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La verita' sulla soldata Jessica
- Subject: La verita' sulla soldata Jessica
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Fri, 30 May 2003 10:54:39 +0200
Fonte: il manifesto - 27 Maggio 2003
La verita' sulla soldata Jessica
Il suo salvataggio "dai torturatori iracheni" aveva commosso l'America e il
mondo. Ma ora si scopre che fu tutta una montatura allestita dal Pentagono
per dare un volto umano a una guerra che si stava trascinando
MARCO D'ERAMO
La faccetta sbarazzina sotto il berretto militare, a noi veterani del
manifesto Jessica Lynch ricorda vagamente Valentina, la figlia di Valentino
Parlato, e suscita percio' la simpatia di chi si e' visto crescere. Niente
a paragone del prorompente amore con cui tutta l'America sta cingendo in un
soffocante abbraccio questa diciannovenne nata in Virgina, in un borgo
chiamato Palestina, e che si era arruolata per poter frequentare le scuole
e diventare maestra delle elementari. Il cantante Eric Horner ha appena
inciso Lei e' un eroe, "una canzone che mi e' sgorgata diritta dal cuore e
che e' dedicata a Jessica" dice modesto il cantante. Dalle scuole
elementari arrivano valanghe di compiti in classe scritti da scolari. Su
internet e' gia' iniziato il merchandising: insieme a un'altra decina di
oggetti, sono in vendita magneti da attaccare al frigorifero con la scritta
"America Loves Jessica" (5 dollari), dipinti a olio (200 dollari). Si sono
formati club di ammiratori. Ma era quasi inevitabile dopo dopo che per
giorni e giorni i piccoli schermi hanno martellato con il suo visino le
famiglie d'America e che Newsweek le aveva dedicato la copertina "Saving
Private Lynch", "salvando il soldato Lynch", che ricorda il Private Ryan
del film di Steven Spielberg. E come poteva essere altrimenti se e' vero
che Jessica e' la prima soldatessa "Pow/Mia salvata da un commando"? dove
Pow/Mia e' una sigla inflazionata dai tempi di Rambo, quando mezza America
era stata convinta a credere che in Vietnam ci fossero ancora miriadi di
prigionieri di guerra (Prisoners of War, Pow's) o di "dispersi in
combattimento" (Missing in Action) da recuperare con spericolate incursioni
come quella che ha salvato appunto la soldata Lynch da un ospedale iracheno.
Ma ricapitoliamo la storia - almeno come ci fu raccontata. Il 23 marzo, nei
pressi di Nasiriyah, un furgone dell'esercito Usa con a bordo 15 militari
della sussistenza "cadde in un'imboscata", e nove soldati americani
perirono: nella propaganda di guerra, i soldati angloamericani morivano
sempre in imboscate, mentre quelli iracheni rimanevano uccisi negli
attacchi. Come in seguito riferi' il Washington Post, Jessica Lynch
"riporto' multiple ferite d'arma da fuoco" e fu anche pugnalata mentre
"combatteva accanitamente e colpiva parecchi soldati nemici, sparando con
la sua arma finche' esauri' le munizioni". L'autorevole quotidiano della
capitale Usa citava anche una fonte militare anonima secondo cui "lei stava
combattendo a morte".
