[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Dal Brasile: Visioni televisive tropicali di una notte d’inverno



Visioni televisive tropicali di una notte d’inverno

Articolo inedito per peacelink.it
di Stefano Caverzaschi

A San Paolo e' circa mezzanotte e venti. Sono appena rientrato in casa, 
dopo una camminata di circa dieci minuti nella brezza notturna, con addosso 
la mia felpa verde militare e il dubbio se togliermi o no l’orologio dal 
polso. C’e' chi dice che sia pericoloso girare di notte con l’orologio, 
anche nel quartiere di Santana, zona relativamente tranquilla nel nord 
della citta'. Il mio orologio in fondo e' un semplice Swatch, ma il colore 
argentato da' nell’occhio: poco importa. Confido nella mia camminata sicura 
e in una buona stella. Arrivo a casa sano e salvo. Bella serata, e 
nonostante sia pieno inverno l’aria e' tiepida, dopo una giornata di sole 
limpido.
A San Paolo e' circa mezzanotte e venti. Mi sfilo la felpa verde militare e 
accendo il televisore senza telecomando che ho acquistato un mesetto fa per 
150 reais, circa 45 euro. Giro un po’ i canali per captare le informazioni 
notturne dei telegiornali nazionali. Ed eccomi sulla SBT di Silvio Santos, 
vecchia gloria della televisione brasiliana. Silvio ha circa 70 anni, e' un 
bell’uomo, e in Brasile e' un presentatore nazionalpopolare del calibro di 
Pippo Baudo con la differenza che e' diventato proprietario del canale 
televisivo dove esercita. Conflitto d’interessi: vado oltre. Mi soffermo 
brevemente sulla TV Cultura, l’unica rete pubblica. Purtroppo fuori moda. 
Un altro click sul monitor ed eccomi alla Globo, dove si staglia la figura 
poderosa di João Soares, anchorman intelligente ed ironico oltre che 
sovrappeso. La Globo e' la Raiuno locale, la rete piu' potente e per alcuni 
aspetti piu' valida, quella col telegiornale piu' obiettivo e allo stesso 
tempo le telenovele piu' seguite. Si dice che la Globo, fomentando un poco 
parziale dibattito elettorale, aiuto' Collor de Mello a diventare 
Presidente, nell’89, quando ci furono le prime "elezioni democratiche" 
brasiliane dopo la dittatura militare. Quindi qualcuno in Italia 
suggerirebbe che la Globo ha piu' a che fare col nostrano Canale 5. Non 
voglio entrare nel merito della questione e con un altro click mi dirigo 
veloce verso la Bandeirantes, canale che si dedica soprattutto allo sport: 
nello sport non c’e' malizia, e non e' una qualita' da poco soprattutto in 
un paese dove la malizia e' senz’altro uno degli ingredienti piu' diffusi e 
saporiti della vita sociale - in tutti i sensi - sulla Bandeirantes sta per 
iniziare il "Jornal da Noite" e il nome rassicurante del presentatore mi 
convince a terminare qui il mio zapping notturno. e' sicuramente un caso: 
Roberto Cabrini non deve avere nulla a che fare con il nostro Antonio. 
Cerco di trovare qualche somiglianza vocale ma non c’e' nulla nel suo tono 
di voce che mi ricordi quell’urlo glorioso nella finale dell’82. Ero 
piccolo, ma certe cose non si dimenticano facilmente.
Roberto Cabrini e' uno dei tanti paulistani di famiglia italiana. A San 
Paolo quasi la meta' della popolazione ha almeno un cognome italiano. Non 
per questo San Paolo e' per il Brasile una citta' speciale: e' solamente 
una delle mille facce di questo paese che su 8 milioni di km² ospita 
approssimativamente 180 milioni di abitanti dei quali qualche milione non 
e' censito e vari milioni sono analfabeti. Un paese di 28 stati dove 
ufficialmente si parla portoghese - sebbene in angoli diversi del Paese sia 
possibile sentire parlare indistintamente tedesco, o qualche lingua india, 
o castigliano, o dialetto veneto. Un Paese dove la pensione sociale e' di 
240 reais (al cambio attuale, 70 euro) ma dove un giovane in carriera di 
27-28 anni che trova un buon impiego in un’azienda privata, a San Paolo 
puo' tranquillamente guadagnare tra i 3000 e i 5000 reais (1.000-1.500 
euro). Certo, per un salario del genere deve aver potuto studiare nelle 
migliori scuole ed universita' cittadine. Private. E deve saper parlare 
inglese.
Cabrini continua a presentare, instancabile, senza curarsi delle mie 
divagazioni socio-economiche. In fondo affronta argomenti attinenti: 
l’ulteriore caduta del dollaro (0,2 punti) che da piu' di un mese e' 
stabile intorno a 2,8 reais. "L’economia americana migliorera'": cosi' dice 
il portavoce della Federal Riserve. Speriamo di no, pensano i brasiliani 
che possono permettersi un viaggio ad Orlando. Poi ci si trasferisce in 
Medio Oriente, ma sempre con un occhio alla bandiera a stelle e strisce: 
soldati statunitensi vittime di un’imboscata in Iraq. Sale a 141 il numero 
dei morti americani dall’inizio della "guerrilla".
Poi c’e' la politica interna. Oggi e' la vigilia della presentazione alle 
Camere del progetto di riforma della previdenza sociale. Palocci, ministro 
dell’Economia del governo lulista, barba folta come il Presidente, afferma 
che piuttosto che ottenere un’approvazione di misura e controversa, 
preferisce attendere che le riforme passino con una buona maggioranza, per 
essere digerite meglio. Deve aver suo malgrado ascoltato il "suggerimento" 
del Presidente uscente Fernando Henrique Cardoso (che qui e' conosciuto 
soltanto come Fernando Henrique o addirittura FHC, reminiscenza kennediana: 
tutti i personaggi pubblici vengono chiamati solo per il nome di battesimo, 
come fossero di famiglia. Mi sono sempre chiesto cosa succede con chi porta 
lo stesso nome. Misteri latinoamericani.) FH suggerisce a Lula di 
preoccuparsi maggiormente del consenso. "Lula deve convincere tutta la 
popolazione per le riforme. O conquista tutta la societa' o non si 
approvano le riforme" queste piu' o meno le sue parole. Pessimismo cosmico: 
"Il Presidente vedra' che purtroppo quello che puo' davvero fare e' meno di 
quello che vorrebbe fare". Di innegabile in Fernando Henrique c’e' che e' 
un gran pensatore. Forse fin troppo teorico, e questo e' quello che gli 
viene rinfacciato. Lula di certo ha i piedi piu' piantati per terra. Ma gli 
sara' difficile rimanere stabile viste tutte le aspettative che gli gravano 
sulle spalle. Vedremo.
Le notizie continuano, si mescolano reportage di attualita' allo sport. 
Mercoledi' di campionato: Corinthias pareggia, Cruzeiro Mineiro, ex 
Palestra Italia, club fondato da nostri connazionali, vince 4-1 contro il 
Vasco de Gama ed e' leader di classifica. Rio de Janeiro: venti trafficanti 
hanno invaso una favela e sequestrato alcuni abitanti. Carabi: muore Celia 
Cruz, regina della salsa latinoamericana. C’e' spazio per il meteo. 
Temperature a Manaus, Amazzonia: minima 23, massimo 30. Inverno. San Paolo: 
la vicenda di un edificio come tanti altri, il São Vito, in zona Luz 
(perfetto centro storico). Tremila abitanti in un palazzo fatiscente con 
appartamenti da 22 metri quadrati. Il soffitto cade a pezzi dopo soli 45 
anni di vita, nei due ascensori mancano i bottoni. Il Comune guidato dal PT 
di Lula progetta di demolirlo. "Ma io qui ci sto bene", dice Tania, da 
trent’anni al Sao Vito: "il segreto e' vivere la propria vita, non 
interessarsi di cio' che fanno gli altri. E cosi' non ho mai avuto litigi". 
"Questa e' la regola per vivere tranquillo", conferma Ze' Antonio, il 
portiere.

L’ultima notizia che riesco a captare e' una parodia del sogno americano. 
e' la storia di Vanessa, una bella bruna trentenne emigrata negli USA, e 
precisamente in Florida. Titolo del servizio: "Costretta a fare la stripper 
per mantenersi". Poi nell’intervista dice di aver gia' guadagnato 5000 
dollari in una settimana: non indaghiamo come. Ma le manca il Brasile. 
Roberto Cabrini richiama all’amor patrio: "Sempre piu' brasiliani lasciano 
il Paese per cercare fortuna all’estero. Ricordiamoci che il nostro Paese 
ha bisogno di tutti noi". Sara' vero?
Il Brasile e' tutto questo e tante altre cose. Non c’e' soluzione facile 
per nessuno dei suoi innumerevoli problemi e allo stesso tempo non c’e' 
razionalita' che possa descrivere le sue innumerevoli meraviglie. I lettori 
di Peacelink saranno un po’ sorpresi di leggere questo curioso reportage 
notturno che parla di un Paese dove apparentemente non c’e' alcuna guerra 
ufficiale. Ma sarebbe troppo riduttivo liquidarlo come la patria del calcio 
e del samba, ed e' troppo facile interessarsene solo adesso perche' al 
potere c’e' un ex sindacalista. In Brasile bisogna viverci prima di poter 
dare alcun giudizio, ed anche dopo, riesce difficile poterlo dare.
A San  Paolo e' l’una meno dieci. Sono stanco. Spengo il televisore e mi 
corico sul mio materasso a due piazze, mentre in mente mi suona uno 
spensierato ritornello di Toquinho, e le sue chitarre classiche, e le sue 
percussioni. Cerco una definizione per questo Paese che mi ospita da quasi 
un anno. Sono stanco, e gli occhi chiusi catturano alcune forme misteriose 
nell’oscurita'. Toquinho abbraccia Silvio Santos, Silvio abbraccia Lula, 
Lula Cabrini, e tutti insieme, con un sorriso paterno e sornione sulle 
labbra, mi mettono a dormire. Boa noite, amigo; boa noite Brasil.



Stefano Caverzaschi
San Paolo, 17 luglio 2003