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La nonviolenza e' in cammino. 543



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 543 del 22 marzo 2003

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, contro la guerra con la forza della verita'
2. Sette criteri per l'azione diretta nonviolenta
3. Renato Solmi, alcune indicazioni provvisorie
4. Mir-Movimento Nonviolento del Piemonte e Valle d'Aosta: il governo ha
violato la Costituzione
5. Comunita' papa Giovanni XXIII, a tutti i fratelli ed amici
6. "Fuori l'Italia dalla guerra": assassinio di popolazioni innocenti
7. Margherita Guidacci, la carita' soltanto
8. Eduardo Galeano, solo stranieri
9. Christa Wolf, ma allora
10. Luigi Pintor, fuoco
11. Clara Sereni, forse e' possibile
12. Silvia Vegetti Finzi, da sempre le donne
13. Un verso di Ingeborg Bachmann
14. Ancora una possibile breve risposta alla domanda: cosa e' la
nonviolenza?
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI. CONTRO LA GUERRA CON LA FORZA DELLA VERITA'
Provo a scriverlo nel modo piu' semplice.
La guerra consiste nell'uccidere molti esseri umani. Essa e' cumulo di
omicidi.
E nell'epoca aperta da Hiroshima ogni guerra mette in pericolo l'intera
civilta' umana: ogni guerra da orgia di massacri puo' divenire onnicidio,
uccisione di tutti, annientamento dell'umanita'.
La guerra e' quindi la peggiore delle dittature, il peggiore dei terrorismi,
il crimine piu' atroce che esseri umani possano commettere contro altri
esseri umani, contro l'umanita' intera, quindi anche contro se stessi.
La scelta che all'umanita' si pone e' secca e senza scappatoie: o la guerra
o l'umanita': o la difesa della vita degli esseri umani, cioe' la pace;
oppure l'annientamento degli esseri umani, cioe' la guerra. O la pace o
l'annientamento di tutti. Occorre scegliere, ognuno di noi deve scegliere, e
deve agire la sua scelta.
Io voglio che l'umanita' viva.
Ritengo quindi un diritto e un dovere assoluto oppormi alla guerra.
*
Mi si pone la domanda: come agire per fermare la guerra? Cosa possiamo fare
noi qui in Italia? Rispondo: possiamo effettualmente opporci alla guerra,
innanzitutto nei modi seguenti.
Primo: contrastando la macchina bellica con l'azione diretta nonviolenta: le
basi militari americane e Nato in territorio italiano dobbiamo tutte
paralizzarle, bloccarne del tutto ogni operativita'. Possiamo farlo: con
l'azione diretta nonviolenta.
Secondo: presentando alle autorita' giudiziarie e di pubblica sicurezza
denunce penali con cui chiedere l'arresto, il processo e la condanna dei
terroristi, stragisti e golpisti che la guerra hanno promosso e avallato,
che la guerra sostengono: tra costoro vi sono il governo, la maggioranza del
parlamento, il presidente della Repubblica Italiana, che infrangendo il
giuramento di fedelta' alla Costituzione della Repubblica Italiana hanno
violato la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico in uno dei
suoi principi fondamentali: quell'articolo 11 che lapidario recita:
"L'Italia ripudia la guerra". Devono essere arrestati, processati, puniti
secondo la legge. Devono essere arrestati dalle forze dell'ordine, devono
essere processati dalle competenti magistrature, devono essere puniti
secondo legge, la legge che in uno stato di diritto, in una democrazia, "e'
uguale per tutti".
Terzo: con lo sciopero generale: a oltranza fino alla caduta del governo
golpista e stragista che appoggia la guerra dittatoriale e terroristica,
criminale e criminogena, la guerra in corso.
Quarto: continuando a manifestare, in modo limpido e intransigente, pacifico
e democratico, in modo rigorosamente nonviolento, contro la guerra, i suoi
strumenti e i suoi apparati; contro i poteri criminali, i loro affari, i
loro interessi; contro tutte le violenze; in difesa dei diritti umani di
tutti gli esseri umani.
Con una sola discriminante, ma secca, ma ineludibile: la scelta della
nonviolenza.
Chi dice di opporsi alla guerra e non fa la scelta della nonviolenza e' un
ipocrita: e gli ipocriti sono complici della guerra, del terrorismo, delle
dittature; sono complici della violenza; sono complici degli assassini.
*
Puo' la nonviolenza sconfiggere la guerra? Si'.
Puo' la nonviolenza sconfiggere il terrorismo? Si'.
Puo' la nonviolenza sconfiggere le dittature? Si'.
E' gia' piu' volte accaduto nel corso della storia che regimi oppressivi e
criminali siano crollati sotto l'azione di movimenti nonviolenti di massa.
E' gia' piu' volte accaduto nel corso della storia che poteri criminali
stragisti siano stati sconfitti dalla forza di movimenti nonviolenti di
massa.
E' gia' piu' volte accaduto nel corso della storia che a guerre sanguinose
sia stata posta fine da movimenti nonviolenti di massa.
Che accada una volta ancora: e' il nostro compito, qui e adesso. Prima
sconfiggeremo la guerra, piu' vite umane salveremo. Piu' tardi sconfiggeremo
la guerra, piu' esseri umani saranno stati uccisi.
*
Chi non si oppone alla guerra ne e' complice. Nel gran tribunale della
coscienza, cui nessuno sfugge, tutti saremo giudicati.

