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report 80



 

REPORT 80 di Rosarita Catani

CONTINUANO LE INCURSIONI ISRAELIANE DOPO IL SUMMIT D’AQABA

WEST BANK – 6 GIUGNO 2003 – Dieci Palestinesi sono stati feriti gravemente e molte case sono state demolite, a seguito di una nuova incursione da parte delle forze d’occupazione israeliane nel West Bank e nella Striscia di Gaza, poche ore dopo che il premier israeliano, nel summit d’Aqaba prometteva un futuro migliore per il popolo palestinese e la fine dell’occupazione.

Le forze israeliane si spingono nel West Bank fino alle citta’ di Nablus e Jenin, aprendo il fuoco sulla popolazione e ferendo dieci abitanti.

Ad Al Khalil (Hebron), un’altra cittadina del West Bank, le forze d’occupazione israeliane demoliscono tre case adducendo che appartenevano a membri della resistenza.

Sempre nel West Bank, nella cittadina di Tulkarem, due palestinesi sono stati rapiti ed un bambino di 11 anni è stato gravemente ferito dopo che i soldati hanno sparato su un gruppo di giovani che lanciava pietre per protesta contro l’incursione israeliana in due campi profughi nel West Bank. A Nablus, nel campo profughi di Balata, quattro ragazzi sono stati feriti dopo che i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su un gruppo di palestinesi che lanciava pietre. In simili circostanze, nella citta’ di Jenin, sono stati feriti alcuni ragazzini. A Rafah, vicino il confine egiziano, le truppe israeliane demoliscono quattro case.

Stamattina, le forze d’occupazione israeliane uccidono due palestinesi in una casa vicino a Tlkarem. Secondo i militari israeliani, i due palestinesi facevano parte della resistenza islamica del gruppo Hamas, e stavano preparando un attacco suicida. Un portavoce della resistenza islamica Jihad, invece, dichiara che i due membri del gruppo, Adel Abu Zeitun e Kamal Chalabi, che secondo gli israeliani stavano preparando l’attacco, sono stati uccisi dalle truppe israeliane dopo una battaglia, vicino Atill, giusto a Nord di Tulkarem, quindi i due uomini uccisi all’interno della casa erano due civili innocenti.

Dura è la critica di Nabil Abu Redeina, aiutante di Yasser Arafat, in merito a queste uccisioni. “Israele è ritornata ai suoi assassini politici dopo i due summit. Sta lavorando alla distruzione dei risultati di questi due summit e non al giusto impiego della roadmap”

Il movimento islamico di Hamas, dichiara di non voler dialogare con il Primo Ministro Abbas, dopo i continui attacchi da parte delle truppe israeliane. “Abu Mazen non ci rappresenta e noi rifiutiamo d’incontrarlo perché non ci sono punti da vedere” afferma Abdel Aziz al Rantissi.

Abdel Aziz sostiene che Abbas ha fatto molte concessioni agli israeliani nel suo discorso ad Aqaba. Il summit d’Aqaba “dichiara guerra al popolo palestinese” ed il governo d’Abbas non fa nulla per legittimare il diritto nazionale. Abbas ha fatto solo i migliori auguri a Sharon, ma non ha parlato della strada per dare lo storico diritto al popolo Palestinese, non si è parlato della questione di Gerusalemme e del diritto al ritorno dei profughi palestinesi e la libertà dei prigionieri politici”.

"Abu Mazen ha chiuso da solo la porta al dialogo. Si è venduto di fronte a Bush e Sharon, cosa che I palestinesi rifiutano.”

Il Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, anche se contrario alla politica d’Abu Mazen, tramite un membro del Comitato Centrale, afferma che l’impiego della roadmap, potrebbe essere una soluzione per far finire l’occupazione.

“Tanti punti non sono stati ancora messi in chiaro, come il ritorno dei profughi palestinesi. Il problema di Gerusalemme, lo smantellamento degli insediamenti ebraici e dei confini. Sarebbe opportuno che in questa fase Israele provvedesse all’immediato ritiro delle truppe dai territori occupati”.

Per il resto staremo a vedere.

 

Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto d’osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report - pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it -  sono utilizzabili liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice].

 

 

 

 



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