[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

aiuto ai paesi poveri: le bugie di Berlusconi



Subito dopo la caduta del governo di centrosinistra Berlusconi criticò la 
"retorica" dei suoi predecessori che lesinavano sull'aiuto internazionale 
ai paesi poveri. Il nuovo premier si impegnò, con un discorso alla fiera di 
Bari, a devolvere di più per la cooperazione internazionale a favore dei 
paesi che versano in drammatiche condizioni sociali ed economiche
.
Quelle promesse noi di PeaceLink le prendemmo in seria considerazione tanto 
da dedicare a Silvio Berlusconi la home page del nostro sito, riportando 
con evidenza il testo della sua impegnativa dichiarazione. Fu una scelta 
che ci attirò anche qualche critica. Ma perché essere prevenuti? Questo 
pensammo. E attendemmo qualche novità. Che non è mai venuta.

Ora il settimanale Vita documenta (cfr. 
http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=33664), anticipando un ampio 
servizio che sarà preso in edicola con il giornale, il drastico disimpegno 
del governo Berlusconi proprio su quel fronte della cooperazione 
internazionale su cui aveva impegnato di distinguersi dalla "retorica di 
sinistra" colpevole - disse in sostanza - di non far seguire alle parole i 
fatti.

Dobbiamo constatare che anche Berlusconi ha fatto il suo show retorico, per 
di più allo scopo di redarguire i protagonisti di altri show retorici 
interpretati dai suoi concorrenti politici.

Ancora una volta la politica delle bugie ha preso il sopravvento sperando 
nella distrazione e nella memoria corta degli italiani. Per fortuna Vita ci 
riporta - con la verità delle cifre - alla necessità di fare opposizione e 
di incalzare i venditori di fumo.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink


-------------- Dall'articolo di Paolo Manzo (Vita) --------------------

Un decrescendo rossiniano: 1%, 0,7%, 0,33%, 0,19%, 0,13%. Ecco la 
percentuale del Pil che l'Italia destina alla cooperazione allo sviluppo. 
Tra promesse mai mantenute e obiettivi falliti, la realtà di oggi è questa 
e, assodato che lo 0,7% è una chimera, pare oramai certo che anche lo 0,33% 
di fine legislatura non potrà essere raggiunto. Un decrescendo rossiniano, 
se è vero che la legge finanziaria dello scorso anno aveva stanziato lo 
0,19%, mentre il Dpef che circola in Parlamento prevede un misero 0,13% per 
il prossimo.

Italia fanalino di coda
Come spiegare questo ulteriore calo alle porte per la cooperazione allo 
sviluppo, un calo che allontana l'Italia sia dai Paesi del Nord Europa 
(tutti attorno allo 0,7%) sia da quelli del G8, tra i quali l'Italia è il 
fanalino di coda da anni? In primis con gli artifizi contabili che hanno 
permesso alla Finanziaria 2002 di raggiungere lo 0,19%. Un quantum di per 
sé misero, ma anche gonfiato. Gianni del Bufalo, direttore esecutivo 
dell'associazione delle ong italiane, contesta la percentuale governativa 
dati alla mano e, mai come in questo caso, carta canta: "Lo 0,19% è 
un'illusione perché include due voci che dovrebbero essere scorporate dalla 
cooperazione allo sviluppo: il contributo speciale per il Global Fund 
contro l'Aids delle Nazioni Unite, che è un impegno straordinario preso in 
sede di G8 e non può essere mischiato agli stanziamenti ordinari, e il 
debito condonato di circa 160 milioni di euro a Guinea Conakry e Zambia, in 
base alla legge 209 del luglio 2000".

Minusvalenze a bilancio
Già, perché per arrivare al tanto strombazzato 0,19%, il governo ha 
inserito nell'Aps, l'Aiuto pubblico allo sviluppo, anche la rinuncia di 
crediti chiaramente inesigibili, inserendo tra le attività stanziate anche 
quelle che, in un'azienda, sarebbero contabilizzate come minusvalenze, o 
perdite da crediti inesigibili& "Senza questi artifizi contabili, la cifra 
in valore assoluto effettivamente a disposizione della Direzione generale 
della cooperazione allo sviluppo dalla Finanziaria 2002 corrisponde a 659 
milioni di euro&". Che, guarda caso, è circa lo 0,13% previsto nel Dpef che 
circola in questi giorni in Parlamento. Della serie, i trucchi contabili 
valgono una tantum, ma non una semper.
Ma i motivi di lagnanza non finiscono qui perché, se è vero che il quantum 
destinato alla cooperazione è una miseria, anche la sua composizione è 
discutibile: "I 659 milioni di euro di cui sopra comprendono parecchi 
contributi obbligatori, alcuni dei quali finanziati da leggi. Come i 14,7 
milioni di euro stanziati dalla legge per finanziare l'intervento nei 
Balcani, o i 2,5 milioni di euro (ex legge 58/2001) per lo sminamento 
umanitario. Importi già finalizzati che rientrano nei 659 milioni di euro, 
così come i contributi obbligatori agli organismi internazionali di cui 
l'Italia fa parte e che ammontano a 15,2 milioni, gli 8,8 milioni per il 
personale di ruolo, e i 29,1 milioni per la tabella funzionamento della 
Direzione generale della cooperazione allo sviluppo, ossia per pagare gli 
esperti che lavorano presso la Farnesina&".
Alla fine, quindi, sono 588 milioni gli euro che il ministero degli Esteri 
ha potuto allocare nel 2003, 447 milioni dei quali per la cooperazione 
multilaterale, quella che l'Italia fa attraverso gli organismi 
internazionali. Naturalmente mettendo tanti soldi in queste organizzazioni 
si aumenta il prestigio internazionale di Roma, ma si perde il controllo 
sull'utilizzo di quei fondi perché, di fatto, l'Italia li versa e poi chi 
ne decide l'uso sono quegli stessi organismi internazionali che hanno costi 
di struttura esorbitanti.

Alle ong? Solo le briciole
Il rapporto costi-benefici per le grandi organizzazioni internazionali, 
infatti, è spaventosamente elevato: mentre un'organizzazione non 
governativa ha costi di struttura sotto il 10%, gli organismi Onu superano 
il 50%.
Dei restanti 141 milioni di euro, 70 sono stati assegnati alla cooperazione 
bilaterale, quella che il governo fa direttamente con lo Stato che riceve 
l'aiuto; 38 milioni di euro vanno a finanziare i programmi delle ong, 
quelli che tutte le relazioni Onu definiscono i migliori per rapporto 
costi-benefici, qualità, rapporto col territorio e promozione sostenibile; 
20 milioni di euro vanno alle emergenze. Il resto, ancora sotto forma di 
contribuzioni obbligatorie agli organismi internazionali. Ma, oltre alle 
promesse non mantenute, l'ultima beffa è che oggi le organizzazioni non 
governative sono esposte per oltre 20 milioni di euro con il sistema 
bancario nazionale. Il motivo di questa crisi? Vecchie tranche di progetti 
mai finanziate...