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Nuovo rapporto di Amnesty International sull'Iraq



Gent.mi tutti,

vi trasmettiamo il comunicato stampa della Sezione Italiana di
Amnesty International:

Nuovo rapporto di Amnesty International sull'Iraq:
i diritti umani, alla base della ricostruzione del paese

Grazie per la cortese attenzione

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Ufficio Stampa
Amnesty International
Tel. 06 44.90.224
cell. 348-6974361
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COMUNICATO STAMPA CS87-2003

NUOVO RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULL'IRAQ:
I DIRITTI UMANI, ALLA BASE DELLA RICOSTRUZIONE DEL PAESE

Amman - Alla vigilia di una importante conferenza del Forum economico 
mondiale, in cui si discutera' del futuro e della ricostruzione dell'Iraq, 
Amnesty International ha espresso la propria preoccupazione per l'attuale 
situazione dei diritti umani nel paese: "Il rispetto per i diritti umani 
dev'essere la condizione essenziale perche' in Iraq vi siano sicurezza, 
pace e liberta'" - si legge in apertura del rapporto.

I componenti di una delegazione di Amnesty International di ritorno 
dall'Iraq hanno riferito che le potenze occupanti - Stati Uniti e Regno 
Unito - non stanno adempiendo alle loro responsabilita' di assicurare la 
sicurezza e il benessere della popolazione irachena. Inoltre, le potenze 
occupanti continuano a tenere agli arresti oltre 2000 iracheni presso 
aeroporti e altri centri di custodia, senza consentire loro di incontrare 
parenti e avvocati e di contestare sul piano giudiziario la propria detenzione.

"La famigerata prigione di Abu Ghraib, centro di tortura e di esecuzioni di 
massa sotto il regime di Saddam Hussein, rimane ancora tagliata fuori dal 
mondo esterno. Il 13 giugno i detenuti hanno effettuato una protesta contro 
la propria detenzione a tempo indeterminato e senza processo. Le truppe 
delle potenze occupanti hanno reagito uccidendo una persona e ferendone 
altre sette" - ha dichiarato Abdel Salam Sidahmed, vicedirettore del 
programma Medio Oriente di Amnesty International, al termine della sua 
visita in Iraq.

Nel suo rapporto, A vantaggio di chi? I diritti umani e il processo di 
ricostruzione economica in Iraq, Amnesty International afferma che 
"l'obiettivo della ricostruzione dev'essere quello di assicurare 
l'effettiva protezione e realizzazione di tutti i diritti umani per tutti 
gli iracheni. La ricostruzione avra' successo solo se i diritti umani 
saranno al centro di questo processo". Il rapporto rivolge numerose 
preoccupazioni alle potenze occupanti e alle imprese private che stanno 
premendo per entrare o investire in Iraq.

La risoluzione 1483, adottata il 22 maggio dal Consiglio di Sicurezza delle 
Nazioni Unite, ha abolito il prolungato regime delle sanzioni e ha 
stabilito un quadro di riferimento internazionale per il processo di 
ricostruzione. Tuttavia, il Fondo di sviluppo menzionato nella risoluzione, 
dove saranno versati i proventi derivanti dalla vendita del petrolio, 
rimane sotto il chiaro controllo delle potenze occupanti, e persino 
l'Organismo "indipendente", che ha il compito di supervisionare le spese 
del Fondo, non e' chiamato direttamente a rispondere a livello internazionale.

"Senza un meccanismo di controllo internazionale, non vi e' alcuna 
assicurazione che questi organismi orientino gli sforzi della ricostruzione 
verso la protezione dei diritti umani o che almeno assicurino che i 
progetti di sviluppo non finiscano per causare abusi dei diritti umani" - 
ha dichiarato Umberto Musumeci, responsabile Diritti economici e sociali 
della Sezione Italiana di Amnesty International.

All'interno delle forze della coalizione, prima della guerra, si e' parlato 
a lungo dei diritti umani della popolazione irachena. "Se quelle erano 
parole sincere, ora gli Stati Uniti e il Regno Unito dovrebbero affermare 
chiaramente che i progetti riguardanti la protezione dei diritti umani 
avranno priorita' nel processo di ricostruzione" - ha aggiunto Musumeci. 
"Le potenze occupanti dovrebbero inoltre impegnarsi a riferire, nei loro 
rapporti al Consiglio di Sicurezza, sul modo in cui i finanziamenti erogati 
dal Fondo di sviluppo rafforzeranno la protezione dei diritti umani".

