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Intervista a Mustafà Barghouti
27 giugno 2003
Mustafà Barghouti è il presidente del Medical Relieff Comittee e fondatore
di una nuova forza politica in Palestina chiamata Iniziativa Democratica.
intervista audio su www.aradio.it
1) Una valutazione sulla Road Map, anche in termini specifici relativamente
al diritto al ritorno dei rifugiati ed alla questione della capitale
Gerusalemme.
Innanzitutto lasciami dire che la la Road Map è stata accettata solo dall'
autorità palestinese ma non da Israele. Cosa Sharon sta facendo è solo un'
attivita di pubbliche relazioni e di propaganda attraverso la quale vuole
nascondere il fatto che non hanno accettato la Road Map. Per questo Sharon
ha parlato in Aqaba che stava accettando la Road Map, ma come questa è stata
approvata dal governo israeliano e tutti sappiamo che questo ha posto 14
condizioni ognuna delle quali è in grado da sola di distruggere la stessa
Road Map. Per questo si è detto che nel processo della Road Map la questione
dei rifugiati palestinesi e di Gerusalemme sarebbe stata discussa nella
parte finale dei negoziati e le condizioni israeliane ci dicono che i
Palestinesi devono lasciare stare ogni dibattito sui rifugiati prima che
ogni negoziato parta e anche la questione di Gerusalemme è stata negata e
non potrà essere neanche discussa.
La cosa più importante è che durante gli ultimi giorni Sharon ha dichiarato
che la costruzione degli insediamenti continuerà mentre la Road Map diceva
che gli insediamenti dei coloni dovevano essere fermati e congelati
completamente. Così, basicamente, la cosa più importante rispetto alla Road
Map è che essa non è stata accettata ancora da Israele e io non credo che
Israele la voglia accettare o implementare. Cosa vediamo ora è una pressione
da parte di Israele e dei razzisti sui Palestinesi perché essi accettino
unilateralmente la Road Map e la implementino da soli. Ma se questo
succedesse sarebbe un modo per trasformare la Road Map solo in un problema
di sicurezza e solo per gli Israeliani, senza preoccuparsi della sicurezza
dei Palestinesi.
Questo è il motivo per il quale credo che tutto il processo sia
assolutamente sbilanciato e credo che quello che è successo nell'incontro di
Aqaba sia un fatto vergognoso perché c'è stata una sola linea, che è stata
la solo narrazione israeliana del conflitto e i Palestinesi non hanno potuto
rappresentare la loro versione dei fatti e del conflitto. Abu Mazen ha
fallito nel rappresentare una narrazione del conflitto secondo la visione
palestinese in Aqaba. Questa è la ragione per la quale il processo è
assolutamente sbilanciato. C'è un solo modo di implementare il processo ed è
quello che gli stati uniti e la comunità internazionale facciano pressione
su Israele per fermare e congelare immediatamente le attività degli
insediamenti israeliani secondo quanto dice da tempo il diritto
internazionale e se c'è un reale processo per discutere i più importanti
punti necessari ad un processo di pace che noi non vediamo sino ad ora.
C'è un'altra questione importante che credo sia davvero seria e pericolosa:
questa riguarda lo stato di confini provvisori e di uno stato provvisorio.
Nella legge internazionale non c'è nulla che parli di stato provvisorio e
credo che questo sia un altro modo di Israele per produrre una sorta di
cessate il fuoco unilaterale, o unilaterale astensione dalla lotta da parte
dei Palestinesi mentre Israele continua a costruire insediamenti. Di base i
Palestinesi hanno vinto nell'allargare, estendere l'idea di costruire uno
stato indipendente palestinese e Israele sta provando ora a trasformare il
discorso sullo stato in qualcosa di vuoto, qualcosa simile ad un bantustan o
un ghetto più che ad uno stato per i Palestinesi, dove la popolazione sia
isolata dalla terra.
