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prosciolti i 93 arrestati della Diaz: si fa strada la verità ?



Da: "Marcello Lamacchia" <news@lamacchia.it>
Risposta: "Marcello Lamacchia" <news@lamacchia.it>
Data: Wed, 18 Jun 2003 11:15:12 +0200
A: "Tutti" <news@lamacchia.it>
Oggetto: il sonno delle coscienze

INOLTRATE A VOSTRA VOLTA:

G8, la polizia mentì: tutti prosciolti i 93 arrestati della Diaz

di Gianni Cipriani

Ora non si tratta più di un "teorema della sinistra", per usare la 
terminologia così cara al centro-destra. Adesso c'è anche un giudice - il 
gip di Genova Anna Ivaldi - a sostenere che la notte del 21 luglio del 
2001, al termine del G8, i ragazzi pestati a sangue nella scuola Diaz non 
avevano fatto nulla. Né resistenza, né altro. NULLA. Furono picchiati 
selvaggiamente, spediti all'ospedale con le ossa rotte e i volti tumefatti, 
perché qualcuno aveva deciso di vendicarsi, di rovinarli, magari obbedendo 
all'ordine di chi voleva dimostrare una (inesistente) continuità tra 
movimento no-global, terroristi e chissà altro. Così, ieri, il Gip ha 
deciso di archiviare il procedimento contro i 93 ragazzi indagati, 
sostenendo, appunto, che non avevano attaccato i poliziotti ma, al massimo, 
si erano limitati a cercare di proteggere il volto dai colpi, come 
dimostrano le moltissime braccia fratturate. Così, il Gip si è spinto oltre 
la richiesta dello stesso pubblico ministero, il quale aveva chiesto 
l'archiviazione, motivata anche dal fatto che sarebbe stato impossibile 
individuare chi, tra i ragazzi, si fosse ribellato alla polizia.

Resta, a questo punto, aperto il filone più oscuro e importante della 
vicenda: chi e perché organizzò il blitz; chi e perché cercò di costruire 
prove false per incastrare i no-global; chi è il mandante e l'esecutore 
delle violenze. Le indagini vanno avanti. Lentamente ma vanno avanti. E 
sono davvero in tanti ad attendere una risposta a questi interrogativi. 
Perché, a dire il vero, il vero nocciolo delle inchieste sulle violenze del 
G8 di Genova ruota intorno a questi interrogativi. Che poi - inutile far 
finta di nulla - rimandano direttamente alle chiarissime responsabilità 
politiche di chi, per calcolo o incapacità, ordinò la mano pesante.

Ma cosa ha detto il gip Anna Ivaldi? La giudice per le indagini preliminari 
si è convinta che la versione data dai no-global fosse del tutto 
attendibile. I ragazzi, infatti, dichiararono che i poliziotti fecero 
irruzione dopo aver sfondato una porta e pestarono chi si trovava 
all'interno della scuola, nonostante nessuno avesse cercato di reagire e, 
al contrario, molti tenessero le braccia alzate. Una versione che, per il 
Gip, ha trovato riscontro nella concordanza delle dichiarazioni: «In 
particolare di quelle rese in sede di convalida d'arresto, a proposito 
sottolineandosi il fatto che i 78 stranieri arrestati vennero condotti in 
quattro diverse carceri (Pavia, Voghera, Vercelli, Genova Marassi), mentre 
alcuni di essi vennero interrogati mentre erano ricoverati presso gli 
ospedali civili di Genova. La circostanza rende del tutto improbabile 
l'eventualità che gli stessi abbiano potuto concordare tra loro le versioni 
e attribuisce quindi particolare valore al fatto che i racconti coincidano 
anche su punti specifici». Per il Gip, altri riscontri si trovano anche 
nelle dichiarazioni di molti operatori di polizia: «Circa tali 
dichiarazioni deve premettersi che esse pur non consistendo in vere e 
proprie ammissioni hanno però un particolare valore in quanto chi le ha 
rese ha nella sostanza smentito la versione dei fatti contenuta nei verbali».

Il magistrato ha infine sottolineato una circostanza che potrebbe rivelarsi 
fondamentale per fare luce anche sull'altro filone, ossia sui mandanti 
istituzionali del blitz: tutti i poliziotti ascoltati hanno attribuito «ad 
altri di esservi entrati (nella scuola) per primi e ostacolando così 
l'identificazione degli operatori che dopo lo sfondamento delle porte 
entravano per primi». Ed è - paradossalmente - proprio questo atteggiamento 
che potrebbe favorire l'altra metà dell'inchiesta. Semplici i motivi: un 
po' di tempo fa - soprattutto quando emerse il disdicevole episodio della 
molotov portata nella scuola direttamente dai poliziotti - qualcuno pensò 
che ci si sarebbe potuti salvare la faccia dando in pasto alla magistratura 
e all'opinione pubblica il volto e il nome del traditore - il "Giuda", 
venne chiamato - il quale agendo di testa sua e senza aver ricevuto un solo 
ordine avrebbe cercato di incastrare i no-global, infangando così con la 
sua azione decine di funzionari e agenti estranei e "immacolati".

Peccato solo che nessuno dei poliziotti interrogati dalla procura di Genova 
ha accettato di vestire i panni del traditore. Ognuno rimanda ad altri; 
ognuno cerca di alleggerire la sua posizione, magari raccontando uno 
spicchio di verità. Così diventano sempre più consistenti le possibilità di 
accertare se alla scuola Diaz ci fu una provocazione organizzata a 
tavolino. Fino ad ora, dalle deposizioni emerge che le molotov furono 
trovate dal vice-questore Pasquale Guaglione, che ha raccontato di averle 
consegnate a Valerio Donnini, il dirigente superiore di polizia che durante 
il G8 aveva il «coordinamento operativo e logistico dei contingenti dei 
reparti mobili, dei reparti volo, delle squadre nautiche e delle unità 
speciali». Donnini mise le molotov nella jeep guidata dall'autista Bugio il 
quale, a sua volta, le mise nel portabagagli della macchina. La sera 
stessa, Bugio accompagnò con la medesima jeep il vice-questore Pietro 
Troiani alla scuola Diaz, che a sua volta ha preso la busta con le due 
molotov e le ha consegnate al suo collega Massimiliano Di Bernardini. Poi 
le molotov sono comparse tra i reperti sequestrati e mostrate come prova 
del fatto che la Diaz era stata trasformata nel "covo" dei sovversivi. Non 
è ancora chiaro chi decise di inserire le molotov nell'elenco degli oggetti 
sequestrati. Ma è chiaro che la storia del "Giuda" non regge. Tanto più 
adesso, dopo che il Gip ha stabilito che nella scuola Diaz i ragazzi furono 
pestati in maniera tanto barbara, quanto gratuita. Ora bisogna identificare 
i responsabili. E i mandanti.»

Dedicato a quelli che sono bravissimi a TROVARE sempre UN MOTIVO per non 
accorgersi mai DI niente e non DISturbare, così, il sonno DEI LORO 
INTELLETTI E delle loro coscIenze.

Grazie per l'attenzione


Marcello Lamacchia
http://www.lamacchia.it