato che il luogo comune secondo
cui la forza e' impotente a distruggere i valori spirituali: in virtu' di
questa opinione, si nega che le civilta' cancellate con la violenza delle
armi siano mai esistite; lo si puo' sostenere senza timore di essere
smentiti dai morti. Si uccide cosi' una seconda volta cio' che e' morto, e
ci si associa alla crudelta' delle armi.

3. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: DALL'ARCOBALENO A UN'EUROPA NEUTRALE
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace@virgilio.it) per
questo intervento, che reca un ulteriore contributo alla riflessione a piu'
voci svoltasi lo scorso mese sulle bandiere della pace, ed opportunamente
invita a una riflessione condivisa sulla proposta di un impegno comune per
un'Europa neutrale, disarmata, nonviolenta. Lidia Menapace e' nata a Novara
nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento
cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del
"Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle
donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La
maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa
in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della
donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974;
Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di,
ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa,
Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
A me sembra che le bandiere della pace si vedano sempre meno, anche se
continuano ad essere tante non si vedono anche perche' stingono e perche' se
non vi e' un movimento di esporre riporre esporre di nuovo non hanno
visibilita', diventano un pezzo del paesaggio. Questa e' la mia opinione, e
mi vanno bene tutte le proposte che comportino che nel movimento ci si metta
d'accordo su una gestualita' rituale e ritmica, mi va bene ogni fine
settimana, mi va bene una settimana al mese, terrei ferma solo la data del 2
giugno per protestare sempre contro la  militarizzazione della festa della
repubblica.
Non ne faccio una questione di particolare importanza, solo vorrei evitare
una sorta di stanchezza e abbandono: non si puo' pensare di lasciarla
sempre, perde efficacia, non e' sottovalutazione, al contrario.
Comunque finche' non si decide qualcosa la mia bandiera resta esposta.
Sono io pure orgogliosa della mia bandiera, ma intanto va avanti un processo
di rilancio del militare e non mi sembra sufficiente un gesto compiuto una
volta. E' possibile che mi sbagli, non sono esperta di psicologia di massa e
nemmeno mi intendo molto di simbolico delle immagini o di quello delle
parole.
Non credevo di suscitare tanto interesse: sarei piu' contenta se qualcuno
prendesse la parola sulla proposta che ho fatto uno o due anni fa per
un'Europa neutrale.

4. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: ALCUNE NOTE SULL'AZIONE DIRETTA
NONVIOLENTA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
Pensare a come l'umanita' possa vivere in pacifica e rispettosa coesistenza,
fra umani e con il resto del mondo naturale, e tradurre questo pensiero in
cambiamento sociale: una sintesi della nonviolenza, che pero' essendo un
percorso in divenire non si lascia sintetizzare facilmente, potrebbe essere
questa.
Il cambiamento sociale nonviolento si basa sulla comprensione che il potere
delle elites e' instabile, e che dipende fortemente dal sostegno nella
societa' di "gruppi chiave" e di vasti strati della popolazione. Quando tale
concetto trova applicazione nell'azione diretta nonviolenta funziona
perche':
- porta alla luce, drammatizzandola, una situazione ingiusta che non poteva
essere ignorata o nascosta piu' a lungo;
- permette di mostrare pubblicamente le politiche e le relazioni di potere
che sottendono la situazione stessa, nonche' i valori e i motivi della
protesta contro di essa;
- mostra il profondo impegno personale degli attivisti, e lo fa in modi
positivi, attraendo altre persone;
- crea dinamiche che permettono lo spostamento del consenso dai gruppi del
dominio ai gruppi degli attivisti: se l'azione e' dichiaratamente e
concretamente nonviolenta, i suoi oppositori non potranno gettare il
discredito su di essa tramite atti di violenza e vandalismo, e l'opinione
pubblica credera' agli attivisti.
*
Che faccia ha la nonviolenza in azione?
L'azione diretta nonviolenta ha il miglior successo quando e' la fase di una
campagna che ha informato ed educato l'opinione pubblica rispetto al
problema e si presenta in questo modo:
- l'attenzione e' diretta ai valori, alle strutture ed alle istituzioni, non
all'attaccare individui;
- il confronto e' agito positivamente, con rispetto per gli oppositori, e
tende alla risoluzione pacifica dei conflitti;
- gli attivisti agiscono in maniera calma, orgogliosa e creativa;
- i piani e le azioni sono del tutto trasparenti;
- vi e' il preciso impegno di rimanere fermamente nonviolenti anche di
fronte all'eventuale repressione.