2) Proprio rispetto alla questione di implementare la forza di indipendenza
palestinese, La sua scelta di creare una formazione politica autonoma sia
dalla principale forza palestinese, Al Fatah, che da altri gruppi ed altri
partiti come si colloca nella dialettica politica palestinese, quindi quali
le differenze con gli altri partiti ed in particolare con Al Fatah?
Lasciami spiegare, innanzitutto, che c'è una differenza tra Fatah e l'
autorità palestinese. L'Autorità non rappresenta tutta Fatah in quanto vi
sono importanti gruppi in Fatah che non sono in linea con l'Autorità
palestinese. Credo che la gente palestinese ha bisogna, e questo è stato
qualcosa di cui abbiamo discusso per molti anni, la gente palestinese non
vuole essere polarizzata tra l'autorità palestinese ed Hamas ed i
fondamentalisti. C'è un uso della maggioranza silenziosa che rappresenta
forse più del 50/52% della popolazione palestinese che vuole vedere una
differente alternativa. E questo è il motivo per cui abbiano iniziato il
processo dell'iniziativa democratica nazionale palestinese, un'iniziativa
con persone come Edward Said, Ashafi, migliaia di Palestinesi dell'interno e
della diaspora.
L'idea di base è che noi necessitiamo di preservare i diritti palestinesi e
avere uno stato sovrano, indipendente, palestinese. Noi dovremmo evitare un
altro processo come Oslo. Dovremmo evitare un altro stadio ad interim, un
altro separato, piccolo accordo che non autorizza un periodo di vera pace
nella regione e di uno stato sovrano e democratico. In più, questa nostra
iniziativa parla della democratizzazione interna in Palestina, della
struttura interna perché crediamo che nessuna pace duratura può esserci nell
'area senza una scelta democratica del popolo ed una democratica
partecipazione della popolazione. E diciamo che c'è un grande bisogno di
democratizzazione nella struttura interna palestinese perché noi non
vogliamo solo uno stato palestinese, ma anche uno stato democratico che
rispetti i cittadini e dove i cittadini possano esercitare la cittadinanza,
uno stato dove il ruolo della legge sia governare e dove tutti siano uguali
dinanzi alla legge. Così crediamo che i Palestinesi necessitano un terzo
movimento, un movimento nazionale democratico che sia leale coni diritti dei
palestinesi all'indipendenza ed alla sovranità e anche possa applicare la
democrazia nel paese e permettere la scelta democratica alla libertà, alle
elezioni democratiche, etc.
Un altro punto importante dell'Iniziativa Democratica è che noi diamo molta
attenzione al dibattito e alla solidarietà internazionale con i Palestinesi.
Crediamo che dobbiamo essere collegati con le tutte le forze progressiste
del mondo che possono supportare i Palestinesi.
Crediamo che la questione palestinese debba diventare come quella del Sud
Africa. Come nel caso del Sud Africa gli Africani hanno potuto ringraziare
quelli che hanno fatto un lavoro di base ma anche al movimento di
solidarietà internazionale di tutto il mondo, questo può essere anche in
Palestina. Vogliamo che questo accada in Palestina, lo vogliamo: il
Grassroot international Palestinian Protection, il Forum sociale che c'è
stato a dicembre 2002 in Palestina, il fatto che c'è un forte legame con i
forum sociali del mondo che supportano i diritti palestinesi sono tutti
fatti che indicano quanto importante e pieno di successi possa essere il
movimento di solidarietà internazionale.
3) In relazione proprio al Social Forum ed in vista della costruzione del
Forum Mediterraneo, quale contributo pensa che il suo movimento e in
generale la questione palestinese possa dare nell'arco dei rapporti nei
Mediterraneo tra Europa e paesi del nord Africa e del Medio Oriente.
