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Newsletter N. 26 del 30 giugno 2003



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*** Associazione Culturale Telematica ***
  ********** "Metro Olografix" **********
    Newsletter n. 26 del 30 giugno 2003
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IN PRIMO PIANO
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APPELLO AI PARLAMENTARI EUROPEI CONTRO I BREVETTI SOFTWARE

L'Associazione  Software  Libero   ritiene  che  le  attuali
iniziative legislative  presso il  Parlamento Europeo  che mirano  a
legalizzare i brevetti software rilasciati dall'Ufficio  Brevetti
Europeo e a renderli quindi facilmente  applicabili in tutta Europa
siano  una grave minaccia per l'intera economia europea del software,
libero e proprietario, ed in particolare per le piccole e medie
imprese europee che operano in questo campo.

In risposta  a questa minaccia, già  da alcuni anni la  Foundation for
a Free  Information Infrastructure  (FFII) è  attiva con  azioni  di
lobby presso il Parlamento  Europeo.  Grazie a queste, il  cammino
della bozza di direttiva McCarthy/BSA che  favorirebbe i brevetti
software europei è stato frenato, e la discussione in parlamento è già
slittata due volte.

Attualmente la votazione  in assemblea plenaria è prevista  per la
prima settimana di  settembre.  Prima di quella  data, l'associazione
software libero invita tutte le piccole e medie imprese italiane
attive nel campo del software, libero o proprietario, a FIRMARE
L'APPELLO AI PARLAMENTARI EUROPEI pubblicato  su http://swpat.xsec.it/
e a  replicarlo sul proprio sito.


TECNOLOGIA&INTERNET
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"Persi nella rete" 07 - 26 giugno 2003
di Nicola D'Agostino
In questa settima puntata si parla di generatori di immagini
celebrative, quiz a base di fotoritocco, del sistema operativo Plan 9,
di archivi di t-shirt numerate da 0 a 100, registrazioni ambientali a
Tokyo e del documentario dedicato a Linux.
Url diretto alla settima puntata:
http://www.mytech.it/mytech/photogallery/art006010047951.jsp

P2P, chiuso anche PureTunes
Il sitone spagnolo lanciato con grande enfasi a maggio, ormai da tre
settimane non dà segni di vita. La sua chiusura rimane per ora un mistero.
Secondo gli utenti, però, dietro ci sarebbe lo zampino delle major
http://punto-informatico.it/p.asp?i=44639

Il risveglio dell'ICANN?
di Alberigo Massucci - Varata la nascita di una divisione consultiva e
propositiva internazionale slegata dagli interessi americani. Primo passo
indispensabile per l'ICANN che vuole affrancarsi dall'amministrazione
americana
http://punto-informatico.it/p.asp?i=44640

Ci si evolva, si usi l'e-learning
Questa l'idea di fondo del ministro Stanca, secondo cui formazione
professionale, scuola, università, ricerca e riqualificazione della PA
passano per l'apprendimento hi-tech
http://punto-informatico.it/p.asp?i=44641

Imparare meglio, imparare ogni giorno
di Roberto Saracco
L'apprendimento avviene nel corso della vita ma, a differenza
dell'adattamento, non viene trasmesso dai genitori ai figli. Ogni
generazione deve, quindi, imparare di nuovo. Le Nuove Tecnologie possono
rendere l'apprendimento più facile e coinvolgente
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/19/01/200306190102

New tech/old mind
di Umberto Santucci
Bandire le nuove tecnologie dagli esami scolastici o piuttosto cercare di
cambiare gli esami stessi, insieme con il cambiamento della società?
http://www.apogeonline.com/webzine/2003/06/24/01/200306240101


TEMI&APPROFONDIMENTI
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SHOWBUSINESS
Abbraccio mortale on line
L'accordo tra i due colossi nemici Aol Time Warner e Microsoft è stato
definito «terrificante» dagli analisti perché blocca la libera concorrenza
e controlla la Rete
ANTONELLO CATACCHIO e BRUNO PERINI