*
Uno dei principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta e' il creare
un chiaro contrasto fra i valori, i metodi e le ragioni degli attivisti e i
valori, i metodi e le ragioni degli oppositori. Durante una campagna o in
una situazione di conflitto, le persone che non sono direttamente coinvolte
tenderanno a sostenere individui e gruppi che:
- si attengono fermamente ai valori ed ai principi in cui credono (e il
sostegno cresce se tali valori e principi sono largamente compresi nella
comunita': diritti umani, protezione dell'ambiente, ecc.);
- si mostrano aperti e pacifici, incarnando l'alternativa alla situazione
ingiusta e violenta che vogliono cambiare;
- restano nonviolenti di fronte al crescere dell'uso della violenza e delle
sanzioni contro di essi.
*
Durante la maggior parte delle azioni, le elites al potere tentano di
intimidire gli attivisti (arresti, condanne, multe, violenza fisica e
verbale, ecc.) e di screditare la campagna (i media sono in genere assai
attivi a questo proposito). Se il gruppo di attivisti si e' preparato ad
affrontare questa prospettiva, e resta fermo nella sua adesione alla
nonviolenza e nel continuare a mandare i suoi messaggi all'esterno, il
sostegno della comunita' nei suoi confronti crescera' visibilmente e molto
spesso diverra' "attivo". E' cruciale, per una campagna nonviolenta, creare
una situazione in cui persone che fanno parte degli oppositori finiscano per
preferire l'alternativa presentata dagli attivisti ai privilegi del dominio:
e' una garanzia di successo, giacche' le dinamiche di dominio necessitano di
una vasta gamma di ruoli di sostegno per perpetuare la propria esistenza.

5. MAESTRI. DAVID MARIA TUROLDO: SERA A SANT'EGIDIO
[Da David Maria Turoldo, Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1991,
1999, p. 74. David Maria Turoldo, nato in Friuli nel 1916, ordinato
sacerdote nel 1940, partecipo' alla Resistenza; collaboratore di don Zeno
Saltini a Nomadelfia, fondatore con padre Camillo De Piaz della "Corsia dei
Servi", poi direttore del "Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII" a S.
Egidio Sotto il Monte. Ha pubblicato numerose opere di riflessione
religiosa, di intervento civile, di poesia. E' scomparso nel 1992. Opere di
David Maria Turoldo: della sua vastissima produzione segnaliamo
particolarmente alcune raccolte di versi: Il sesto angelo (poesie scelte -
prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano 1976; e O sensi miei (poesie
1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti,
Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in prosa La parabola di Giobbe,
Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una bibliografia piu' ampia: a) poesia:
Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948; Udii una voce, Mondadori, Milano
1952; Gli occhi miei li vedranno, Mondadori, Milano 1955; Preghiere tra una
guerra e l'altra, Corsia dei Servi, Milano 1955; Se tu non riappari,
Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri Pozza, Vicenza 1971; Fine dell'uomo?,
Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto angelo, Mondadori, Milano 1976; Laudario
alla Vergine, Dehoniane, Bologna 1980; Lo scandalo della speranza,
Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli 1978, poi Gei, Milano 1984;
Impossibile amarti impunemente, Quaderni del Monte, Rovato 1982; Ritorniamo
ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O gente terra disperata, Paoline,
Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano 1987; Come possiamo cantarti, o
Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo 1988; Nel segno del Tau,
Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare., La Rosa Bianca, Trento 1989; Canti
ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti, Milano 1991; (con G. Ravasi),
Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello Balsamo 1989; O sensi miei
(poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie notti con Qohelet, Garzanti,
Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; Nel lucido
buio, Rizzoli, Milano 2002; b) teatro: La terra non sara' distrutta,
Garzanti, Milano 1951; Da una casa di fango (Job), La Scuola, Brescia 1951;
La passione di San Lorenzo, Morcelliana, Brescia 1961, poi Citta' Armoniosa,
Reggio Emilia 1978; Vigilia di Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano
1963; Oratorio in memoria di frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul
monte la paura, Cens, Liscate 1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983;
c) saggistica: Non hanno piu' vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana,
Brescia 1979; La parola di Gesu', La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello
Spirito, Gribaudi, Torino 1966; Uno solo e' il Maestro, Signorelli, Milano
1972; Nell'anno del Signore, Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e del
male, Mondadori, Milano 1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana, Brescia
1979; Mia terra addio, La Locusta, Vicenza 1980; Povero Sant'Antonio, La
Locusta, Vicenza 1980; (a cura di), Testimonianze dal carcere, Paoline, Roma
1980; Amare, Paoline, Roma 1982; Perche' a te, Antonio?, Messaggero, Padova
1983; Ave Maria, Gei, Milano 1984; (con A. Levi, M .C. Bartolomei Derungs),
Dialogo sulla tenerezza, Cens, Liscate 1985; L'amore ci fa sovversivi,
Joannes, Milano 1987; Come i primi trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo
sul pinnacolo, Paoline, Cinisello Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni,
Rusconi, Milano 1988; Per la morte (con due meditazioni di P. Mazzolari), La
Locusta, Vicenza 1989; Amar, traduzione portoghese, a cura di I. F. L.
Ferreira, Paulinas, Sao Paulo 1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita,
Emi, Bologna 1990; La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il
mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte 1997; Il dramma e' Dio,
Rizzoli, Milano 1992, 1996, 2002; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna
1973; Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi
I-VII, Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), "Lungo i fiumi..." - I
Salmi, Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl,
Mondadori, Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo
teologo, Gribaudi, Torino 1969. Opere su David Maria Turoldo: un'utile
bibliografia di avvio e' in D. M. Turoldo, Nel lucido buio, Rizzoli, Milano
2002]

Tornata e' la quiete,
anche il vento riposa,
non c'e' piu' nessuno
nell'Abbazia:

ma io non chiudero' le porte:
Qualcuno, sono certo, verra':

cosi' attendo sereno la Notte.

6. DIRITTI UMANI. IL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU CHIEDE LA LIBERAZIONE DI
AUNG SAN SUU KYI
[Dalla newsletter "Attualita' sulla Birmania" n. 72 del 18 luglio 2003, a
cura dell'Euro-Burma Office (per contatti: European Office for the
Development of Democracy In Burma, square Gutenberg 11/2, 1000 Brussels,
Belgium, e-mail: burma@euro-burma.be) riportiamo la seguente notizia. Aung
San Suu Kyi , figlia di Aung San (il leader indipendentista birmano
assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del movimento democratico
in Myanmar (Birmania) ed ha subito dure persecuzioni da parte della
dittatura militare; nel 1991 le è stato conferito il premio Nobel per la
pace; tra le sue opere: Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, 1996, 1998]
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha nuovamente
esortato i leaders della giunta militare birmana a rilasciare immediatamente
la leader democratica Aung San Suu Kyi.
"Ho inviato questo messaggio al generale Than Shwe, attraverso  il
viceministro degli esteri Khin Maung Win, che ho incontrato mercoledi
scorso. Gli ho praticamente detto che mi aspetto che Suu Kyi sia liberata il
piu' presto possibile  e che li ritengo diretti responsabili della
salvaguardia personale della donna e di tutti i membri della Lega Nazionale
per la Democrazia che sono stati arrestati".

7. DIRITTI UMANI. AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE UN'INCHIESTA INDIPENDENTE
SULLA MORTE DELLA FOTOGIORNALISTA ZAHRA KAZEMI
[Dall'ufficio stampa di Amnesty International (per contatti:
press@amnesty.it) riceviamo e diffondiamo]
Amnesty International si e' unita agli appelli della Commissione islamica
per i diritti umani dell'Iran e di altri organismi internazionali per i
diritti umani affinche' sia avviata un'inchiesta indipendente sulla morte
della cinquantaquattrenne fotogiornalista Zahra Kazemi, avvenuta il 12
luglio.
"L'Iran e' obbligato, in base al diritto internazionale, ad aprire
un'inchiesta giudiziaria imparziale e indipendente per determinare le cause
della morte di Zahra Kazemi", ha dichiarato Massimo Cipolla, coordinatore
Iran della sezione italiana di Amnesty International. "Tale inchiesta dovra'
inoltre chiarire se, come indicano alcune fonti,  Zahra Kazemi sia stata
sottoposta a maltrattamenti e torture durante il periodo di custodia".
Zahra Kazemi, di doppia cittadinanza canadese e iraniana, e' deceduta il 12
luglio all'ospedale Baghiyetollah di Tehran, dove era sorvegliata a vista.
Era stata arrestata per aver fotografato alcune persone che protestavano per
la detenzione dei propri familiari all'esterno della prigione di Evin, nella
zona settentrionale della capitale.
Amnesty International registra da anni casi di maltrattamenti e torture
durante la detenzione in Iran. L'organizzazione ha accolto favorevolmente le
notizie secondo cui il presidente Mohammad Khatami avrebbe ordinato ad
alcuni ministeri di aprire un'inchiesta sulla morte di Zahra Kazemi.
"Le autorita' iraniane devono adottare misure concrete per porre fine a
tutte le forme di maltrattamento nel paese, come ad esempio accedere alla
Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti
crudeli, inumani e degradanti" - ha aggiunto Cipolla. "Solo una inchiesta
immediata, esauriente, indipendente e imparziale potra' fare gli interessi
della giustizia".

8. ANNIVERSARI. GIAMPAOLO CALCHI NOVATI: BUON COMPLEANNO, MADIBA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 luglio 2003. Giampaolo Calchi Novati,
nato nel 1935, docente universitario, e' tra i massimi esperti italiani
delle questioni del sud del mondo. Tra le opere di Giampaolo Calchi Novati:
Neutralismo e guerra fredda (1963); L'Africa nera non e' indipendente
(1964); Le rivoluzioni nell'Africa nera (1967); La rivoluzione algerina
(1969); Decolonizzazione e terzo mondo (1979); La decolonizzazione (1983);
Dopo l'apartheid (a cura di, 1986); L'Africa (1987); Nord/Sud  (1987);
Maghreb (a cura di, 1993); Il Corno d'Africa nella storia e nella politica
(1994); Dalla parte dei leoni (1995). Nelson Mandela ("Madiba" e' il
nomignolo con cui lo chiamano affettuosamente) e' il piu' grande
rappresentante vivente della lotta contro il razzismo, per la dignita' di
ogni essere umano; nato nel 1918, tra i leader principali dell'African
National Congress, nel 1964 e' condannato all'ergastolo dal regime razzista
sudafricano; non accetta nessun compromesso, nel corso dei decenni la sua
figura diventa una leggenda in tutto il mondo; uscira' dal carcere l'11
febbraio 1990 come un eroe vittorioso; premio Nobel per la pace nel 1993,
primo presidente del Sudafrica finalmente democratico. Opere di Nelson
Mandela: fondamentale e' l'autobiografia Lungo cammino verso la liberta',
Feltrinelli, Milano 1995; tra le raccolte di scritti ed interventi
pubblicate prima della liberazione cfr. La lotta e' la mia vita, Comune di
Reggio Emilia, 1985; La non facile strada della liberta', Edizioni Lavoro,
Roma 1986; tra le raccolte pubblicate successivamente alla liberazione: Tre
discorsi, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991; Contro ogni razzismo,
Mondadori, Milano 1996; Mai piu' schiavi, Mondadori, Milano 1996 (il volume
contiene un intervento di Nelson Mandela ed uno di Fidel Castro). Opere su
Nelson Mandela: Mary Benson, Nelson Mandela: biografia, Agalev, Bologna
1988; François Soudan, Mandela l'indomabile, Edizioni Associate, Roma 1988;
Jean Guiloineau, Nelson Mandela, Mondadori, Milano 1990; John Vail, I
Mandela, Targa Italiana, Milano 1990; Fatima Meer, Il cielo della speranza,
Sugarco, Milano 1990. Si vedano anche Winnie Mandela, Finche' il mio popolo
non sara' libero, Sugarco, Milano 1986; Nancy Harrison, Winnie Mandela, Jaca
Book, Milano 1987]
Quando nel febbraio 1990 il governo dell'apartheid decise di chiudere con il
razzismo, Mandela si trovo' in mano la chiave per ritrovare la liberta' dopo
mezza vita trascorsa in un carcere al Capo, fra Robben Island e Pollsmoor.
Ma Nelson Mandela chiese a De Klerk, l'ultimo presidente bianco del
Sudafrica, di ritardare di qualche giorno la sua liberazione.
