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Newsletter 1 - Campagna Questo Mondo Non E' In Vendita



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QUESTO MONDO NON E' IN VENDITA

NEWSLETTER N° 1 del 15 aprile 2003

Care amiche e amici,

come in molti altri paesi europei ed extra-europei, anche in Italia è 
attiva dal 30 gennaio scorso, la campagna "Questo Mondo Non E' In Vendita", 
nel tentativo di fermare l'espansione del Wto in vista della V conferenza 
ministeriale di Cancun, che si svolgerà a settembre di quest'anno.

Uno degli obiettivi della campagna è quello di informare il più 
capillarmente possibile cittadini, associazioni della società civile ed 
istituzioni sui rischi e le minacce di un ulteriore espansione ed 
allargamento dei poteri del Wto, e sul ruolo dell'Unione Europea nei 
negoziati preparatori, per generare una pressione che contribuisca ad 
arrestare questa espansione.

Per questo motivo abbiamo pensato di inviare periodicamente una Newsletter 
contenente un riassunto delle principali novità in materia di Wto, 
l'andamento dei negoziati e le richieste della società civile.

Speriamo di farvi cosa gradita inviandovi questo primo numero della 
newsletter, che vi invitiamo a fare circolare.

Per qualunque informazione, se non desiderate ricevere ulteriori messaggi o 
se volete comunicarci i nomi di persone o associazioni che potrebbero 
essere interessate a riceverli, vi preghiamo di scriverci all'indirizzo: 
info@campagnawto.org

Per ulteriori informazioni e per aderire alla campagna, come singoli o 
organizzazioni,  potete visitare il nostro sito: www.campagnwto.org .

Ciao a tutte/i e grazie per l'attenzione

La Campagna "Questo Mondo Non E' In Vendita" è promossa da:

Arci, Attac, Azione Aiuto, Banca Etica, Campagna Riforma Banca Mondiale, 
Centro Internazionale Crocevia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Chiama 
l'Africa, CIPSI, DeA -  Donne e Ambiente, Focsiv, GreenPeace, Lila Cedius, 
Lunaria, Mani Tese, Rete Lilliput, Roba Dell'Altro Mondo, Terra 
Madre,  Terra Nuova - Gruppo di appoggio al movimento contadino africano, 
Unione degli Studenti, Unione Degli Universitari

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La situazione attuale dei negoziati

Il 31 marzo e' passato da qualche giorno e qualcuno si stara' chiedendo se 
nel palazzo ginevrino di Rue de Lauzanne, sede del WTO, siano state 
rispettate le importanti scadenze legate alla fine del mese di marzo.

Il 31 marzo era infatti la data, stabilita a Doha nel novembre 2001, per 
presentare le offerte negoziali, cioe' i fatidichi elenchi con i settori 
che ciascun Paese si impegna a liberalizzare nei prossimi anni.

L'Unione Europea ha lavorato intensamente, come principale attore, nei 
negoziati sul commercio dei servizi, presentando un anno fa delle richieste 
molto aggressive agli altri Paesi membri. Ma se non le e' stato difficile a 
suo tempo preparare le 109 richieste, con disappunto del Commissario Lamy, 
proprio l'UE ha mancato la data del 31 marzo e non e' riuscita a presentare 
la sua offerta, superata sulla linea del traguardo da USA, Canada, 
Australia, Giappone e Nuova Zelanda.

Le pressioni dei vari "rami" nazionali aderenti alla Seattle to Bruselles 
Network si sono fatte sentire nelle varie capitali dei 15 Paesi dell'Unione 
ed hanno rallentato i lavori (il problema e' citati esplicitamente in una 
nota del 12 marzo inviata di Lamy e Fischler agli altri Commissari 
Europei). Il 26 marzo scorso, l'incontro del Comitato 133 che avrebbe 
dovuto approvare il documento delle offerte ha dato fumata nera.

Ha pesato la scelta dell'Austria, di non poter prendere alcuna decisione 
prima di una discussione parlamentare, hanno pesato soprattutto i dubbi 
suscitati dall'apertura al movimento di persone fisiche evidenziato in ogni 
modo dalla Dg Trade come passo in direzione dei Paesi in Via di Sviluppo 
(PVS), apertura a ben guardare assolutamente debole ma comunque in grado di 
suscitare reazioni dalle capitali Europee, ultrasensibili sul tema 
immigrazione.

Il Belgio aveva palesato dubbi sull'offerta del servizio postale e qualche 
problema pare sia emerso sul trasporto aereo. Morale della favola le 
offerte europee non sono ancora pronte.

