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prosciolti i 93 arrestati della Diaz: si fa strada la verità ?
- Subject: prosciolti i 93 arrestati della Diaz: si fa strada la verità ?
- From: Salvatore De Rosa <nautarea@libero.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>)
- Date: Sun, 22 Jun 2003 17:48:43 +0200
Da: "Marcello Lamacchia" <news@lamacchia.it>
Risposta: "Marcello Lamacchia" <news@lamacchia.it>
Data: Wed, 18 Jun 2003 11:15:12 +0200
A: "Tutti" <news@lamacchia.it>
Oggetto: il sonno delle coscienze
INOLTRATE A VOSTRA VOLTA:
G8, la polizia mentì: tutti prosciolti i 93 arrestati della Diaz
di Gianni Cipriani
Ora non si tratta più di un "teorema della sinistra", per usare la
terminologia così cara al centro-destra. Adesso c'è anche un giudice - il
gip di Genova Anna Ivaldi - a sostenere che la notte del 21 luglio del
2001, al termine del G8, i ragazzi pestati a sangue nella scuola Diaz non
avevano fatto nulla. Né resistenza, né altro. NULLA. Furono picchiati
selvaggiamente, spediti all'ospedale con le ossa rotte e i volti tumefatti,
perché qualcuno aveva deciso di vendicarsi, di rovinarli, magari obbedendo
all'ordine di chi voleva dimostrare una (inesistente) continuità tra
movimento no-global, terroristi e chissà altro. Così, ieri, il Gip ha
deciso di archiviare il procedimento contro i 93 ragazzi indagati,
sostenendo, appunto, che non avevano attaccato i poliziotti ma, al massimo,
si erano limitati a cercare di proteggere il volto dai colpi, come
dimostrano le moltissime braccia fratturate. Così, il Gip si è spinto oltre
la richiesta dello stesso pubblico ministero, il quale aveva chiesto
l'archiviazione, motivata anche dal fatto che sarebbe stato impossibile
individuare chi, tra i ragazzi, si fosse ribellato alla polizia.
Resta, a questo punto, aperto il filone più oscuro e importante della
vicenda: chi e perché organizzò il blitz; chi e perché cercò di costruire
prove false per incastrare i no-global; chi è il mandante e l'esecutore
delle violenze. Le indagini vanno avanti. Lentamente ma vanno avanti. E
sono davvero in tanti ad attendere una risposta a questi interrogativi.
Perché, a dire il vero, il vero nocciolo delle inchieste sulle violenze del
G8 di Genova ruota intorno a questi interrogativi. Che poi - inutile far
finta di nulla - rimandano direttamente alle chiarissime responsabilità
politiche di chi, per calcolo o incapacità, ordinò la mano pesante.
Ma cosa ha detto il gip Anna Ivaldi? La giudice per le indagini preliminari
si è convinta che la versione data dai no-global fosse del tutto
attendibile. I ragazzi, infatti, dichiararono che i poliziotti fecero
irruzione dopo aver sfondato una porta e pestarono chi si trovava
all'interno della scuola, nonostante nessuno avesse cercato di reagire e,
al contrario, molti tenessero le braccia alzate. Una versione che, per il
Gip, ha trovato riscontro nella concordanza delle dichiarazioni: «In
particolare di quelle rese in sede di convalida d'arresto, a proposito
sottolineandosi il fatto che i 78 stranieri arrestati vennero condotti in
quattro diverse carceri (Pavia, Voghera, Vercelli, Genova Marassi), mentre
alcuni di essi vennero interrogati mentre erano ricoverati presso gli
ospedali civili di Genova. La circostanza rende del tutto improbabile
l'eventualità che gli stessi abbiano potuto concordare tra loro le versioni
e attribuisce quindi particolare valore al fatto che i racconti coincidano
anche su punti specifici». Per il Gip, altri riscontri si trovano anche
nelle dichiarazioni di molti operatori di polizia: «Circa tali
dichiarazioni deve premettersi che esse pur non consistendo in vere e
proprie ammissioni hanno però un particolare valore in quanto chi le ha
rese ha nella sostanza smentito la versione dei fatti contenuta nei verbali».
Il magistrato ha infine sottolineato una circostanza che potrebbe rivelarsi
fondamentale per fare luce anche sull'altro filone, ossia sui mandanti
istituzionali del blitz: tutti i poliziotti ascoltati hanno attribuito «ad
altri di esservi entrati (nella scuola) per primi e ostacolando così
l'identificazione degli operatori che dopo lo sfondamento delle porte
entravano per primi». Ed è - paradossalmente - proprio questo atteggiamento
che potrebbe favorire l'altra metà dell'inchiesta. Semplici i motivi: un
po' di tempo fa - soprattutto quando emerse il disdicevole episodio della
molotov portata nella scuola direttamente dai poliziotti - qualcuno pensò
che ci si sarebbe potuti salvare la faccia dando in pasto alla magistratura
e all'opinione pubblica il volto e il nome del traditore - il "Giuda",
venne chiamato - il quale agendo di testa sua e senza aver ricevuto un solo
ordine avrebbe cercato di incastrare i no-global, infangando così con la
sua azione decine di funzionari e agenti estranei e "immacolati".
Peccato solo che nessuno dei poliziotti interrogati dalla procura di Genova
ha accettato di vestire i panni del traditore. Ognuno rimanda ad altri;
ognuno cerca di alleggerire la sua posizione, magari raccontando uno
spicchio di verità. Così diventano sempre più consistenti le possibilità di
accertare se alla scuola Diaz ci fu una provocazione organizzata a
tavolino. Fino ad ora, dalle deposizioni emerge che le molotov furono
trovate dal vice-questore Pasquale Guaglione, che ha raccontato di averle
consegnate a Valerio Donnini, il dirigente superiore di polizia che durante
il G8 aveva il «coordinamento operativo e logistico dei contingenti dei
reparti mobili, dei reparti volo, delle squadre nautiche e delle unità
speciali». Donnini mise le molotov nella jeep guidata dall'autista Bugio il
quale, a sua volta, le mise nel portabagagli della macchina. La sera
stessa, Bugio accompagnò con la medesima jeep il vice-questore Pietro
Troiani alla scuola Diaz, che a sua volta ha preso la busta con le due
molotov e le ha consegnate al suo collega Massimiliano Di Bernardini. Poi
le molotov sono comparse tra i reperti sequestrati e mostrate come prova
del fatto che la Diaz era stata trasformata nel "covo" dei sovversivi. Non
è ancora chiaro chi decise di inserire le molotov nell'elenco degli oggetti
sequestrati. Ma è chiaro che la storia del "Giuda" non regge. Tanto più
adesso, dopo che il Gip ha stabilito che nella scuola Diaz i ragazzi furono
pestati in maniera tanto barbara, quanto gratuita. Ora bisogna identificare
i responsabili. E i mandanti.»
Dedicato a quelli che sono bravissimi a TROVARE sempre UN MOTIVO per non
accorgersi mai DI niente e non DISturbare, così, il sonno DEI LORO
INTELLETTI E delle loro coscIenze.
Grazie per l'attenzione
Marcello Lamacchia
http://www.lamacchia.it