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La nonviolenza e' in cammino. 587



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 587 del 20 giugno 2003

Sommario di questo numero:
1. Nadia Cervoni: torture e violenze nei  confronti delle donne curde
2. Associazione ong italiane: un appello al Presidente della Repubblica
3. Missionari comboniani: in solidarieta' con gli immigrati
4. Centro studi difesa civile: iniziative di formazione alla pace e alla
nonviolenza
5. Amnesty International: sulla politica dell'Unione Europea in materia di
asilo
6. Maria G. Di Rienzo: minimizzare i rischi
7. Simone Weil: l'azione buona
8. Maria Vingiani presenta il "Vocabolario minimo del dialogo
interreligioso" di Brunetto Salvarani
9. Umberto Santino ricorda Peppino Impastato
10. Letture: Erick Aguirre, La espuma sucia del rio
11. Letture: Pasquale Marchetto, Antonio Mazzei, Cittadini e forze
dell'ordine
12. Riedizioni: Osip Mandel'stam, Sulla poesia
13. Riletture: Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita'
rivoluzionaria
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. DIRITTI UMANI. NADIA CERVONI: TORTURE E VIOLENZE NEI CONFRONTI DELLE
DONNE CURDE
[Da Nadia Cervoni delle Donne in nero (per contatti: e-mail:
giraffan@tiscalinet.it, sito: www.donneinnero.org) riceviamo e diffondiamo.
Per contattare il gruppo Donne in nero - donne curde-turche: e-mail:
jin-kadin@donneinnero.org]
Turchia: torture e gravi violazioni nei confronti della minoranza curda, in
particolare sulle donne.
Da Istanbul riceviamo da una rappresentante dell'associazione per i diritti
umani "Ihd" notizia dell'ennesimo episodio di gravi violazioni e crimini nei
confronti della minoranza curda.
Il 15 giugno, una rappresentante del partito Dehap che si chiama Gulbahar e'
stata rapita dai poliziotti in borghese, e' stata torturata e violentata per
8 ore e poi lasciata sull'autostrada.
L'accaduto, denunciato in conferenza stampa, rientra nel tentativo da parte
del governo turco di reprimere la campagna che il partito Dehap ha avviato
per richiedere l'amnistia generale per i prigionieri politici.
Il 16 giugno, le donne tra cui molte dell'associazione Madri della Pace,
sono andate a Bingol (la citta di terremoto) per fare una manifestazione per
la Pace. La forza di sicurezza le ha attaccate, picchiate e arrestate. Tra
loro anche alcune avvocate dell'associazione Ihd. Molte delle donne fermate
sono ancora in prigione.

2. APPELLI. ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE: UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Dall'associazione Ong italiane (per contatti: ong@ong.it) riceviamo e
diffondiamo questa lettera aperta]
Signor Presidente,
ci rivolgiamo a Lei affinche' la cooperazione internazionale italiana in
favore dei popoli e dei paesi poveri, non scompaia definitivamente. Di
fronte al crescente disordine mondiale e ai tristi scenari di guerra che
insanguinano il nostro pianeta, vorremmo ricordare le parole di Paolo VI:
"il nuovo nome della pace e' lo sviluppo". Lei stesso, che da giovane ha
vissuto gli orrori della seconda guerra mondiale, ha di recente affermato
che "il supremo valore della pace ha i piedi d'argilla senza una vera
giustizia sociale".
Il suo convinto europeismo, da noi tutti condiviso, affonda le proprie
radici nella convinzione che solo relazioni tra stati e popoli improntate ad
una cooperazione a tutto campo hanno portato il nostro continente a vivere
il piu' lungo periodo di pace della sua storia.
L'Italia, soprattutto attraverso la grande ricchezza umana del suo popolo e
della sua societa' civile organizzata, e' sempre stata al fianco delle
popolazioni piu' bisognose di tutto il mondo. In un'ottica di vera
sussidiarieta', decine di migliaia di volontari, di cooperanti, di
operatori, di missionari e di cittadini italiani, hanno realizzato, negli
ultimi quarant'anni, migliaia di progetti di sviluppo che hanno
letteralmente strappato alla morte milioni di persone, hanno ridato loro
speranza per un futuro migliore e hanno permesso al nostro paese di
costruire relazioni di profonda amicizia e simpatia con tanti paesi di tutti
i continenti.
Signor presidente, dopo aver drasticamente ridotto i fondi della
cooperazione, il governo vorrebbe ora togliere gli ultimi 308 milioni di
euro a disposizione della Cooperazione allo Sviluppo per destinarli alla
missione delle nostre Forze Armate in Iraq. Interventi di questo tipo,
ancorche' spesso necessari, sono tutt'altro dalle finalita' e dagli
obiettivi stabiliti dalla legge vigente in materia di cooperazione
internazionale.
Riteniamo che questo uso improprio di lessico e di fondi sia offensivo verso
i contribuenti italiani, ma soprattutto verso i tre miliardi di esseri umani
che vivono in stato di poverta'.
Signor presidente, noi riteniamo che un paese che non sia in grado di
esercitare la solidarieta' con chi vede calpestati i suoi diritti
fondamentali, non e' da considerare un paese ne' civile, ne' democratico.
Per questo, signor presidente, insieme ad organizzazioni, associazioni ed
enti espressioni della societa' civile, ci rivolgiamo alla massima autorita'
dello stato perche' si adoperi per un deciso rilancio della cooperazione
internazionale e per chiederLe di non controfirmare un eventuale decreto del
Consiglio dei Ministri che decida lo storno dei 308 milioni di euro dal
bilancio della cooperazione internazionale ed il conseguente azzeramento dei
fondi ad essa destinati per il 2003.