Un abbraccio mortale per il mercato? Qualcuno lo ha definito così l'accordo
tra Aol Time Warner e Microsoft. Il colosso dell'entertainment e di
contenuti Internet assieme alla macchina da guerra guidata da Bill Gates,
era in effetti impensabile fino a qualche tempo fa e analisti del settore
non hanno avuto dubbi nel definirlo terrificante in una logica di
liberalizzazione dei mercati. Quando alcuni anni fa nacque Internet molti
internauti immaginavano un universo libero, free, senza regole. Oggi il
gigante Aol sta per finire sotto il tallone delle rigide leggi di
Microsoft. E' davvero così? Ai vertici del gigante di Seattle, consigliano
prudenza nei giudizi. «Bisogna guardare le cose con realismo. Sono due
grandi realtà che si mettono assieme con convenienze reciproche». Il nostro
interlocutore preferisce l'anonimato e ci spiega in poche battute di cosa
si tratta. «Sono sostanzialmente due i punti importanti: in primo luogo
abbiamo interrotto un contenzioso pericoloso. Ora Internet Explorer
diventerà la piatt
aforma dell'online. In secondo luogo, con l'uso di Windows media serie 9,
il ricco serbatoio musicale e cinematografico di Time Warner troverà
finalmente un «distributore», appunto Microsoft, in grado di ordinare il
mercato. Imponendo cioè la filosofia Microsoft del copyright. D'altronde
non era pensabile che l'universo dell'entertainment vivesse in costante
stato di incertezza».

E l'interesse di Microsoft? Il nostro interlocutore non si pronuncia ma
tutti sanno che con l'accordo siglato, Microsoft mette finalmente uno
zampino nell'universo di Internet, dove era rimasta paradossalmente ai
margini per anni. Dunque un matrimonio di interesse. Eppure i due colossi
sino a poco tempo fa non si potevano vedere. Al punto che all'inizio del
2002 Aol aveva fatto causa a Microsoft. Oggetto della questione Explorer
che grazie alla posizione dominante di Microsoft aveva annichilito Netscape
con metodi ritenuti poco rispettosi della concorrenza. Netscape,
antesignano della navigazione in Rete, era stato acquisito nel 1998 da Aol
per 4,2 miliardi di dollari. Spesa che da sola arriva a giustificare il
disappunto per ritrovarsi tra le mani un prodotto schiacciato dallo
strapotere Microsoft e dal suo Explorer. Guerra quindi, come si conviene a
due gruppi colossali, uno più orientato alla realizzazione di software,
l'altro ai contenuti, entrati in rotta di collisione. Nel frattempo però
Aol Time Warne
r ha subito colpi pesanti su tutta la linea con perdite devastanti, solo il
cinema ha tenuto.

E allora ecco spuntare all'orizzonte il matrimonio di interesse. Il primo
passo sembra sia stato di Bill Gates che ha telefonato a Dick Parsons,
presidente Aol. E in breve l'accordo è stato raggiunto. Ritirato il ricorso
alla magistratura Aol incamera 750 milioni di dollari. Ma, soprattutto,
potrà utilizzare Explorer gratis per sette anni (e questo lascia presagire
l'abbandono di Netscape). Inoltre viene stabilito un accordo a lungo
termine per licenze non esclusive. In concreto questo significa che Aol
potrà utilizzare la nuova piattaforma Microsoft Windows Media 9 e i futuri
software per la creazione, distribuzione e riproduzione di media digitali.

La storia raccontata così forse non dice molto a chi non sia addetto ai
lavori. Il problema di Internet è il controllo del copyright, come si è
visto per le infinite querelle sulla musica. Il cinema sinora si è tenuto a
qualche distanza, proprio per l'incertezza e il timore di vedersi rubare
sotto il naso i film, ma l'approdo è inevitabile. Ecco allora che Microsoft
elabora un software, che dovrebbe controllare il tutto, e Aol, nel suo
versante Time Warner, diventa partner privilegiato e testa di ponte per le
altre major hollywoodiane.

Il gioco è fatto. Microsoft diventerà depositaria assoluta di tutto il
software mentre Aol potrà risalire la china grazie all'accordo che le
fornisce qualche soldo e una corposa collaborazione. Un matrimonio
gigantesco, di giganteschi interessi, che prima o poi toccherà tutti noi.
Eppure la notizia è rimasta tra le pieghe, solo gli addetti ai lavori hanno
compreso subito la portata di una faccenda che lo stesso Bill Gates ha
definito come «opportunità di collaborare alla realizzazione del decennio
digitale». Sotto il marchio Microsoft, beninteso.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/26-Giugno-2003/art90.html
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Multinazionali sotto stretta marcatura
Internet e Movimento hanno moltiplicato il potere dell'opinione pubblica.
Cambiano le strategie aziendali
Public relations in fibrillazione per ricostruire un'immagine «eticamente
accettabile» delle corporations. Altrimenti i profitti - su scala mondiale
- crollano
RAFFAELE MASTROLONARDO