Noi parteciperemo in questi social forum, ci sarà un delegazione dalla
Palestina e vi sarà una delegazione nella quale persone dell'Iniziativa
Democratica come il Dottore Allal Jalal, Mus Maschrabi ed altri
parteciperanno, verranno per rappresentare i diversi assetti delle strutture
mediche, delle ong, dei sindacati.verranno anche persone del PNGO che una
organizzazione che raccoglie diverse ong. Speriamo che questi forum diano
grande attenzione alla questione palestinese perché crediamo che la
questione palestinese stia diventando il più grande movimento di liberazione
nazionale del mondo e speriamo che i forum riescono a porre enfasi ed
attenzione su queste questioni. La causa palestinese è esattamente come la
questione del Sud Africa negli anni '80 e quella vietnamita negli anni '70 e
quella algerina negli anni '50. Per questo crediamo che i social forum
debbano supportare la causa palestinese, sarebbe un segno, un buon segno del
fatto che i social forum stanno mettendo piede nella corretta direzione; la
questione palestinese non è solo una questione di liberazione nazionale e
non solo una questione di autodeterminazione, ma credo che è diventata una
causa di giustizia sociale poiché le condizioni di discriminazioni cui sono
esposti i Palestinesi, il tipo di sistema di aparthaid in Palestina, il
fatto che si stia costruendo questo nuovo muro di Berlino in Palestina, il
fatto che la comunità palestinese è isolata al suo interno e che si stanno
creando dei ghetti in Palestina, tutti questi sono indicatori che se guardi
ai popoli del mondo ti fanno vedere i Palestinesi come i più oppressi,
politicamente, socialmente, razionalmente.ed i più discriminati. Per questo
la causa palestinese è una causa anche di giustizia sociale. E' una
questione globale perché ognuno sa che tutta la strategia globale di
stabilità nel mondo e nel M.O. dipende completamente dalla situazione
palestinese.
E' una questione globale eprchè senza il supporto degli Stati Uniti, senza l
'aiuto militare da parte di molti paesi, senza l'aiuto economico da parte di
molti paesi Israele non sarebbe stato capace di costruire una delle più
grandi forze nucleare nel mondo, è il paese che ha il più grande arsenale di
armi distruzione di massa, uno degli eserciti più forti ed è la società più
militarizzata attualmente nel mondo così la causa palestinese è una causa di
liberazione nazionale, una causa di giustizia sociale, una causa di pace.
4) Una considerazione sulla cooperazione internazionale a fronte delle
ultime iniziative israeliane di fermare buona parte delle carovane di gruppi
di Internazionali che vengono ad appoggiare la campagna di protezione del
popolo palestinese; se si devono adottare nuove strategie, se si richiede un
ripensamento della cooperazione internazionale, soprattutto della
cooperazione dal basso.
Penso che il movimento di solidarietà con la Palestina debba continuare. Si
dovrebbe provare ancora a fare venire altre persone in Palestina. Il fatto
che lo Stato di Israele abbia sparato ed ucciso, praticamente distrutto con
i buldozzer gli Internazionali in solidarietà con i Palestinesi (come Rachel
Corrie e Tomas Andel ed altri) non dovrebbe impedire agli internazionali a
venire. Il fatto che Israele ha fermato molte delegazioni negli aeroporti
non ha fermato queste delegazioni dal venire. Anzi, crediamo che Israele sta
facendo tutto questo perché non vuole testimoni internazionali che faccia
pratica sul campo. Questo è il motivo per il quale molti ancora devono
venire. Anche noi crediamo che molto lavoro nelle rispettive nazioni deve
essere fatto per mobilitare gli aiuti alla popolazione palestinese. Il
movimento di solidarietà non dovrebbe essere fermato. Anche noi abbiamo
visto molte delegazioni che sono venute nel mese scorso ed in quello attuale
così non credo che Israele possa impedire e prevenire il movimento di
solidarietà. Dobbiamo essere determinati e cooperare perché ci sia la più
ampia presenza internazionale in terra di Palestina. Soprattutto dobbiamo
ricordare che questo è necessario perché le Nazioni Unite hanno fallito nel
provvedere ad una protezione internazionale in Palestina. Daremo il
benvenuto a coloro che verranno in Palestina, chiediamo che vengano e anche
noi possiamo fare molto lavoro in Palestina e fuori per fare pressioni sul
governo israeliano perché fermi le atrocità che commette e gli attacchi
contro la gente palestinese.
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