I media americani instillarono la convinzione che Jessica Lynch era
torturata dagli iracheni. La guerra nel frattempo sembrava impantanarsi per
la coalizione angloamericana, di fronte alla resistenza di Bassora e di
altre citta'. Il 2 aprile all'alba a Doha, Qatar, i rappresentanti della
stampa mondiale furono scaraventati giu' dai loro letti e portati nel
futuristico e hollywoodiano Centcom (centro comunicazioni): "C'e' una
situazione di notizie scottanti, il presidente e' gia' stato avvertito". I
giornalisti credettero che Saddan Hussein fosse stato arrestato, riferisce
l'inviato del quotidiano inglese The Guardian. Invece fu mostrato loro un
filmato di cinque minuti sul salvataggio della soldata Lynch che era stata
picchiata nel suo letto d'ospedale e interrogata, dissero gli ufficiali del
Pentagono. Il salvataggio era stato reso possibile solo dall'eroico
avvocato iracheno Al-Rehaief che aveva informato gli americani
dell'ospedale in cui era "imprigionata" Lynch. Cosi', poco dopo mezzanotte,
un comando di Rangers dell'esercito e di Seals della marina attacco'
l'ospedale di Nasiriyah: il loro "temerario" assalto in territorio nemico
fu "carpito" dalla cinepresa militare a visione notturna. Fu detto che
erano avanzati sotto il fuoco nemico, ma che ce l'avevano fatta e avevano
trascinato via Lynch fino all'elicottero. Nel filmato si sentivano spari,
esplosioni, e i soldati americani gridare: "Go! Go!". In pochissime ore il
filmato girato da un operatore militare aveva subi'to l'editing e fu
diffuso ai network di tutto il mondo. Quando fu mostrato, riferisce
l'inviato del Guardian, "il portavoce militare a Doha, il generale Vincent
Brooks, dichiaro': "Alcune anime eroiche hanno rischiato la vita perche'
questo avvenisse, leali al comandamento di non lasciare mai indietro un
commilitone caduto".
L'avvocato Al-Rehaief ha ottenuto l'asilo politico appena due settimane
dopo il suo ingresso negli Usa, ha firmato un contratto da 500.000 dollari
per un libro di memorie Rescue in Nasiriyah ("recupero a Nasiriyah") che
uscira' in ottobre. E Hollywood ha naturalmente gia' pronto un film. Solo
che il salvataggio era gia' un film.
Subito l'arrivo in Germania, il comandante dell'ospedale militare, il
colonnello David Rubenstein disse ai giornalisti che l'esame medico
"esclude che qualunque ferita (di Jessica) sia stata causata da armi da
fuoco o da taglio". Il giorno successivo, riferisce WorldNetDaily, il padre
di Jessica confermo' questa diagnosi riferendo che i dottori gli avevano
detto che Jessica non era stata sparata, ma aveva subito fratture alle
braccia e alle gambe quando il camion era saltato per una granata irachena.
D'altronde e' difficile immaginare una furiera, addetta alla sussistenza, e
che cioe' non e' addestrata al combattimento ne' all'uso delle armi,
"battersi sino alla morte", "colpire i nemici fino a esaurire le munizioni".
Crollava cosi' una prima parte della storia di Private Lynch. Ma a meta'
aprile la stampa inglese (non per caso, vedremo) ha cominciato a smontare
anche la seconda parte della storia, quella che riguarda il "temerario
salvataggio". Il Times di Londra raccolse la testimonianza del dottore
Harith al-Houssona che si meravigliava della versione Usa: "Quel che
raccontano gli americani e' come la storia di Sinbad il marinaio, e' un
mito". Secondo questo dottore, quando gli fu portata nell'ospedale di
Nasiryah, Lynch aveva una ferita alla testa, un braccio e una gamba rotti e
fu curata con tutte le premure possibili, come racconto' piu' tardi anche
l'infermiera Khalida Shinah al Guardian.
Non solo, ma due giorni prima che arrivasse il commando, il dottore
Al-Houssona aveva deciso di consegnare Jessica agli americani, la carico'
su un'ambulanza e istrui' l'autista di andare al checkpoint americano:
mentre si avvicinava, gli americani aprirono il fuoco e l'autista riusci' a
salvarsi per un pelo e a rientrare di corsa in ospedale.
Non basta. Il giorno prima dell'"eroico recupero", l'esercito iracheno era
scappato via. Addirittura - raccontava un cameriere di un ristorante,
Hassam Hamoud - una pattuglia di americani entro' in citta' e l'interprete
arabo gli chiese se in giro c'erano ancora fedayn, e lui rispose "no".
Percio' le "anime coraggiose" arrivarono in elicotteri e con carri armati
sul tetto di un ospedale disarmato, esplosioni risuonarono e spari
echeggiarono in corsie semivuote, dottori con lo stetoscopio al collo
furono ammanettati, fu squarciato il materasso su cui era stata adagiata
Jessica ("e ci tolsero l'unico letto "anti-decubito" che avevamo"), furono
imprigionati anche pazienti che erano intubati e paralizzati. Racconta al
Times il medico al-Housssona: "Erano terribilmente delusi di non trovare
l'orribile Guardia repubblicana che si lavorava Lynch con i ferri
roventi... quando stai girando un film a buon mercato, ti arrangi con quel
che hai. Avevano bisogno dei cattivi, e non e' colpa loro se la produzione
non gliene aveva forniti di veri", cosi' se la presero coi dottori.
