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Dal Brasile: Visioni televisive tropicali di una notte d’inverno
- Subject: Dal Brasile: Visioni televisive tropicali di una notte d’inverno
- From: "Stefano Caverzaschi" <ste_cave@hotmail.com> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
- Date: Fri, 18 Jul 2003 01:03:24 +0200
Visioni televisive tropicali di una notte d’inverno
Articolo inedito per peacelink.it
di Stefano Caverzaschi
A San Paolo e' circa mezzanotte e venti. Sono appena rientrato in casa,
dopo una camminata di circa dieci minuti nella brezza notturna, con addosso
la mia felpa verde militare e il dubbio se togliermi o no l’orologio dal
polso. C’e' chi dice che sia pericoloso girare di notte con l’orologio,
anche nel quartiere di Santana, zona relativamente tranquilla nel nord
della citta'. Il mio orologio in fondo e' un semplice Swatch, ma il colore
argentato da' nell’occhio: poco importa. Confido nella mia camminata sicura
e in una buona stella. Arrivo a casa sano e salvo. Bella serata, e
nonostante sia pieno inverno l’aria e' tiepida, dopo una giornata di sole
limpido.
A San Paolo e' circa mezzanotte e venti. Mi sfilo la felpa verde militare e
accendo il televisore senza telecomando che ho acquistato un mesetto fa per
150 reais, circa 45 euro. Giro un po’ i canali per captare le informazioni
notturne dei telegiornali nazionali. Ed eccomi sulla SBT di Silvio Santos,
vecchia gloria della televisione brasiliana. Silvio ha circa 70 anni, e' un
bell’uomo, e in Brasile e' un presentatore nazionalpopolare del calibro di
Pippo Baudo con la differenza che e' diventato proprietario del canale
televisivo dove esercita. Conflitto d’interessi: vado oltre. Mi soffermo
brevemente sulla TV Cultura, l’unica rete pubblica. Purtroppo fuori moda.
Un altro click sul monitor ed eccomi alla Globo, dove si staglia la figura
poderosa di João Soares, anchorman intelligente ed ironico oltre che
sovrappeso. La Globo e' la Raiuno locale, la rete piu' potente e per alcuni
aspetti piu' valida, quella col telegiornale piu' obiettivo e allo stesso
tempo le telenovele piu' seguite. Si dice che la Globo, fomentando un poco
parziale dibattito elettorale, aiuto' Collor de Mello a diventare
Presidente, nell’89, quando ci furono le prime "elezioni democratiche"
brasiliane dopo la dittatura militare. Quindi qualcuno in Italia
suggerirebbe che la Globo ha piu' a che fare col nostrano Canale 5. Non
voglio entrare nel merito della questione e con un altro click mi dirigo
veloce verso la Bandeirantes, canale che si dedica soprattutto allo sport:
nello sport non c’e' malizia, e non e' una qualita' da poco soprattutto in
un paese dove la malizia e' senz’altro uno degli ingredienti piu' diffusi e
saporiti della vita sociale - in tutti i sensi - sulla Bandeirantes sta per
iniziare il "Jornal da Noite" e il nome rassicurante del presentatore mi
convince a terminare qui il mio zapping notturno. e' sicuramente un caso:
Roberto Cabrini non deve avere nulla a che fare con il nostro Antonio.
Cerco di trovare qualche somiglianza vocale ma non c’e' nulla nel suo tono
di voce che mi ricordi quell’urlo glorioso nella finale dell’82. Ero
piccolo, ma certe cose non si dimenticano facilmente.
Roberto Cabrini e' uno dei tanti paulistani di famiglia italiana. A San
Paolo quasi la meta' della popolazione ha almeno un cognome italiano. Non
per questo San Paolo e' per il Brasile una citta' speciale: e' solamente
una delle mille facce di questo paese che su 8 milioni di km² ospita
approssimativamente 180 milioni di abitanti dei quali qualche milione non
e' censito e vari milioni sono analfabeti. Un paese di 28 stati dove
ufficialmente si parla portoghese - sebbene in angoli diversi del Paese sia
possibile sentire parlare indistintamente tedesco, o qualche lingua india,
o castigliano, o dialetto veneto. Un Paese dove la pensione sociale e' di
240 reais (al cambio attuale, 70 euro) ma dove un giovane in carriera di
27-28 anni che trova un buon impiego in un’azienda privata, a San Paolo
puo' tranquillamente guadagnare tra i 3000 e i 5000 reais (1.000-1.500
euro). Certo, per un salario del genere deve aver potuto studiare nelle
migliori scuole ed universita' cittadine. Private. E deve saper parlare
inglese.
Cabrini continua a presentare, instancabile, senza curarsi delle mie
divagazioni socio-economiche. In fondo affronta argomenti attinenti:
l’ulteriore caduta del dollaro (0,2 punti) che da piu' di un mese e'
stabile intorno a 2,8 reais. "L’economia americana migliorera'": cosi' dice
il portavoce della Federal Riserve. Speriamo di no, pensano i brasiliani
che possono permettersi un viaggio ad Orlando. Poi ci si trasferisce in
Medio Oriente, ma sempre con un occhio alla bandiera a stelle e strisce:
soldati statunitensi vittime di un’imboscata in Iraq. Sale a 141 il numero
dei morti americani dall’inizio della "guerrilla".
Poi c’e' la politica interna. Oggi e' la vigilia della presentazione alle
Camere del progetto di riforma della previdenza sociale. Palocci, ministro
dell’Economia del governo lulista, barba folta come il Presidente, afferma
che piuttosto che ottenere un’approvazione di misura e controversa,
preferisce attendere che le riforme passino con una buona maggioranza, per
essere digerite meglio. Deve aver suo malgrado ascoltato il "suggerimento"
del Presidente uscente Fernando Henrique Cardoso (che qui e' conosciuto
soltanto come Fernando Henrique o addirittura FHC, reminiscenza kennediana:
tutti i personaggi pubblici vengono chiamati solo per il nome di battesimo,
come fossero di famiglia. Mi sono sempre chiesto cosa succede con chi porta
lo stesso nome. Misteri latinoamericani.) FH suggerisce a Lula di
preoccuparsi maggiormente del consenso. "Lula deve convincere tutta la
popolazione per le riforme. O conquista tutta la societa' o non si
approvano le riforme" queste piu' o meno le sue parole. Pessimismo cosmico:
"Il Presidente vedra' che purtroppo quello che puo' davvero fare e' meno di
quello che vorrebbe fare". Di innegabile in Fernando Henrique c’e' che e'
un gran pensatore. Forse fin troppo teorico, e questo e' quello che gli
viene rinfacciato. Lula di certo ha i piedi piu' piantati per terra. Ma gli
sara' difficile rimanere stabile viste tutte le aspettative che gli gravano
sulle spalle. Vedremo.
Le notizie continuano, si mescolano reportage di attualita' allo sport.
Mercoledi' di campionato: Corinthias pareggia, Cruzeiro Mineiro, ex
Palestra Italia, club fondato da nostri connazionali, vince 4-1 contro il
Vasco de Gama ed e' leader di classifica. Rio de Janeiro: venti trafficanti
hanno invaso una favela e sequestrato alcuni abitanti. Carabi: muore Celia
Cruz, regina della salsa latinoamericana. C’e' spazio per il meteo.
Temperature a Manaus, Amazzonia: minima 23, massimo 30. Inverno. San Paolo:
la vicenda di un edificio come tanti altri, il São Vito, in zona Luz
(perfetto centro storico). Tremila abitanti in un palazzo fatiscente con
appartamenti da 22 metri quadrati. Il soffitto cade a pezzi dopo soli 45
anni di vita, nei due ascensori mancano i bottoni. Il Comune guidato dal PT
di Lula progetta di demolirlo. "Ma io qui ci sto bene", dice Tania, da
trent’anni al Sao Vito: "il segreto e' vivere la propria vita, non
interessarsi di cio' che fanno gli altri. E cosi' non ho mai avuto litigi".
"Questa e' la regola per vivere tranquillo", conferma Ze' Antonio, il
portiere.
L’ultima notizia che riesco a captare e' una parodia del sogno americano.
e' la storia di Vanessa, una bella bruna trentenne emigrata negli USA, e
precisamente in Florida. Titolo del servizio: "Costretta a fare la stripper
per mantenersi". Poi nell’intervista dice di aver gia' guadagnato 5000
dollari in una settimana: non indaghiamo come. Ma le manca il Brasile.
Roberto Cabrini richiama all’amor patrio: "Sempre piu' brasiliani lasciano
il Paese per cercare fortuna all’estero. Ricordiamoci che il nostro Paese
ha bisogno di tutti noi". Sara' vero?
Il Brasile e' tutto questo e tante altre cose. Non c’e' soluzione facile
per nessuno dei suoi innumerevoli problemi e allo stesso tempo non c’e'
razionalita' che possa descrivere le sue innumerevoli meraviglie. I lettori
di Peacelink saranno un po’ sorpresi di leggere questo curioso reportage
notturno che parla di un Paese dove apparentemente non c’e' alcuna guerra
ufficiale. Ma sarebbe troppo riduttivo liquidarlo come la patria del calcio
e del samba, ed e' troppo facile interessarsene solo adesso perche' al
potere c’e' un ex sindacalista. In Brasile bisogna viverci prima di poter
dare alcun giudizio, ed anche dopo, riesce difficile poterlo dare.
A San Paolo e' l’una meno dieci. Sono stanco. Spengo il televisore e mi
corico sul mio materasso a due piazze, mentre in mente mi suona uno
spensierato ritornello di Toquinho, e le sue chitarre classiche, e le sue
percussioni. Cerco una definizione per questo Paese che mi ospita da quasi
un anno. Sono stanco, e gli occhi chiusi catturano alcune forme misteriose
nell’oscurita'. Toquinho abbraccia Silvio Santos, Silvio abbraccia Lula,
Lula Cabrini, e tutti insieme, con un sorriso paterno e sornione sulle
labbra, mi mettono a dormire. Boa noite, amigo; boa noite Brasil.
Stefano Caverzaschi
San Paolo, 17 luglio 2003