2. MATERIALI. SETTE CRITERI PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo diffuso dal "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo, adattamento di un paragrafo della "Guida
pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace" diffusa
ed utilizzata nel 1999]
* Sette criteri di condotta per l'azione diretta nonviolenta del blocco dei
mezzi di trasporto che recano armi che verranno utilizzate per le azioni
terroristiche e stragiste di cui consistera' l'annunciata guerra illegale e
criminale.
* Scegliamo la nonviolenza per difendere la pace e la vita umana, per
difendere la legalita' costituzionale e il diritto internazionale.
*
1. A un'azione diretta nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza
durante tutto lo svolgimento dell'azione diretta nonviolenta stessa
(ricordando che, come sempre, la fase piu' difficile e' la conclusione).
*
2. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
*
3. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini
dell'azione diretta nonviolenta cui prendono parte, nel caso specifico del
blocco del trasporto di armamenti destinati alla guerra cio' significa fare
un'azione rigorosamente nonviolenta e concretamente efficace:
- per impedire la guerra, le stragi, le devastazioni; cioe' per salvare
delle vite umane, come e' diritto e dovere di ogni essere umano;
- per rispettare ed inverare con il proprio impegno personale la legalita'
costituzionale e il diritto internazionale che proibiscono questa guerra.
*
4. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente anche le possibili
conseguenze personali della partecipazione all'azione diretta nonviolenta
cui prendono parte, nel caso specifico del blocco del trasporto di armamenti
destinati alla guerra cio' vale a dire essere consapevoli che ogni singolo
partecipante puo' andare incontro alla possibilita' di denuncia, di fermo e
di arresto, di procedimento penale e di condanna a sanzione sia pecuniaria
che detentiva.
Queste possibilita' vanno seriamente esaminate prima di prendere parte
all'azione diretta nonviolenta; una volta decisisi a partecipare e se esse
si verificassero si ha il dovere di accettare pacificamente e onestamente
tali conseguenze, e ad esse nessuno deve cercare di sottrarsi.
Tra le imputazioni possibili vi sono l'interruzione di pubblico servizio,
l'attentato alla sicurezza dei trasporti, l'istigazione a delinquere (questo
stesso testo puo' essere considerato istigazione a delinquere), con
l'aggravante del concorso essendo in piu' persone a compiere l'azione
diretta nonviolenta.
Tutti i partecipanti devono essere muniti di documenti di identita' e devono
esibirli su richiesta delle forze dell'ordine (non farlo e' reato); tutti i
partecipanti hanno il dovere di non provocare danni alle persone,
all'ambiente o ai beni; tutti i partecipanti devono avere un atteggiamento
di massimo rispetto nei confronti di tutte le persone e soprattutto nei
confronti delle forze dell'ordine.
Tutti i partecipanti devono saper spiegare le ragioni dell'iniziativa
nonviolenta e chiarire che la propria condotta sara' comunque rigorosamente
nonviolenta; e poiche' si occuperanno le aree di transito die mezzi di
trasporto con il proprio corpo, qualora si venga spostati di peso non si
deve in alcun modo ne' opporre resistenza, ne' lanciare offese ne' minacce:
e' bene continuare a parlare serenamente e rispettosamente anche con le
persone che materialmente sposteranno i partecipanti, rassicurandoli che la
nostra azione non e' affatto contro di loro e non intendiamo in alcun modo
ne' offenderli ne' far loro del male, e che anzi l'azione diretta
nonviolenta e' eseguita per difendere la legalita' costituzionale che e'
stata violata da chi illegalmente e criminalmente ha promosso o sta
favoreggiando la guerra in preparazione.
*
5. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno: se una sola persona tra i partecipanti
all'azione diretta nonviolenta dice o fa delle stupidaggini, o una sola
persona per responsabilita' dei partecipanti all'azione diretta nonviolenta
si fa male, l'azione diretta nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente
fallita, e deve essere immediatamente sospesa;
- spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori,
eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta
nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo
caso lo scopo e' fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre
stragi ed atrocita', salvare delle vite umane, difendere la legalita'
costituzionale e il diritto internazionale);
- dire sempre e solo la verita';
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealta' e disciplina;
- assumersi pienamente la responsabilita' delle proprie azioni e quindi
subire anche le conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
*
6. Occorre chiarire che chi non accetta queste regole non puo' partecipare
all'azione diretta nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli
altri e per la riuscita dell'iniziativa che e' e deve essere rigorosamente
nonviolenta.
*
7. E' bene che chi promuove azioni dirette nonviolente fornisca a tutti i
partecipanti per iscritto le regole di condotta condivise, e meglio ancora
sarebbe se esse venissero discusse e definite tra tutti i partecipanti col
metodo del consenso.
Questo testo puo' essere un canovaccio utilizzabile a tal fine: se condiviso
puo' essere riprodotto in volantini e cartelloni.
E' inoltre bene che le regole di condotta condivise dai partecipanti
all'azione diretta nonviolenta vengano fatte conoscere anche alle forze
dell'ordine, alle varie autorita' ed a tutte le altre persone che si
trovassero nel luogo in cui si svolge l'azione diretta nonviolenta dandone
una copia scritta ad ogni persona presente, oltre che a tutti i mezzi
d'informazione.

