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Iraq report #11




di Rosarita Catani
da Shafa Badran
(Amman)
Giordania

REPORT N. 11 ­ IRAQ


KARBALA, Iraq ­ Una folla enorme è per le strade di Karbala. La protesta si 
è svolta dopo il pellegrinaggio religioso.

Sono più di un milione, annuncia la televisione. I manifestanti marciano 
portando bandiere e striscioni con la scritta in inglese: "No to America, 
no to Israel, yes to Islam."  I dimostranti marciano per le strade della 
città per circa un’ora prima di disperdersi. " Se Saddam Hussein era un 
diavolo così è anche l’America” dice Khudayer Abbas Musawi, 25 anni 
studente d’ingegneria. "L’America è venuta qua non per liberare il popolo 
iracheno ma per il petrolio. Essi ci hanno occupato non liberato. Gli 
americani hanno rimosso Saddam ma ora se ne devono andare”.

Gli schiiti, che rappresentano il 60% della popolazione irachena su 24 
milioni di persone, hanno richiamato al pellegrinaggio I mussulmani con 
poche notizie e senza invitarli alla violenza.

Oggi era l’ultimo giorno della celebrazione.

Abu Eslam al-Saqir, un portavoce del Concilio Supremo per la Rivoluzione 
Islamica in Iraq, il maggior partito d’opposizione, afferma che i 
pellegrini giunti a Garbala superavano i quattro milioni.

"Noi portiamo un messaggio politico e religioso per ognuno, inclusi gli 
americani”, lo dichiara parlando da Theran: “ Gli iracheni stanno 
esprimendo sulla loro terra quello che amino e quello che vogliono. Il 
popolo ama l’islam. In ogni modo, nessun’amministrazione o islamica o 
America si può impossessare del popolo iracheno”.

Un’altra figura del concilio Abdel Aziz al ­Hakim dice: “ Prima che 
entrassero le forze d’invasione, noi abbiamo chiaramente dichiarato..che 
noi rifiutiamo l’invasione e l’egemonia”, o un paese dominante dell’altro.

Un poliziotto afferma che le forze americane hanno arrestato sei uomini 
vicino alla Moschea di Karbala. Gli americani sostengono che cinque di loro 
appartenevano al partito di Saddam “Baath” mentre il 6° era un membro 
d’Al-Qaida.




Palestina 23.4.2003



“ Truppe israeliane in forze, irrompono stamattina, nel Beir Zeit ed aprono 
il fuoco su numerosi studenti, molti di loro sono gravemente feriti,
Al-Jazeera reported .."

JENIN, West Bank ­Mentre si cerca di risolvere il dilemma tra il Presidente 
Yasser Arafat ed il nuovo primo ministro, l’occupazione israeliana, 
continua il suo lavoro di “frammentazione” dei Palestinesi. Oggi sono 
entrati nell’ospedale della West Bank in Janin, arrestando tre membri del 
movimento
di resistenza  della Jihad islamica.

Aissar Atrash, di 22 anni, considerato uno dei più importanti leader del 
gruppo di resistenza è stato arrestato in ospedale dove era stato 
ricoverato due giorni prima a seguito delle ferite riportate dopo un raid 
israeliano sulla città.

Altro membro della Jihad Izad Zawadra, d’anni 24, che era ricercato dalle 
forze israeliane e ricoverato in un altro ospedale della città, è stato 
arrestato dalle forze israeliane.

Il terzo membro della Jihad era Anas Shraideh, di 21 anni, originario 
d’Al-Khalil (Hebron) nel sud. Studiava all’Università d’An-Najah a Nablus.

Intanto, continuano le trattative diplomatiche per mettere fine alla 
resistenza tra Yasser Arafat ed il suo primo ministro Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Il capo dell’intelligence egiziano, Omar Suleiman, era oggi nell’ufficio di 
Yasser Arafat per risolvere la crisi tra lui e Abbas.

Abbas sostiene che il cuore del problema è che Arafat non vuole essere 
relegato ad un mero ruolo simbolico.

Il Palestine Report’s del Media Center Comunications in Gerusalemme, ha 
istituito un sondaggio per sentire l’opinione pubblica palestinese.

Dal sondaggio è risultato che il 36% dei palestinesi non ha fiducia in 
nessuno, ma quando gli si domanda a quale partito politico pongono la loro 
fiducia, il 22,6% ha nominato Fateh, il rimanente 22% gradisce Hamas.

Per quanto concerne la crisi politica ed il nuovo governo in formazione, il 
68% degli intervistati ha dichiarato che Mahmoud Abbas è il diretto 
risultato delle pressioni esterne, mentre il 43% ritiene che non avrà alcun 
effetto sulle correnti riforme.

Il 45% dei Palestinesi intervistati ritiene che il processo di pace passerà 
attraverso difficili condizioni ed un non chiaro futuro, almeno il 49% 
invece prevede che i negoziati cederanno posto a “Al Aqsa” e l’Intifada 
continuerà.





AMMAN ­

NO ­MAN’S LAND - Dopo giorni di attesa ed in alcuni casi settimane, i 
rifugiati si sono stabiliti in questo campo, tra l’Iraq e il confine giordano.

Il campo con tende è in un piccolo villaggio e da ospitalità a 1.000 
rifugiati, principalmente palestinesi e curdi iraniani.

270 persone, di cui molti palestinesi che avevano il documento di viaggio 
di altri paesi,  è andato in Inghilterra unitamente ad un piccolo gruppo di 
donne giordane sposate con iracheni o siriani. Le autorità dovranno 
decidere sulla sorte di 20 palestinesi senza documenti.

L’UNCHCR invia un appello al governo per limitare il numero di rifugiati 
nel campo.


(fine.)