3. INIZIATIVE. MISSIONARI COMBONIANI: IN SOLIDARIETA' CON GLI IMMIGRATI
[Dalla Commissione giustizia e pace degli Istituti missionari comboniani
(per contatti: mosemora@libero.it) riceviamo e diffondiamo]
La Commissione giustizia e pace degli Istituti missionari comboniani in
continuita' con l'azione nonviolenta compiuta dai confratelli incatenati
davanti alla questura di Caserta e in solidarieta' con tutti i cittadini
immigrati vittime di soprusi e non accoglienza, sollecita un momento
ecclesiale di preghiera davanti alle prefetture italiane.
Si invitano le comunita' religiose e i gruppi ecclesiali a presentarsi il 27
giugno davanti alla prefettura della propria citta' con una croce, una
catena e un cartellone riportante la seguente frase: "Se voi avete il
diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il
diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri
i miei stranieri" (don Lorenzo Milani).
L'iniziativa vuole essere un momento di preghiera silenziosa per richiamare
l'attenzione di tutta la societa' sulla deplorevole situazione che molti
immigrati vivono. Questa disumanita' non puo' lasciarci indifferenti.
"Celebrare il Sacro Cuore - afferma padre Mose' Mora segretario della
Commissione - significa anche assumere con la compassione di Dio la
situazione delle persone trafitte e inchiodate. Oggi, in Italia, la piaga
della non accoglienza che si trasforma in atteggiamenti di rifiuto e in
nuove strategie di sicurezza che richiamano a rastrellamenti di pulizia
etnica, in coscienza non puo' essere accettata e tantomeno sostenuta. O la
legge e' al servizio dell'uomo, o non e' legge".

4. FORMAZIONE. CENTRO STUDI DIFESA CIVILE: INIZIATIVE DI FORMAZIONE ALLA
PACE E ALLA NONVIOLENZA
[Dal foglio informativo del Centro studi difesa civile del giugno 2003
riportiamo quanto segue. Per contatti: Centro Studi Difesa Civile, sito:
www.pacedifesa.org, segreteria Perugia, via della Viola 1, 06122 Perugia,
tel. e fax: 0755726641, e-mail: perugia@pacedifesa.org; segreteria Roma, via
Salaria 89, 00198 Roma, tel. 068419672, fax: 068841749, e-mail:
pacedifesa-roma@mediazioni.org]
Corso di alta formazione professionale per operatori e operatrici di
pace/Friedensarbeiter/In
Bolzano, autunno 2003
Il corso e' il risultato di un lavoro di progettazione congiunta tra la
Formazione professionale italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, la
Fondazione Alexander Langer Stiftung, il Centro Studi di Difesa Civile di
Roma, Avventura Urbana di Torino e Fields di Roma. Il progetto, finanziato
con il Fondo sociale europeo, verra' realizzato in convenzione con la Libera
Universita' degli Studi di Bolzano-Bressanone che attraverso la Facolta' di
Scienze della Formazione lo istituzionalizzera' come master post laurea.
La finalita' del progetto e' di formare laureati e diplomati affinche' siano
in grado di intervenire nelle situazioni di crisi di convivenza al fine di
ridurre le tensioni e favorire il dialogo come forma di risoluzione delle
controversie locali, nazionali e internazionali attraverso l'aiuto
umanitario e la cooperazione internazionale.
Il percorso formativo e' di tipo sperimentale, l'architettura del corso
prevede una parte trasversale comune (formazione linguistica, informatica e
project work) e cinque aree monotematiche: area 1: la promozione del
processo di pace; area 2: la cooperazione interculturale; area 3: la
gestione dei conflitti; area 4: la gestione degli aiuti umanitari e delle
emergenze; area 5: stage di almeno 5 settimane all'estero.
Gli interventi formativi consistono in un alternarsi di formazione teorica
in aula, autoformazione assistita a distanza, laboratori esperienziali ed
esercitazioni pratiche.
Le lezioni saranno tenute prevalentemente in lingua inglese, in forma
residenziale e durante il fine settimana in modo da permettere la
partecipazione anche a persone che lavorano.
Si intende infine coinvolgere attivamente e direttamente anche la
popolazione locale per sensibilizzarla alle tematiche proprie della cultura
della pace.
Numero di ammessi: 20; eta' minima: 22 anni; iscrizioni: entro 31 luglio
2003; inizio corso: ottobre 2003; titolo di studio: laurea o diploma di
scuola media superiore oppure titolo professionale riconosciuto come
equivalente; colloquio informativo: 5 luglio 2003, ore 15, Sala di
rappresentanza del Comune di Bolzano.
Per informazioni: Floriana Bertoldo: floriana.bertoldo@provincia.bz.it,
Salvatore Saltarelli: salvatore.saltarelli@provincia.bz.it
Ripartizione 21 Formazione Professionale Italiana, Provincia Autonoma di
Bolzano, via S. Geltrude 3, 39100 Bolzano, tel. 0471414412 - 414435; fax:
0471414499.
*
Campo estivo di formazione per formatori e facilitatori alle metodologie
dell'azione nonviolenta
1-7 settembre 2003, al Centro per la nonviolenza dell'Associazione "Venti di
Terra", Prato (loc. Gricigliana)
I temi centrali saranno: comunicazione, ascolto attivo, assertivita',
empatia; trasformazione creativa dei conflitti; facilitazione e metodo del
consenso; azione diretta. Si utilizzera' la metodologia attiva del training
alla  nonviolenza. Vi invitiamo, oltre che a far conoscere questa iniziativa
a tutte le persone che ritenete interessate/interessabili, ad inviarci per
ora una richiesta di preiscrizione, unita ad un breve curriculum personale,
entro il 30 giugno, ai seguenti tre indirizzi e-mail: Enrico Euli
(casadialex@tiscali.it), Roberto Tecchio (trestele@tiscali.it), Chiara
Malagoli (chiamala@tin.it). Il corso e' gratuito e prevede le sole spese di
viaggio, vitto e alloggio. E' aperto alla partecipazione di un massimo di 17
persone.
Altre informazioni sul sito www.pacedifesa.org; informazioni ulteriori e
conferma della definitiva iscrizione saranno comunicate entro il 10 luglio.

5. APPELLI. AMNESTY INTERNATIONAL: SULLA POLITICA DELL'UNIONE EUROPEA IN
MATERIA DI ASILO
[Dall'ufficio stampa di Amnesty International  (tel. 064490224, cell.
3486974361, e-mail: press@amnesty.it) riceviamo e diffondiamo]
In occasione del vertice dell'Unione Europea di Salonicco, nel corso del
quale verranno valutate le proposte del Regno Unito e della Commissione
Europea per esaminare le richieste di asilo politico al di fuori del
territorio comunitario, Amnesty International ha presentato uno studio di 40
pagine sulle principali questioni legali e politiche connesse a tali
proposte, sottolineando come esse siano "illegali e impraticabili".
Al vertice di Salonicco si decideranno inoltre le future priorita' del
Sistema comune europeo in materia di asilo. Per questo motivo, Amnesty
International ha anche diffuso una lettera aperta nella quale critica i
Quindici per la mancanza di visione, il pensiero a breve termine e la
strabordante enfasi sul controllo e la repressione che caratterizzano
l'atteggiamento dell'Unione Europea in materia di asilo politico.
L'analisi di Amnesty International sulle proposte avanzate da Regno Unito,
Commissione Europea e Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui Rifugiati
per esaminare in sede extra-territoriale le domande di asilo politico,
evidenzia una serie di carenze sul piano legale e si chiede se davvero
queste proposte costituiscano una visione genuina e basata sui principi di
condivisione degli oneri e delle responsabilita'. Queste proposte,
sottolinea Amnesty International, potrebbero di fatto favorire
l'immigrazione illegale piuttosto che limitarla.
Nel suo studio, Amnesty International afferma: "Forse l'aspetto piu' grave,
comune a queste proposte, e' che non viene presa in considerazione la loro
legalita' rispetto non solo alla Convenzione del 1951 sui rifugiati ma anche
ad altri standard del diritto internazionale in materia di asilo politico".
"L'analisi di Amnesty International dimostra che e' giunto davvero il
momento, per i leader europei presenti al vertice di Salonicco, di un
fondamentale ripensamento su cosa stanno facendo in tema di asilo
politico" - ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell'Ufficio di Amnesty
International presso l'Unione Europea. "Invece di una risposta organizzata
alle stringenti questioni che determinano l'afflusso dei richiedenti asilo
in Europa, gli esponenti politici si aggrappano a soluzioni ad hoc e di
corto respiro che vengono approvate frettolosamente senza una adeguata
attenzione agli standard internazionali in materia di diritti umani e di
rifugiati".
"Finora, gli sviluppi nella politica comune dell'Unione Europea in materia
di asilo politico hanno mostrato una mancanza di pensiero strategico,
un'assenza di prospettive a lungo termine e una dominante enfasi sulla
necessita' di tenere le persone alla larga, anziche' proteggere quelle piu'
vulnerabili e contribuire a trovare salvezza e soluzioni durature per i
rifugiati. Non solo siamo di fronte a un'enfasi errata, ma questo approccio
difensivo che punta tutto sul controllo semplicemente non funziona" - ha
aggiunto Oosting.
"Speriamo che questo vertice produca una piu' matura visione per la politica
comune europea in materia di asilo rispetto a quanto visto fino ad ora.
Piuttosto che esplorare i modi per rilanciare la palla fuori dall'Europa e
verso i paesi piu' poveri e piu' vulnerabili, l'Unione Europea deve
accettare la propria responsabilita' come un attore decisivo nel sistema
internazionale di protezione dei rifugiati" - ha commentato Marco Bertotto,
presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.
Le raccomandazioni di Amnesty International ai capi di Stato e di governo
che parteciperanno al vertice di Salonicco sono le seguenti:
- individuare una direzione chiara e inequivoca per lo sviluppo di strategie
in tema di protezione piuttosto che consentire che la preoccupazione per i
propri interessi domini il modo in cui rispondere ai movimenti di persone
verso l'Europa;
- sviluppare un approccio coerente che assicuri adeguata protezione ai
rifugiati e sostegno alle loro esigenze umanitarie anziche' esplorare i modi
per trasferire la responsabilita' a Stati vulnerabili;
- in particolare, evitare ogni impegno finanziario che permetta l'attuazione
di controverse proposte per istituire centri di transito nei quali prendere
in considerazione le domande di asilo politico.
Per ulteriori informazioni, approfondimenti ed interviste: Amnesty
International Italia, ufficio stampa, tel. 064490224 - 3486974361, e-mail:
press@amnesty.it; Amnesty International EU Office, ufficio stampa: tel:
003225021499, e-mail: amnesty-eu@aieu.be

6. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: MINIMIZZARE I RISCHI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo testo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di
questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
Il rischio che vi sia violenza contro un'azione diretta nonviolenta e' reale
per varie ragioni.
La polizia puo' essere direzionata ad usare la violenza come forma di
repressione politica, oppure e' assai spaventata da cio' che pensa accadra';
la presenza di provocatori puo' scatenare episodi tragici, eccetera.
L'azione diretta nonviolenta puo' essere molto efficace nel limitare e far
decrescere tali rischi: ha la capacita' di creare un'atmosfera politica
favorevole (e' il culmine di una campagna ben condotta in cui ha costruito
fiducia del "pubblico" verso gli attivisti/le attiviste); ha la capacita' di
trasformare i comportamenti umani (innati o appresi) che rendono possibile
l'uso della violenza come prima risposta; sa umanizzare gli attivisti sia
agli occhi degli oppositori che a quelli delle forze dell'ordine.