Aveva aspettato ventisette anni, poteva aspettare una settimana. Se la sua
famiglia, i militanti, l'opinione pubblica non fossero stati adeguatamente
preparati, quel giorno di gioia poteva volgere subito al tragico. In questa
scelta che lui stesso racconta con la solita semplicita' nella sua
autobiografia c'e' tutto Mandela. C'e' la sua forza d'animo, c'e' la sua
disposizione a far passare in secondo piano le considerazioni personali
nell'interesse della collettivita', ma c'e' soprattutto la sua capacita' di
fare politica. A prima vista, si puo' pensare al calcolo di un "moderato".
Nei fatti, Mandela continuava la stessa linea di condotta, rigorosa fino al
sacrificio, che aveva cominciato quando, da giovane, aveva disobbedito agli
amici che - un po' per convenienza e un po' per interesse, nel bene suo e
della comunita' nera essi pensavano - lo ammonivano a tenersi fuori dalla
politica.
Il titolo del libro che raccoglie il racconto in prima persona della vita di
Rolihlahla Nelson Mandela, che, se i dati anagrafici sono esatti, compie 85
anni il 18 luglio, e' Lungo cammino verso la liberta'. A suo tempo fu un
successo editoriale straordinario. Feltrinelli si assicuro' i diritti
dell'edizione italiana vincendo un'asta milionaria. Erano i giorni in cui la
vicenda personale e politica di Mandela era vissuta ovunque, non solo in
Sudafrica e al di la' di ogni retorica, come il trionfo del diritto e della
giustizia in una situazione che era diventata sotto molti aspetti un marchio
di vergogna per tutti.
*
L'anniversario puo' essere una buona occasione per una riflessione
ulteriore.
Mandela usci' gia' vecchio dal carcere. Quella sua figura alta, nobile, la
sua serieta' radiosa, era un tacito rimprovero per tutti coloro che in
misura diversa avevano la responsabilita' di aver sottratto tanti anni di
vita a Mandela e Mandela alla sua gente.
Ma Mandela a suo modo riusci' a far capire al Sudafrica - il popolo intero
di una grande nazione, senza distinzione fra bianchi e neri, segui'
trattenendo il fiato i suoi primi passi da libero accanto agli altri vecchi
che avevano condiviso con lui la condanna all'ergastolo emessa il 12 giugno
1964 a conclusione del processo di Rivonia - che quegli anni non erano anni
perduti. La costruzione della "liberta'" aveva richiesto l'impegno dei
grandi e dei piccoli e nessuna sofferenza doveva risultare inutile.
Quell'epilogo - per una volta a vincere il compromesso erano stati i
migliori delle due parti - si spiegava anche con il tempo che lui, Mandela,
aveva passato in carcere come guida morale del movimento antirazzista e come
rovello permanente per la boria dei razzisti.
Ed infatti prima Botha e poi De Klerk cercarono Mandela nel momento di
smantellare l'apartheid. Non c'erano alternative o scorciatoie. Gia' nel
1986 Mandela fece sapere di approvare le trattative dell'African National
Congress con il governo bianco. Per dare un'idea delle circostanze, fu
quando il governo proclamo' lo stato d'emergenza e schiero' l'esercito nelle
strade. Da parte sua Mandela disse che solo gli uomini liberi possono
negoziare. Non rifiuto' gli incontri che di gradino in gradino lo portarono
fino al presidente. Fu un segreto custodito gelosamente: ebbe la funzione di
rendere irreversibile la svolta che era stata avviata. Mandela non scavalco'
i compagni al vertice dell'Anc che dall'esilio dirigevano il partito ne'
tanto meno scavalco' i compagni che con la loro resistenza nelle township di
tutto il Sudafrica avevano costretto il governo a quella specie di resa
condizionata. Ci sarebbe stato tempo per valorizzare le risorse di ognuno ma
intanto solo Mandela poteva farsi garante per tutti.