3. RIFLESSIONE. RENATO SOLMI: ALCUNE INDICAZIONI PROVVISORIE
[Ringraziamo Renato Solmi (per contatti: rsolmi@tin.it) per questo
intervento, che - come scrive l'illustre autore, la cui modestia e'
pressoche' leggendaria - "ha ricevuto un'approvazione di massima da parte di
Piercarlo Racca e di Enrico Peyretti, che fanno parte, come l'autore, del
Movimento Nonviolento di Torino". Renato Solmi e' uno dei massimi
intellettuali italiani viventi, e' stato tra i pilastri della casa editrice
Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di
Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri
autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e
la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno
costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale, sovente
senza ricordarlo neppure (ed e' proprio dei maestri grandi questo aiutarti a
costruire la tua autonomia, anziche' soffocarla). Mi perdonera' Renato se
non ho rispettato la sua richiesta di non dar rilevata notizia dell'autore
presentando questo suo testo, ma credo che i lettori amino non solo
conoscere pienamente - e non evasivamente, burocraticamente, algidamente -
le fonti degli scritti che su questo foglio appaiono, ma amino anche sapere
a chi esserne grati. Piercarlo Racca ed Enrico Peyretti sono anch'essi
straordinari studiosi ed amici della nonviolenza, autorevoli collaboratori
di questo foglio ed amici assai cari (p. s.)]
Nessun aiuto e nessuna collaborazione con le forze armate dei paesi
aggressori, che si sono sottratti al confronto con le altre nazioni
rappresentate nel Consiglio di Sicurezza e hanno dato inizio a una guerra
contro un paese che aveva accettato di sottoporsi ad ispezioni accurate e
senza limiti di tempo da parte del personale dell'Onu e aveva dato prova di
essere disposto a collaborare alle misure di disarmo da essa prescritte.
Il nostro governo, che dice di avere assunto una posizione di
non-belligeranza, e' invece attivamente impegnato nel sostegno
dell'aggressione in atto contro l'Iraq, che era sottoposto da oltre dieci
anni a un embargo micidiale e che non poteva rappresentare in alcun modo una
minaccia ne' per i paesi vicini ne', tanto meno, per l'Inghilterra e gli
Stati Uniti.
La decisione di autorizzare l'uso delle basi Nato site nel nostro territorio
per le operazioni logistiche necessarie alla condotta della guerra di
aggressione non trova alcuna giustificazione negli accordi conclusi a suo
tempo, e che si riferivano esclusivamente alle misure da adottare in vista
della difesa di uno o piu' paesi dell'alleanza da un'aggressione proveniente
dall'esterno; e che non possono trovare certo applicazione nel caso di una
guerra scatenata unilateralmente da alcuni di essi contro un paese sito in
un'area del tutto diversa e in assenza di qualsiasi legittimazione da parte
dell'Onu o della Nato stessa.
Quanto alla scappatoia consistente nel dichiarare che gli aerei inglesi e
americani che faranno scalo nelle nostre basi non muoveranno mai
direttamente da esse contro gli obbiettivi che si sono dati in territorio
iracheno, ma sosteranno previamente in qualche altra base prima di portare a
termine le loro "missioni", e' talmente ridicola e grottesca che non
meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione se non come esempio di
ipocrisia sfrontata e di cinismo strafottente, se non ci fosse da osservare
che le basi turche della Nato, che dovrebbero assolvere a questo ruolo di
pista di lancio secondo il ministro Buttiglione (intervista sulla "Stampa"
del 19 marzo), sono, almeno fino a questo momento, impossibilitate ad
assolverlo in seguito a una precisa decisione del governo turco, che, mentre
ha consentito il sorvolo del suo territorio (come del resto ha fatto anche
la Francia, probabilmente allo scopo di evitare incidenti spiacevoli), ha
vietato espressamente l'uso delle basi per qualsiasi operazione connessa
alla guerra contro l'Iraq.
E, a questo punto, non ci resta da aggiungere che questo: il movimento per
la pace, se vuole mostrarsi all'altezza della situazione, deve assumere,
come bersaglio principale, insieme alle basi utilizzate per la guerra, il
governo guerrafondaio che le ha concesse, e che ha ancora il coraggio di
vantarsi del "capolavoro diplomatico" che gli e' riuscito di mettere a segno
(sostenere attivamente l'impresa degli Stati Uniti e accontentare la maggior
parte della popolazione del paese). L'unita' che si e' realizzata, in questa
occasione, fra tutte le forze dell'opposizione parlamentare, su una
piattaforma comune finalmente corretta ed esente da qualsiasi equivoco,
costituisce una premessa estremamente preziosa per la formazione di uno
schieramento molto piu' vasto, di cui l'insieme dei movimenti che si sono
sviluppati nel corso degli ultimi anni nel nostro paese sono chiamati a
costituire un elemento non meno importante di quello che puo' essere
rappresentato dalle forze democratiche di orientamento liberale, cristiano e
socialista. Ma la formazione di questo schieramento, indispensabile perche'
si possa affermare un'alternativa concreta al regime reazionario che si e'
venuto a costituire sotto la direzione di Berlusconi, e' un processo
difficile e faticoso, che richiedera' molto coraggio e buona volonta' da
parte di tutti, e che dovrebbe svilupparsi e intrecciarsi strettamente con
la lotta nonviolenta da condurre in comune contro la guerra attualmente in
corso e contro tutte le forme di degenerazione che si sono venute
manifestando, in questi ultimi decenni, nel nostro paese e nel mondo nel suo
complesso.

4. DENUNCE. MIR-MOVIMENTO NONVIOLENTO DEL PIEMONTE E VALLE D'AOSTA: IL
GOVERNO HA VIOLATO LA COSTITUZIONE
[Da Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca@libero.it) riceviamo e
diffondiamo questo comunicato del Movimento Internazionale della
Riconciliazione - Movimento Nonviolento del Piemonte e Valle d'Aosta]
Il Movimento Internazionale della Riconciliazione - Movimento Nonviolento
del Piemonte e Valle d'Aosta, sentito il discorso del Presidente del
Consiglio e visto il voto del parlamento, denuncia che questo governo, come
il precedente presieduto dall'on. D'Alema, ha violato ripetutamente
l'articolo 11 della Costituzione Italiana.
Si smentiscono inoltre le affermazioni degli Usa e dell'on. Berlusconi
precisando che la grande maggioranza degli italiani si riconosce nel dettato
dell'articolo 11 e ripudia la guerra.

5. APPELLI. COMUNITA' PAPA GIOVANNI XXIII: A TUTTI I FRATELLI ED AMICI
[Dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti:
operazione.colomba@libero.it) riceviamo e diffondiamo questo comunicato
diffuso il 19 marzo dalla Comunita' papa Giovanni XXIII]
In concomitanza con la scadenza dell'ultimatum e del probabile inizio della
guerra, proponiamo a tutti i fratelli ed amici della Comunita' di:
1. Riunirsi pubblicamente e comunitariamente in preghiera questa notte dalle
23 alle 2 in concomitanza con la scadenza dell'ultimatum per pregare per la
pace, per la popolazione civile Irachena e per non rassegnarsi e mantenere
viva la speranza.
2. Ai primi bombardamenti, entro le successive 24 ore dalle 10.30 alle 12.00
a.m. ritrovarsi tutti nelle piazze, con le famiglie, le persone accolte, i
bambini... con il segno di lutto al braccio, le bandiere della pace listate
a lutto, sospendendo le proprie attivita' lavorative. Qualora non fosse
possibile assentarsi dal lavoro indossare la fascia al braccio in segno di
lutto per il crimine contro la pace ed il diritto internazionale. Chi vuole
puo' digiunare in particolare nel primo giorno dei bombardamenti.
3. Chiedere ai propri sindaci di proclamare una giornata di lutto cittadino
per il crimine contro la pace ed il diritto internazionale.
4. Promuovere momenti di veglia e preghiera notturna continuativa entro
domenica 23 marzo.
5. Proseguire nella adesione al digiuno, alla obiezione delle spese militari
ed al boicottaggio della Esso come gia' proposto.
Per chiarimenti ed informazioni: servizio obiezione e pace della Comunita'
papa Giovanni XXIII, tel. 0541753619, 0541752130.

6. RIFLESSIONE. "FUORI L'ITALIA DALLA GUERRA": ASSASSINIO DI POPOLAZIONI
INNOCENTI
[Diffondiamo questo comunicato diramato subito dopo il voto del parlamento
italiano dalla campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" (per contatti: Maso
Notarianni, e-mail: maso@emergency.it, sito: www.emergency.it)]
Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Gino Strada, Tiziano Terzani e Alex Zanotelli, a
nome della campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" hanno dichiarato, dopo il
voto del Parlamento:
"Il governo italiano ha scelto di partecipare in ubbidiente sottomissione,
nelle forme che gli sono state richieste, alla guerra contro l'Iraq.
Guerra che significhera' l'assassinio di popolazioni innocenti, alle quali
viene imputato a colpa l'essere da decenni vittime del loro stesso governo.
Il governo italiano ha deciso di partecipare, adducendo inconsistenti,
pretestuose motivazioni, alla distruzione del diritto internazionale e
all'attacco contro l'Organizzazione delle Nazioni Unite.
La scelta del governo italiano ha calpestato la legalita' costituzionale,
violando l'esplicito, vincolante dettato dell'articolo 11.
Un movimento per la pace, di consistenza, estensione e intensita' non mai
viste, e' stato percepito dal governo italiano come un fastidioso ingombro,
da ignorare o neutralizzare attraverso mediocri reticenze e volgari
doppiezze, che si sono dissolte al momento della "chiamata alle armi".
Il governo italiano ha manifestato comportamenti ed espressioni di offensivo
disprezzo anche nei confronti della massima autorita' cattolica, relegando
le invocazioni alla pace di papa Wojtyla a espressioni desunte da un
repertorio "di ruolo".
Secondo il governo italiano Giovanni Paolo II "dice cio' che un papa deve
dire". Ma cio' che un papa dice - secondo il governo italiano - e'
irrilevante, estraneo al significato e ai problemi della convivenza umana e
della storia.
Il movimento per la pace ignora, per sua natura, i concetti di vittoria e di
sconfitta come affermazione di una parte su un'altra, e rifiuta la cultura
del "nemico".
L'affermazione della violenza, della prepotenza e dell'illegalita' non e' la
sconfitta di un movimento, ma la distruzione di valori universali.
La contestazione alla guerra deve proseguire e intensificarsi.
In questo rifiuto prosegue e si intensifica l'affermazione di quei valori di
legalita', di giustizia e di umanita'".
La campagna "Fuori l'Italia dalla guerra" (promossa da Emergency, Libera,
Rete Lilliput, Tavola della Pace), tra le altre iniziative, ha organizzato
una raccolta di firme on line che ha raccolto oltre 480 mila adesioni e la
mobilitazione del 10 dicembre scorso cui parteciparono centinaia di migliaia
di cittadini italiani nelle quasi trecento fiaccolate organizzate
contemporaneamente in altrettante citta' italiane.

7. POESIA E VERITA'. MARGHERITA GUIDACCI: LA CARITA' SOLTANTO
[Da AA. VV., L'altro sguardo, Mondadori, Milano 1996, 1999, p. 303-304.
Margherita Guidacci (Firenze 1921 - Roma 1992) e' tra le piu' grandi voci
poetiche in lingua italiana del Novecento]

Hai perduto la fede e la speranza.
Proprio ora, nel tratto piu' difficile
e minaccioso, quando tutte le vie
s'aggomitolano in labirinti
e sempre piu' imperfetta e' la conoscenza,
sempre piu' lacunosa la profezia,
sempre piu' nera la nube dell'enigma,
proprio ora hai perduto quelle fide compagne!
Ma la terza sorella, la piu' grande,
non t'abbandona, anzi ti stringe a se'
piu' fortemente. Arde di carita'
il tuo cuore e nel vincolo di fuoco
adombrando la rosa, trasfigura in gradini
tutta la tua intricata solitudine.
Quasi tu avessi gia' passato il varco
oltre il quale, comunque, non possono seguirci
fede e speranza, non piu' necessarie,
la carita' soltanto ti possiede,
per te da sola accende la visione.

8. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: SOLO STRANIERI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 marzo 2003. Eduardo Galeano e' nato
nel 1940 a Montevideo (Uruguay). Giornalista e scrittore, nel 1973 in
seguito al colpo di stato militare e' stato imprigionato e poi espulso dal
suo paese. Ha vissuto lungamente in esilio fino alla caduta della dittatura.
Dotato di una scrittura nitida, pungente, vivacissima, e' un intellettuale
fortemente impegnato nella lotta per i diritti umani e dei popoli. Collabora
al quotidiano italiano "Il manifesto". Opere di Eduardo Galeano:
fondamentali sono Le vene aperte dell''America Latina, recentemente
ripubblicato da Sperling & Kupfer, Milano; Memoria del fuoco, Sansoni,
Firenze; il recente A testa in giu', Sperling & Kupfer, Milano. Tra gli
altri libri editi in italiano: Guatemala, una rivoluzione in lingua maya,
Laterza, Bari; Voci da un mondo in rivolta, Dedalo, Bari; La conquista che
non scopri' l'America, Manifestolibri, Roma; Las palabras andantes,
Mondadori, Milano]
A meta' dell'anno scorso, mentre questa guerra veniva incubata, George W.
Bush ha dichiarato che "dobbiamo essere pronti ad attaccare in qualunque
oscuro angolo del mondo". L'Iraq e' dunque un oscuro angolo del mondo.
Crede Bush che la civilta' sia nata in Texas, e che i suoi compatrioti
abbiano inventato la scrittura? Non ha mai sentito parlare della biblioteca
di Ninive ne' della torre di Babele e neppure dei giardini pensili di
Babilonia? Non ha mai sentito un solo racconto delle Mille e una notte di
Baghdad? Chi lo ha eletto presidente del pianeta? Nessuno mi ha chiamato a
votare per questa elezione. Forse voi si'? Avremo eletto un presidente
sordo? Un uomo incapace di ascoltare altro che l'eco della sua voce? Sordo
di fronte al tuono incessante di milioni e milioni di voci che nelle strade
del mondo stanno dichiarando pace alla guerra? Non e' stato nemmeno capace
di ascoltare l'affettuoso suggerimento di Gunther Grass. Lo scrittore
tedesco, comprendendo che Bush aveva bisogno di dimostrare qualcosa di molto
importante a suo padre, gli ha raccomandato di consultare uno psicanalista
invece di bombardare l'Iraq.
Nel 1898 il presidente William McKinley dichiaro' che Dio gli aveva dato
l'ordine di tenersi le Filippine, per civilizzare e cristianizzare i suoi
abitanti. McKinley disse che parlo' con Dio mentre camminava, a mezzanotte,
lungo i corridoi della Casa Bianca. Oltre un secolo dopo, Bush assicura che
Dio sta dalla sua parte nella conquista dell'Iraq. A che ora e in che luogo
ha ricevuto la parola divina? E perche' Dio avra' dato ordini cosi'
contraddittori a Bush e al Papa di Roma?
Si dichiara guerra in nome della comunita' internazionale, che delle guerre
e' stufa. Non e' per il petrolio, dicono. Ma se l'Iraq producesse rapanelli
invece che greggio, a chi verrebbe in mente di invadere il paese? Bush,
Cheney e la dolce Condoleezza avranno veramente rinunciato ai loro alti
incarichi nell'industria petrolifera? Perche' questa mania di Tony Blair
contro il dittatore iracheno? Non sara' perche' trent'anni fa Saddam Hussein
ha nazionalizzato la britannica Iraq Petroleum Company? Quanti pozzi spera
di ricevere Aznar nella prossima suddivisione?
La societa' del consumo, ubriaca di petrolio, ha il terrore della sindrome
d'astinenza. In Iraq, l'elisir nero e' il meno costoso, e forse il piu'
abbondante. In una manifestazione pacifista a New York, un cartello
chiedeva: "Perche' il nostro petrolio sta sotto la loro sabbia?".
Gli Stati Uniti hanno annunciato una lunga occupazione militare, dopo la
vittoria. I suoi generali si faranno carico di stabilire la democrazia in
Iraq. Sara' uguale a quella che regalarono a Haiti, alla Repubblica
Dominicana o al Nicaragua? Hanno occupato Haiti per diciannove anni e
fondato un potere militare che sbocco' nella dittatura di Duvalier. Hanno
occupato la Repubblica Dominicana per nove anni, e fondato la dittatura di
Trujillo. Hanno occupato il Nicaragua per ventuno anni e fondato la
dittatura della famiglia Somoza. La dinastia dei Somoza, che i marines
avevano messo sul trono, e' durata mezzo secolo, fino a essere cacciata
dalla furia popolare nel 1979. All'epoca, il presidente Reagan monto' a
cavallo e si lancio' a salvare il suo paese minacciato dalla rivoluzione
sandinista. Povero tra i poveri, il Nicaragua possedeva in totale cinque
ascensori e una scala mobile, rotta. Ma Reagan denunciava che il Nicaragua
era un pericolo e mentre parlava, la televisione mostrava una mappa degli
Stati Uniti che si tingeva di rosso a partire dal sud, per illustrare
l'invasione imminente. Il presidente Bush gli ha copiato i discorsi per
seminare il panico? Bush dice Iraq dove Reagan diceva Nicaragua?
Titoli di giornali, nei giorni precedenti alla guerra: "Gli Stati Uniti sono
pronti a resistere agli attacchi". Record di vendite per nastro isolante,
maschere antigas, pillole antiradiazioni. Perche' il boia ha piu' paura
della vittima? Solo per questo clima di isteria collettiva? O trema perche'
prevede le conseguenze dei suoi atti? E se il petrolio iracheno incendiasse
il mondo? Non sara', questa guerra, la miglior vitamina possibile per il
terrorismo internazionale?
Ci dicono che Saddam Hussein alimenta i fanatici di Al Qaeda. Alleva i corvi
perche' gli strappino gli occhi? I fondamentalisti islamici lo odiano. Il
suo e' un paese satanico in cui si vedono i film di Hollywood, in molte
scuole si insegna l'inglese, la maggioranza musulmana non impedisce ai
cristiani di andare in giro con la croce sul petto e non e' raro vedere
donne con pantaloni e giacche audaci. Non c'era alcun iracheno tra i
terroristi che hanno abbattuto le Torri di New York. Quasi tutti venivano
dall'Arabia Saudita, il miglior cliente degli Stati Uniti nel mondo. E'
saudita anche Bin Laden, questa comparsa che i satelliti inseguono mentre
fugge a cavallo nel deserto, e che risponde presente ogni volta che Bush
necessita dei suoi servigi di mostro professionista.
Sapevate che il presidente Eisenhower disse, nel 1953, che la "guerra
preventiva" era un'invenzione di Hitler? Disse: "Francamente, io non
prenderei sul serio nessuno che venisse a propormi una cosa del genere".
Gli Stati Uniti sono il paese che fabbrica e vende piu' armi nel mondo. E',
inoltre, l'unico paese ad aver lanciato bombe atomiche sulla popolazione
civile. Ed e' sempre, per tradizione, in guerra contro qualcuno. Chi
minaccia la pace universale, l'Iraq?
L'Iraq non rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite? Le rispetta forse
Bush, che ha appena finito di assestare la piu' spettacolare delle pedate
alla legalita' internazionale? Le rispetta Israele, paese specializzato
nell'ignorarle? L'Iraq ha disconosciuto 17 risoluzioni internazionali,
Israele 64. Bush bombardera' il suo fedele alleato?
L'Iraq venne raso al suolo nel 1991 dalla guerra di Bush padre, e ridotto
alla fame dall'embargo successivo. Quali armi di distruzione di massa puo'
nascondere questo paese massivamente distrutto? Israele, che dal '67 usurpa
terre palestinesi, conta su un arsenale di bombe atomiche che ne
garantiscono l'impunita'. E anche il Pakistan, altro fedele alleato che in
piu' e' un noto covo di terroristi, esibisce le sue ogive nucleari. Pero' il
nemico e' l'Iraq, perche' "potrebbe avere" queste armi. Se le avesse, come
dice di averle la Corea del Nord, si azzarderebbero ad attaccarlo?
E le armi chimiche e biologiche? Chi ha venduto a Saddam Hussein gli
ingredienti per fabbricare i gas velenosi che hanno asfissiato i kurdi, e
gli elicotteri per lanciare questi gas? Perche' Bush non mostra le ricevute?
In quegli anni di guerra contro l'Iran e guerra contro i kurdi, Saddam era
meno dittatore di quanto sia ora? Persino Donald Rumsfeld gli rendeva visita
in amicizia. Perche' i kurdi adesso commuovono e allora no? E perche' sono
commoventi i kurdi iracheni e non i kurdi molto piu' numerosi che la Turchia
ha sacrificato?
Rumsfeld, attuale ministro della difesa, annuncia che il suo paese usera'
"gas non letali" contro l'Iraq. Saranno poco letali come quelli che Putin
uso' l'anno scorso nel teatro di Mosca, e che uccisero piu' di cento
ostaggi?
Durante alcuni giorni, le Nazioni Unite hanno coperto con una cortina il
quadro Guernica di Picasso perche' questa spiacevole scenografia non
perturbasse i tocchi di clarinetto di Colin Powell. Che dimensioni avra' la
cortina che nascondera' la macelleria in Iraq, secondo la censura totale che
il Pentagono ha imposto ai corrispondenti di guerra?
Dove andranno le anime delle vittime irachene? Secondo il reverendo Billy
Graham, consigliere religioso del presidente Bush e agrimensore celeste, il
paradiso e' piuttosto piccolo: non misura piu' di 1.500 miglia quadrate.
Pochi saranno gli eletti. Profezia: quale sara' il paese che ha comprato
quasi tutti i biglietti?
E una domanda finale, che chiedo in prestito a John Le Carre':
- Uccideranno molta gente, papa'?
- Nessuno che tu conosca, caro. Solo stranieri.

9. MAESTRE. CHRISTA WOLF: MA ALLORA
[Da Christa Wolf, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, p. 116.
Christa Wolf, nata nel 1929, e' considerata la maggiore scrittrice tedesca
contemporanea; impegnata nel movimento femminista e pacifista. Tra le opere
di Christa Wolf segnaliamo almeno Il cielo diviso, Edizioni e/o, poi
Mondadori; Riflessioni su Christa T., Mursia; Cassandra, Edizioni e/o;
Premesse a Cassandra, Edizioni e/o]
Ma allora, chiede C., pensano che la liberazione passi per
l'annientamento? - Per la prima volta penso la frase: Hitler ci ha
raggiunti.

10. RIFLESSIONE. LUIGI PINTOR: FUOCO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 marzo 2003. Luigi Pintor e' nato nel
1925 a Roma, fratello di Giaime, antifascista, giornalista a "L'Unita'" dal
1946 al 1965, parlamentare, radiato dal PCI nel 1969 ha dato vita al
"Manifesto", dapprima rivista e poi quotidiano su cui ancora scrive. E' uno
straordinario corsivista politico, unisce una prosa giornalistica di
splendida bellezza ad un rigore morale e di ragionamento di eccezionale
nitore. Opere di Luigi Pintor: I mostri, Alfani, Roma; Servabo, Bollati
Boringhieri, Torino; Parole al vento, Kaos, Milano; La signora Kirchgessner,
Bollati Boringhieri, Torino; Il nespolo, Bollati Boringhieri, Torino 2001;
Politicamente scorretto, Bollati Boringhieri, Torino 2001]
Vincere la guerra sparando pochi missili e uccidendo Saddam il tiranno per
invadere l'Iraq senza massacrare la popolazione. Forse era questa la
scommessa di Bush il texano ma l'ha persa. Per lui sarebbe stato un trionfo
e per chi odia e ripudia la guerra per la sofferenza delle popolazioni
colpite, prima che per le sue finalita' di dominio, sarebbe stato un
sollievo.
Ma non siamo ai tempi degli Orazi e Curiazi e quando saremo in edicola non
sappiamo quante delle tremila bombe annunciate saranno piombate su citta' e
villaggi e quanto sangue sara' stato versato. Lo scenario si ripresenta
cosi' come era stato annunciato e come paventavamo, la piu' grande potenza
militare della storia contro un paese due volte disgraziato per il nemico
che lo assale e per il regime che lo governa.
Il presidente americano non e' apparso sicuro di se' nel suo ultimo appello
televisivo alla nazione, ha parlato di una guerra forse piu' lunga e
luttuosa del previsto, lacrime e sangue. Forse ha voluto mettere le mani
avanti ma ieri abbiamo visto sugli schermi la ferocia scatenata della
guerra. Una cosa ci sembra certa, che la durata e il costo di questa ferocia
sono la grande incognita che grava non solo sul presente ma sul futuro.
Ogni giorno che passa crescera' l'avversione e l'opposizione nel mondo, non
piu' per impedire la guerra che c'e' ma per condannarla senza appello e
fermarla come si puo'. Non solo l'avversione e l'opposizione pubblica ma
l'ostilita' dei governi e degli Stati che vedranno confermate le ragioni
della loro contrarieta'. E le conseguenze e i rimbalzi nell'area
medio-orientale e sugli equilibri mondiali si moltiplicheranno. Il
presidente Chirac ha detto di augurarsi che sia evitata una catastrofe
umanitaria, ma qual e' l'unita' di misura di una catastrofe umanitaria?
Questa lo e' gia' e i vincitori possono uscirne sconfitti da se stessi.
Questo scenario di morte che ci sovrasta potrebbe ancora attenuarsi se la
popolazione e il suo regime non vorranno o non potranno opporre resistenza,
se sul campo giochera' una squadra sola. L'ultima immagine di Saddam lo
mostrava sconvolto, forse non tanto per i missili sul bunker quanto perche'
a guidarli puo' essere stato quel complotto intestino su cui gli americani
fanno ancora affidamento. Ma qualcuno dice (poiche' la tragedia e' sempre
intrisa di inganno e menzogna), che si trattava di una controfigura
maldestra.
Ma di che parliamo? Mentre noi scriviamo cadono a Baghdad le bombe
invisibili, il cielo iracheno sputa morte, il resto del mondo e' incollato
alle televisioni e la gente manifesta per le strade. Manifestazioni
negative, le chiama il proconsole che ci governa, e infatti lo sono perche'
negano e rinnegano questo orrore. Abbiamo visto crollare sui nostri schermi
i primi palazzi, le torri newyorkesi moltiplicate a Baghdad non ad opera di
quattro terroristi ma della leadership della civilta' occidentale. Ecco la
catastrofe umanitaria che avanza e che dev'essere fermata. Questa guerra non
puo' essere vinta da nessuno dei contendenti, puo' e deve essere vinta solo
dalla pace.

11. HERI DICEBAMUS. CLARA SERENI: FORSE E' POSSIBILE
[Da Clara Sereni, Taccuino di un'ultimista, Feltrinelli, Milano 1998, p. 20
(e' un testo del 1991, al tempo della guerra del Golfo che oggi numeriamo
come prima). Clara Sereni, nata a Roma nel 1946, scrittrice, ha pubblicato
Sigma Epsilon, Marsilio 1974; Casalinghitudine, Einaudi 1987; Manicomio
primavera, Giunti 1989; Il gioco dei regni, Giunti 1993; Eppure, Feltrinelli
1995; Taccuino di un'ultimista, Feltrinelli 1998]
Forse e' possibile ripartire da qui, da questi legami minimali ma
indistruttibili, da questo filo esile, per tentare di ritrovare parole di
donna, quelle che mi interessano per ricominciare a definire il mondo, e per
tentare di ricucirmi.
Ci vorra' molto tempo, certamente, e ci saranno altre ferite: anche dagli
schermi televisivi, d'altronde, il dopoguerra appare non meno sanguinoso
della guerra stessa. L'ordito non cessa dunque di lacerarsi, di
aggrovigliarsi: ma Penelope non e' morta, e - voglio crederlo - prima o poi
ricomincera' a tesserla, la sua tela.

12. MAESTRE. SILVIA VEGETTI FINZI: DA SEMPRE LE DONNE
[Da Silvia Vegetti Finzi, Volere un figlio, Mondadori, Milano 1997, 1999, p.
62. "Silvia Vegetti Finzi e' nata a Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in
Pedagogia, si e' specializzata in Psicologia Clinica presso l'Istituto di
Psicologia dell'Universita' Cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70
ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle
Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico.
Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell'infanzia e della famiglia nelle
istituzioni pubbliche. Dal 1975 e' entrata a far parte del Dipartimento di
Filosofia dell'Universita' di Pavia ove attualmente insegna Psicologia
Dinamica. Dagli anni '80 partecipa al movimento femminista, collaborando con
la "Universita' delle donne Virginia Woolf"di Roma e con il Centro
Documentazione Donne di Firenze. Nel 1990 e' tra i fondatori della Consulta
(laica) di Bioetica. Dal 1986 e' pubblicista del "Corriere della Sera" e
successivamente anche di "Io donna" e di "Insieme". Fa parte del comitato
scientifico delle riviste: "Bio-logica", "Adultita'", "Imago ricercae",
nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della "Casa della Cultura" di Milano,
della "Libera Universita' dell'Autobiografia" di Anghiari. E' membro
dell'Osservatorio Nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, della Societa'
Italiana di Psicologia; della Societe' internationale d'histoire de la
psychoanalyse. Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il
premio nazionale "Cesare Musatti" e per quelli di bioetica il premio
nazionale "Giuseppina Teodori". Sposata con lo storico della filosofia
antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo" (Questa
notizia biografica abbiamo estratto dal sito dell'Enciclopedia multimediale
delle scienze filosofiche: www.emsf.rai.it). Opere di Silvia Vegetti Finzi:
(a cura di), Il bambino nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con
L. Bellomo), Bambini a tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri),
Verso il luogo delle origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della
psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986; La ricerca delle donne (1987);
Bioetica, 1989; Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre,
Mondadori, Milano 1990; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del
vivere insieme, Mondadori, Milano 1992; (con altri), Questioni di Bioetica,
Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria Battistin), A piccoli passi. La
psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Mondadori, Milano 1994;
Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994; (con Marina Catenazzi),
Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1995; (con altri),
Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza, Roma-Bari 1995; (con Anna
Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La psicologia dei bambini dai
cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996; (con Silvia Lagorio, Lella
Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita' femminile e negazione della
maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con altri), Il respiro delle donne,
Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura
e scienza, Mondadori, Milano 1997; (con altri), Storia delle passioni,
Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del patriarcato, 1997; (con altri),
Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997; L'eta' incerta. I nuovi
adolescenti, Mondadori, Milano, 2000. Collabora inoltre con le riviste
filosofiche: "Aut Aut" e "Iride". Molti suoi scritti sono stati tradotti in
francese, inglese, tedesco e spagnolo]
Da sempre le donne si sono occupate di mettere al mondo, allevare, accudire,
far crescere, tenere insieme, curare, confortare, assistere, aiutare a
morire uomini e donne, nonche' di preservarne il ricordo. Per quanto
riguarda le cose, la loro funzione e' stata quella di raccogliere, pulire,
conservare, distribuire, riparare, mantenere, recuperare e riciclare.
Proprio le virtu' di cui sembra aver bisogno la nostra societa' e il nostro
mondo. Ma e' il loro esercizio che deve cambiare, perdere la forma
invisibile e subalterna che ha sempre avuto, per assumere dignita', valore
e, non ultimo, venir condiviso da tutti.

13. MAESTRE. UN VERSO DI INGEBORG BACHMANN
[Da Ingeborg Bachmann, Invocazione all'Orsa Maggiore, SE, Milano 1994,
Mondadori, Milano 1999, p. 85 (e' il quarto verso, che chiude la prima
strofa della stupenda lirica "Quel ch'e' vero"). Ingeborg Bachmann,
scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di
straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Tra le
opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione
all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il
lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia
esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto
e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e
poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne.
Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan.
Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo
eventuale. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4
voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und
Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia
bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di
Invocazione all'Orsa Maggiore]
Quel ch'e' vero smuove la pietra dal tuo sepolcro.

14. MATERIALI. ANCORA UNA POSSIBILE BREVE RISPOSTA ALLA DOMANDA: COSA E' LA
NONVIOLENZA?
[Questo breve testo del 1999 abbiamo poi incluso in La nonviolenza contro la
guerra, Viterbo 2000. Lo riproponiamo qui come una delle infinite possibili
definizioni del campo delle nostre ricerche, e scelte, ed esperienze]
La noviolenza e' la scelta intellettuale, morale e politica di compiere solo
quelle azioni su cui si possa fondare una societa' giusta in cui sia
riconosciuta la dignita' di ogni essere umano.
Questo implica il ripudio della menzogna: poiche' sulla menzogna, che e'
scelta di confondere ed indurre gli altri all'errore, e' impossibile fondare
una societa' giusta e degna.
Implica il ripudio della violenza: poiche' sulla violenza, che e' l'atto di
negare dignita' e pienezza di umanita' a chi la subisce, e' impossibile
fondare una societa' giusta e degna.
Implica il ripudio del privilegio: poiche' il privilegio, scaturiente dal
fatto che ad altri qualcosa e' stato sottratto affinche' potesse darsi una
gerarchia di poteri e condizioni, e' incompatibile col riconoscimento della
comune fondamentale dignita' di ogni essere umano.
*
La nonviolenza e' quindi l'uscita dallo stato di irresponsabilita'.
E' l'uscita dalla solitudine, dal solipsismo, dall'egoismo: il
riconoscimento che comune e' il dolore, e quindi occorre un impegno comune
contro il dolore. Ed in primo luogo contro quel dolore che essendo prodotto
dagli uomini e' compito degli uomini abolire: la violenza, l'oppressione
dell'uomo sull'uomo.
E' rispondere al muto appello del volto dell'altro che ci si disvela nella
sua radicale sofferenza e nella sua irriducibile alterita'.
E' sentirsi ognuno responsabile di tutto.
*
Pertanto la nonviolenza non e' quieto vivere o compiacenza: al contrario, la
nonviolenza denuncia l'ingiustizia, suscita il conflitto, combatte senza
requie la violenza e la menzogna, e' lotta intransigente e inesauribile.
Inoltre la nonviolenza non e' affatto masochismo, piacere di soffrire,
gratificazione nell'essere vittima: al contrario, la nonviolenza e' il
rifiuto di essere vittima. La nonviolenza e' lotta contro gli oppressori e
contro la vilta'; e' lotta perche' le vittime cessino di essere tali. E'
lotta come amore, e' volonta' di felicita' condivisa.
La nonviolenza non e' una fede: essa non chiede giuramenti, non ha dogmi,
non vuole ne' riti ne' vittime. Essa e' eminentemente ragione,
comunicazione, umanita'; quindi apertura, critica, ricerca.
*
Riassumendo, la nonviolenza e' quella condotta che istituisce la civile
convivenza: contrastando l'ingiustizia e non riproducendola; e' quella
condotta che non nega valore all'umanita': riconoscendola, difendendola e
promuovendola in ogni essere umano; e' quella condotta che non contraddice
se stessa: affermando la coerenza tra mezzi e fini, la continuita' tra
rigore logico e rigore morale, ripudiando e combattendo la violenza e la
menzogna.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geograf
ica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac@tin.it

Numero 543 del 22 marzo 2003