E' quindi possibile rendere minimi i rischi identificando i fattori che
favoriscono il manifestarsi della violenza. E' molto importante fare questo
lavoro di pianificazione: tralasciarlo significa dare spazio alla
possibilita' che l'azione risulti totalmente inefficace e che ne conseguano
danni fisici e psichici per le persone coinvolte.
*
Un primo suggerimento
Presa la decisione che la campagna sara' nonviolenta, rendete questa
decisione esplicita e comunicatela ai quattro venti (media, potenziali
alleati, oppositori, ecc.).
Producete un breve documento ("Codice d'azione") che spieghi i fondamenti
nonviolenti dell'azione ed insistete perche' chiunque decida di parteciparvi
lo sottoscriva. Puo' essere una cosa di questo tipo, come e' gia' stata
fatta in innumerevoli campagne in tutto il mondo, e potete modificarla a
vostro piacimento, tenendo presenti i principi dell'azione diretta
nonviolenta.
"Trattero' ogni persona (inclusi i poliziotti e i giornalisti) con rispetto.
Non daro' spazio in me stessa/o all'odio e alla rabbia.
Proteggero' i miei oppositori da insulti o attacchi, proteggero' le
proprieta' dalla distruzione.
Agiro' in accordo con le decisioni prese collettivamente e con il programma
pianificato dal  gruppo organizzatore. Se mi sentiro' in disaccordo, mi
ritirero' dall'azione.
Non daro' inizio ad azioni non concordate precedentemente.
Accettero' la responsabilita' per le mie azioni".
*
Un secondo suggerimento
Prima dell'azione, organizzate seminari e training, di modo che gli
attivisti capiscano cosa comporta impegnarsi in un'azione diretta
nonviolenta. Se non siete in grado di farlo, cercate di fornire spazi in cui
gli attivisti possano almeno condividere sentimenti, speranze e paure
rispetto all'azione, e discutere di come strutturare i loro gruppi (gruppi
per affinita', ad esempio), di modo che ogni persona sia adeguatamente
incoraggiata ad agire in modo nonviolento.
Organizzate comunque sessioni educative sulla nonviolenza ogni volta che vi
sia possibile, di modo che gli attivisti acquisiscano le capacita'
necessarie (facilitatori, mantenitori della pace, ecc.)
*
Un terzo suggerimento
Scrivete personalmente a rilevanti personaggi politici (Ministro degli
Interni, Presidente del Consiglio, governatori locali) e al Questore
informandoli della campagna e specificando che essa sara' esplicitamente
nonviolenta. Includete nella lettera il "Codice d'azione" per i/le
partecipanti. Mandate copia di tutto ai media.
*
Un quarto suggerimento
Create una squadra di "contatto" con la polizia che non agisca solo nel
corso delle azioni, ma che sia in grado di far visita regolarmente agli
uffici (per i permessi, ecc.). In ogni occasione, lasciate loro materiale
sui principi dell'azione diretta nonviolenta e il "Codice d'azione" che
avete scelto. Questo contatto riduce le paure da ambo le parti, umanizza gli
uni agli occhi degli altri e viceversa. Fate una visita prima di ogni
azione, ricordate loro l'impegno nonviolento del vostro gruppo.
*
Un quinto suggerimento
Scegliete tecniche e mezzi che si accordino ai fini, che prevedano il piu'
esattamente possibile quando e dove un'azione avra' luogo, quanti attivisti
vi saranno coinvolti, che livello di preparazione nonviolenta essi devono
possedere per essere efficaci. Prendete in considerazione l'idea di
distribuire un volantino che riporti i principali dettagli di ogni azione.
*
Un sesto suggerimento
Pianificate dettagliatamente ogni tecnica che scegliete di usare. Se
l'azione comporta una forma di intervento (ad esempio lo stare sedute/i
davanti ad un bulldozer per bloccare l'accesso ad un'area) che incrementa il
rischio di confronto con i lavoratori o la polizia, decidete preventivamente
i dettagli: se gli attivisti staranno in piedi, seduti, o distesi; se
canteranno, rimeranno slogan, ecc. o resteranno in silenzio; se saranno
semplicemente vicini o legati in qualche modo (cerchi di protezione, filo di
lana che li lega gli uni agli altri, incatenamento, ecc.) che renda piu'
difficile spostarli.
*
Un settimo suggerimento
Riflettete sulle tecniche che comportano "diffusione" piuttosto che
"concentrazione" (piu' piazze occupate, veglie a staffetta, gesti di
resistenza che ognuno puo' compiere a casa, ecc.) perche' esse tendono a
rendere la repressione molto piu' difficile. Se scegliete comunque tecniche
di concentrazione, vedete se esse possono essere organizzate in modo nuovo:
ad esempio, ove le manifestazioni di piazza siano proibite, l'azione puo'
prendere la forma di una cerimonia religiosa o spirituale, di un evento
culturale, e cosi' via.
*
Un ottavo suggerimento
Fate piani contingenti riferendovi al possibile manifestarsi di situazioni
violente: cosa facciamo se...? Distribuite ai partecipanti un volantino con
i suggerimenti per ogni situazione su cui avete riflettuto e che siano
suggerimenti atti ad essere messi in opera in pochi secondi. Prendiamo
esempio dalle donne sudafricane: quando protestavano pubblicamente contro
l'apartheid ed alla polizia veniva ordinato di bastonarle, esse non
fuggivano ma si inginocchiavano e cominciavano a pregare. La polizia, in
risposta, girava intorno senza saper cosa fare...
*
Un nono suggerimento
Mantenete la calma. Le urla, la confusione, gli insulti, le posture di
aggressione, sono alimentatori della violenza. Cio' e' stato dimostrato
storicamente in numerosissime occasioni. Invece, un gruppo che si mantiene
disciplinato, che non risponde alle provocazioni, che adotta magari una
postura di rilevanza culturale locale (il sedersi in posizione di
meditazione, l'inginocchiarsi a pregare, ecc.), rafforza le inibizioni ad
usare violenza: lo si attacca piu' difficilmente e, se lo si attacca,
l'aggressione dura meno tempo.

7. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'AZIONE BUONA
[Da Simone Weil, Quaderni, volume terzo, Adelphi, Milano 1988, p. 89. Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
E' buona l'azione che e' possibile compiere mantenendo l'attenzione e
l'intenzione totalmente orientate verso il bene puro e impossibile, senza
velare con nessuna menzogna ne' la desiderabilita' ne' l'impossibilita' del
bene puro.

8. LIBRI. MARIA VINGIANI PRESENTA IL "VOCABOLARIO MINIMO DEL DIALOGO
INTERRELIGIOSO" DI BRUNETTO SALVARANI
[Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani@carpi.nettuno.it)
per averci messo a disposizione le pagine di presentazione scritte da Maria
Vingiani per il suo nuovo libro Vocabolario minimo del dialogo
interreligioso, Edb, Bologna 2003, che a giorni sara' in libreria. Maria
Vingiani, fondatrice del Segretariato Attivita' Ecumeniche (Sae), e' tra le
personalita' piu' coraggiose del movimento ecumenico europeo. Brunetto
Salvarani da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo
fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal
1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena;
saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con parecchie
testate e fa parte del Comitato "Bibbia Cultura Scuola", che si propone di
favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel
curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della
"Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana
degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "Villaggio della pace"
fondato in Israele da padre Bruno Hussar. Ha pubblicato presso gli editori
Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline]
Nell'attuale situazione di disagio delle relazioni interconfessionali e
interreligiose che ha messo in discussione l'utilita' stessa del "dialogo",
giunge opportuno a rilanciarlo e a restituirgli fiducia questo studio
rigoroso e appassionato di Brunetto Salvarani, quasi una professione di fede
nelle grandi possibilita' del dialogo ecumenico in tutte le sue espressioni,
particolarmente in chiave interreligiosa.
Dialogo complesso e difficile, su cui sono legittime cautele e
preoccupazioni ma che scaturisce dalla dimensione ecumenica (vale a dire
universale) della fede la quale, proprio nell'essere "in relazione", si
prova e si rafforza; dialogo ancora incerto e inesperto nella chiesa
cattolica, che deve il suo inizio alla coscienza conciliare della sua
utilita' di fronte al "nuovo ordine di rapporti umani" profetizzato (e oggi
in atto) da papa Giovanni XXIII nella solenne apertura del Vaticano II; ma
dialogo qui affermato con coraggio "via" di relazione necessaria, urgente e
senza alternativa nella situazione di convivenza difficile, dove le societa'
divenute troppo in fretta multiculturali e plurireligiose - come in Italia e
in Europa - favoriscono spesso aggregazioni chiuse e separanti, a rischio di
scontri e intolleranze. Ma non e' proprio qui il contesto planetario nel
quale dal Concilio ci e' giunta la prospettiva ecumenica dell'"Unita' di
tutta la famiglia umana"?
Per questo vi siamo chiamati in causa tutti, e messi in guardia da
comportamenti pregiudiziali, conoscenze approssimative, paura o rifiuto
della diversita', scoraggianti la via dell'incontro e del dialogo, la piu'
idonea a gestire, anche civilmente, la convivenza. Piu' responsabilmente,
l'appello e' alla coscienza ecclesiale, agli operatori della formazione, a
movimenti e gruppi perche' non cedano a logiche integriste, di chiusura per
difesa identitaria, che negando diritto e dignita' alle differenze
(possibile risorsa di integrazione e arricchimento) le rendono alternative,
competitive, separanti. Per i laici particolarmente, chiamati per vocazione
a spendersi nella storia, l'impegno urgente e' a riappropriarsi
dell'insegnamento, eticamente alto, delle Dichiarazioni conciliari sul
dialogo (tra cristiani in cammino di riconciliazione; con Israele
primogenito nella fede, con l'islam monolitico e insieme plurale, con cui il
dialogo e' urgente e prioritario; con le fedi altre, le culture, la
modernita') e a darne testimonianza con la forza profetica con cui ci fu
donato, determinati a stare insieme nella storia del nostro paese, e
dovunque, come donne e uomini di dialogo.
In questo impegno c'e' forte sintonia con l'amico Brunetto Salvarani,
biblista laico, operatore culturale e umanista di grande respiro e
creativita'.
Per esperienze diverse, ma per entrambi, credo, e' decisiva la relazione,
l'incontro come "ascolto", "riconoscimento", "accoglienza" dell'altro" fino
all'amicizia.
L'ho colto in piu' esperienze, e per ampi tratti di cammino ecumenico
condiviso: il suo apporto e' stato prezioso per tutti. Alludo alle "Sessioni
di formazione ecumenica di base" del Sae (Segretariato Attivita'
Ecumeniche), movimento laico interconfessionale, radicato nell'incontro
fondativo con Israele e di apertura interculturale e interreligiosa, che da
piu' decenni e in forza del rinnovamento conciliare fa "scuola di dialogo".
Costitutivo, qualita' dello spirito umano, il dialogo non va da se', e
andrebbe fatto crescere a tutti i livelli della formazione. Percio' trovo
decisivo il sottotitolo di questo originale e prezioso "Vocabolario del
dialogo interreligioso", "Per un'educazione all'incontro delle fedi". E' la
via maestra, non facile ma ineludibile perche' le fedi e i credenti crescano
"in relazione" e si diano reciprocamente, con coinvolgimento consapevole,
correzione fraterna, preghiera di intercessione, collaborazione e vita, con
frutti di edificazione e di pace per la collettivita' in cui operano.
Le esperienze positive, pur ai primi passi, non mancano. Ne ho verifica
anche personale. Nel mio piccolo, dai lontani anni in cui c'era solo la
clandestinita' o la scomunica per i tentativi di incontro con credenti di
altra fede o chiesa, ho passato la vita ad incontrare e a far incontrare "i
diversi"; a gettare ponti per favorire contatti e a mettere in dialogo "gli
uni" con "gli altri", spesso dello stesso schieramento confessionale, al
limite della dissociazione... E cio' piu' in forza della fede che a rischio
di perderla come, legittimamente, temevano esponenti di chiesa. Gli esiti,
generalmente assai positivi, sconsigliano di fermarsi, come da ingiunzioni
autorevoli varie. E' cresciuto, infatti, di esperienza in esperienza, il
conforto dell'azione, piena di sorpresa, dello Spirito: non solo di Verita',
ma di Amore, che in questa difficile via del dialogo rendeva gli incontri
vero luogo di riconoscimento e riconciliazione.
E' qui la mia forte convinzione che "la via del dialogo" non e' solo
possibile, ma urgente e irrinunciabile: e' la via della profezia della
chiesa per l'oggi di Dio e non possiamo mancarla.

9. MEMORIA. UMBERTO SANTINO RICORDA PEPPINO IMPASTATO
[Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"
(www.centrimpastato.it) riprendiamo questo articolo di Umberto Santino su
Peppino Impastato gia' apparso sul quotidiano "Liberazione" dell'8 maggio
1998.
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"
(via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax 091348997,
e-mail: csdgi@tin.it, sito internet: www.centroimpastato.it) e' un istituto
di ricerca tra i piu' accreditati in campo internazionale, particolarmente
specializzato su mafia e poteri criminali; operante dal 1977, e' stato
successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, militante della nuova
sinistra assassinato dalla mafia nel 1978; una sintetica ma esauriente
scheda di autopresentazione, di quattro pagine, e' richiedibile presso il
Centro Impastato. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000. Scritti su Umberto Santino: Peppe Sini, Una rassegna
bibliografica di alcuni lavori di Umberto Santino. La borghesia mafiosa tra
violenza programmata, "doppio Stato" e capitalismo finanziario, Centro di
ricerca per la pace, Viterbo 1998, 2003 (ripubblicata in aprile su questo
stesso notiziario).
Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi
(Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e
rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia
difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino
Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano
di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere
su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il
depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei
coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV.,
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001
(pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia
presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi
Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio
Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo). Ma cfr. anche le molte ottime pubblicazioni del Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato"]
Gli anniversari sono sempre rischiosi. La memoria e' selettiva e si da' il
caso che sia anche strumentale. Rievocando un personaggio, un evento, siamo
facilmente portati a ricordare quello che piu' ci rassicura, o ci
assomiglia, e a dimenticare il resto. Cosi' il 25 aprile, ricorrenza della
liberazione dal nazifascismo, e' diventato, o si vuol farlo diventare, la
festa della pacificazione nazionale, come se si potessero pacificare
fascismo e antifascismo, dittatura e democrazia. Forse Peppino Impastato e'
al sicuro da queste manipolazioni, perche' e' un personaggio talmente fuori
dagli schemi che e' piu' facile ignorarlo e dimenticarlo che annetterlo alle
liturgie ufficiali come un morto addomesticato.
Ho conosciuto Peppino solo occasionalmente, il mio dialogo con lui comincia
il giorno della morte. Sono andato ai funerali come uno dei tanti compagni
che non potevano mancare a quell'appuntamento. Il giorno dopo alcuni
compagni mi hanno chiesto di parlare in un comizio gia' programmato per la
campagna elettorale. C'era una lunga fila di finestre chiuse e decisi di
parlare a chi ascoltava dietro le imposte: "Voi sapete che Peppino Impastato
e' stato ucciso dai mafiosi e sapete benissimo chi sono e chi e' il loro
capo: Gaetano Badalamenti". Da li' e' cominciata la mia scoperta di Peppino.
La sua rottura con il padre quand'era appena un ragazzo, il suo impegno
multiforme, le sue crisi laceranti fino alla disperazione e alla volonta' di
suicidio, le sue riprese in cui gli entusiasmi si incrociavano con le
delusioni.
Peppino non si spiega senza il '68 ma soprattutto non si spiega senza la sua
vicenda personale. Figlio e parente di mafiosi, matura una ribellione che e'
insieme personale e culturale, esistenziale e politica. Credo che la cosa
migliore sia dare la parola a lui, rileggendo un testo in cui si e'
raccontato, con impietosa sincerita'.
"Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente
emozionali: a partire cioe' da una mia esigenza di reagire ad una condizione
familiare divenuta ormai insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e
membro di un clan piu' vasto con connotati ideologici tipici di una societa'
tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, fin
dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte ed il suo codice
comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di
comunicazione affettiva ed a compromettere definitivamente ogni possibilita'
di espansione lineare della mia soggettivita'. Approdai nel Psiup con la
rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuol rompere tutto e cerca
protezione".
*
Un bambino a spasso con il padre...
Luigi Impastato, padre di Peppino, nel periodo fascista e' stato confinato
ad Ustica come indiziato mafioso, nel dopoguerra ha fatto, come tanti altri,
il mercato nero. Non risulta affiliato alla mafia, ma era fiero delle sue
parentele e amicizie mafiose. Suo cognato era il capomafia Cesare Manzella
che nel 1963 viene ucciso con la prima giulietta al tritolo.
Grande amico di Luigi era Gaetano Badalamenti, successore di Manzella alla
testa della cosca di Cinisi e per qualche tempo al vertice di Cosa nostra.
Molte fotografie mostrano Peppino bambino portato per mano dal padre in
manifestazioni pubbliche, come la festa della santa patrona, in cui
compaiono in prima fila i mafiosi di Cinisi. E' una forma di
socializzazione: Luigi, da buon amico degli amici, presenta il suo
primogenito ai maggiorenti del paese. Il bambino si presta docilmente a
queste frequentazioni ma ben presto comincia a capire.
Peppino cresce tra un padre che orbita nel sistema mafioso e la madre,
Felicia, che non proviene da famiglia mafiosa, ma ha sposato Luigi e fa la
sua parte di donna di casa, spesso morde il freno e qualche volta esplode.
Quando Peppino sfidera' apertamente il padre e sara' cacciato di casa,
Felicia sara' accanto al figlio ma non riuscira' a rompere con il marito.
Solo dopo la morte di Peppino spezzera' ogni legame con la parentela
mafiosa.
Questa guerra domestica di Peppino con il padre e con i parenti mafiosi
rende la sua figura unica nella storia del movimento antimafia. In Sicilia i
militanti uccisi per il loro impegno di lotta contro la mafia sono molti,
ma, che io sappia, Impastato e' il solo che abbia fatto questa lotta a
partire dalla sua famiglia. Non nascondo che la decisione di dedicargli il
Centro siciliano di documentazione, nato un anno prima della sua morte, piu'
che dalla condivisione di un patrimonio culturale e politico nasce da questa
radicalita' emblematica che assume la sua esperienza, inestricabilmente
legata alla sua vicenda personale.
*
Il Partito protettore-tiranno
Peppino lo scrive chiaramente: cerca nella militanza politica, nel partito,
la protezione che non ha avuto in famiglia e di cui ha bisogno. Leggiamo
ancora le sue parole: "Lasciai il Psiup due anni dopo, quando d'autorita' fu
sciolta la Federazione Giovanile (erano i tempi della Rivoluzione Culturale
e della morte del "Che")... Il '68 mi prese quasi alla sprovvista.
Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche ed alle prime
occupazioni. Poi l'adesione ancora una volta su un piano piu' emozionale che
politico alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti (la Lega). Le
lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si e'
riusciti a costruirvi attorno. E' stato anche il periodo delle dispute sul
Partito e sulla concezione e costruzione del Partito; un momento di
straordinario ed affascinante processo di approfondimento teorico. Alla fine
di quell'anno l'adesione ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del
P.C.d'I. (m-l): il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle
spalle (bisogno di protezione) e' stato molto forte".
La sua esistenza e' lacerata dalla vicenda familiare e il Partito e' un
altro padre-tiranno che gli chiede una dedizione assoluta. Cominciano cosi'
le trasmigrazioni politiche di Peppino, che lo porteranno alla campagna
elettorale per il Manifesto nel '72 e poi a Lotta continua. Qui gli sembra
di avere trovato un clima piu' adatto. Conosce Mauro Rostagno: "rappresenta
per me un compagno che mi da' garanzia e sicurezza, comincio ad aprirmi alle
sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista". Poi ci
sara' la crisi dei gruppi di Nuova sinistra, la creazione di Radio Aut e del
circolo Musica e cultura e infine le elezioni comunali con la lista di
Democrazia proletaria.
*
La politica e la vita
Se la militanza politica e' travagliata, ancora di piu' lo e' la sua vita
affettiva: innamoramenti taciuti o manifesti, rapporti trascinati a lungo
che piu' che dargli serenita' approfondiscono le lacerazioni. Peppino ha
pensato piu' volte al suicidio e un suo scritto in cui esprime la volonta'
di abbandonare la politica e la vita (ma in un'altra versione parla solo di
abbandono della politica), proclamando il suo fallimento "come uomo e come
rivoluzionario", e' stato usato per avallare, quel 9 maggio del '78, la tesi
del terrorista-suicida. Era uno scritto che rimontava a parecchi mesi prima
e nel frattempo era ritornato ancora una volta a vivere e a fare politica
(la politica come vita, anche se spesso invade e mortifica la vita),
conducendo Onda pazza a Radio Aut, irridendo ferocemente mafiosi e potenti
locali, e quando hanno deciso di ucciderlo, riducendo in briciole il suo
corpo, era impegnato a fondo nella campagna elettorale. E se le delusioni lo
sprofondavano nella solitudine, e' riuscito sempre, fino all'ultimo, a
trovare la strada che lo portava agli altri. Cosi' lo troviamo in prima
linea nelle lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza
pista dell'aeroporto, lo ritroviamo a fianco degli edili disoccupati, lo
vediamo in piazza montare la mostra "Mafia e territorio" o mimare la morte
atomica sulle orme del Living Theatre, ed e' sempre lui al centro delle
iniziative che tentavano di scuotere Cinisi-Mafiopoli: concerti, cineforum,
feste di carnevale.
*
La radicalita' di Peppino
Peppino Impastato e' questo, con le sue depressioni e i suoi entusiasmi, ma
sempre con la sua radicalita'. La radicalita' delle sue scelte di vita si
proiettava nell'analisi e nell'azione. Leggiamo questo suo giudizio sulla
Democrazia cristiana: "Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere
politico locale, come su quello nazionale, si pone come un'associazione di
tipo mafioso, non solo e non tanto per la convergenza di mafia e di
clientele parassitarie che e' riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a
se', quanto per il modo stesso banditesco e truffaldino, di concepire ed
esercitare il potere nell'amministrazione della cosa pubblica". Allora
poteva sembrare la forzatura propagandistica di un estremista; ora, dopo le
inchieste giudiziarie degli ultimi anni, non si puo' negare la fondatezza di
quell'analisi. E ugualmente spietato era Peppino nel denunciare i
compromessi del Pci, che in quel contesto significavano intrecciare rapporti
con uomini piu' o meno collusi con la mafia.
L'isolamento di Peppino negli ultimi anni nasce in questo quadro, come del
resto eravamo isolati a Palermo noi del Manifesto, con le nostre analisi
sulla borghesia mafiosa, e com'e' stato isolato il Centro con i dossier su
Lima.
*
Tra antimafia storica e nuova antimafia
Gli anni '60 e '70 nella storia della lotta alla mafia sono un periodo di
transizione, tra la grande stagione di lotte che aveva come protagonisti il
movimento contadino e i partiti storici della sinistra e la nuova fase, di
impegno civile, che si aprira' negli anni '80. Peppino eredita dal movimento
antimafia storico la centralita' dei problemi sociali e la tensione
organizzativa, anticipa la nuova fase con le mille iniziative che portano il
suo nome, ma mentre lui viveva l'azione antimafia come impegno quotidiano,
complessivo, troppo spesso l'attuale antimafia vive di emozioni e di
occasionalita'.
Non possiamo non chiederci: che senso ha la sua radicalita' in un mondo in
cui tutto e' appiattito, le ideologie si danno per tramontate, dominano i
trasversalismi e i disincanti? Per chi pensa che non ci sia niente da fare,
che i giochi siano fatti per chissa' quanto tempo, Peppino e' solo uno dei
tanti sconfitti di una stagione archiviata. Ha ancora molto da dire a chi
pensa che la storia non sia finita, che con la mafia non si possa convivere,
che la lotta contro di essa non sia un problema da addetti ai lavori e non
possa limitarsi a qualche manifestazione ma debba esser parte di un progetto
di trasformazione della societa' mafiogena.
*
Badalamenti e non solo
Qualche parola sull'inchiesta. Dopo vent'anni la madre e il fratello
Giovanni, i compagni rimasti sulla breccia, noi del Centro, i militanti di
Dp, la cui eredita' e' stata raccolta da Rifondazione, siamo riusciti ad
ottenere quello che abbiamo chiesto fin dal primo momento: l'incriminazione
di Badalamenti come mandante dell'omicidio. Ma non ci si puo' fermare qui.
Bisogna colpire anche gli altri mafiosi e i depistatori che dall'interno
delle istituzioni hanno coperto il capomafia e gettato fango
sull'"estremista". Fare luce su quel periodo significa capire tante cose che
sono successe dopo.
I magistrati hanno avuto parole di apprezzamento per l'impegno di Peppino ma
non hanno speso neppure una parola per i pochi che in tutti questi anni non
si sono rassegnati all'ennesima impunita' per un delitto di mafia,
presentando esposti, pubblicando dossier e libri, dando indicazioni,
sostituendosi a investigatori che non investigavano e stimolando giudici che
consideravano Buscetta, che ha sempre difeso Badalamenti, come il nuovo
Vangelo. Il giudice per le indagini preliminari che nel novembre scorso ha
emesso il provvedimento di custodia cautelare per Badalamenti scrive che in
vent'anni i magistrati non hanno avuto collaborazione. Forse mai i giudici
hanno avuto tanta collaborazione come per il delitto Impastato. Se ci siamo
prodigati per ottenere giustizia, non e' certo per avere medaglie. Lo
abbiamo fatto perche' non andasse disperso il patrimonio lasciato da
Peppino, proseguendo sulla sua strada per dare corpo a quella che abbiamo
definito "antimafia difficile", praticata ogni giorno, senza vetrine.

10. LETTURE. ERICK AGUIRRE: LA ESPUMA SUCIA DEL RIO
Erick Aguirre, La espuma sucia del rio. Sandinismo y transicion politica en
Nicaragua, Centro de investigaciones de la realidad de America Latina
(Cira), Managua 2001, pp. 196. Ordinando cronologicamente articoli
pubblicati tra il 1990 e il 2000 l'autore (nato a Managua nel 1961,
giornalista, scrittore e poeta) ricostruisce alcuni snodi della vicenda del
Fronte Sandinista e del sandinismo nel Nicaragua degli anni novanta. Il
titolo e' tratto da una acuta citazione di Milan Kundera riportata in
epigrafe.

11. LETTURE. PASQUALE MARCHETTO, ANTONIO MAZZEI: CITTADINI E FORZE
DELL'ORDINE
Pasquale Marchetto, Antonio Mazzei, Cittadini e forze dell'ordine, New Edit
Editrice, Francavilla F.na 2002, pp. 30. Un utile opuscolo sui "rapporti tra
'consumatori' e 'fornitori' di sicurezza" scritto con felice stile
divulgativo da due attenti e rigorosi studiosi.

12. RIEDIZIONI. OSIP MANDEL'STAM: SULLA POESIA
Osip Mandel'stam, Sulla poesia, Bompiani, Milano 2003, pp. 200, euro 7,50.
Opportunamente si ripubblica questa raccolta di scritti (gia' edita diversi
anni fa da De Donato prima e dagli Editori Riuniti poi col titolo La quarta
prosa) del grande autore nato a Varsavia nel 1891 e scomparso sul finire
degli anni trenta in un campo di concentramento presso Vladivostok, vittima
dello stalinismo.

13. RILETTURE. DANIEL GUERIN: ROSA LUXEMBURG E LA SPONTANEITA'
RIVOLUZIONARIA
Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia,
Milano 1974. E' sempre utile la lettura (e la rilettura) di questo studio
del militante della sinistra socialista e libertaria che e' anche un utile
repertorio documentario. E riflettere su Rosa Luxemburg e' sempre utile per
riflettere sui compiti morali e civili che oggi come un secolo fa incombono
a tutte le persone di volonta' buona sollecite del bene comune, della
dignita' umana, della giustizia e della liberta'.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 587 del 20 giugno 2003