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Cari Amici,

vogliamo farvi leggere uno scritto di Umberto Guidotti, missionario a
Manaus - Brasile, apparso sul  Notiziario n. 59 della Rete Radie' Resch (un
ringraziamento ad Antonio Vermigli per la gentile concessione) perché è uno
dei rari esempi di lucidità sulla interpretazione della nostra realtà. La
testimonianza di Guidotti è uno strumento in più per comprendere meglio la
massa di informazioni (vere e false) che, in questo periodo di guerra, si
sta riversando sulle nostre teste.

Buona lettura.

NO ALLA GUERRA "SENZA SE E SENZA MA"

In comunione con tutti i morti delle guerre, delle torri e della fame, del
terrorismo e dell'inquinamento, in comunione con i nostri punti di
riferimento: Gandhi e M.L. King, La Pira e Balducci, in particolare in
questa notte, Antonino Caponnetto, colui che diceva ai giovani e che ripete
a tutti noi pistoiesi: "Se ci siete, battete un colpo", in comunione con
tutti i disoccupati e cassaintegrati, che passeranno un Natale con sapore
di Quaresima. "Che ne è dell'uomo, se perde il lavoro?", si chiedeva il
cardinale Tettamanzi. Rispondo io: senza lavoro il suo destino è diventare
mendico, bandito, emigrante. In questa società dove il lavoro non ha
futuro, e dove il futuro non prevede lavoro, aumentano la mendicità, la
microcriminalità e l'emarginazione.

Vorrei soprattutto scaldare il vostro cuore e darvi speranza.

Come prete, la speranza che viene dalla fede con due icone bibliche.

La prima: è nato un bambino, è nato a Betlemme, è nato sotto l'Impero, E'
Dio ma è vero uomo, soprattutto è uomo vero, è il vero uomo, è l'uomo per
eccellenza: e l'uomo vero è non violento, e l'umano per eccellenza è uomo
di pace.

La seconda dal cap. 2, 34 del Libro del profeta Daniele: "una piccola
pietra si staccò dalla montagna e colpì i piedi della statua e l'Impero si
frantumò"

Noi, la pietra, noi la microresistenza contro il macropredominio.

Noi siamo la pietra, noi siamo la speranza, noi, il nostro movimento, il
movimento dei movimenti.

Porto Alegre, Firenze, ci hanno rivelato che il nostro movimento è ormai
mondializzato. Siamo mondializzati - nella nostra resistenza e nella nostra
organizzazione, come il nostro avversario. Ricordate? Voi G8, noi 6
miliardi. E abbiamo solo 3 anni.

Seattle, la prima mobilitazione convergente contro il summit
dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio, fu nel dicembre del 1999.

Poi c'è stata la prima Porto Alegre nel gennaio 2001: 20.000 delegati di
700 organizzazioni.

Poi la seconda Porto Alegre nel 2002: più di 60.000 delegati di 1.000
organizzazioni di 130 Paesi.

Un mese fa Firenze: il primo giorno 35.000 registrati; il secondo giorno
60.000; il terzo giorno 64.000. 18 conferenze generali al mattino, 160
seminari, 180 gruppi di lavoro, 23 riunioni per il lancio di "campagne"; la
sera 75 eventi culturali... Il sabato 9 novembre 1 milione di persone alla
marcia della pace: la più grande manifestazione per la pace mai vista in
Europa. Firenze ha dato un colpo serio alla globalizzazione neoliberista:
la domenica 10 novembre 2002 l'Italia scopre che i no-global (new global)
non sono una minoranza arrabbiata, ma l'espressione più autentica di una
nuova generazione. Firenze ha posto in modo chiaro e definitivo questo
problema: in Italia non si potrà più fare politica senza tenere presente
questo movimento. Firenze ha mostrato la convergenza di tante resistenze;
ha mostrato che per tutti l'asse centrale della lotta consiste nel
rovesciare le regole del sistema per sostituire la priorità del bisogno a
quella del profitto; ha mostrato a tutti che il mercato globale non è un
mercato più grande, ma un mercato incontrollabile, dominato da una
competitività assoluta, indifferente allo spreco di risorse, ai guasti che
produce alla natura, ai costi umani...

Fratelli, amici questa speranza è continuata e continua nei Forum
continentali: africano di Bamako, latino-americano di Quito, amazzonico di
Manaus, mediterraneo di Barcellona, il social forum nell'Uruguay a
Montevideo, il Canada Social forum a Victoria, il Colombia Social forum a
Bogotà, l'incontro in preparazione di Porto Alegre ad Albacete in Spagna il
17 dicembre e poi il grande appuntamento del 3° Forum Social Mundial di
Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003.

Il nostro virus si sta diffondendo!!!

Questa nostra manifestazione avviene nel giorno del 54° anniversario della
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

E' importante non perdere la memoria di ciò che tale Dichiarazione ha
sancito; ricordare che 54 anni fa, all'indomani di una guerra assurda e
atroce, l'umanità sognò la pace e il rispetto per le diversità culturali,
religiose, politiche e sociali... Ricordare che i 30 articoli della
Dichiarazione sono entrati a far parte delle Costituzioni degli Stati, del
nostro Stato, che ha inserito il principio della pace all'articolo 11.

Noi non vogliamo nessuna revisione di questo articolo. Vogliamo sì che si
rispetti e si metta in pratica. Ed è in forza di questo articolo che
diciamo e gridiamo:

Certo, rileggendo la Dichiarazione dei Diritti Umani si resta un po'
sconcertati al constatare come oggi tali diritti siano infranti da alcuni
dei suoi firmatari più "illustri".

In primo luogo gli Stati Uniti, che con molta arroganza, cinismo,
arbitrarietà e ipocrisia chiedono solidarietà per gli attentati subiti, ma
non danno solidarietà agli altri Stati, rifiutandosi di firmare trattati
importanti nell'ambito dei diritti di 1ª, 2ª, 3ª e 4ª generazione, che
interessano tutta l'umanità. Soprattutto il governo Bush, arrogante e
bellicoso, sta trasformando gli USA in uno Stato delinquente e fuorilegge,
tanti sono i NO detti a Patti, Trattati e Convenzioni Internazionali.

E' importante ricordarne alcuni. Leggete questa triste litania:

1- Nel marzo del 2001 Bush ha dichiarato "morto" il protocollo di Kyoto:

gli USA non accettano le regole di protezione all'ambiente.

2- Luglio 2001: gli USA non riconoscono la Convenzione sulle armi
biologiche e chimiche ratificata da 144 Paesi nel 1972. (Gli USA si
rifiutano di aprire le loro installazioni, mentre parlano di un asse del
male).

3- Gli USA si oppongono all'accordo dell'ONU per bandire il traffico
illegale di armi leggere.

4- Gli USA si oppongono al Trattato contro le mine terrestri . Clinton si
rifiutò di firmarlo. Poi disse che gli USA potevano firmarlo nel 2006.

Bush ha detto no definitivamente nell'agosto del 2001.

5- Gli USA non hanno accettato la risoluzione della Commissione Diritti
Umani dell'ONU che determina l'accesso a "costi ridotti" dei medicinali
contro l'AIDS, per difendere le multinazionali farmaceutiche.

6- Nel maggio del 2001 si rifiutarono di discutere con l'Europa il sistema
"Echelon": una rete di spionaggio planetaria satellitare che controlla
tutti i telefoni, fax e e-mail dell'universo. E che già sta funzionando.

7- Nel settembre 2001 boicottano la Conferenza ONU sul razzismo a Durban in
Sud Africa.

8- Nel luglio 2001 non accettarono la proposta per una "energia pulita"
(idem quest'anno a Johannesburg)

9- Gli USA non hanno firmato il trattato che mette al bando tutti gli
esperimenti nucleari.

10- Si sono rifiutati di compiere per la decima volta una risoluzione
dell'ONU che imponeva di togliere l'embargo a Cuba.

11- Hanno firmato, ma non hanno ancora ratificato la Convenzione contro la
discriminazione alle donne.

12- Non hanno ratificato la Convenzione sui diritti dei bambini.

13- Non hanno ratificato la Convenzione Internazionale contro la tortura.

14- Non hanno firmato il Trattato che crea il Tribunale Penale
Internazionale. Anzi, stanno firmando Accordi bilaterali con singole
nazioni perché queste si impegnino a non denunciare e a non consegnare
soldati americani (accusati) ai Tribunali Internazionali. Anzi, esiste una
proposta   di legge del famigerato senatore Helms ("The Hague Invasion
Act") che  autorizza i servizi americani ad invadere la Corte Penale
dell'Aia per  liberare qualsiasi cittadino americano messo sotto accusa.

15- Hanno boicottato la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo
sostenibile di Johannesburg, alcuni mesi fa.

16- L'ultima è di oggi: hanno "rubato" il dossier dell'ONU sull'Iraq.

Così osserva i Diritti Umani e sociali la democrazia modello !!!

La commemorazione della Giornata dei Diritti Umani mi fa fare un'altra
riflessione.

Sappiamo tutti che quando si sono formati gli Stati - Nazione essi hanno
avocato a sé il monopolio della violenza e il potere legittimato di fare la
guerra.

La Carta dell'ONU -recepita dalle Costituzioni italiana- cercò  di avanzare
ancora su questo aspetto del diritto internazionale: la Carta  propone di
interdire il diritto di guerra degli stati e di avocare all'ONU l 'uso
regolato della forza. La Carta anzi dice che non solo è vietato fare la
guerra, ma che è obbligatorio perseguire la pace con mezzi pacifici.

Oggi la Carta dell'ONU è carta straccia, calpestata soprattutto dagli USA,
con la complicità dell'Europa e della NATO.

A circa un anno di distanza da quando la bandiera della Guerra contro il
Terrore sventola sulle rovine dell'Afghanistan ("desertum fecerunt et pacem
appellaverunt"), in tutti i Paesi le libertà vengono limitate in nome della
libertà; ogni tipo di dissenso è definito "terrorismo" e ogni tipo di leggi
è stato approvato per reprimerlo. In nome della "giustizia infinita" gli
oppositori sono schiacciati sotto le bombe, o rinchiusi come cani a
Guantanamo.

E l'Impero spiega anche i motivi di questo suo comportamento:

1- Donald Rumsfeld ha detto che la sua missione nella Guerra contro il
Terrore era di convincere il mondo che agli americani doveva essere
permesso  di mantenere il loro stile di vita.

2- Sul "New York Times", il giornalista Thomas Friedman ha scritto: ". gli
USA devono spiegare all'Iraq e agli alleati degli Stati Uniti che [.] l'
America ricorrerà all'uso della forza senza negoziati, senza esitazioni,
senza l'approvazione dell'ONU". E altrove ha scritto che: ". la mano
invisibile del mercato ha bisogno per funzionare di un pugno visibile. La
Mc Donald non può prosperare senza la Mc Douglas (F15) . e il pugno
invisibile che consente alle tecnologie di Silicon Valley di svilupparsi in
modo sicuro  si chiama Esercito, Aeronautica militare, Marina di guerra,
corpo dei  marines".  Più chiaro di così si muore !!!   E' per tutto questo
che si devono contestare gli USA e il loro governo  perché sono la
locomotiva di questo mondo che non vogliamo e di questo  sistema
neoliberale.

Questo sistema che ha già fatto impazzire le mucche e che ora sta facendo
impazzire gli esseri umani.

In Israele stanno aumentando i giovani con traumi di guerra e aumentano i
suicidi di bambini tra gli 8 e i 12 anni.

La guerra, il terrorismo, la violenza non conta le sue vittime solo nei
morti e feriti: fa anche passare la voglia di vivere ai superstiti.

Che si può fare per curare questi mali? La cura è la pace. Bisogna
continuare a cercarla, a volerla. Perché i danni della guerra non sono solo
economici e politici, ma anche e soprattutto sociali, psicologici,
familiari. Anche se questi le statistiche non riescono a raccontarli.  Si
perché la guerra oggi è cambiata: non ammazza più i soldati e distrugge
trincee e carri armati, e affonda navi e abbatte aerei, come siamo stati
 abituati a vedere al cinema.

No, la guerra oggi, la guerra tecnologica odierna prevede scientificamente
un limitato numero di morti tra i soldati, ma un crescente numero di morti
tra la popolazione civile.

1ª Guerra mondiale: 15% di morti civili - 2ª Guerra mondiale: 50% di morti
civili
Guerra Vietnam: 75% di morti civili       - Ultime guerre: 85% di morti civili.

Cinicamente la guerra odierna chiama queste morti tra la popolazione
civile "effetti secondari", "conseguenze secondarie".

Questo è successo in Afghastinan, e così succede tutti i giorni in  Palestina.

Se per uccidere un "terrorista", occorre gettare un missile e, insieme alla
vittima designata, si debbono ammazzare anche 20 persone, queste ultime
saranno annotate come "conseguenze secondarie".

Con questa logica le dichiarazioni ufficiali che seguono il gesto, sono
necessariamente ciniche e non mancano di sottolineare che s'è trattato, in
tutti i casi, di un successo militare, perché l'obiettivo è stato raggiunto.

E' nella natura della "guerra tecnologica dall'alto" (basata su un'
aviazione invisibile e imprendibile) il possedere un duplice profilo:

a) un primo, inteso come azione di guerra con un obiettivo bellico specifico;

b) un secondo, che prevede morti tra la popolazione civile, indifesa e
presa  di sorpresa.

Ma a questo punto dobbiamo dire, in nome dell'etica e dei valori umani che
questo secondo profilo ha gli stessi identici connotati di morte di
un'azione terroristica: compie stragi impunite, ammazza arbitrariamente,
uccide  e ferisce a caso persone che non sanno difendersi. Come un
qualsiasi atto  terroristico.

Almeno se, per terrorismo intendiamo un'azione diretta contro una
popolazione indifesa, dedita alle sue occupazioni usuali, e sorpresa da un
attacco mirato a distruggere e uccidere.

La cura è la pace.

Sì alla pace, allora. Soprattutto il grido delle donne, delle mamme, dei
poveri, dei bambini,  dei giovani, della gente comune (perché sono loro che
muoiono nelle guerre  oggi!!).

Basta con le guerre, basta con il sangue, basta con i lutti, basta con le
vedove, basta con gli orfani: vogliamo vivere.

"Tra uccidere e morire c'è una terza via: vivere" (il grido di Cassandra).

Sono soprattutto le donne a chiedere pane e rose (contro la fame e la
violenza) e oggi: "Fuori la guerra dalla storia".

Era grido fioco pochi anni fa, a Firenze è diventato un tuono.

Proprio questo ripudio della violenza, questa partecipazione di massa ad
un metodo di protesta pacifico e creativo, ha costituito l'elemento di
coesione più forte, il cemento che ha legato insieme  vecchi e bambini, i
50enni e i 20enni, le femministe e i sindacati, i  cattolici, i comunisti,
i verdi, gli anarchici e i semplici democratici, i  professori e i
disoccupati, le donne di ogni generazione e estrazione  sociale con una
elevatissima partecipazione, ed ancora i pacifisti e le  pacifiste storiche
con i disobbedienti, i preti e i sindaci, i ragazzi e le ragazze, i
saccopelisti e i colletti bianchi, le mamme e i papà in  bicicletta o in
carrozzina, i centri sociali insieme ai boy-scouts, le  suore, i
missionari, i focolarini. Una vera unità di popolo, quella che  qualcuno
(il filosofo Paolo Virno dell'Università di Calabria) chiama le
moltitudini e che non è una astrazione sociologica e neanche una pura somma
di centinaia di associazioni. E' un effetto moltiplicatore che genera un
soggetto: l'unità del popolo, in Italia, in Europa, in Brasile, nel mondo.

Attenzione: questa è oggi una forza epocale, la più grande che si sia mai
avuta sulla scena della politica.

E' un soggetto nuovo: non più solo la classe lavoratrice classica, ma un
popolo: quello delle chiese, delle fabbriche, dei quartieri, delle scuole,
dei bar, dei mercati, dei paesi.

Qualcuno ha scritto (Nella Ginatempo, Università Calabria):  "Porto Alegre,
Firenze e tutto il dibattito che sta nascendo oggi sulla  questione del
terrorismo ci mostra come nel mondo del movimento dei  movimenti si sta
producendo un salto antropologico. Il salto antropologico è la coscienza
diffusa della necessità di fondare non solo il tabù della guerra, ma il
tabù della violenza. Finora non è esistita  una civiltà che non abbia
praticato e giustificato la violenza. La  fuoruscita dalla civiltà
dell'uccidere significa una rivoluzione  antropologica nella storia
dell'umanità.

Già Karl Popper aveva lasciato scritto: "La civiltà è il superamento della
violenza".

E Norberto Bobbio: "Credo fermamente che l'unico e vero salto qualitativo
della storia umana è il passaggio non dal regno della necessità al regno
della libertà (... Marx), ma dal regno della violenza al regno della non
violenza". Perché si può vivere poveri, ma non si può vivere scannandosi
fra  di noi. E altrove ha scritto: "Di una cosa sono certo: una società,
qualunque essa sia, per essere migliore della nostra, dovrà essere meno
violenta, fino al limite della totale sparizione della violenza".

Che fare?

1- Ai lillipuziani 3 verbi: Resistere, Proporre, Costruire.

2- Per tutti: non solo marce e raduni, ma ognuno cominci a costruire un
altro mondo cercando un proprio campo di impegno laddove vive e opera.

Molta informazione alternativa. Molta lotta per salvare la libertà e il
pluralismo dell'informazione.

Dobbiamo essere persone con gli occhi aperti sulla storia per capire in che
razza di società viviamo e che razza di cecità sperimentiamo ogni giorno.

Ma essere informati non è sufficiente.

Bisogna sporcarsi le mani dentro questa storia che è veramente sporca. Si
tratta cioè di lavorare, perché se non si lavora non accade nulla. Passare
all'azione, partecipare, frequentare, militare, sostenere sindacati, banche
etiche, bilanci di giustizia, obiezione fiscale e tutto quanto di nuovo la
società civile italiana ha prodotto.

Sempre col metodo della non violenza attiva, se no non cambia nulla.

Ricordiamo che la democrazia è una realtà che ha bisogno, per la sua natura
stessa, di essere difesa e ricreata, ogni giorno. Per costruirla e viverla
è indispensabile la partecipazione attiva di tutti. Per ucciderla, invece,
bastano pochi.

Mantenere alta la vigilanza sui temi della democrazia, della legalità,
della giustizia, della solidarietà, che non interessano molto a questo
governo, vassallo dell'imperatore Bush.

A questo governo e al suo primo ministro si applicherebbero correttamente
le parole scritte da Kirkegaard: "La nave è ormai in preda al cuoco di
bordo e ciò che trasmette al microfono del comandante non è più la rotta,
ma ciò che mangeremo domani".

I grandi valori, i progetti di largo respiro non interessano. Governo,
mass-media e la maggioranza della nostra società insistono a chiedersi "che
cosa mangeremo", anziché: "dove stiamo andando".

3- Per i cattolici: Lavorare per un'altra Chiesa. Si, non dobbiamo aver
paura a dire "non solo un altro mondo è possibile", ma anche "un'altra
Chiesa è possibile".

Questa Chiesa "altra" nascerà da un nuovo Concilio. Vogliamo un nuovo
Concilio, perché il Concilio è l'istanza partecipativa e democratica della
Chiesa. L'obiettivo primario di questa proposta non è convocare subito
tutti i vescovi in S. Pietro, ma aprire un "processo conciliare". Il
Concilio convocato da Giovanni XXIII ascoltò la voce dell'uomo moderno,
dell'uomo occidentale, e la Chiesa ne uscì cambiata. Bisogna mettere in
atto in tutto il mondo cattolico, un nuovo processo conciliare, in cui la
Chiesa si metta in ascolto della voce dei poveri, della voce della
maggioranza dell'umanità, della voce dell'uomo planetario.

Accanto e insieme al new global, c'è bisogno del new ecclesial.

4- Ancora per tutti: Bisogna lavorare alla costruzione dell'uomo nuovo,
della donna nuova: lavorare al cambiamento del cuore.

Se la violenza e la guerra nascono nella mente e nel cuore, è nella mente e
nel cuore che si deve cominciare a combatterla.

Ricordiamoci: perché un'arma possa sparare, dev'essere caricata di
pallottole e di odio. Ma è l'odio che fa premere il grilletto.

Di qui tutto un processo di educazione alla pace e alla non violenza in
famiglia e nella scuola, nella società.

Quante scuole ha visitato Caponnetto parlando ai giovani di legalità e
giustizia !!

5- Infine e soprattutto per tutti noi: non scoraggiarsi mai.

Ricordo a me e a tutti voi Brecht: 
Ci sono uomini che lottano un giorno, e sono buoni
Ci sono uomini che lottano un mese, e sono migliori
Ci sono uomini che lottano un anno, e sono ottimi
Ci sono uomini che lottano tutta la vita, questi sono imprescindibili.

A tutti voi, imprescindibili, che vinca la pace.

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