*
Il programma dell'African National Congress aveva sancito - fin
dall'approvazione della prima versione della Freedom Charter nel 1955 - che
la lotta contro il razzismo era condotta dal "popolo" del Sudafrica. Per
Mandela quell'espressione, che non faceva nessuna concessione formale alle
nozioni di razza e di classe pur non ignorando che la liberazione passava
per le identita' razziali e la coscienza di classe degli oppressi, non era
una clausola di stile. Mandela era stato "africanista" come membro della
Youth League negli anni '40. Senza mai aderire al comunismo, aveva imparato
ad apprezzare i meriti dell'analisi marxista al servizio dell'emancipazione
dei popoli e dell'eguaglianza fra gli uomini. Colpito dall'insegnamento
gandhiano, era stato uno degli animatori delle grandi "campagne" di
disobbedienza civile degli anni '50, che avevano cambiato per sempre la
natura stessa dell'Anc, ma dopo Sharpeville, nel 1961, difese esponendosi in
prima persona la necessita' della lotta armata. Quel patrimonio composito,
pratico e ideologico, fatto di postulati non rinunciabili e di
contemperamenti, gli permise in tutte le difficili contingenze della
transizione di dosare le rivendicazioni della sua parte ma anche di
comprendere le "ragioni" della parte avversa.
*
In Sudafrica dopo la fine dell'apartheid e il varo di uno stato e di una
societa' che si dichiarano e vogliono essere non-razziali, perche' se c'e'
un punto fermo nell'esperienza del Sudafrica questo e' il ripudio del
razzismo, non e' scoccata l'ora della Citta' del Sole.
Purtroppo in Sudafrica, dove si e' ormai compiuta la successione dalla
leadership carismatica alla leadership burocratica, restano profonde
ingiustizie e aspettative deluse. La convivenza civile e' sempre sull'orlo
dell'irreparabile. L'onda lunga della violenza che ha inquinato la vita del
Sudafrica, descritta cosi' bene come situazione concreta e come metafora da
Nadine Gordimer in Un'arma in casa, il romanzo del dopo-apartheid, non ha
certo cessato di diffondere i suoi veleni.
I razzisti alla Verwoerd e alla Vorster erano convinti che l'Occidente,
malgrado tutte le condanne nominali dell'apartheid, sarebbe stato costretto
un giorno a imitare il Sudafrica applicando una qualche forma di razzismo
per gestire il futuro del capitalismo. Il razzismo in Sudafrica falli' anche
perche' si dimostro' incompatibile con un determinato stadio di sviluppo del
capitalismo ma nel mondo i sintomi del degrado non mancano e quel vaticinio
non e' scongiurato del tutto.
Il contributo di Mandela e' stato appunto di andare oltre quel fallimento
puramente empirico affidando alle istituzioni del Sudafrica e
all'immaginario del suo popolo una storia e un destino condivisi.
E' cosi' che il Sudafrica conserva un valore emblematico e che la lezione
politica di Nelson Mandela, anche e forse soprattutto ora che non ha
incarichi formalizzati, e che si prodiga in operazioni di pace e mediazioni
a vasto raggio, o nella mobilitazione contro l'Aids, puo' diventare preziosa
per superare la crisi di legittimita' del potere nel nostro mondo
globalizzato.
Con lo stesso spirito, nei giorni scorsi Mandela non ha voluto incontrare
George W. Bush durante il suo viaggio in Sudafrica per non dare nessun
avallo, fosse pure a titolo cerimoniale, a una politica di dominio e di
esclusione che e' agli antipodi dei principi, tutt'altro che teorici o
astratti, per cui si e' sempre battuto, senza per questo rimproverare Thabo
Mbeki per aver assolto i suoi compiti di presidente.
*
Per la sua festa di compleanno Mandela ha selezionato gli inviti con cura.
Ha invitato Clinton, che nel 1998 aveva ricevuto da presidente a presidente
senza timore reverenziale, alzando la voce per difendere i diritti
dell'Africa. Oltre ai politici che a vario titolo sono stati al suo fianco,
magari solo idealmente, sia come prigioniero politico che come leader
dell'African National Congress e del Sudafrica, si e' ricordato degli uomini
e delle donne della cultura e dello spettacolo che gli hanno espresso
solidarieta'. Negli anni '80 i concerti per la sua liberazione riempivano
Trafalgar Square e molte altre piazze nel mondo. Non ha dimenticato i
campioni piu' popolari dello sport visto che fra gli altri meriti Mandela ha
anche quello di aver conciliato il rugby e il calcio, lo sport dei bianchi e
lo sport dei neri.

9. INFORMAZIONE. ALCUNE RIVISTE UTILI
- "A. Rivista anarchica", redazione: c. p. 17120, 20170 Milano, tel.
022896627, fax: 0228001271, e-mail: arivista@tin.it, sito:
www.anarca-bolo.ch/a-rivista
- "Adesso sulla strada", periodico di approfondimento, redazione: e-mail:
adesso@reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso
- "Agape immaginaria", notiziario della comunita' di Agape, redazione:
borgata Aape 1, 10060 Prali (To), tel. 0121807514, fax: 0121807690, e-mail:
immaginaria@agapecentroecumenico.org, sito: www.agapecentroecumenico.org
- "Amici dei lebbrosi", mensile dell'Aifo, redazione: via Berselli 4-6,
40135 Bologna, tel. 051433402, fax: 051434046, e-mail: info@aifo.it, sito:
www.aifo.it
- "Appunti per gli amici", del Centro epr lo sviluppo creativo "Danilo
Dolci", redazione: tel. 0918782976, e-mail: centrodanilodolci@libero.it,
sito: www.danilodolci.net
- "Azione nonviolenta", mensile fondato da Aldo Capitini, redazione: via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta@sis.it,
sito: www.nonviolenti.org
- "Carta", settimanale, redazione: e-mail: carta@carta.org, sito:
www.carta.org
- "Critica liberale", mensile, redazione: via D'Ascanio 23, 00186 Roma, fax
066867981, e-mail: info@criticaliberale.it, sito: www.criticaliberale.it
- "Fondazione internazionale Lelio Basso", trimestrale edito dalla
Fondazione omonima, redazione: via della Dogana Vecchia 5, 00186 Roma, tel.
0668801468, e-mail: filb@iol.it, sito: www.internazionaleleliobasso.it
- "Germinal", giornale anarchico e libertario, redazione: via Mazzini 11,
34121 Trieste.
- "Gli argomenti umani", mensile, redazione: via Manara 5, 20122 Milano,
e-mail: redazione@gliargomentiumani.com, sito: www.gliargomentiumani.com
- "Gli stati uniti d'Europa", supplemento a "Critica liberale", redazione:
via D'Ascanio 23, 00186 Roma, fax 066867981, e-mail:
info@criticaliberale.it, sito: www.criticaliberale.it
- "Il foglio", mensile di alcuni cristiani torinesi, redazione: c/o
coordinamento dei comitati di quartiere, via Assietta 13/A, 19128 Torino,
e-mail: antonello.ronca@libero.it, sito: www.ilfoglio.org
- "Il grandevetro", bimestrale, redazione: via Ferrer 1, Santa Croce
sull'Arno (Fi), tel. 057134445.
- "La rivista del manifesto", in supplemento mensile al quotidiano "Il
manifesto", sito: www.larivistadelmanifesto.it
- "L'emigrato", mensile, via Torta 14, 29100 Piacenza, tel. 0523330074,
e-mail: riv.emigrato@altrimedia.it, sito: www.emigrato.it
- "Le monde diplomatique", edizione italiana in supplemento mensile al
quotidiano "Il manifesto", sito dell'edizione italiana:
www.ilmanifesto.it/mondediplo/, sito dell'edizione francese:
www.monde-diplomatique.fr/
- "Libertaria", rivista trimestrale, redazione: via Rovetta 27, 20127
Milano, tel. 0228040340, e-mail: libertaria@libertaria.it, sito:
www.libertaria.it
- "L'incontro", periodico indipendente, redazione: via Consolata 11, 10122
Torino, tel. 0115212000, e-mail: linc@marte.aerre.it
- "Madrugada", promosso dall'associazione Macondo, redazione: via Romanelle
123, 36020 Pove del Grappa (Vi), tel. 0424808407, fax: 0424808191, e-mail:
posta@macondo.it, sito: www.macondo.it
- "Mani tese", mensile", redazione: piazza Gambara 7-9, 20146 Milano,
e-mail: manitese@manitese.it, sito: www.manitese.it
- "Messaggero cappuccino", bimestrale d'informazione dei cappuccini
bolognesi-romagnoli, redazione: via Villa Clelia 16, 40026 Imola (Bo), tel.
054240265, e-mail: fraticappuccini@imolanet.com, sito:
www.imolanet.com/fraticappuccini
- "Nicarahuac", bimestrale, redazione: via Mercantini 15, 20158 Milano, tel.
0233220022.