La conferenza del Fondo economico mondiale viene presentata come uno 
sguardo rivolto al futuro dell'Iraq. "È davvero sconcertante che i diritti 
umani non siano neanche menzionati nelle otto fitte pagine di agenda dei 
lavori" - ha lamentato David Petrasek, direttore del programma sulle 
politiche e sulla valutazione di Amnesty International. "Saremo presenti 
alla riunione per ribadire che non puo' esservi alcuna ricostruzione se non 
sara' basata sul ripristino della legalita', sull'eguaglianza e sul 
rispetto di tutti i diritti umani di tutti gli iracheni. Perche' la 
ricostruzione abbia successo, dovra' inoltre esservi giustizia per le 
centinaia di migliaia di vittime delle passate violazioni dei diritti umani 
in Iraq".

"La ricostruzione non e' solo una mera questione economica" - ha 
sottolineato Musumeci. "Soprattutto in un contesto di occupazione, il 
processo di ricostruzione e' destinato ad avere un enorme impatto su 
aspetti politici e sociali e ovviamente sui diritti umani. Per questo, deve 
essere assicurata giustizia per i passati abusi ma vi e' bisogno di 
giustizia sociale nel futuro".

Il rapporto di Amnesty International solleva dubbi sulla mancanza di 
trasparenza nell'assegnazione degli appalti e nel processo di 
ricostruzione, sottolineando come la mancanza di informazioni stia negando 
agli iracheni il loro diritto a prendere parte al processo decisionale su 
importanti questioni, come la ricostruzione del sistema giudiziario, la 
riorganizzazione delle forze di polizia, il sistema educativo e quello 
sanitario.

L'attuale situazione in Iraq mostra come le potenze occupanti non stiano 
venendo incontro ai bisogni di sicurezza della popolazione irachena. 
Centinaia di migliaia di famiglie stanno lottando per arrivare alla fine 
della giornata, senza pensione ne' stipendio. In questa situazione, la 
gente e' sempre piu' frustrata e non sa a chi rivolgersi per esprimere 
preoccupazioni e proteste. È quasi impossibile scoprire i nomi dei 
dirigenti che sono a capo degli uffici governativi, che ruotano in 
continuazione, e sembra non vi sia alcun sistema di comunicazioni regolari 
tra l'Ufficio dell'autorita' provvisoria della coalizione e la popolazione 
irachena.

"Le potenze occupanti devono prendere un esplicito impegno a coinvolgere 
gli iracheni nelle decisioni riguardanti la ricostruzione. Gli iracheni 
stessi, possibilmente attraverso istituzioni rappresentative, dovrebbero 
prendere decisioni sulla ricostruzione, sugli investimenti esteri e sulla 
vendita dei beni dello Stato" - ha aggiunto Musumeci. "Anche le donne 
devono essere coinvolte pienamente nel processo di ricostruzione: e' una 
condizione necessaria per una pacifica ed efficace ricostruzione dell'Iraq".

Il rapporto di Amnesty International rivolge numerose osservazioni alle 
imprese private e richiama la necessita' che il loro comportamento non 
indebolisca gli sforzi per il ripristino della legalita' attraverso 
incentivi alla corruzione. L'organizzazione per i diritti umani chiede alle 
imprese di considerare la propria condotta alla luce della nuova serie di 
principi sui diritti umani, sviluppati dalle Nazioni Unite con speciale 
riferimento al mondo degli affari, e di evitare quei trasferimenti 
arbitrari di popolazioni che spesso i progetti relativi a grandi 
infrastrutture possono provocare. Il rapporto, infine, sollecita le imprese 
a osservare le norme sulla sicurezza riconosciute a livello internazionale, 
con particolare riferimento all'impiego e alla formazione degli addetti 
alla sicurezza, nonche' ad evitare ogni forma di discriminazione 
nell'assunzione di manodopera irachena.

"Se le riforme per proteggere i diritti umani non saranno pienamente 
integrate nella ricostruzione, sara' stato perpetrato un tradimento ai 
danni della popolazione irachena" - ha concluso Musumeci.

FINE DEL COMUNICATO					 Roma, 20 giugno 2003

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