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[glt NV] Non dimentichiamo le guerre dimenticate.




Fonte agenzia MISNA.

AFRICA  8/4/2003 1:45
SI COMBATTE A BAGHDAD MA ANCHE IN ALTRE PERIFERIE DEL MONDO, NON 
DIMENTICHIAMOLO!
  Peace/Justice, Standard


Forse non se ne è accorto nessuno. Eppure la scorsa notte le agenzie di 
stampa come la nostra, che coprono l’Africa notte e giorno, hanno battuto 
la notizia di un massacro nel territorio di Drodro e in quattordici 
villaggi limitrofi, nella Repubblica Democratica del Congo con bilancio 
provvisorio di oltre 900 morti. Al momento non è facile sapere che cosa sia 
veramente accaduto nelle prime ore della mattina di giovedì 3 aprile, in 
quella remota zona dell’ex Zaire, a pochi chilometri dalla costa 
occidentale del lago Mobutu. Sta di fatto che questo tragico avvenimento è 
rimasto nel dimenticatoio, ignorato da gran parte delle gradi testate 
internazionali preoccupate di coprire la guerra preventiva con il regime di 
Saddam Hussein. Baghdad è infatti ormai teatro di violenti combattimenti 
tra le truppe alleate e i militari fedeli al regime. Ancora una volta sono 
i Grandi della Terra a decidere dove puntare i riflettori lasciando nella 
penombra o addirittura nel buio le guerre che insanguinano tante altre 
periferie del mondo. Se crediamo davvero in un mondo ‘villaggio’ non è 
lecito lasciare nel cassetto le disgrazie altrui per rispondere alle 
esigenze di un presunto mercato ‘massmediale’. Sarebbe invece ora che in 
questo tempo di guerra l’informazione fosse davvero più globale per dare 
‘voce ai senza voce’ nella consapevolezza che la vita umana è un valore 
sacrosanto dappertutto, senza distinzioni di sorta. Il bisogno di pace non 
può essere inteso nella logica romana del ‘divide et impera’, ma deve 
esprimere l’esigenza universale di una convivialità delle differenze al di 
là di lingue, razze e religioni. Ecco perché il massacro di Drodro ci 
interpella, rappresentando l’ennesima mattanza in un Paese ricco di risorse 
minerarie e paradossalmente impoverito dalla guerra civile e dal 
malgoverno. Un'altra questione evidente riguarda i costi anche solo 
puramente finanziari del conflitto iracheno. Si parla di qualcosa come 
200/300 miliardi di dollari solo per il comparto militare e come già 
accaduto durante la prima Guerra del Golfo si verificherà un drenaggio di 
risorse destinato ad incidere sui già magri rivoli di aiuti ai Paesi 
poveri, particolarmente africani che sono quelli che versano nelle 
condizioni più drammatiche. Basterebbe pensare ai 15 milioni di persone 
affamate nel Corno ed altrettante in Africa australe; per non parlare di 
chi vive nelle zone di guerra come i congolesi, gli ugandesi o i burundesi. 
Viene alla mente l'enciclica ‘Pacem in terris’, pubblicata quarant’anni or 
sono dal Beato Giovanni XXIII, nella quale tracciava le grandi linee di 
un'efficace promozione della pace nel mondo. L'enciclica si rivela anche 
oggi di straordinaria attualità. Costruire la pace è "un impegno 
permanente". La realtà di questi giorni lo dimostra in modo drammatico in 
Iraq e in tante altre parti del Sud del mondo. (di Giulio Albanese)