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REPORTAGE IRAQ: È stata un'atrocita'
- Subject: REPORTAGE IRAQ: È stata un'atrocita'
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Tue, 08 Apr 2003 15:53:17 +0200
26 Marzo 2003
Robert Fisk (The Independent)
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
SHA'AB (SOBBORGO DI BAGHDAD) È stata un'atrocita', un'oscenita'. La mano
recisa dal metallo della portiera, la pozza di sangue e fango per la
strada, i pezzi di cervello nel garage, i resti bruciati e ridotti all'osso
di una madre irachena e dei suoi tre figlioletti nell'auto ancora in
fiamme. Due missili di un jet americano li hanno uccisi tutti - oltre 20
civili iracheni, fatti a pezzi prima di poter essere "liberati" dalla
nazione che ha distrutto le loro vite. Chi osa, mi chiedo, definirli "danni
collaterali"? Via Abu Taleb era piena di pedoni e di automobilisti quando
ieri mattina il pilota americano si e' avvicinato fendendo la fitta
tempesta di sabbia che avvolgeva la parte nord di Baghdad come un mantello
di sabbia rossa e gialla e di pioggia. È un quartiere sporco e povero -
abitato per lo piu' da musulmani sciiti, gli stessi che secondo le speranze
di Bush e Blair dovrebbero sollevarsi contro Saddam - un quartiere di
officine sporche di petrolio, di appartamenti sovraffollati e di poveri
caffe'. Tutti quelli con cui ho parlato hanno sentito l'aereo. Un uomo,
sotto shock per aver visto quei cadaveri con il capo mozzato, riusciva a
dire solo due parole: "Rombo, lampo" continuava a ripetere e poi serrava
gli occhi con tale forza che i muscoli formavano delle rughe intorno agli
occhi.
Come riferire un evento cosi' terribile? Forse un bollettino sanitario
sarebbe piu' appropriato. Ma il conto definitivo delle vittime dovrebbe
avvicinarsi a 30 e gli iracheni assistono ormai quotidianamente a queste
orribili tragedie; non c'e' quindi ragione per cui non si debba dire la
verita' - tutta la verita' - su quello che vedono. Perche' ieri mentre mi
aggiravo sul luogo di questo massacro un'altra domanda si e' fatta strada
nella mia mente. Se questo e' quello che vediamo a Baghdad, che sta
succedendo a Bassora e a Nassariya e a Karbala? Quanti civili stanno
morendo anche li', anonimamente, nel silenzio di tutti, perche' non ci sono
giornalisti a registrare le loro sofferenze? Abu Hassan e Malek Hammoud
stavano preparando il pranzo per i clienti del ristorante Nasser nella
parte nord di via Abu Taleb. Il missile che li ha uccisi ha colpito la
corsia diretta a ovest, l'esplosione ha spazzato via la facciata della
trattoria e ha fatto a pezzi i due uomini - 48 anni il primo, appena 18 il
secondo. Uno dei loro compagni di lavoro mi ha guidato tra le macerie.
"Questo e' tutto quanto rimane di loro", ha detto allungando verso di me
una padella che gocciolava sangue.
Per lo meno 15 auto hanno preso fuoco provocando la morte di molti dei
passeggeri. Diversi uomini cercavano disperatamente di aprire le portiere
di un'altra auto avvolta dalle fiamme al centro della strada che era stata
fatta cappottare dallo stesso missile. Erano costretti ad assistere inermi
mentre la donna e i tre figlioletti venivano cremati vivi sotto i loro
occhi. Il secondo missile ha colpito la corsia diretta ad est scagliando
frammenti di metallo contro tre uomini che stavano in piedi dinanzi ad un
caseggiato sul cui muro esterno figura la scritta in marmo "appartiene a Dio".
Il responsabile del palazzo, Hishem Danoon, e' corso al portone non appena
ha sentito la tremenda esplosione. "Ho trovato Ta'ar a pezzi proprio li',
mi ha detto. La testa era staccata dal corpo. "Questa e' la sua mano". Un
gruppo di giovani e una donna mi hanno condotto in strada e li' - una scena
degna di un film dell'orrore - ho visto la mano di Ta'ar recisa all'altezza
del polso, le quattro dita e il pollice che stringevano un pezzo di ferro.
