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Iraq-uranio ilcoinvolgimento dei servizi italiani tra corferme e smentite



Roma, 18:27
Iraq-uranio, Folena: il governo in realtà conferma

"La smentita del governo è in realtà una conferma: l'Italia è stata
coinvolta nella fabbricazione di prove false per giustificare la guerra in
Iraq". Il deputato Ds Pietro Folena ribadisce le critiche al governo, che in
precedenza aveva smentito  il coinvolgimento dei servizi segreti italiani
nel caso del traffico di uranio tra Iraq e Niger.
Folena ha quindi ribadito l'urgenza dell'istituzione di una commissione
d'inchiesta sulle cause del conflitto e sul coinvolgimento del governo
italiano. (Red)


Roma, 13 lug 2003 - 17:29


  Iraq-uranio, il governo smentisce. Solo in parte
http://www.kataweb.it/news/detail.jsp?idCategory=2222&idContent=425696

Dopo quattro mesi di indiscrezioni sulla stampa di mezzo mondo, il governo
italiano smentisce il coinvolgimento dei servizi segreti italiani nella
fornitura dei documenti, poi rivelatisi falsi, circa una presunta trattativa
tra l'Iraq e il Niger per la fornitura di uranio.
Le accuse all'Iraq hanno fatto parte delle motivazioni politiche fornite
dall'amministrazione americana e dal governo britannico prima della guerra
per dimostrare la pericolosità del regime di Saddam Hussein. Sin da marzo,
tuttavia, i documenti addotti furono rivelati come falsi e qualche giorno fa
la Casa bianca ha ammesso che le informazioni non erano sufficientemente
provate. Nelle indiscrezioni di stampa che sono seguite, molti anonimi
esponenti della amministrazione Usa hanno indicato nei servizi segreti
italiani la fonte prima delle informazioni. Ma Palazzo Chigi non ci sta.
"Le notizie riportate da vari organi di informazione, nazionali e stranieri,
concernenti l'asserita trasmissione da parte italiana ad altri organismi di
intelligence di documenti di provenienza nigerina o irachena, recanti
evidenze relative a transazioni di uranio fra Niger e Iraq sono destituite
di ogni fondamento", si legge in una nota emessa poco prima delle 17 di
domenica dall'ufficio stampa della presidenza del Consigio: "I servizi di in
formazione italiani, infatti, non hanno mai fornito ad alcuno documenti
aventi siffatti contenuti ed origini".
La nota del governo italiano è molto precisa nello smentire un
coinvolgimento nella diffusione dei documenti falsi, ma non smentisce che i
servizi segreti italiani siano stati la fonte delle originarie informazioni
circa il presunto "shopping" di uranio di Saddan.
Ufficialmente né il governo americano, né quello britannico hanno mai
indicato nell'Italia la fonte delle informazioni. Numerosi esponenti
governativi e di intelligence lo hanno tuttavia fatto ufficiosamente in
dichiarazioni alla stampa dopo il 7 marzo. Quel giorno il direttore
dell'Aiea (l'Agenzia per l'energia atomica) aveva dichiarato al Consiglio di
sicurezza dell'Onu che i documenti presentati erano visibilmente falsi.
Il 15 marzo il Los Angeles Times per primo citò "esponenti governativi Usa"
secondo i quali i documenti in questione erano stati forniti dall'Italia.
Se, tuttavia, si incrociano le dichiarazioni ufficiose e quelle ufficiali
degli ultimi giorni, sembra chiaro che i servizi segreti americani e
britannici abbiano ricevuto informazioni in due fasi:
1) la prima, alla fine del 2001, è quella in base alla quale sono state
fatte pubblicamente le accuse all'Iraq nel documento britannico del
settembre 2002 e nel discorso di George Bush al Congresso del gennaio 2003.
Più di una fonte ha chiarito che si trattava di "informazioni, ma non di
documenti", forniti dai servizi segreti italiani;
2) la seconda, della fine del 2002, è quella che ha portato in mano
americana i documenti che "provavano" le informazioni iniziali. Sono questi
documenti che - passati alla Aiea - si sono rivelati poi falsi.
A quanto ricostruiscono, con qualche reciproca contraddizione, le fonti
ufficiose americane citate dalla stampa internazionale, le informazioni
iniziali provenivano dai servizi segreti italiani ed erano relative a un
viaggio "sospetto" in Niger, nel 1999, del capo della delegazione
diplomatica irachena a Roma.
Questa informazione di base - la cui fondatezza è ora messa in dubbio dalla
amministrazione Usa, ma non da quella britannica - non è smentita dal
comunicato di Palazzo Chigi (ted)