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aiuto ai paesi poveri: le bugie di Berlusconi
- Subject: aiuto ai paesi poveri: le bugie di Berlusconi
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Sat, 05 Jul 2003 10:26:59 +0200
Subito dopo la caduta del governo di centrosinistra Berlusconi criticò la
"retorica" dei suoi predecessori che lesinavano sull'aiuto internazionale
ai paesi poveri. Il nuovo premier si impegnò, con un discorso alla fiera di
Bari, a devolvere di più per la cooperazione internazionale a favore dei
paesi che versano in drammatiche condizioni sociali ed economiche
.
Quelle promesse noi di PeaceLink le prendemmo in seria considerazione tanto
da dedicare a Silvio Berlusconi la home page del nostro sito, riportando
con evidenza il testo della sua impegnativa dichiarazione. Fu una scelta
che ci attirò anche qualche critica. Ma perché essere prevenuti? Questo
pensammo. E attendemmo qualche novità. Che non è mai venuta.
Ora il settimanale Vita documenta (cfr.
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=33664), anticipando un ampio
servizio che sarà preso in edicola con il giornale, il drastico disimpegno
del governo Berlusconi proprio su quel fronte della cooperazione
internazionale su cui aveva impegnato di distinguersi dalla "retorica di
sinistra" colpevole - disse in sostanza - di non far seguire alle parole i
fatti.
Dobbiamo constatare che anche Berlusconi ha fatto il suo show retorico, per
di più allo scopo di redarguire i protagonisti di altri show retorici
interpretati dai suoi concorrenti politici.
Ancora una volta la politica delle bugie ha preso il sopravvento sperando
nella distrazione e nella memoria corta degli italiani. Per fortuna Vita ci
riporta - con la verità delle cifre - alla necessità di fare opposizione e
di incalzare i venditori di fumo.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
-------------- Dall'articolo di Paolo Manzo (Vita) --------------------
Un decrescendo rossiniano: 1%, 0,7%, 0,33%, 0,19%, 0,13%. Ecco la
percentuale del Pil che l'Italia destina alla cooperazione allo sviluppo.
Tra promesse mai mantenute e obiettivi falliti, la realtà di oggi è questa
e, assodato che lo 0,7% è una chimera, pare oramai certo che anche lo 0,33%
di fine legislatura non potrà essere raggiunto. Un decrescendo rossiniano,
se è vero che la legge finanziaria dello scorso anno aveva stanziato lo
0,19%, mentre il Dpef che circola in Parlamento prevede un misero 0,13% per
il prossimo.
Italia fanalino di coda
Come spiegare questo ulteriore calo alle porte per la cooperazione allo
sviluppo, un calo che allontana l'Italia sia dai Paesi del Nord Europa
(tutti attorno allo 0,7%) sia da quelli del G8, tra i quali l'Italia è il
fanalino di coda da anni? In primis con gli artifizi contabili che hanno
permesso alla Finanziaria 2002 di raggiungere lo 0,19%. Un quantum di per
sé misero, ma anche gonfiato. Gianni del Bufalo, direttore esecutivo
dell'associazione delle ong italiane, contesta la percentuale governativa
dati alla mano e, mai come in questo caso, carta canta: "Lo 0,19% è
un'illusione perché include due voci che dovrebbero essere scorporate dalla
cooperazione allo sviluppo: il contributo speciale per il Global Fund
contro l'Aids delle Nazioni Unite, che è un impegno straordinario preso in
sede di G8 e non può essere mischiato agli stanziamenti ordinari, e il
debito condonato di circa 160 milioni di euro a Guinea Conakry e Zambia, in
base alla legge 209 del luglio 2000".
Minusvalenze a bilancio
Già, perché per arrivare al tanto strombazzato 0,19%, il governo ha
inserito nell'Aps, l'Aiuto pubblico allo sviluppo, anche la rinuncia di
crediti chiaramente inesigibili, inserendo tra le attività stanziate anche
quelle che, in un'azienda, sarebbero contabilizzate come minusvalenze, o
perdite da crediti inesigibili& "Senza questi artifizi contabili, la cifra
in valore assoluto effettivamente a disposizione della Direzione generale
della cooperazione allo sviluppo dalla Finanziaria 2002 corrisponde a 659
milioni di euro&". Che, guarda caso, è circa lo 0,13% previsto nel Dpef che
circola in questi giorni in Parlamento. Della serie, i trucchi contabili
valgono una tantum, ma non una semper.
Ma i motivi di lagnanza non finiscono qui perché, se è vero che il quantum
destinato alla cooperazione è una miseria, anche la sua composizione è
discutibile: "I 659 milioni di euro di cui sopra comprendono parecchi
contributi obbligatori, alcuni dei quali finanziati da leggi. Come i 14,7
milioni di euro stanziati dalla legge per finanziare l'intervento nei
Balcani, o i 2,5 milioni di euro (ex legge 58/2001) per lo sminamento
umanitario. Importi già finalizzati che rientrano nei 659 milioni di euro,
così come i contributi obbligatori agli organismi internazionali di cui
l'Italia fa parte e che ammontano a 15,2 milioni, gli 8,8 milioni per il
personale di ruolo, e i 29,1 milioni per la tabella funzionamento della
Direzione generale della cooperazione allo sviluppo, ossia per pagare gli
esperti che lavorano presso la Farnesina&".
Alla fine, quindi, sono 588 milioni gli euro che il ministero degli Esteri
ha potuto allocare nel 2003, 447 milioni dei quali per la cooperazione
multilaterale, quella che l'Italia fa attraverso gli organismi
internazionali. Naturalmente mettendo tanti soldi in queste organizzazioni
si aumenta il prestigio internazionale di Roma, ma si perde il controllo
sull'utilizzo di quei fondi perché, di fatto, l'Italia li versa e poi chi
ne decide l'uso sono quegli stessi organismi internazionali che hanno costi
di struttura esorbitanti.
Alle ong? Solo le briciole
Il rapporto costi-benefici per le grandi organizzazioni internazionali,
infatti, è spaventosamente elevato: mentre un'organizzazione non
governativa ha costi di struttura sotto il 10%, gli organismi Onu superano
il 50%.
Dei restanti 141 milioni di euro, 70 sono stati assegnati alla cooperazione
bilaterale, quella che il governo fa direttamente con lo Stato che riceve
l'aiuto; 38 milioni di euro vanno a finanziare i programmi delle ong,
quelli che tutte le relazioni Onu definiscono i migliori per rapporto
costi-benefici, qualità, rapporto col territorio e promozione sostenibile;
20 milioni di euro vanno alle emergenze. Il resto, ancora sotto forma di
contribuzioni obbligatorie agli organismi internazionali. Ma, oltre alle
promesse non mantenute, l'ultima beffa è che oggi le organizzazioni non
governative sono esposte per oltre 20 milioni di euro con il sistema
bancario nazionale. Il motivo di questa crisi? Vecchie tranche di progetti
mai finanziate...