C'è un evento a cui tutti i giornalisti e tutti coloro che protestano
contro la globalizzazione dovrebbero assistere. Si chiama World Public
Relations Festival e la scorsa settimana a Roma ha richiamato centinaia di
professionisti delle Pr di tutto il mondo. I giornalisti toccherebbero con
mano quante energie intellettuali di qualità sono impiegate per convincerli
a raccontare certe storie invece che altre. No global e new global
avrebbero modo di inorgoglirsi per quello che hanno ottenuto in questi
anni. Costringere le grandi multinazionali a stare sempre più attente a
quello che fanno, e non solo a quello che dicono non è infatti un'impresa
da poco. Il movimento, è questa l'impressione che si respirava nelle sale
del palazzo Congressi dell'Enel tra i maestri dello «spin», ha contributo
ad alzare i costi di certi comportamenti tanto da indurre le corporations a
cambiare, spesso e volentieri, rotta. Se non volevano perdere la faccia. La
reputazione, appunto. L'assunto della maggior parte delle relazioni e de
i casi presentati durante il Festival è stata la crisi di credibilità che
ha investito il capitalismo globale a partire dalla seconda metà degli anni
`90. E la ricetta per uscire dal tunnel è stata unanime: ritorno all'etica,
eletta a tema centrale dell'evento. E non perché Pr («Public Relations», in
italiano Relazioni Pubbliche) e aziende siano improvvisamente diventati
buoni, ma perché il comportamento etico, alla lunga, è imposto da una
platea sensibile e pronta a portare, con spirito illuminista, certi temi
nell'agone pubblico.

Di questo nuovo scenario in cui le aziende sono sempre di più sotto lo
scrutinio dei cittadini, Internet è paradigma. Come ha ricordato
recentemente Mary Jo Jacobi, vice presidente degli affari esterni della
Shell in una conferenza presso lo IULM di Milano, la Rete «ha dato agli
individui il grande potere di umiliare le istituzioni più potenti», anche
perché «i giorni in cui i portavoce di un'azienda erano automaticamente
creduti sono finiti». E' di questo contesto che al Festival delle relazioni
pubbliche ha parlato Olav Liösne, direttore delle relazioni esterne per il
Nord Europa e della comunicazione interna per l'Europa della Shell,
descrivendo le strategie della compagnia petrolifera per superare la crisi
di immagine che la coinvolse intorno al 1995, costringendola a inserire
nella sua carta dei principi l'impegno a contribuire allo sviluppo
sostenibile e a imporre alle aziende che fanno affari con essa di seguire
gli stessi principi. La Shell è diventata così una delle prime società a
pubblicare un cre
dibile rapporto annuale sulla propria condotta rispetto a una serie di temi
che hanno rilevanza sociale. Il rapporto, rivolto all'esterno, ha avuto
l'effetto interno di costringere i manager a concentrarsi sul gruppo stesso
e sul suo operato e quindi a modificare le strategie di business. Al
momento, la società della conchiglia fa un monitoraggio periodico e
accurato dello stato della propria reputazione presso il pubblico dei
maggiori stati in cui opera. Non può più correre il rischio di trovarsi,
come a metà degli anni `90 «troppo distante dalla società mondiale», per
usare le parole di Liösne.

Non è tutto oro quello che luccica, ovviamente. Ma le dichiarazioni e gli
impegni pubblici, anche quando siano solo specchi per le allodole, hanno un
loro potere vincolante. Se non altro per quella «forza civilizzatrice
dell'ipocrisia» di cui parla il sociologo Jon Elster. La lezione del
festival è chiara: le nuove tecnologie e il risveglio dei movimenti
collettivi hanno dato all'opinione pubblica globale un potere senza
precedenti. E i dirigenti delle multinazionali, con gran dispetto di
Francesco Merlo, editorialista del Corriere della Sera, sono preoccupati di
quei ragazzi che scendono in piazza organizzandosi attraverso Internet, e
denunciano pratiche poco rispettose dei diritti umani o dannose per
l'ambiente. Le imprese, come gli stati, non sono organismi etici; possono
però essere «costretti» a diventare un po' meno amorali. I professionisti
del settore, almeno quando parlano tra loro in un congresso, lo riconoscono.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/29-Giugno-2003/art60.html


NEWS DALL'ASSOCIAZIONE
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Associazione Culturale Telematica
Metro Olografix
http://www.olografix.org
info@olografix.org


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a cura di Loris "snail" D'Emilio
http://www.olografix.org/loris/

Hanno collaborato a questo numero:
Alessio "isazi" Sclocco
http://www.olografix.org/isazi/
Nicola "nezmar" D'Agostino
http://www.olografix.org/nezmar/


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