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Speciale Venezuela ad un anno dal golpe
- Subject: Speciale Venezuela ad un anno dal golpe
- From: "Radioitaliana" <news@radioitaliana.it>
- Date: Mon, 14 Apr 2003 15:28:04 +0200
<http://www.radioitaliana.it>
Radioitaliana - notizie per pensare - Newsletter - n. 2 - 14 aprile 2003
SPECIALE VENEZUELA:
IL PAESE MEMBRO DELL'OPEC AD UN ANNO DAL COLPO DI STATO,
E ALLA FINE (?) DELLA GUERRA IN IRAQ
aiuto: grazie di scriverci, ma siamo sommersi di posta e tarderemo nel
rispondere. Scuse.
Perché il Venezuela è importante anche nella crisi irachena
di Gennaro Carotenuto
en Radioitaliana este texto también en espa-ol
Quando si riunisce l'Opec, gli interpreti traducono tra l'arabo e lo
spagnolo e viceversa. L'arabo per il golfo e lo spagnolo per il Venezuela.
E' un dettaglio da non trascurare. Se si è parlato troppo di petrolio prima
della guerra, se ne parla troppo poco adesso.
Ad un anno dal colpo di stato dell'11 aprile 2002, che tentò di abbattere,
scontrandosi contro la reazione popolare, il governo legittimo del
presidente Hugo Chávez, il Venezuela è ancora uno snodo centrale della
crisi mondiale che ha trovato la sua massima visibilità in Iraq e che gli
Stati Uniti fanno arbitrariamente iniziare con l'11 di settembre 2001. Il
colpo di stato a Caracas doveva essere, nelle intenzioni del governo
statunitense e delle multinazionali petrolifere, propedeutico proprio alla
già decisa guerra nel golfo.
Dei grandi paesi petroliferi, ancora oggi, solo il Kuwait, è saldamente
nelle mani statunitensi. Ne devono essere grati a Saddam Hussein e alla sua
inopinata invasione, Fino alla guerra in Iraq, per gli SU continuava a
sussistere l'incubo di vedere Venezuela, Iraq, Iran e Arabia saudita
contemporaneamente in mani non amiche. Con il colpo di stato in Venezuela,
la colonizzazione dell'Iraq e la tenuta del regime saudita invece, sarebbe
stato il solo Iran - tra i quattro grandi produttori - a vedersi in un
angolo.
Con la fine della democrazia a Caracas, il controllo del petrolio del
Venezuela avrebbe reso più ricattabile la debole monarchia wahabita
dell'Arabia Saudita, inducendola ad accettare la guerra in Iraq. Non solo;
l'imposizione di una dittatura in Venezuela avrebbe reso meno dolorosa -
anche se comunque gravissima - una ancora possibile presa di potere a Riyad
di un regime non amichevole verso gli Stati Uniti.
Washington sa che un governo coloniale in Iraq, sia arduo da sostenere a
lungo termine. Ma sa ancora meglio che un'eventuale caduta del regime
saudita - quello che lapida le adultere e taglia le mani ai ladri - non
potrebbe in nessun modo essere controbattuta con una guerra d'invasione in
quel paese. Alcuni tra quelli che hanno gioito per la caduta dell'infame
dittatura irachena sarebbero affranti dalla caduta dell'altrettanto infame
dittatura saudita. Mecca e Medina non sono occupabili e nemmeno
bombardabili. Un Venezuela in mani amiche diminuiva ed ancora diminuirebbe
l'importanza dell'Arabia Saudita nello scacchiere geoenergetico mondiale.
Ma il Venezuela non è importante solo per il petrolio.
segue in Radioitaliana.it
Notizie per pensare - i titoli degli ultimissimi inserimenti
SPECIALE VENEZUELA:
ad un anno dal colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti, dalla Spagna,
dalle multinazionali petrolifere e dalle oligarchie locali, il governo
bolivariano resiste.
La Jornada,
13-4, L'ottimismo di Hugo Chávez, di Stella Calloni, inviata a Caracas
Le Monde Diplomatique,
marzo 2003, Assediare l'impero, di Arundhati Roi
Liberazione,
12-4, intervista all'economista venezuelano Victor Poleo: "l'Opec è una
vittima collaterale della guerra.
Il Tempo,
13-4, L'Arabia Saudita teme ladistruzione dell'Opec
Il quotidiano della destra romana riporta un'analisi delquotidiano saudita
Okaz per il quale gli Usa stanno pensando di far crollare i prezzi del
petrolio
Il dossier sul colpo di Stato su Soberania.info
Dichiarazione degli Italiani residenti in Venezuela e degli
Italo-Venezuelani in occasione del primo anniversario del Colpo di Stato
dell' 11 Aprile del 2002
La Voce d'Italia, di Caracas, 28 marzo, La crisi venezuelana nelle opinioni
(approssimative) di Massimo D'Alema, ripreso da DSonline
Da non perdere:
FORNI CREMATORI IN URUGUAY:
a Montevideo la Commissione per la Pace, dopo tre anni inconcludenti, non
fa giustizia per le vittime della dittatura, ma rivela particolari
agghiaccianti su una dittatura "amica" che nessuno sentì il bisogno di
abbattere, di Ivonne Trías, da <http://www.brecha.com.uy/> Brecha
Fonti indipendenti a Baghdad:
Da La Stampa, il
<http://www.lastampa.it/Speciali/guerra/news/ngblogbaghdad.asp>
blog di Simona Torretta e Marinella Correggia, volontarie dell'ong italiana
"Un Ponte per Baghdad".
Le corrispondenze di <http://www.fixproject.org/robdinz.html>
giornalisti freelance dalla capitale irachena pubblicati da Indymedia.
<http://www.dear_raed.blogspot.com/>
SalamPax il blog di un cittadino iracheno che scrive da Baghdad.
Il sito degli scudi umani in Iraq<http://www.humanshields.org/>.
<http://www.ilmanifesto.it/oA?y??????????ggi/art5.html>Il Manifesto,
5-4, Le stupide equazioni, di Sandro Portelli
Non ne posso più dell'ipocrita dilemma che ci viene imposto - guerra corta
o guerra lunga - e della dabbenaggine di noialtri che ci caschiamo. Non ne
posso più perché è fragile se non falsa l'equazione guerra corta=meno morti.
<http://www.pagina12.com.ar/>
Pagina12, 10-4, La nausea, di Eduardo Galeano
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