Sono stati invece puntualissimi gli USA visto che il collega di Lamy, 
Robert Zoellick, in una conferenza stampa il 31 marzo ha illustrato i 
positivi sviluppi che il negoziato GATS potra' avere per gli Stati Uniti 
d'America.

Lori Wallach (Public Citizen), ha commentato molto aspramente la proposta 
USA, soprattutto per la mancanza di trasparenza e di qualsiasi forma di 
confronto con la società civile americana nella sua preparazione, rilevando 
come l'attenzione dei mass media sulla guerra stia permettendo 
all'amministrazione Bush di definire liberamente gli obiettivi di questi 
negoziati.

Nella sua conferenza stampa, Zoellick, ha ricordato che il settore dei 
servizi fornisce l'80% degli impieghi USA e produce il 64% del PIL; secondo 
uno studio della Universita' del Michigan, l'eliminazione di un terzo delle 
barriere nel commercio dei servizi si tradurrebbe in un beneficio di 150 
miliardi di dollari all'anno per l'economia USA (ben 2.100 dollari per una 
famiglia composta da quattro persone ha evidenziato in conferenza stampa 
Zoellick)

Cosa offrono gli USA ?

Ovviamente i settori in cui si sentono forti: assicurazioni, banche ed 
altri servizi finanziari, telecomunicazioni, energia, istruzione superiore 
e servizi ambientali. Nel concreto si tratta di una offerta non dissimile 
da quella che l'UE sta discutendo, confermando la strategia dei Paesi 
ricchi di premere l'acceleratore sulle richieste verso altri Paesi, ma di 
mantenersi prudenti nelle offerte.

Nel comunicato stampa dell'USTR (United States Trade Rapresentative) 
addirittura si parla di difesa dei servizi gestiti in monopolio come le 
poste e gli acquedotti per i quali "il GATS non e' lo strumento appropriato 
per la privatizzazione dei servizi pubblici statunitensi" ("GATS is not the 
appropriate vehicle for pursuing privatization of U.S. public services"), 
ricordiamo che gli acquedotti in USA sono ancora gestiti a livello 
municipale e le privatizzazioni sono delle eccezioni al contrario della 
situazione europea.


Ma se la scadenza GATS e' stata in parte rispettata, assolutamente mancata 
e' invece la scommessa relativa ai negoziati agricoli.

Certo non e' una sorpresa, forse ci si attendeva l'impossibile visto che 
nessuno avrebbe scommesso qualcosa sulla possibilita' di un accordo sulle 
modalita' di prosecuzione del negoziato piu' delicato del Doha Development 
Round.

Ma se largamente atteso era il mancato rispetto della scadenza non 
altrettando era il modo, la distanza e soprattutto il clima dei negoziati.

Mai come in questo momento c'e' stata tanta distanza e cosi' poca voglia di 
avvicinamento fra le diverse posizioni.

Lo stesso Stuart Harbinson, Chairman del Comitato AoA (Agreement on 
Agricolture), ha ammesso che "la situazione in cui ora ci troviamo e' molto 
seria", stanchi appaiono i negoziatori dei PVS, irremovibili quelli Europei 
e sempre piu' distanti quelli statunitensi, pressati al loro interno dai 
membri del Congresso che sono arrivati a minacciare la "chiusura" del WTO 
se gli europei si ostineranno a difendere i loro dazi doganali e i loro 
sussidi, oltre che a resistere all'importazione di prodotti geneticamente 
modificati.

Lo stallo dei negoziati agricoli spaventa molto perche' il rischio di 
rimandare ogni decisione a Cancun rischia di far saltare il vertice.

Gia' il menu' per la quinta conferenza ministeriale WTO e' ricco, gia' il 
tema investimenti ed altri new issues non sara' facile da risolvere, 
inserirvi l'agricoltura senza alcun accordo preventivo significherebbe 
condannare Cancun ad un fiasco solenne.

USA ed UE lo sanno molto bene, entrambi il 2 aprile hanno infatti ribadito 
che nei prossimi cinque mesi l'obiettivo e' proprio quello di raggiungere 
un accordo sulle modalita', e non solo per agricoltura, ma anche per la 
riduzione delle tariffe sui prodotti industriali (la relativa scadenza e' 
il 31 maggio prossimo) e per l'avvio dei negoziati sui new issues. Ma per 
raggiungere questo ambizioso risultato, dovranno assolutamente ritrovare la 
volonta' politica di trovare un accordo che necessita qualche sacrificio ma 
senza il quale nessun PVS siglerebbe il Round.

Riguardo ai new issues, l'Unione Europea ha fatto un passo molto importante 
mettendo sul tavolo una proposta relativa alle "modalita'" di negoziazione 
dei quattro temi oggetto del contendere: investimenti, appalti governativi, 
regole di concorrenza e regole di facilitazione al commercio.

Il documento e' molto chiaro e ribadisce che questi quattro temi sono in 
fase di chiarimento ma che i negoziati inizieranno dopo Cancun essendo 
elementi chiave della Doha Development Agenda ed essendo parte del single 
undertaking cioe del meccanismo WTO per cui ogni Paese e' obbligato ad 
accettare tutti gli accordi negoziati o ad andarsene.

La proposta UE percio' mira a fare chiarezza sulle modalita' che sono 
l'unica cosa da decidere a Cancun, essendo stato gia' deciso a Doha di 
avviare questi negoziati.

Nel corso del WTO Trade Negotiations Committee, il comitato che 
sovraintende a tutti i negoziati settoriali, svoltosi dal 2 al 4 aprile a 
Ginevra, il direttore generale del WTO, Supachai Panitchpakdi, ha 
naturalmente spronato i Paesi membri ad investire energie per evitare nuovi 
fallimenti, ricordando che sul WTO gia' pesa il mancato rispetto 
dell'impegno preso nel novembre 2001 sul tema TRIPS (l'accordo relativo 
alle proprieta' intellettuali) e salute pubblica.

Per non parlare del trattaento speciale e differenziato per i PVS di cui si 
discute da anni in modo sterile.

Per questo sono in programma ben due mini ministeriali (incontri ristretti 
a cui partecipano poco piu di una ventina di Paesi): il primo dovrebbe 
svolgersi il 27 maggio a Copenaghen, in Danimarca, mentre un secondo e' 
previsto in Egitto il 21/22 giugno.

La guerra in Iraq certo contribuisce a complicare il quadro dei negoziati e 
a generare incertezza, parra' incredibile ma le imprese europee stanno gia' 
facendo pressione sulla Commissione Europea perche' segnali agli USA che 
nella gestione del post guerra le imprese americane evitino di lasciar loro 
solo le briciole.

Arancha Gonzalez, portavoce della Commissione Europea in una dichiarazione 
del 10 Aprile, ha fatto sapere che verranno esaminati i nuovi contratti di 
fornitura per verificare che rispettino le regole del WTO, in particolare 
quelle relative agli appalti governativi previsti da un accordo 
plurilaterale (Government Procurement Agreement) firmato sia da UE che 
dagli USA.

La commissione eparticolarmente preoccupata da una proposta approvata dalla 
Camera dei Rappresentanti Statunitensi che esclude imprese francesi e 
tedesche dai nuovi appalti post-bellici.

Insomma i prossimi cinque mesi non si presentano meno turbolenti degli 
ultimi ma saranno assolutamente decisivi per stabilire la riuscita o meno 
della Conferenza di Cancun e con essa il futuro stesso di una 
organizzazione che rischia il collasso.



Attività della Campagna

O LA BORSA O LA VITA

raccogliamo fondi per la Campagna WTO

In occasione della riunione WTO di Cancun del settembre prossimo, ROBA 
dell'Altro Mondo (www.robaweb.com), cooperativa d'importazione equa e 
solidale - e tra i promotori della campagna - ha lanciato "O LA BORSA O LA 
VITA": attraverso la vendita di borse di juta raccogliere fondi per 
finanziare ulteriormente la campagna WTO.

Le borse sono prodotte in Bangladesh da COOR-The Jute Works, uno dei 
produttori bengalesi equi e solidale più conosciuti, e sono contrassegnate 
da un adesivo con il logo della campagna. Il prezzo di ogni borsa è stato 
maggiorato di 50 centesimi, arrivando a 3.39 centesimi al pubblico, questa 
maggiorazione escluse spese ed IVA sarà la quota che finirà direttamente 
nelle casse della campagna.

Lo sconto rispetto al prezzo al pubblico per comitati, gruppi od 
associazioni è del 34%.

COME POSSONO ESSERE ORDINATE DA GRUPPI O ASSOCIAZIONI?

è necessario un codice fiscale (se persona fisica) o una partita Iva (se 
associazione).
per ordini fino a 50 borse le spese postali sono 5.16 euro con consegna in 
5 giorni
il pagamento è in contrassegno alla consegna della merce
mandando la richiesta d'ordine a info@roba.coop con come oggetto "borse 
juta wto" o telefonando allo 0185 54830

L'alternativa è coordinarsi con la Bottega equa e solidale più vicina.
Assieme alle borse verranno fornite due locandine da appendere per 
pubblicizzare l'iniziativa.