- "Nigrizia", mensiel dell'Africa e del mondo nero, redazione: vicolo Pozzo
1, 37129 Verona, e-mail: redazione@nigrizia.it, sito: www.nigrizia.it
- "Notiziario Cdp", notiziario del Centor di documentazione di Pistoia, via
degli orafi 29, 51100 Pistoia, e-mail: giorlima@tin.it, sito:
www.centrodocpistoia.it
- "Obiezione!", trimestrale d'informazione su obiezione di coscienza,
servizio civile, pace e nonviolenza, redazione: c. p. 2463, 6501 Bellinzona
(Svizzera), tel. 0918254577, e-mail: obiezione@serviziocivile.ch, sito:
www.serviziocivile.ch
- "Oltre news", bimestrale di informazione dell'Assdociazione piccola opera
papa Giovanni, redazione: via Cattolica dei Greci 26, 89125 Reggio Calabria,
tel. 0965890769, e-mail: info@piccolaopera.org
- "Pretioperai", trimestrale, per abbonamenti: ccp n. 10564268, intestato a
Gianni Alessandria, via Verdi 34, 26032 Ostiano (Cr).
- "Qualevita", bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta,
redazione: via Buonconsiglio 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 086446448,
e-mail: sudest@iol.it
- "Quelli che solidarieta'", bimestrale, redazione: c/o Giulio Vittorangeli,
via Petrella 18, 01017 Tuscania (Vt), tel. 0761435930, e-mail:
giulio.vittorangeli@tin.it, sito: www.itanica.org
- "Qui. Appunti dal presente", redazione: via Bastia 11, 20139 Milano, tel.
0257406574, e-mail: massimoparizzi@tin.it, sito:
www.quiappuntidalpresente.it
- "Roma Caritas", bimestrale della Caritas di Roma, redazione: piazza S.
Giovanni in Laterano 6/A, Roma, e-mail: ufficio.stampa@caritasroma.it, sito:
www.caritasroma.it
- "Rosso XXI", redazione: via Del Papa 98, 50053 Empoli (Fi), e-mail:
rossoventunesimo@tin.it
- "Semi", trimestrale su agricolture, territorio, risorse, redazione:
redazionesemi@crocevia.it, sito: www.croceviaterra.it
- "Solidarieta'", periodico del movimento omonimo, via Belenzani 58, Trento,
tel. 0461983626, e-mail: sol.tn@tin.it
- "UCT. Uomo citta' territorio", mensile, redazione: via Dietro le Mura b.
5, 38100 Trento, tel. 0461983496.
- "Viator", mensile indipendente di ispirazione cristiana, redazione: via
Renato Fucini 3, 20133 Milano, sito: www.viator.it
- "Viottoli", semestrale di formazione comunitaria, redazione: corso Torino
288, 10064 Pinerolo (To), tel. 0121322339, e-mail: info@viottoli.it, sito:
www.viottoli.it
- "Vita & luce", quadrimestrale della Missine evangelica zigana delle
Assemblee di Dio in Italia, redazione: via Challant 27/F, 10124 Torino,
e-mail: tochallant@libero.it

10. LETTURE. FRANCOISE DOLTO: COME ALLEVARE UN BAMBINO FELICE
Francoise Dolto, Come allevare un bambino felice, Mondadori, Milano 1992,
2002, pp. XIV + 514, euro 7,80. In una serie di dialoghi, la grande studiosa
francese ci invita all'ascolto dei bambini.

11. LETTURE. GRAZIA HONEGGER FRESCO: ESSERE GENITORI
Grazia Honegger Fresco, Essere genitori, Red edizioni, Novara 1987, 2003,
pp. 152, euro 7,50. La presidente dell'Associazione Centro Nascita
Montessori, una delle figure piu' note della riflessione e della prassi
pedagogica, amica della nonviolenza, illustra in questo libro "come
prepararsi ad accogliere un bambino e poi educarlo con amore e
intelligenza".

12. LETTURE. SILVIA  VEGETTI FINZI CON ANNA MARIA BATTISTIN: A PICCOLI PASSI
Silvia Vegetti Finzi con Anna Maria Battistin, A piccoli passi, Mondadori,
Milano 1994, 2001, pp. 372, euro 8,26. L'illustre docente e psicoterapeuta
in questo libro in forma di dialogo prepara all'incontro col bambino dalla
nascita ai cinque anni.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 618 del 21 luglio 2003