[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
ILVA TARANTO: Per non dimenticare Paolo e Pasquale.......
- Subject: ILVA TARANTO: Per non dimenticare Paolo e Pasquale.......
- From: "Fabio P." <oaprinci@tin.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>)
- Date: Mon, 07 Jul 2003 12:47:35 +0200
Tutti colpevoli e tutti assolti, quindi, e forse addirittura tutto finirà
bene, come nelle migliori tradizioni del “tutto s’aggiusta” sui cui si
fonda l’Italia.
E allora, alla fin fine, di che mi lamento?
C’è che questa vicenda ha rotto un giocattolo, una mia sicurezza
psicologica. Una sicurezza che mi faceva sempre sentire orgoglioso
dell’azienda per la quale lavoravo (fosse ILVA o altre), difendendola alla
giapponese, ed appoggiandone qualsiasi scelta strategica.Perchè ho sempre
creduto in un azienda efficente e nella riforma di un sindacato inesistente.
Io, che con feroce antipatia per tutto ciò che contenga la parola
“sindacale”, mi ritrovo oggi a discutere di diritti (io che ero felice di
aver dei doveri verso il mio datore di lavoro) di cause di lavoro, di
striscioni scritti in terribile gergo sessantottino.( tipo...Via i
sindacalisti buoni a nulla.....+ sicurezza....- scioperi.......- comunicati
di agitazione.....)
Oggi, grazie (si fa x dire!!!) a questa vicenda, crolla la mia fiducia
nell’Azienda, come istituzione sociale, come surrogato di mamma che si
prende cura di me perché ha scelto di puntare sui miei talenti, e per la
quale sento dei doveri di gratitudine morale.
Crolla il rapporto biunivoco tra me e l’Azienda (intesa come ente
fondamentale di una società basata sul lavoro) alla quale da oggi non sento
più di dovere alcun obbligo ma sento di pretendere solo diritti.
Crolla il presupposto che mi ha impedito fino ad oggi usare il telefono
aziendale senza alcuna remora. Non sono un santo: i piccoli trucchi
per sfruttare qualche risorsa aziendale a fini personali li conosco anche io.
Io lo sapevo, l’azienda-mamma lo sapeva, è un vecchio gioco delle parti.
Però fino ad oggi ero convinto che ci rispettassimo a vicenda. La mamma sa
quando il figlio ruba le caramelle, ma finché sono piccole marachelle non
lo sgrida.
Da oggi no, non c’è più la fiducia in alcuna azienda futura che mi
assumerà, riterrò nullo il tacito patto di rispetto tra me e mondo del
lavoro: riterrò logico entrare negli uffici e fregarmi un posacenere, far
finta di lavorare lamentandomi di inesistenti oneri, far causa all’azienda
per un bidet malfunzionante, allearmi con i sindacati mirando alla rovina
del mio Capo Reparto.......
Io sono presuntuoso e bravo, credo che se anche finissi licenziato me la
saprò cavare, non sto a lamentarmi perché “tengo famigghia”, non è questo
il punto.
Io e la società del lavoro, da oggi, da vecchi amici siamo diventati due
cani che si guardano con grande sospetto, ringhiando.
Come dite? Funzionano così, da sempre, i rapporti in Italia nel mondo del
lavoro?
Ho scoperto l’acqua calda?
E va bene, siamo il paese della pasta: ed allora buttiamoci due spaghetti
dentro a quest’acqua calda, che tanto abbiamo il sole ed il mandolino.
E chissene frega di tutto.
Fabio Pr.