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REPORTAGE IRAQ: È stata un'atrocita'



26 Marzo 2003
Robert Fisk (The Independent)
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto

SHA'AB (SOBBORGO DI BAGHDAD) È stata un'atrocita', un'oscenita'. La mano 
recisa dal metallo della portiera, la pozza di sangue e fango per la 
strada, i pezzi di cervello nel garage, i resti bruciati e ridotti all'osso 
di una madre irachena e dei suoi tre figlioletti nell'auto ancora in 
fiamme. Due missili di un jet americano li hanno uccisi tutti - oltre 20 
civili iracheni, fatti a pezzi prima di poter essere "liberati" dalla 
nazione che ha distrutto le loro vite. Chi osa, mi chiedo, definirli "danni 
collaterali"? Via Abu Taleb era piena di pedoni e di automobilisti quando 
ieri mattina il pilota americano si e' avvicinato fendendo la fitta 
tempesta di sabbia che avvolgeva la parte nord di Baghdad come un mantello 
di sabbia rossa e gialla e di pioggia. È un quartiere sporco e povero - 
abitato per lo piu' da musulmani sciiti, gli stessi che secondo le speranze 
di Bush e Blair dovrebbero sollevarsi contro Saddam - un quartiere di 
officine sporche di petrolio, di appartamenti sovraffollati e di poveri 
caffe'. Tutti quelli con cui ho parlato hanno sentito l'aereo. Un uomo, 
sotto shock per aver visto quei cadaveri con il capo mozzato, riusciva a 
dire solo due parole: "Rombo, lampo" continuava a ripetere e poi serrava 
gli occhi con tale forza che i muscoli formavano delle rughe intorno agli 
occhi.
Come riferire un evento cosi' terribile? Forse un bollettino sanitario 
sarebbe piu' appropriato. Ma il conto definitivo delle vittime dovrebbe 
avvicinarsi a 30 e gli iracheni assistono ormai quotidianamente a queste 
orribili tragedie; non c'e' quindi ragione per cui non si debba dire la 
verita' - tutta la verita' - su quello che vedono. Perche' ieri mentre mi 
aggiravo sul luogo di questo massacro un'altra domanda si e' fatta strada 
nella mia mente. Se questo e' quello che vediamo a Baghdad, che sta 
succedendo a Bassora e a Nassariya e a Karbala? Quanti civili stanno 
morendo anche li', anonimamente, nel silenzio di tutti, perche' non ci sono 
giornalisti a registrare le loro sofferenze? Abu Hassan e Malek Hammoud 
stavano preparando il pranzo per i clienti del ristorante Nasser nella 
parte nord di via Abu Taleb. Il missile che li ha uccisi ha colpito la 
corsia diretta a ovest, l'esplosione ha spazzato via la facciata della 
trattoria e ha fatto a pezzi i due uomini - 48 anni il primo, appena 18 il 
secondo. Uno dei loro compagni di lavoro mi ha guidato tra le macerie. 
"Questo e' tutto quanto rimane di loro", ha detto allungando verso di me 
una padella che gocciolava sangue.
Per lo meno 15 auto hanno preso fuoco provocando la morte di molti dei 
passeggeri. Diversi uomini cercavano disperatamente di aprire le portiere 
di un'altra auto avvolta dalle fiamme al centro della strada che era stata 
fatta cappottare dallo stesso missile. Erano costretti ad assistere inermi 
mentre la donna e i tre figlioletti venivano cremati vivi sotto i loro 
occhi. Il secondo missile ha colpito la corsia diretta ad est scagliando 
frammenti di metallo contro tre uomini che stavano in piedi dinanzi ad un 
caseggiato sul cui muro esterno figura la scritta in marmo "appartiene a Dio".
Il responsabile del palazzo, Hishem Danoon, e' corso al portone non appena 
ha sentito la tremenda esplosione. "Ho trovato Ta'ar a pezzi proprio li', 
mi ha detto. La testa era staccata dal corpo. "Questa e' la sua mano". Un 
gruppo di giovani e una donna mi hanno condotto in strada e li' - una scena 
degna di un film dell'orrore - ho visto la mano di Ta'ar recisa all'altezza 
del polso, le quattro dita e il pollice che stringevano un pezzo di ferro. 
Il suo giovane collega Sermed e' morto nel medesimo istante. Il suo 
cervello sparso in terra a piu' o meno un metro di distanza, un ammasso 
rosso grigiastro dietro un'auto bruciata. Entrambi lavoravano per Danoon. E 
lavorava per Danoon anche il portiere dell'edificio vittima anch'egli 
dell'esplosione.
Mentre i superstiti parlavano, ogni morto riacquistava la sua identita'. 
C'era il proprietario del negozio di materiale elettrico ucciso dietro il 
suo bancone dallo stesso missile che ha fatto a pezzi Ta'ar e Sermed e il 
portiere e la giovane ragazza che si apprestava ad attraversare la strada e 
il camionista che si trovava a pochi centimetri dal punto di impatto e il 
mendicante che ogni giorno andava a chiedere un pezzo di pane a Danoon e 
che se ne stava andando proprio quando il missile e' sbucato tra la 
tempesta di sabbia e si e' portato via la sua vita.
In Qatar le forze anglo-americane - lasciamo perdere la sciocchezza della 
coalizione - hanno annunciato una inchiesta. Il governo iracheno, il solo a 
trarre qualche vantaggio dal valore propagandistico di questo bagno di 
sangue, naturalmente ha denunciato il massacro parlando sulle prime di 14 
morti. Quale era allora il vero bersaglio? Alcuni iracheni hanno detto che 
a meno di un miglio dalla strada c'era un campo militare sebbene io non sia 
riuscito a trovarlo. Altri hanno parlato di una caserma dei vigili del 
fuoco, ma non vedo come i vigili del fuoco si possano considerare un 
obiettivo militare.
Certamente meno di un'ora prima c'era stato un attacco contro un campo 
militare piu' a nord. Stavo passando in auto davanti alla base quando due 
razzi sono esplosi e ho visto i soldati iracheni uscire di corsa dal 
cancello e scappare lungo l'autostrada nel tentativo di mettersi in salvo. 
Poi ho sentito altre due esplosioni - erano i missili che hanno colpito via 
Abu Taleb.
Naturalmente il pilota che ieri ha ucciso degli innocenti non ha visto le 
sue vittime. I piloti lanciano i missili seguendo le coordinate fornite dal 
computer e ieri la tempesta di sabbia nascondeva la strada alla sua vista. 
Ma quando un amico di Malek Hammoud mi ha chiesto come potevano gli 
americani uccidere cosi' alla leggera proprio quelli che dicevano di voler 
liberare, non voleva essere ragguagliato sulla scienza dell'elettronica 
aeronautica o sui sistemi di lancio.
E perche' mai dopo tutto? Cose del genere accadono a Baghdad quasi tutti i 
giorni. Tre giorni fa una intera famiglia di nove persone e' stata spazzata 
via nella propria abitazione nei pressi del centro della citta'. Due giorni 
fa un autobus e' stato colpito su una strada a sud di Baghdad e i 
passeggeri, tutti civili, sono morti. Appena ieri gli iracheni hanno 
accertato l'identita' dei cinque passeggeri civili massacrati su un autobus 
siriano attaccato durante il fine settimana da un aereo americano vicino al 
confine iracheno.
La verita' e' che ora a Baghdad non ci sono posti sicuri e che quando 
americani e inglesi avranno completato l'accerchiamento della citta' nei 
prossimi giorni o nelle prossime ore, questo semplice messaggio diventera' 
ancora piu' reale a sanguinoso. Possiamo indossare il cilicio della 
moralita' nello spiegare perche' queste persone debbano morire. Muoiono a 
causa dell'11 settembre, possiamo dire, muoiono a causa delle armi di 
distruzione di massa di Saddam, muoiono per il mancato rispetto dei diritti 
umani, muoiono per il nostro disperato desiderio di "liberarli". Vediamo di 
non confondere la questione con il petrolio. Comunque sia, sono pronto a 
scommettere che ci diranno che il vero responsabile della loro morte e' 
Saddam. Non faremo il nome del pilota, naturalmente.

© The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto