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Rabbia e delusione a Londra per le vittime di "fuoco amico"
- Subject: Rabbia e delusione a Londra per le vittime di "fuoco amico"
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa@peacelink.it>
- Date: Mon, 31 Mar 2003 21:22:18 +0200
Fonte:
http://www.repubblica.it/online/esteri/iraqattaccosedici/londra/londra.html
Tre soldati britannici scampati al fuoco di un pilota Usa
accusano: "Sembrava un caw boy che andava a una fiesta"
Rabbia e delusione a Londra per le vittime di "fuoco amico"
La lunga intervista sul "Times" di Londra
L'Evening Standard si domanda: "Possiamo fidarci?"
LONDRA - "Fuoco amico" finisce sotto processo in Gran Bretagna. Dei 24
soldati di Sua maesta' tornati a casa in una bara almeno sei sono caduti
sotto i colpi di "fuoco amico", un eufemismo per dire che a ucciderli non
e' stato il nemico, ma colpi partiti per sbaglio dai soldati Usa. E passi,
si fa per dire, per gli errori commessi in buona fede. Ma quello che hanno
raccontato sulla prima pagina del Times di Londra tre militari britannici
scampati al fuoco amico e' troppo. Troppo anche per i fedeli sudditi di Sua
maesta' pronti a sostenere lo sforzo bellico in Iraq da quando il conflitto
e' partito.
Venerdi' erano in cinque nei pressi di Bassora. Uno e' morto, uno e' in fin
di vita e gli altri tre sono rimasti feriti dai colpi sparati dal pilota di
un cacciabombardiere A-10 americano. Un pilota che i tre scampati alla
morte non esitano a definire un "cowboy" non un militare, che sparava "come
se fosse uscito per la fiesta". Un racconto drammatico e imbarazzante
quello di Alex MacEwen, 25 anni, Steven Gerrard, 33 e Chris Finney 18 anni.
Venerdi' scorso con i corazzati erano andati a caccia di una batteria
d'artiglieria irachena che gli aveva aperto il fuoco contro. Un gruppo di
iracheni si avvicina agitando bandiere bianche. "Non sapevamo se si
volevano arrendere o tenderci un'imboscata'", racconta il tenente. Quando
all'improvviso si e' sentito il rombo dell'A-10 americano. "Un rumore che
non dimentichero' mai e che spero di non sentire mai piu'", ha aggiunto
Steven Gerrard, caporale. "I proiettili cadevano senza interruzione - ha
raccontato Gerrard -. Ero come congelato. Poi, l'unica cosa che mi ricordo,
e' la torretta che esplodeva, luce bianca dappertutto, calore e fumo. Non
ho nemmeno avuto il tempo di chiudere gli occhi. Mi sono sentito come se
stessi morendo bruciato. Ho gridato: Gira! Gira! Gira!. Il mio cannoniere
gridava 'Fuori, fuori!'
Sono uscito dalla torretta in pochi millisecondi. Come ho fatto, non lo so.
Poi ho visto l'A-10 che tornava, e allora mi sono messo a scappare". Sui
carri sventolava la bandiera britannica. E i tre militari oggi senza alcuna
riverenza si pongono la stessa drammatica domanda. "Come ha fatto il pilota
a non vederla?". Non solo. Il cacciabombardiere su cui volava e' dotato di
visori termici che indicano se i corazzati sono amici o nemici. Ma,
malgrado tutto, il pilota ha effettuato una virata. E' tornato indietro e
ha fatto fuoco ancora. Uccidendo.
"Un cow boy". E' questa la divisa che i tre militari cuciono addosso al
pilota Usa. E non solo per aver sparato contro i loro carri. "C'era un
bambino di 12 anni a non piu' di 20 metri da noi quando lo yankee ha aperto
il fuoco - ricordano Gerrard e il carrista Chris Finney -. C'erano un sacco
di civili tutto attorno a noi, ma lui non ha mostrato il minimo rispetto
per la vita umana".
Un'intervista che e' una tagliente denuncia al comportamento del pilota
americano. Un soldato con il grilletto troppo facile. E la polemica,
nonostante le scuse di Richard Meyers, capo di stato maggiore Usa, esplode
con virulenza su tutta la stampa britannica. Altrettanto duri e critici
sono gli articoli del Guardian e del Daily Mirror, per citare i giornali
piu' attenti al tema, mentre l'Evening Standard in un ampio articolo si
chiede: "Possiamo fidarci degli americani?" Alez McEwen, uno dei tre
sopravvissuti una risposta se l'e' gia' data. "I miei amici e i miei
genitori ci scherzavano sempre su - ha raccontato il tenente al Times. -
Non ti preoccupare degli iracheni, mi dicevano, devi stare attento agli
americani". E cosi' e' andata.
(31 marzo 2003)