In definitiva, la soldata Jessica, addetta alla sussistenza, si era
fratturata braccia e gambe e non era stata colpita da pallottole o lame. È
stata curata. Non e' stata torturata. Il commando americano non ha dovuto
fronteggiare nessun soldato nemico, poiche' tutti erano fuggiti il giorno
prima. L'arma piu' pericolosa che ha minacciato questi Rambo sara' stato un
clistere. Per il resto, non sapremo mai cosa avvenne il 23 marzo a
Nasiriyah perche', molto opportunamente, Jessica Lynch ha un'amnesia: non
ricorda nulla, e in realta' la ragazza virginiana sembra capitata per caso
nel film del suo salvataggio, forse perche' era fotogenica, e si trovava
la' nel momento in cui la propaganda di guerra Usa aveva piu' bisogno di un
viso gentile per dare un volto umano a una guerra che si trascinava.
Tutta la messa in scena del Pentagono e' venuta fuori solo a causa dei
dissensi che dietro le quinte crescevano tra Gran Bretagna e Stati uniti su
quale politica dell'informazione adottare (ricordate i giornalisti
embedded?). Durante il conflitto, l'addetto inglese a Doha, Simon Wren ha
mandato parecchi rapporti al vetriolo a Londra e a Downing Street. In
particolare, vi definiva "imbarazzante" e "ipergonfiata" la versione
americana su Jessica Lynch. Di queste crepe nel fronte alleato e' sintomo
anche il documentario girato dalla Bbc e presentato domenica 18 maggio, col
titolo War Spin. Una delle espressioni piu' in moda tra i politologi
anglosassoni e' attualmente spin doctors, commentatori e analisti che nei
media che fanno cambiare ("ruotare") opinione.
In gioco, tra Londra e Washington, era non solo l'episodio di Jessica
Lynch, ma il rapporto tra verita' e politica: e' probabile infatti che Tony
Blair fosse davvero convinto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione
di massa e che gli americani ne avessero prove inconfutabili.
Invece gli americani stavano perfezionando la tecnologia delle "bombe al
panzanio", come le ha chiamate Stefano Benni, arruolando nel proprio
arsenale bellico produttori e sceneggiatori di Hollywood, completi di
effetti speciali. In particolare, scrive John Kampfner del Guardian, "il
Pentagono e' stato influenzato dalla Tv-realta' e dai film di azione, in
particolare Black Hawk Down. Nel 2001, il produttore di Black Hawk Down (il
film su Mogadiscio), Jerry Bruckheimer, ando' al Pentagono per proporre
un'idea. Lui e il suo coproduttore Bertam van Munster (che aveva
programmato il reality-show Cops, Sbirri) suggerirono Profili dal fronte,
una serie tv in prima serata sulle forze Usa in Afghanistan: storie umane
viste con gli occhi dei soldati. Lo scopo di Van Munster era di metterla
sull'intimo e sul personale". L'idea entusiasmo' il ministro della difesa
Donald Rumsfeld, tanto che nella guerra in Iraq il Pentagono si e' prodotto
da solo i suoi profili dal fronte, di cui Saving Private Linch e' stato
l'episodio di maggior successo. Il primo, ma certo non l'ultimo.
PS. Due osservazioni marginali sulla vicenda di Jessica Lynch.
1) È assordante il silenzio che i media italiani hanno mantenuto sulla
messinscena, dopo che ci avevano bombardato per giorni con l'eroico
salvataggio e le graziose lentiggini. Lungi da noi il sospetto che la
stampa italiana sia succube di quella americana.
2) Elaine Donnelly, presidentessa del Center for Military Readiness,
sospetta che siano state le "femministe del Pentagono" ad aver fatto
filtrare i rapporti (falsi) sulle ferite e (non documentati) sull'eroismo
di Jessica Lynch per favorire l'avanzamento delle donne nella carriera
militare: le disavventure della povera furiera sono cosi' strumentalizzate
dalle paladine del patriarcato, almeno quello militare.