Il suo giovane collega Sermed e' morto nel medesimo istante. Il suo
cervello sparso in terra a piu' o meno un metro di distanza, un ammasso
rosso grigiastro dietro un'auto bruciata. Entrambi lavoravano per Danoon. E
lavorava per Danoon anche il portiere dell'edificio vittima anch'egli
dell'esplosione.
Mentre i superstiti parlavano, ogni morto riacquistava la sua identita'.
C'era il proprietario del negozio di materiale elettrico ucciso dietro il
suo bancone dallo stesso missile che ha fatto a pezzi Ta'ar e Sermed e il
portiere e la giovane ragazza che si apprestava ad attraversare la strada e
il camionista che si trovava a pochi centimetri dal punto di impatto e il
mendicante che ogni giorno andava a chiedere un pezzo di pane a Danoon e
che se ne stava andando proprio quando il missile e' sbucato tra la
tempesta di sabbia e si e' portato via la sua vita.
In Qatar le forze anglo-americane - lasciamo perdere la sciocchezza della
coalizione - hanno annunciato una inchiesta. Il governo iracheno, il solo a
trarre qualche vantaggio dal valore propagandistico di questo bagno di
sangue, naturalmente ha denunciato il massacro parlando sulle prime di 14
morti. Quale era allora il vero bersaglio? Alcuni iracheni hanno detto che
a meno di un miglio dalla strada c'era un campo militare sebbene io non sia
riuscito a trovarlo. Altri hanno parlato di una caserma dei vigili del
fuoco, ma non vedo come i vigili del fuoco si possano considerare un
obiettivo militare.
Certamente meno di un'ora prima c'era stato un attacco contro un campo
militare piu' a nord. Stavo passando in auto davanti alla base quando due
razzi sono esplosi e ho visto i soldati iracheni uscire di corsa dal
cancello e scappare lungo l'autostrada nel tentativo di mettersi in salvo.
Poi ho sentito altre due esplosioni - erano i missili che hanno colpito via
Abu Taleb.
Naturalmente il pilota che ieri ha ucciso degli innocenti non ha visto le
sue vittime. I piloti lanciano i missili seguendo le coordinate fornite dal
computer e ieri la tempesta di sabbia nascondeva la strada alla sua vista.
Ma quando un amico di Malek Hammoud mi ha chiesto come potevano gli
americani uccidere cosi' alla leggera proprio quelli che dicevano di voler
liberare, non voleva essere ragguagliato sulla scienza dell'elettronica
aeronautica o sui sistemi di lancio.
E perche' mai dopo tutto? Cose del genere accadono a Baghdad quasi tutti i
giorni. Tre giorni fa una intera famiglia di nove persone e' stata spazzata
via nella propria abitazione nei pressi del centro della citta'. Due giorni
fa un autobus e' stato colpito su una strada a sud di Baghdad e i
passeggeri, tutti civili, sono morti. Appena ieri gli iracheni hanno
accertato l'identita' dei cinque passeggeri civili massacrati su un autobus
siriano attaccato durante il fine settimana da un aereo americano vicino al
confine iracheno.
La verita' e' che ora a Baghdad non ci sono posti sicuri e che quando
americani e inglesi avranno completato l'accerchiamento della citta' nei
prossimi giorni o nelle prossime ore, questo semplice messaggio diventera'
ancora piu' reale a sanguinoso. Possiamo indossare il cilicio della
moralita' nello spiegare perche' queste persone debbano morire. Muoiono a
causa dell'11 settembre, possiamo dire, muoiono a causa delle armi di
distruzione di massa di Saddam, muoiono per il mancato rispetto dei diritti
umani, muoiono per il nostro disperato desiderio di "liberarli". Vediamo di
non confondere la questione con il petrolio. Comunque sia, sono pronto a
scommettere che ci diranno che il vero responsabile della loro morte e'
Saddam. Non faremo il nome del pilota, naturalmente.
© The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto